★ Iniziativa: Questa storia
partecipa alla challenge “Notte di Tanabata” a cura
di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 1248
★ Prompt/Traccia: #20. Al termine del festival A riaccompagna B a casa
★ Bonus: #29. Vento tra le fronde; #33. Bacio rubato
Fireworks
Bakugou
non sapeva perché avesse accettato quella proposta.
Doveva
essere stato per l’insistenza di Kirishima, senza dubbio.
Nella settimana precedente Eijirou l’aveva costantemente
tallonato, nient’affatto intenzionato a vedersi rifilare un
rifiuto come risposta.
«Non
puoi passare la serata di Tanabata da solo!» aveva protestato
il suo amico – l’unico che avesse, in effetti.
«Beh,
e chi ti dice che non sarò invece con qualcuno?»
era stata la replica pronta e tagliente di Katsuki, non senza una buona
dose di sarcasmo.
«Ti
conosco, Bakugou» aveva insistito Kirishima, testardo come al
solito. «Preferisci di gran lunga restartene a casa,
piuttosto che passare la serata in compagnia di qualcuno. Andiamo, che
diavolo ti costa accettare?»
Erano
andati avanti così per giorni, finché Bakugou non
si era deciso a dargliela vinta. E
va bene, avrebbero passato la serata insieme, questo
però non avrebbe dovuto saperlo nessuno.
Così
ecco che si era ritrovato lì, intrappolato nel bel mezzo
della calca, stretto nel suo yukata color cachi dai ricami dorati e con
al fianco un Eijirou piuttosto impegnato a divorare la sua mela
caramellata. Beh, se avesse dovuto immaginare la sua serata ideale
avrebbe potuto trovare all’incirca diecimila scenari
differenti, quello in cui si ritrovava adesso però non vi
rientrava neanche lontanamente.
Gli
costava parecchia fatica ammetterlo, dato il suo innegabile orgoglio,
ma sì, Kirishima
aveva ragione: avrebbe preferito restarsene da solo a casa
sua, piuttosto che ritrovarsi lì, nel bel mezzo della folla.
Detestava sentirsi compresso contro i corpi di così tante
altre persone, specialmente se queste ultime erano dei perfetti
sconosciuti. E sì, probabilmente quella era una
contraddizione, considerando quanto fosse sempre così
egocentrico e amasse essere al centro dell’attenzione, a
Bakugou però non importava poi molto.
In
effetti non aveva idea del perché si fosse lasciato
convincere a farsi trascinare in un luogo tanto affollato. Aveva il
– terribile, a suo dire – sospetto che dovesse
essere stato il sorriso perennemente entusiasta di Kirishima a
invogliarlo ad accettare, eppure il suo inconscio continuava con
fermezza a negare una simile possibilità.
Le
persone che, nel corso degli anni, si erano avvicinate a lui non
l’avevano mai fatto perché sinceramente
interessate a stringere amicizia, piuttosto per assicurarsi di non
essere le prossime vittime della sua rabbia esplosiva. Kirishima,
invece, sembrava voler entrare nella sua vita più di ogni
altra cosa, con le sue maniere espansive e quel dannato sorriso
gentile, per il semplice motivo che, a differenza degli altri che lo
avevano preceduto, pareva davvero interessato a lui, a quello che aveva
da dare.
Bakugou
scosse la testa. Che
pensieri da ragazzina, si stava proprio rammollendo.
Eppure…
Ormai
avevano fatto il giro del festival almeno due volte. La monotonia delle
bancarelle si riproponeva a distanza di pochi metri di strada, senza
mai fermarsi.
Bakugou
si voltò di lato, per osservare Kirishima. Nel cielo stavano
esplodendo gli ultimi fuochi artificiali, verde rosso e blu che si
rincorrevano incessanti nel cielo. Alla luce dello spettacolo
pirotecnico, il volto di Eijirou si illuminava di ogni colore;
stranamente, lo yukata che aveva indosso non era rosso,
bensì turchese, impreziosito da alcuni ricami argentati.
Scelta singolare, visto che il suo nome da hero era Red Riot, che
adorava tale colore e che ce l’aveva perfino in testa.
In
quella notte buia, il sorriso di Kirishima brillava più di
un milione di stelle – e Katsuki avrebbe tanto voluto
poterglielo cancellare a suon di pugni.
Perché
sì, lo infastidiva. Kirishima era esattamente il suo
opposto: mentre Bakugou era il primo ad usare la violenza sugli altri,
Eijirou sembrava così innocente da non poter nemmeno
immaginare l’esistenza di quest’ultima. E Dio, se
non si sentiva irritato da questo. Katsuki l’avrebbe
picchiato volentieri, e l’unica cosa che lo sfrenava dal
mettere in atto il suo piano era la consapevolezza che, data la
resistenza che possedeva, probabilmente Eijirou non sarebbe stato
scalfito nemmeno un minimo dai suo colpi.
O
forse sapeva fin troppo bene che, se lo avesse attaccato, avrebbe perso
l’unico vero amico che aveva mai avuto, per quanto fosse
troppo egocentrico per ammetterlo.
L’ultimo
fuoco d’artificio si spense nel cielo, accompagnato da un
gioioso scroscio di applausi. Bakugou continuò a fissare
Kirishima, incapace di staccare gli occhi da lui.
«Beh,
forse adesso è il caso che ti riaccompagni a casa.»
Quella
proposta gli era venuta così spontanea, alla fine di tutto.
Non che fare la strada verso casa assieme a Kirishima fosse una delle
sua priorità, ovvio – e allora perché
gliel’aveva detto?
Eijirou
l’aveva osservato per tutta la sera. Bakugou non aveva mai
smesso di essere immusonito come al solito, e non sapeva se
ciò fosse un bene o un male, per lui.
Aveva
sbagliato a invitarlo a passare una serata insieme? Non ne aveva idea.
Per quanto lo riguardava, il giro al festival gli era piaciuto un
sacco, il pensiero però che Katsuki avrebbe potuto davvero
passare una serata migliore se solo fosse rimasto a casa continuava a
tormentarlo da ore.
Il
vento sibilò lieve tra le foglie, facendo ondeggiare giunchi
e canne di bambù. Kirishima immaginò i tanzaku
svolazzare nell’aria, i desideri della gente che ondeggiavano
tra il cielo e le stelle. Anche lui ne aveva scritto uno, era piuttosto
certo tuttavia che non si sarebbe mai avverato.
Eijirou
si strinse le braccia attorno al corpo, colpito da una folata di vento
improvvisa.
«Manca
ancora molto a casa tua?» domandò Bakugou,
impaziente, non appena il vento si fu placato – ed ebbe
quindi la certezza che Kirishima l’avrebbe sentito.
«No…
ci siamo quasi» lo rassicurò Eijirou, tristemente.
La
verità era che gli dispiaceva che Katsuki fosse
così ansioso di liberarsi di lui. Aveva cercato sempre di
non essere un peso, per lui, anzi, ci teneva davvero ad essere suo
amico. Ora, però, cominciava a chiedersi se tutti quegli
sforzi non fossero stati, in fin dei conti, vani.
D’improvviso
Kirishima cominciò a rallentare, riconoscendo in lontananza
le forme della sua abitazione. I muri bianchi spiccavano come stelle,
in quella notte così buia.
«Eccoci,
siamo arrivati» si apprestò ad informare Bakugou.
Tutto
ciò che ricevette in risposta fu un grugnito a malapena
soffocato. Non che ne fosse sorpreso, in fondo.
Eijirou
si fermò davanti al cancellino d’ingresso, il
breve viale che conduceva alla casa oltre di esso. Bakugou era
lì di fronte a lui, e sapeva già che tra una
manciata di minuti se ne sarebbe andato.
«Ehm…
vuoi entrare? Ti posso offrire qualcosa, magari un tè
freddo…»
«No.»
«Ah,
uhm. Okay…» aveva sospirato allora Kirishima,
ormai a corto d’idee. «Beh, allora… ci
vediamo, Bakugou.»
Con
questo, si era voltato in fretta e furia verso il cancellino,
armeggiando con la vecchia serratura per poter entrare. Che stupido che
era stato… il tè freddo, sì, certo, come no.
Una
mano si era posata sulla sua spalla. Perché quel dannato
cancello non si apriva mai?
«Kirishima,
aspetta.»
Eijirou
si era voltato di soprassalto – c’era forse
qualcosa che non andava? – sorprendendosi non poco quando, di
lì a breve, si era ritrovato con le labbra di Bakugou sulle
proprie, i denti fieri e combattivi che facevano di tutto per morderlo.
In
un primo momento lo stupore era stato così tanto da
impedirgli di fare alcunché, ben presto però
aveva cercato di rispondere al meglio, mentre le dita di Katsuki gli
accarezzavano seducenti la schiena.
Non
fu che un momento, in realtà. L’istante
successivo, infatti, Bakugou si era già allontanato, come se
niente fosse successo.
«Buonanotte»
aveva concluso, prima di avviarsi a passo sicuro attraverso la notte.
Kirishima
invece rimase lì, fermo immobile sul posto, le dita che
sfioravano le labbra. Era ancora incredulo, non riusciva a credere a
quello che era successo pochi minuti prima.
Quella
di Tanabata era una notte magica, senza dubbio: non avrebbe mai
immaginato che i desideri scritti sui tanzaku potessero avverarsi in
così poco tempo.
Angolo
autrice
Uh,
la mia prima BakuKiri, ero così impaziente di pubblicarla **
Andiamo
con ordine. Ringrazio – un’altra volta – Fanwriter.it per
aver indetto questa challenge, che mi ha dato modo di cimentarmi un
po’ in un fandom che per me è tutto nuovo, ossia
questo di Boku no Hero Academia. Lo so, avevo detto che le altre storie
le avrei scritte su Haikyuu!!, però come potevo ignorare la
carenza di BakuKiri che imperversa il fandom italiano di BnHA?
Non
che sia colpa di qualcuno, eh, solo che questi due sono così
adorabili…
E
poi non potevo ignorare il bisogno di questa coppia di Gagiord ~ la storia
è dedicata a lei, perché in
quest’ultimo periodo mi ha aiutata un sacco. Spero che ti
piaccia! Non te l’ho fatta betare perché
controllare la correttezza di una storia che ti viene dedicata
è un po’ vincere facile, però giuro che
questa volta mi sono impegnata parecchio a scovare tutti gli errori,
quindi spero che vada bene. Altrimenti boh, se trovi comunque qualcosa
che non va dimmelo pure, tanto lo sai che ormai non me la prendo
neanche più ahahah
Niente,
credo di aver detto tutto. Se la storia vi è piaciuta e ne
avete voglia mi farebbe tanto piacere ricevere un commento ^^ non che
sia obbligatorio, però quel “leggi le 0
recensioni” a volte mi sconforta più del dovuto,
ecco—
A
presto
Aria
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