Quella sera di metà settimana.

di KHREM
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A Sasha neanche importava di quello stupido film, e se qualcuno le avesse chiesto di raccontare la parte di storia che aveva appena visto, lei non avrebbe neanche saputo riportare il titolo.

- Hai fatto bene a trattenermi, almeno non devo combattere per la terza volta con il mio sedile.

Ema accennò un sorriso.

Brava Sasha. Complimenti! Ma che bella stupidaggine che le hai rifilato. Non era esattamente quello che le dovevi dire.

In realtà, Sasha aveva provato a dirle, che non avrebbe voluto allontanarsi da lei nemmeno per un'istante. In maniera totalmente errata, a causa del coraggio mancato, però.

- Ah, Sasha...

- Dimmi.

- Stavo pensando, domani pomeriggio ci vediamo sempre alla stessa ora per le ripetizioni?

- Certamente.

Wow, che pensiero carino Ema. Un premio Nobel per la banalità che hai mostrato per questa splendida occasione.

Era troppo ovvio che si vedessero alla stessa ora, erano dei giorni stabiliti, dei giorni in cui entrambe avevano una tabella di marcia da rispettare.

Fortunatamente, l'inizio del secondo tempo, le salvò dall'imbarazzo di quegli istanti pieni di silenzi.

E con il secondo tempo, era ricominciato anche il giochetto delle mani.

La differenza fu che le mosse vennero fatte più velocemente, quindi le loro mani si trovavano nella stessa posizione di quando furono interrotte.

Sasha, rifletti bene, se ti muovi, puoi aggiudicarti più di mezz'ora in compagnia della sua mano.

Così, mosse il mignolo, che sfiorò quello di Ema, che avvertendo il tocco, si girò verso di lei.

- Scusami!

Disse Sasha, mandando in ritirata il suo dito più piccolo.

Ema, non era del tutto sicura se effettivamente Sasha l'avesse toccata per sbaglio, cosi decise di fare la prova del nove.

Poggiò anulare e mignolo sopra le dita più vicine di Sasha.

Lei non fece neanche un minimo movimento, e dopo qualche istante, senza riuscirselo a spiegare, anche lei poggiò le sue dita su quelle di Ema. Ne adagiò quattro.

Subito dopo, la mano di Ema si girò. Sasha non aveva più il dorso, ma vedeva il palmo della sua mano, li ad attenderla.

Si precipitò.

La sua mano era su quella di Ema, che dolcemente iniziò a stringergliela.

Strinse anche Sasha, forte.

Anche quel film insensato era diventato bellissimo.

Ormai erano rimaste solo loro all’interno della sala.

Si girarono e si guardarono negli occhi.

Ema si avvicinò a Sasha, e poggiò la testa sulla sua spalla, venendo avvolta da un tenero abbraccio.

- Non sono mai stata così bene.

Sussurrò Ema a Sasha.

- Anche io. Non credevo che potesse capitare proprio a me di stare così bene.

- Ci credi al destino?

- Non ci credevo fino a che non ti ho incontrata.

Ema si spostò e la fissò dritta nella gli occhi.

- Ho detto qualcosa che non dovevo dire?

Le domandò Sasha allarmata.





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