la_proporzione_perfetta46
*Ecco un altro capitolo, siamo
agli sgoccioli ma non è ancora l'ultimo. Credo che un po' tutti ora
aspettiate quello che sta per succedere, che dopo tutta la fatica che
fa Lag (tutto il manga si basa su questo in realtà) per ritrovare prima
Gauche e poi il suo cuore, questi finalmente se lo viva appieno. Adesso
è ora di vivere e di essere felici e di mantenere tutte le promesse
fatte e mai mantenute. Arriva l'ora di un giorno davvero bellissimo. E
niente, buona lettura. Baci Akane*
46. IL GIORNO DELLE PROMESSE MANTENUTE
"Ricominciamo
da capo perchè non possiamo
ricominciare da capo?
Diamoci la possibilità di ricominciare da capo! E saremo buoni Questa volta faremo faremo le cose
giuste è la nostra ultima
possibilità di perdonare noi stessi"
/Muse - Redemption/
“ZAZIE ZAZIE ZAZIEEEEE!”
La sua vocina trillò nella testa di
Zazie facendolo svegliare di soprassalto, spalancò gli occhi e si alzò
a sedere sul letto, i capelli neri particolarmente sparati, gli occhi
così sottili che le pupille nemmeno si vedevano. Si guardò intorno e la
sua voce tornò a trapanargli il cervello:
“ZAZIE, ANDIAMO! STA SUCCEDENDO
ORA!”
- Ma cosa? - Biascicò senza capire
che stava dicendo. I gatti salirono di corsa e Wasiolka si mise a
camminare per la camera come se fosse eccitata. I gatti miagolavano ma
non per la fame, bensì per qualcosa che li rendeva felici.
“GAUCHE E JIGGY!”
- Ahio e smettila di gridare, ti
sento bene! - Si lamentò Zazie tappandosi le orecchie, come se questo
potesse mitigare la sua voce che trasmetteva direttamente nella sua
testa.
“Scusa, non è facile capire come
funziona ora!”
Zazie sospirò e si alzò
trascinandosi giù dal letto, verso la cucina, alla ricerca del latte
che per lui era meglio del caffè. Cose da selvaggi!
- Di cosa parli, che sta succedendo
a Gauche e Jiggy? -
chiese ad alta voce, com’era
consuetudine. Chi lo sentiva parlare da solo lo spediva dal dottore per
delle visite, ma ormai anche il dottore aveva capito che Zazie sentiva
Lag. Cioè lo sentiva davvero, mentalmente.
“Jiggy sta per scoprire che Gauche
è di nuovo Gauche!” Zazie si aggrottò guardando dritto davanti a sé,
ripetendosi le sue parole per provare a darci un senso.
- Perché, chi era prima? -
“Noir. Cioè era Gauche, aveva i
suoi comportamenti, i suoi istinti profondi, i suoi sentimenti… però
non ricordava nulla, no? Aveva perso quasi tutto il suo cuore!”
Spiegò Lag faticando a calmarsi.
- Ok. Ed ora invece li ha
recuperati? - Chiese pacifico come se non fosse quella gran cosa
interessante come la credeva Lag. Mise il latte nelle ciotole dei gatti
e di Wasiolka.
“Ma certo, come tutti! Quando ho
aperto il guscio di Spiritus col primo colpo, sono tornati indietro
tutti i cuori risucchiati e sono tornati ai legittimi proprietari, è
stata una sorta di calamita naturale!” Continuò a spiegare Lag nella
sua testa. Zazie si diresse al bagno facendo i propri bisogni mentre
parlava privo di entusiasmo.
- Ma scusa, è successo giorni fa,
tutti abbiamo capito che i cuori sono tornati indietro, Silvet cammina
ed è sveglia… - Rispose schietto senza capire come potesse succedere
solo ora.
Lag sospirò spazientito e seccato
trasmettendogli così un mal di testa lancinante di cui Zazie si
lamentò.
- Ahia! -
“Scusa!” Disse subito Lag
calmandosi. “Ma Jiggy non ha visto Silvet, è andato via subito,
ricordi? È andato da sua sorella e suo fratello! Ci è rimasto un po’,
ha aiutato la città che era stata attaccata da gaichu e da uno degli
attacchi di Spiritus!”
- Perciò non sa che i cuori sono
tornati indietro? - Chiese Zazie sciacquandosi il viso. - Io sono già
tornato al lavoro, c’è un sacco di lavoro arretrato, Lloyd sta
disponendo la ricostruzione delle città disastrate… - Zazie lo spiegò
come se Lag non lo sapesse.
“Ovunque c’è molto lavoro da fare,
Jiggy ha capito che deve essere successo qualcosa perché si è chiesto
come mai le città sono state attaccate e si vedono le macerie, ma non
ci sono vittime senza cuore? Come mai stanno tutti bene? Ha finalmente
capito che qualcosa non quadra e siccome Gauche comunque si comporta da
Gauche da un po’, non collega tutto, non gli torna qualcosa, ma non gli
è venuto su che Gauche deve aver recuperato la memoria! Ma ora sta
tornando all’Alveare da Gauche e lui gli ha preso un anello, perché si
erano promessi che quando Gauche sarebbe tornato dalla capitale, dopo
essere diventato un Head Bee di successo, si sarebbero sposati e lui
gli avrebbe regalato un anello! È una promessa fatta prima di separarsi
e di perdere la memoria, una cosa che sa solo Jiggy e basta! Ed ora lui
tornerà e Gauche vuole dargli l’anello e scoprirà che ha recuperato la
memoria, che è tornato il suo Gauche al cento percento!”
Zazie capì, difficile il contrario.
Si mise a ridere mentre si spogliava per indossare la divisa da Bee,
aveva un’altra giornata di lavoro che l’aspettava e intendeva farlo con
entusiasmo.
- E li devi spiare per forza? -
“Non è che li spio, io li vedo.
Sono ovunque, ricordi? Sento i pensieri ed i sentimenti di tutti,
capisco tutti e vedo. Vedo cosa stanno facendo. Vedo contemporaneamente
cosa fa Jiggy e cosa fa Gauche! Se ti sbrighi e corri all’Alveare ora,
dovresti vedere la scena! Andiamo, è bellissimo!”
Zazie sospirò, poi provò ad
immaginare la faccia di Jiggy che si commuoveva e non riuscendoci si
decise che effettivamente questo non lo poteva perdere.
- Ok, hai ragione! Jiggy commosso
che risponde ad una proposta di matrimonio non lo posso perdere!
WASIOLKA, ANDIAMO! -
E così, vestito in fretta coi
vestiti ancora fuori ed i capelli in disordine, si mise a correre fuori
di casa, col sole caldo e dolce che gli carezzava il viso di primo
mattino, insieme al tenero buongiorno di Lag che spuntava ad est
colorando il cielo di meravigliosi bagliori rosa e viola.
Il mondo esterno non era mai stato
tanto bello.
Gauche era nervoso per la prima
volta in vita sua.
Stringeva l’anello che gli aveva
preso e cercava di capire se gli sarebbe piaciuto, poi si rispondeva
che tanto il problema non era il piacergli l’anello o meno ma la
risposta in sé.
Avrebbe potuto dire che dopo tutto
quello che era successo non credeva nei legami eterni e che sposarsi
era una stupida istituzione inutile, che non rendeva un legame più
stretto e che non impediva alle cose brutte di succedere.
Lo conosceva bene e poteva essere
così.
Però sperava ugualmente che avrebbe
risposto di sì.
- Tornerà oggi? - Chiese Silvet
consegnandogli la scorta della zuppa super speciale per la giornata di
lavoro che si apprestava a svolgere. Gauche trasalì e la vide in piedi
davanti a lui che lo guardava con uno splendido sorriso e due occhi
bellissimi, vivi. Per un momento si perse in lei, la sua sorellina ora
era una ragazza bellissima, stava bene e camminava.
“Non solo le cose brutte accadono,
anche quelle belle. Ora Jiggy lo sa. Vedrai che dirà di sì!”
La voce di Lag risuonò nella sua
testa. L’aveva aiutato a scegliere, aveva scrutato nei gusti di Jiggy
ed aveva visto che genere di anello gli sarebbe piaciuto. Era suo
complice dall’inizio. Gauche sorrise anche a lui e si rilassò.
- Lag ha ragione. - Disse Silvet la
quale aveva sentito la sua stessa frase, avendo lui parlato ad
entrambi.
- Come sempre… è snervante il fatto
che quel mostriciattolo abbia sempre ragione! - Scherzava così Silvet
per contrastare il magone che aveva tutte le volte che lo sentiva, le
mancava molto, ma sentirlo sempre presente l’aiutava.
- Però Jiggy non sa le conseguenze
di quello che è successo quel giorno. È andato nella sua città natale e
si è fermato per aiutare a ricostruire, ha mandato Harry ad avvertire
il direttore che oggi sarebbe potuto tornare operativo, che sarebbe
tornato puntuale per il turno di inizio. - Spiegò lui pragmatico come
non sempre riusciva ad essere. - Non è detto che abbia capito che i
cuori sono stati restituiti a tutti. Non ha visto Silvet e non si è
accorto che sono tornato me stesso al cento percento. -
Silvet rise e lo abbracciò.
- Non ti facevo così ansioso,
quando eri con me lo mascheravi dietro quel sorriso tranquillo e
sicuro! - Gli baciò la fronte fra i capelli bianchi e lunghi. - Andrà
tutto bene, vero Lag? -
“Ne sono sicuro!”
La sua voce lo tranquillizzò.
Uscì così di casa con la borsa e la
divisa da Bee, una volta fuori vide Lode che parlava con la sorella di
Niche.
- Abbiamo finalmente un nome! -
Disse lei trionfante, stufa di parlare dell’utilità di accettare un
nome, come aveva fatto Niche.
La ragazza maka aveva ripreso le
sembianze umane, ad eccezione per le mani da bestia. Il corpo era
vestito grazie all’uso dei propri capelli, come aveva fatto altre
volte. Sembrava una donna bellissima a tutti gli effetti, la versione
adulta che avrebbe potuto avere Niche un giorno.
I lunghi capelli dorati, gli occhi
blu con le pupille sottili, le zampe da maka.
- Ah sì? - Chiese Gauche avviandosi
con Lode e la ragazza. - E quale sarebbe? -
- Sun. -
- Per il sole? - Gauche lo capì
subito. - In onore di Niche? -
- Per far sentire in colpa
quell’egoista di sorella che è diventata sole insieme al piccoletto! -
Lo corresse. Lode scrollò le spalle senza replicare, almeno aveva
parlato in modo corretto ed era una bella conquista.
“NICHE NON È EGOISTA, NICHE È UN
BRAVO DINGO!” La vocina stridula e petulante di Niche tuonò nella testa
della sorella la quale si mise a discutere con lei sul motivo per cui
era in realtà egoista, Lode avvicinò Gauche ignorandola.
- Ha deciso di rimanere, non ha più
un compito in quanto erede maka, perché l’abbiamo liberata dai gaichu,
i gaichu non ci sono più, almeno per il momento. Dice che vuole
esplorare il mondo che non ha mai potuto vedere dovendo rimanere
rintanata nella grotta col maka. - Gauche annuì sorridendo felice.
- Siete diventate buone amiche, ti
dà molto ascolto… - Lode sbuffò scrollando di nuovo le spalle, cercando
un po’ di contegno mentre arrossiva.
- È lei che si è attaccata a me, io
le lascio fare quello che le pare. - Gauche ridacchiò capendo che non
amava dimostrare i propri sentimenti, ma chiaramente si era legata alla
ragazza maka che cercava un nuovo ruolo nel mondo.
- Tu piuttosto, torna oggi, no? -
Disse lei riferendosi a Jiggy. Gauche si tese un po’ ed annuì. - Glielo
darai? - Si strinse nelle spalle spaesato, incerto.
- L’idea è questa. Spero che
accetti. - Lode non sorrise, fece finta di nulla fingendosi brusca come
sempre.
- È ovvio che accetterà, ti amava
prima, ti amava dopo e ti amerà ancora di più ora! Che sciocchezze! -
Gauche sorrise contento e rilassato, anche se in cuor suo continuava a
rimanere ansioso.
Aria disponeva i compiti ai Bee
mano a mano che arrivavano, secondo gli ordini del direttore Garrard.
Non guardava nemmeno in faccia chi
arrivava. Seduta dietro il banco d’accoglienza, guardava la lista che
aveva in mano dove c’era scritto il nome del Bee ed il numero della
borsa da consegnare insieme al foglio delle consegne, il Bee diceva il
proprio nome, lei automaticamente leggeva il numero e consegnava foglio
e borsa con lettere o pacchi.
- Zazie. -
- Oh Zazie, aspetta qua, il
direttore ha deciso di formare una squadra per una missione speciale
oltre oceano. Sarete tu, Jiggy Pepper, Gauche Suede e rispettivi dingo.
Spera che la ragazza maka si unisca alla squadra e vi aiuti ad
attraversare l’oceano come ha già fatto prima, perché ci sono
moltissimi pacchi e lettere da portare nelle terre oltre il mare e
visto che Suede e Pepper lo hanno già fatto, vuole rimandarli, ma
vorrebbe ci andassi anche tu. -
Zazie colto di sorpresa annuì.
- Non sono arrivati Gauche e Jiggy?
- Aria non lo guardò nemmeno, scosse il capo e si sistemò gli occhiali
sul naso passando alla lista.
- Arriveranno. Prossimo? -
- Visto che andate nelle terre
oltre oceano vorrei che deste un messaggio a tutte le loro città da
parte della nuova guida di Amberground… -
Zazie guardò chi aveva parlato e
spalancò gli occhi, Aria non si degnò nemmeno continuando a leggere fra
i documenti e a rispondere in perfetto automatismo, fredda e calcolata.
- Per una cosa simile serve il
permesso del signor Lloyd, nessuno può parlare a nome suo se non lui
stesso o dei diretti incaricati. -
- Per questo sono venuto di
persona, speravo che Garrard potesse aiutarmi con questo compito e vedo
che mi ha letto nel pensiero. -
Aria così, seccata e sbrigativa,
alzò la testa per vedere chi le stava facendo perdere tempo, ma si
fermò vedendo un enorme cesto pieno di molte cose davanti al viso della
persona che aveva parlato.
- Chi… - Chiese perdendosi nella
risposta ed in una voce che ora cominciava a riconoscere, nonostante
fosse diversa.
- Questo è per te, dolce Aria. Sono
i souvenir che ti avevo promesso quando ho lasciato il ruolo di
direttore dell’Alveare. Spero che ti piacciano e che mi perdonerai per
il ritardo. -
Quando finalmente abbassò il cesto
appoggiandolo sul bancone, davanti agli occhi esterrefatti di Aria, la
vide senza respiro fissare prima il cesto e poi, finalmente, lui.
Zazie si fece in parte mentre nella
testa la voce di Lag risuonava commossa con uno stucchevole:
“OHMMIODDDIOOO!”
Che lo rese sordo per un momento.
Davanti ad Aria, sorridente e con
una sigaretta spenta, stava Largo Lloyd. I capelli biondo cenere lunghi
fino alle spalle, lisci ed in ordine, gli occhiali neri squadrati, una
camicia tenuta fuori dai pantaloni ed i primi bottoni aperti.
- Ben ritrovata mia dolce Aria,
spero che ti sia mancato! -
Aria rimase senza fiato e parole
per un lungo momento, quando capì che era Lloyd e che stava molto
meglio di quello che le avevano raccontato, che la sua pelle stava
tornando rosea e liscia e che stava addirittura in piedi da solo, fece
il giro del bancone e si precipitò ad abbracciarlo. Gli gettò le
braccia al collo sorprendendolo, lui non aspettandosi un gesto simile,
così impetuoso e fuori dal suo stile, rimase con le braccia larghe fino
a che poi, un istante successivo, le mise le braccia intorno alla vita
e si decise a stringerla a sua volta, sollevandola da terra.
Aria piangeva, nascondendo il viso
contro il suo collo ancora un po’ ruvido, non del tutto cicatrizzato.
Ma comunque suo.
La sensazione della stretta gli
ridiede vita e li riportò alla realtà.
- Pensavo non ti avrei più rivisto,
ero furiosa con te perché avevi scelto una strada del genere, da solo,
senza accettare l’aiuto di nessuno e… e credevo saresti morto! Come
mai… come mai stai meglio? Si vede che stai meglio! - Lloyd era
diventato la guida di Amberground rifiutando qualsiasi soprannome
altisonante come Re, Imperatore, Presidente o simili. Aveva accettato
solo Guida.
Dopo aver iniziato a disporre le
ricostruzioni in tutto il paese e mandato esploratori a visionare i
danni, era potuto venire a Yusari, a Central, al suo adorato Alveare.
- Beh, si chiama elioterapia. A
quanto pare Lag è un sole migliore di quello finto di prima e… basta
che sto esposto per minimo otto ore al giorno al sole e le mie cellule
si rigenerano, lentamente. Forse dovrete sopportarmi per più tempo del
previsto, spero non sarete tristi all’idea. - Scherzò spiegando come
stavano davvero le cose e Aria si separò dalla stretta per poterlo
guardare corrucciata.
- Sii serio ogni tanto! -
- Ma lo sono! Chissà quanto mi
avrete odiato tutti ed ora sono la guida di Amberground! Dubito che
sarete tutti contenti che il capo di Reverse… -
Aria gli pizzicò le guance seccata
per farlo smettere.
- Siamo tutti felici che tu stia
bene e sapere che non morirai ma anzi guarirai è splendido. Io… - Si
asciugò il viso dalle lacrime rendendosi conto della scenata che aveva
appena fatto nella hall dell’Alveare, davanti a chissà quanti Bee.
“Zazie, si amano, guarda come sono
belli, non sono bellissimi?” Disse Lag a Zazie controllando che la
comunicazione arrivasse solo a lui e non a tutti i presenti.
Zazie sospirò ed alzò le spalle
andando verso l’uscita, totalmente disinteressato a quelle cose
romantiche.
- Prendetevi una camera! - Lanciò
uscendo, Aria arrossì e si separò in fretta, imbarazzata, mentre Lloyd
ridacchiando si sistemò i vestiti e gli occhiali.
- Mi piacerebbe tanto poter bere
una delle tazze di thè che mi preparavi tu… - Disse calmo e tranquillo
senza il minimo imbarazzo, colpito in cuor suo da quella bella
reazione. Dopotutto qualcosa di buono doveva averlo fatto se quella era
la sua reazione.
Dopotutto aveva scelto bene. Vivere.
“Ne varrà ancora la pena.” Pensò
fra sé e sé seguendo Aria che lasciava il proprio compito di consegnare
ai Bee le lettere ad una sostituta.
“Ne dubitavi?” La voce di Lag lo
fece sorridere.
“Prima sì, ma ora sono pieno di
speranza. Grazie a te!”
Lag gli carezzò la schiena
facendogli sentire la sua mano calda invisibile sotto forma di raggio
di sole che filtrava dalle finestre aperte.
Zazie uscì dall’Alveare con
Wasiolka che raddrizzò le orecchie in una direzione specifica, anche il
ragazzo guardò dalla stessa parte come per una sorta di istinto.
Qualche istante dopo il rombo del motore di Jiggy lo raggiunse, la sua
figura sul cavallo di ferro si fece sempre più vicina, fino a che si
fermò proprio davanti a lui, posando il piede con lo scarpone a terra,
si tolse gli occhialini e gli fece un cenno senza nemmeno mezzo
sorriso. Zazie sorrise al suo posto, arrossendo emozionato come ogni
volta che lo vedeva. Lag gli lanciò una fitta alla nuca, geloso. Anche
quello come sempre.
“Ehi senti piantala, tu non ci sei
fisicamente ed io non sarò per sempre consacrato a te, sappilo! Se
dovessi innamorarmi per qualche miracolo, non puoi boicottare tutta la
mia vita!”
Pensò infervorato perdendosi perciò
il saluto di Jiggy che gli chiedeva come andava.
“Lo so, che credi, ma non avrai mai
Jiggy!”
“Perché dovrei volere Jiggy?”
“Non lo so, dimmelo tu!”
- Zazie? - Chiamò il soggetto
conteso vedendolo assente, impalato davanti a lui con aria battagliera.
Zazie si riscosse e lo guardò spaesato. - Tutto bene? - Chiese poi.
- Oh sì, Lag è geloso, ma si
abituerà a questo nuovo assetto! - Jiggy stava per chiedere di cosa
dovesse essere geloso, ma da dietro l’angolo arrivarono Gauche, Lode e
la sorella di Niche.
“Zitto e guarda!” Tuonò Lag tutto
eccitato nella sua mente, mentre assisteva al loro incontro quasi
sacro.
Una sorta di canzoncina solenne si
udì nella testa di Zazie che voleva andare a mangiare limoni. Per il
momento odiava ogni forma di romanticismo e relazione felice, però non
poteva negare che era curioso della reazione di Jiggy.
I due si videro, Jiggy scese dal
cavallo di ferro spegnendolo, si tolse il cappello e lo sbatté dalla
polvere, gli occhiali appesi al collo con l’elastico nero.
Gli occhi azzurri e sottili si
posarono su quelli di Gauche, Lode rallentò separandosi da Gauche di
proposito, chiedendosi se volesse farlo ora o aspettare la fine del
turno. Fece un cenno a Sun di seguirla e lei senza capire lo fece solo
per chiederle cosa significasse quel cenno.
Le due ragazze, per così dire visto
che in realtà erano entrambi incroci con altri animali, si fermarono da
Zazie, anch’egli in parte rispetto a Jiggy e Gauche.
In pubblico non avevano ancora
fatto nulla, nessuno aveva mai visto i due avere rapporti ed approcci
né in amicizia né tanto meno in chiave di coppia.
Si guardarono con aria
significativa, sostenuta, entrambi incerti su come comportarsi. Erano
al momento davanti a persone fidate che sapevano tutto, ma erano
davanti all’Alveare, poteva entrare ed uscire chiunque da un momento
all’altro.
Eppure non si vedevano da alcuni
giorni, l’entusiasmo nel ritrovarsi uno davanti all’altro fu per
entrambi innegabile.
La gioia, la sensazione di calore
associata al sole che li coccolava alzandosi in cielo. Un sole
particolarmente caldo, effettivamente. Raggiante.
- Come va? Tutto bene? - Chiese
Jiggy rigido, domando a stento la voglia di abbracciarlo e baciarlo.
Gauche sorrise dolcemente.
- Molto bene. Tu? Non tornavi più
ero preoccupato. - Disse senza sforzarsi di nascondere quel che
pensava. La mano stringeva il pacchetto con l’anello che gli aveva
comprato in quei giorni.
Non era il posto migliore, nemmeno
il momento. Ma dopo aver atteso letteralmente una vita, la voglia di
farlo subito era tale che rendeva Gauche impaziente e sull’orlo di una
crisi di nervi.
Jiggy capì subito che c’era
qualcosa e lo guardò curioso.
- C’erano disordini nella mia
città, ho aiutato a sistemare. Però stavano tutti sorprendentemente
bene! - Gauche sorrise annuendo.
- Ne sono contento. Perché sei
sorpreso? - Jiggy si strinse nelle spalle, rimanendo davanti a lui,
fermo sugli scalini insieme a Gauche che decise di sedersi in parte
rispetto all’ingresso, opposti a Lode e Zazie che però fissavano
cercando di non essere notati. Scarsi risultati ovviamente.
Jiggy ebbe conferma che Gauche
aveva qualcosa, sedersi lì a chiacchierare prima di un turno non era di
certo la cosa più sensata da fare. Capì che doveva dirgli qualcosa e
che forse non sapeva come, siccome di norma non succedevano mai cose
simili, lo assecondò e si sedette vicino a lui.
- Beh, Spiritus colpiva coi suoi
raggi di luce acchiappando cuori di città intere, noi l’abbiamo visto.
Ma sebbene le città siano distrutte, nessuno ha perso il cuore. -
Spiegò Jiggy calmo.
- Lag ha sistemato tutto, come
aveva detto. Ha liberato i cuori che aveva preso, questi sono tornati
ai proprietari. - Rispose sforzandosi di non arrivare subito al sodo,
stringendo con una mano il pacchetto nella tasca della giacca da Bee.
Jiggy lo guardò attentamente, gli
nascondeva qualcosa e se non si sarebbe sbrigato a dirgliela l’avrebbe
obbligato con la forza. Però in quel momento le sue parole risuonarono
come un campanello.
- Un momento, hai detto che i cuori
sono tornati indietro? - Lo realizzò solo in quel momento. Aveva avuto
così tante cose a cui pensare, così tante persone da controllare…
Zazie, la sua famiglia, la sua gente… che si era completamente
dimenticato di fare il punto effettivo della situazione in quel senso.
Non aveva minimamente pensato al
flusso di cuori liberato da Lag che, davanti ai suoi occhi, era
fuoriuscito dal guscio di Spiritus una volta rotto.
Gauche sorrise annuendo, mentre
capiva che forse ci era arrivato. Il cuore iniziò a battergli forte,
impazzito, come se dovesse scoppiargli. Non si era mai sentito tanto
emozionato e tanto vivo come in quel momento. Da un lato il terrore di
essere per qualche ragione rifiutato, dall’altra la frenesia di
chiederglielo subito.
Jiggy così si voltò a guardarlo,
spaventato dentro di sé dal capire quello che gli era appena sorto.
“É lui? È tornato il mio Gauche per
intero? O non c’era niente da fare?”
- Sai, Silvet cammina ora… - Iniziò
piano con un filo di voce, guardandosi le mani strette insieme fra le
gambe. Jiggy fissava intensamente il suo profilo regolare, le sue
sopracciglia chiare quasi trasparenti, i capelli candidi come la neve
di quel colore così incredibile.
- Cosa…?! - La voce gli morì in
gola realizzando cosa significava che Silvet camminava.
Gli morì senza possibilità di
tirare fuori un suono, un solo suono, ma spalancò gli occhi mentre
immobile lo fissava con l’ansia alle stelle. Lo stomaco stretto in una
morsa, non si era mai sentito così male.
Gauche infine trovò il coraggio,
tirò fuori il pacchetto, lo aprì e gli mostrò il contenuto. Jiggy lo
guardò perdendosi un istante.
Due anellini, due piccole fedine
d’argento brillavano davanti ai suoi occhi, particolarmente belle sotto
la luce del sole.
Jiggy li guardò, si aggrottò senza
capire, poi sgranò di nuovo gli occhi e si dimenticò di respirare e
chiudere la bocca.
- Oh mio… - Non disse nulla di più.
Gauche sorrise, prese una delle due fedi e gli prese la mano, prima di
infilarglielo all’anulare sinistro, lo guardò attentamente.
- Prima di andarmene alla capitale
per diventare Head Bee ti ho promesso che sarei tornato con un anello e
che ti avrei sposato. Purtroppo ci ho messo un po’ a mantenere quella
promessa, ma spero che vorrai accettare ancora. - Una piccola pausa,
Gauche alzò lo sguardo sul suo in totale assenza. Si fece ancora più
forza, poi con un sorriso incoraggiante chiese: - Jiggy Pepper vuoi
sposarmi? -
E lì, solo lì capì davvero cosa
significava riavere del tutto il suo Gauche e non accontentarsi di una
delle sue versioni, la più vicina all’originale.
Lì capì cos’era che rendeva tale
una persona.
Poterla guardare negli occhi e
sapere che non aveva perso un solo istante della sua vita fino a quel
momento.
In quel momento lo guardò e vide
quella luce, la luce di Gauche. Il suo Gauche.
Gli occhi gli bruciarono e non
riuscì a trattenere le lacrime che non si rese conto nemmeno di stare
versando.
- Sei tornato… - Mormorò infine
sconvolto, forse a quel livello per la prima volta. Al livello da non
riuscire a muoversi e a dire altro. Il livello in cui piangere era la
sola cosa che il proprio corpo riusciva a fare.
- Vuoi sposarmi. Jiggy? - Ripeté
Gauche più sereno ora che lo vedeva così felice.
Jiggy non riuscì a dire nulla, la
gola era legata, perciò si limitò ad annuire piangendo più forte e
Gauche sorridendo gli infilò l’anello, infine l’abbracciò stretto
nascondendogli il viso pieno di lacrime contro il proprio collo. Jiggy
si strinse a lui e respirò il suo sapore, mentre la sensazione di
quell’anello al dito era la più bella mai avuta, la migliore.
Quando glielo aveva detto, anni fa,
l’aveva preso in giro dicendo che per gente come loro sposarsi era
assurdo.
Poi aveva passato i mesi e poi gli
anni sperando di poterlo fare, sperando ardentemente di vederlo tornare
con quell’anello. Quando era tornato, ma non era più stato lui, aveva
capito che a volte i sogni rimanevano tali. Però aveva lottato facendo
di tutto per riavere la versione migliore del suo Gauche, consapevole
che non avrebbe mai riavuto quello vero, quello completo, quello che se
ne era andato sorridendo, dicendo che un giorno l’avrebbe sposato.
Ed ora era lì e quell’anello
stringeva nel suo dito, a smentirlo e dirgli che invece i sogni si
potevano realizzare e che si poteva essere felici ancora, dopo che si
perdeva tutto.
Ancora.
- Ti amo e voglio sposarti. Se mi
lascerai di nuovo ti ucciderò! - Disse poi fra i singhiozzi ma ben
convinto e convincente. Gauche sorrise e rabbrividì, era così da lui
quella risposta che si rilassò solo nel sentirla. Anche Jiggy ora stava
bene ed era tornato in sé. Però lo lasciò solo per farsi mettere a sua
volta l’altro anello uguale al proprio e per farsi baciare.
Si presero i visi fra le mani e al
diavolo il posto, al diavolo dove erano, al diavolo che sentiva la
presenza di altre persone. Al diavolo tutto.
Lì in quel momento, guardandosi
negli occhi, c’era una cosa ben più importante.
Sorrisero e finalmente si
baciarono.
Le labbra suggellarono quella
promessa finalmente portata a compimento, una promessa che aveva dovuto
aspettare molti anni, ma che alla fine era stata realizzata.
“Grazie d’avermelo riportato, Lag.
Ti sarò per sempre debitore!”
Pensò Jiggy.
“Ho solo mantenuto una promessa.”
Finalmente il giorno in cui la
parola data veniva realizzata, era arrivato. Dopo una lunga attesa, era
arrivato.
Tutt’intorno la vita continuava, la
gente andava a veniva, passavano davanti ai due che si baciavano fra le
lacrime e dall’altra parte Zazie si asciugava una lacrima brontolando
con Connor per sfogare i nervi, mentre Sun chiedeva a Lode cosa
stessero facendo e Lode le rispondeva che si facevano i fatti propri,
sia pure in mezzo alla strada.
Anche Lloyd con il solito sesto
senso speciale per i momenti perfetti, uscito a prendere un po’ di sole
insieme ad Aria, guardò soddisfatto la scena mentre cingeva il braccio
intorno alle spalle della donna che gli piaceva da sempre.
Ognuno, alla fine, aveva mantenuto
le proprie promesse.
Il sole quel giorno splendeva alto
e caldo nel cielo azzurro, così limpido e terso da riempire i cuori di
tutti quelli che lo guardavano.
Era un sole vero, che arrivava in
ogni angolo del pianeta.
Un sole davvero perfetto.
Le vite di tutti proseguivano per
la loro strada, da dove si erano interrotte, senza più la paura per il
domani.
Da lì in poi si poteva ricominciare
a ricostruire.
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