autostop
Autostop
Serena
avvistò il ragazzo almeno un centinaio di metri prima. Stava
appena sul ciglio e, con somma sfacciataggine, sbandierava il pollice a
destra e sinistra, invadendo la carreggiata. Aveva un cappello di
paglia un po' da campagnolo e la canotta bianca rigata di nero. Per non
parlare delle ginocchia; sbucciate ed entrambe sanguinanti.
Serena
non seppe se per la depressione del momento, o perché le fece
pena, o solo per coprirlo di insulti, ma si fermò.
"Non
ti puoi buttare così in mezzo alla strada. Se uno non ti vede,
ti investe." gli fece notare, parlando attraverso il finestrino del
passeggero, che aveva abbassato.
"C'è
piena visibilità in questo punto. Scommetto che mi hai visto
almeno cento metri prima. Comunque grazie!" sorrise lui tirando con
sollievo la maniglia della portiera. Ma questa, con suo sommo
disappunto, non aprì nulla. "Be', niente passaggio?"
Serena
guardò lo sconosciuto con curiosità e fastidio. Era un
ragazzo piacente: biondo scuro, occhi grandi e chiari e pelle
abbronzata. Anzi, addirittura arrossata sulle guance e sul naso...
doveva aver preso parecchio sole aspettando lì sotto, infatti
era pure sudato.
Alle sue spalle era parcheggiata una bicicletta con la ruota davanti e il manubrio distrutti.
Ancora
senza capire del tutto il perché, Serena seguì l'istinto
e sbloccò la sicura. Lui entrò, posò il borsone ai
suoi piedi e tirò un lungo sospiro: "Puttana!" esclamò, a
mo' di considerazione su quanto la situazione non fosse delle migliori.
E
poi, con un'eleganza sopraffina, usò una mano per asciugarsi la
fronte e l'altra per presentarsi: "Andrea, piacere e grazie.
Probabilmente non lo sai, ma mi stai salvando il culo. Te?"
"Io cosa?"
Perché parlava in modo così sconnesso?
"Come ti chiami, oh mia eroina?"
"Serena."
"Be' non si direbbe."
Andrea
osservò Serena: aveva le guance rigate dal mascara, gli occhi
rossi e le occhiaie lucide come se le lacrime fossero fin troppo
recenti.
"Sto
avendo una giornata di merda." si spiegò lei, avvertendo il peso
delle sue silenziose considerazioni. "Dove devi andare?"
"P. Sherman, 42, Wallabe Way, Sidney."
"Ti faccio scendere."
"Capito; non molto ironica. Devo andare al palazzo di cristallo. Sai dov'è?"
Serena
cercò di fare mente locale: le due rotonde, la zona industriale,
il sushi e poi il palazzo chiamato di cristallo per via di tutte le
finestre. Sì, sapeva la strada. Distava al massimo una ventina
di minuti.
"Sì. Ok." disse, mettendo la prima.
"È
tanto distante da dove devi andare te?" Andrea si abbassò
continuando a parlare, mentre rovistava nel borsone. "Ho solo dieci
euro, cazzo, mi dispiace. Ti van bene o mi molli a metà?"
"Non ti preoccupare, non voglio niente."
Andrea
tornò di scatto in posizione, per fissare la faccia rotonda
della ragazza e sorridere: "È il mio giorno fortunato o mi porti
in un boschetto per stuprarmi?"
"Non mi pare proprio il tuo giorno fortunato." buttò lì Serena, dando un rapido sguardo alle sue ginocchia.
Il ragazzo schioccò la lingua: "Sono caduto in bici. Te?" si preoccupò, ruotando l'indice attorno ai suoi occhi.
"Sono caduta in inganno."
"Figo. Vuoi parlarne?"
Lei lo guardò di nuovo di sottecchi, inquietata e perplessa: "Anche no."
Andrea alzò le spalle: "Ok. Se vuoi sono qui."
Ok, era decisamente un ragazzo strano.
Per
qualche secondo l'abitacolo godette di un pacifico silenzio, ma poi
Andrea riprese a parlare: "Stavo tornando da allenamento, ma ho preso
male lo stacco del marciapiedi e la ruota si è piantata. Ho
fatto un bel volo, infatti ho un male bestia. Hai dei cerotti?"
Serena aprì la bocca.
"Non
importa, lascia stare. Tanto dovrei prima disinfettare; da quando mia
madre mi ha preso a coppini per non averlo fatto, non lo dimentico mai.
Comunque il fatto è che la bici è distrutta e io sono in
ritardo per un appuntamento."
"Lavoro?"
"Nah, magari. La ragazza."
Serena
imboccò la seconda uscita alla rotatoria, chiedendosi quale
santa del Paradiso avesse il coraggio di stare con quell'esaltato.
"È
tipo la ventesima volta che provo a chiamarla, ma lei butta sempre
giù. Penso si sia incazzata come una iena, perché dovevo
essere là cinquanta minuti fa. Ma tra l'allenamento durato di
più e la caduta... comunque è una stronza."
"Ah sì?" Serena non sapeva se essere disorientata dal suo modo di aggiungere informazioni random o incuriosita.
"Ah-ha. È un periodo che sto facendo di tutto, ma lei non mi caga più."
"Che significa? Che non te la dà?"
Serena
si pentì subito per quella provocazione. Non doveva lasciare che
il suo malumore interferisse con le relazioni umane che intratteneva.
Dopotutto, quel tipo poteva anche sembrare un po' sopra le righe, ma
nessuno le garantiva che fosse un poco di buono come Sandro.
Sandro, il suo neo-ex. Precisò nella sua testa con una smorfia.
"Che
sei? La femminista della domenica?" ribatté Andrea, un po'
irritato da quel commento. "No, non c'entra scopare. Ok, sarà
comunque un paio di mesi che lei non si fa più entusiasmare dal
mio Walter." e si indicò principescamente il cavallo dei
pantaloni. "Ma non si tratta affatto solo di questo. Sono convinto come
poche volte nella vita che abbia una tresca con un altro. Infatti
quando gliel'ho chiesto, non ha del tutto negato. Ha detto che non mi
impegno abbastanza per lei e che se non voglio farla scappare con il
primo che passa, devo motivarla a mantenere questa relazione."
"E non credi che arrivare in ritardo a un appuntamento sia controproducente?"
"E
tu pensi che mi sia gettato volutamente a volo di rondine sul cemento?"
Andrea accennò alle sue gambe e scosse la testa, frustrato.
"Capitano tutte a me. Se non avessi distrutto la bici, sarei arrivato
in tempo. Anzi, in realtà, sarei arrivato in tempo, se gli
italiani non fossero tutti dei fetenti egoisti timorati. Sono rimasto
quarantacinque minuti a sbandierare il pollice per un maledetto
passaggio! E manco fossi un cesso, dico io. Di solito si fermano
sempre, se sei figo. Te ti sei fermata perché sono bello?"
"No."
"Be',
ma un po' belloccio lo sono, puoi dirlo." sorrise, marpione. "Comunque
ha risposto solo alla prima chiamata urlandomi contro."
"Chi?"
"Lucia,
la mia ragazza. Ha riattaccato senza nemmeno commentare e poi ha
risposto alle foto di Whatsapp dove le mostravo la bici rotta e le
ginocchia insanguinate. Ha inviato l'emoji con il dito medio."
"Ma che le hai fatto per farla reagire così?"
"Niente."
fece spallucce, sincero. "L'ho solo annoiata. Si è stancata di
me e usa qualsiasi espediente per attaccare la nostra relazione, di cui
non gliene frega più un cazzo."
"E a te allora perché importa così tanto?"
"Perché
sono un ragazzo all'antica. Stiamo insieme da quattro anni e mi pare un
tempo abbastanza lungo per poter risolvere i problemi con intelligenza.
O meglio, pure io sono stufo dei suoi giochetti da stronza, delle sue
mire verso altri ragazzi e del costante senso di morte che grava sulla
nostra coppia. Ma mi piace impegnarmi nelle cose e, se lei ha detto che
la situazione potrebbe migliorare con una mia maggior partecipazione,
be'... challenge accepted."
"Comunque non si capisce se tu sia ancora innamorato o meno."
Andrea
fischiò: "Sì, un botto. Ma della Lucia di qualche anno
fa... la strega che è diventata con il tempo mi mette solo ansia
e voglia di morire."
"Allora rompi."
"Non sono fatto così. Per me c'è sempre una speranza che si possa salvare il salvabile."
"Per me una che ti fa il medio di fronte a un incidente non è affatto salvabile."
Andrea
sorrise sotto i baffi: "Ci tengo a dimostrarle che, nonostante tutto,
andrò a quell'appuntamento. Voglio farle sapere che sono uno di
parola e che non butto via quattro anni così, solo perché
siamo cambiati ed è subentrata la noia. Pensi che in questo modo
la pianterà di provarci con altri e cercherà di
affrontare i problemi con maturità?"
"Ammazza, sicuramente."
Serena
scosse la testa guardando la strada, ma lui non si accorse, o parve non
accorgersi, dei duecento chili di sarcasmo che gli aveva appena gettato
addosso.
La
tassista improvvisata considerò il suo passeggero nel complesso:
la pelle bruciata sul viso, i vestiti rovinati, le ginocchia
doloranti,... sicuramente si stava impegnando con anima e corpo per la
sua ragazza. Ma lei lo meritava? Dai racconti di lui non molto.
E
allora si chiese cosa spingesse Andrea a farsi trattare da zerbino.
Amore? Non poteva dirlo con sicurezza, ma non lo riteneva troppo
realistico. Se fosse stato per amore, Andrea avrebbe dovuto avere una
corrispondenza in qualche altro campo, ma quella Lucia sembrava solo
una principessina annoiata e capricciosa.
Perciò
sospettava che lui non lo facesse per amore. Anzi, probabilmente
nemmeno lui l'amava più, però era di certo un gran
testardo. E un sognatore.
Per
quel poco che stava apprendendo, credeva che fosse dotato di una
radicata cocciutaggine e, sorprendentemente, che agisse nel rispetto di
alcuni valori che negli ultimi tempi era raro scovare nella
personalità di un uomo.
Serena
si immise nella corsia che portava alla zona industriale, mentre Andrea
abbassò il finestrino inspirando a fondo: "Ora me lo vuoi dire
chi è stato a farti piangere?"
Lei non si aspettava quella domanda, perciò sussultò e Andrea se ne accorse.
"Indovino io, dai. Il fidanzato." propose sfiorandole il dito posato sul volante e adornato da un anellino grazioso.
Lei si ritirò appena: "Ex fidanzato."
"Ti ha lasciato lui e non ti passa?" le domandò con un tono quasi apprensivo, come un fratello maggiore preoccupato.
"L'ho lasciato io." disse Serena, solamente.
"Woah,
grande. Hai fatto bene." si complimentò immotivatamente,
sporgendosi per accendere il lettore cd. "Vediamo che musica ascolti."
"Non toccare!" lo rimproverò colpendogli la mano.
Andrea
rise: "Manesca, per niente ironica e pure fan dei Coldplay.
Chissà che gli hai fatto a quel povero diavolo per lasciarlo."
Serena
abbassò il volume: "Gli ho semplicemente preparato la valigia e
gli ho ordinato di sparire, dato che già dopo due mesi di
convivenza si scopava la vicina del piano di sotto."
Andrea ammutolì e smise di giocherellare con i tasti che velocizzano la traccia.
"Contento?" aggiunse lei, irrigidendo le braccia e la presa attorno al volante.
"Scusa." soffiò lui. "Ma quando è successo?"
"Una settimana fa."
"E piangi ancora per un coglione così?"
"Una
settimana fa ho scoperto che mi ha tradito con la vicina. Oggi ho
scoperto che non era il primo paio di corna che mi metteva. E ci sono
stata sei anni."
"Serena."
La
ragazza non capì tutta la confidenza che quel tipo si stava
prendendo; addirittura chiamandola per nome in tono di rimprovero.
"Non si deve piangere per i pezzi di merda. Non ti meritava, punto e basta."
"Scusa, ma detto da te perde tutta la sua forza evocativa."
"Senti, ma te quanti anni hai?"
Di
nuovo un repentino e destabilizzante cambio di argomento, accompagnato
dalla canzone che Andrea sembrava aver scelto appositamente. "Fix you",
dei Coldplay, ovviamente... e probabilmente era anche l'unica che gli
piaceva, dato che aveva scartato tutte le precedenti.
"Non si dice di una donna."
"Allora indovino. Sono un drago in queste cose." sorrise, sfregandosi le mani. "Ventidue."
Serena rise, mentre usciva dalla zona industriale seguendo la breve coda di macchine. Ovviamente aveva sbagliato.
"Più o meno." confermò con una bugia. "Tu?"
"Venticinque." rispose lui.
Serena
si stupì: nonostante fosse un bel ragazzo, gliene avrebbe dati
di più. Sui trenta, perché aveva già qualche
rughetta e le mani con le vene in rilievo. Invece aveva addirittura un
anno in meno di lei.
"Comunque sul serio. Basta stare male per il coglione, e pulisciti quelle guance nere ché fai paura."
Serena lo guardò molto molto male e, mentre diminuiva l'accelerazione, abbassò lo specchietto.
"Scusa la franchezza, ma sei una bella donna e se vuoi andare a pesca non puoi farti vedere in giro così."
"Io
non voglio andare a pesca." obiettò Serena, togliendo il trucco
dal contorno degli occhi e chiedendosi precisamente in quale punto
Andrea la ritenesse una bella donna.
Era
alta, ma un po' cicciotta, con le unghie mangiucchiate e i capelli
tinti di castano mogano, ma rovinati dall'anonima ricrescita scura.
Andrea ridacchiò: "E allora perché offri passaggi agli sconosciuti?"
Serena
spostò gli occhi per lanciargli un altro sguardo di fuoco, ma
lui si accorse di qualcosa e riportò subito la sua attenzione
sulla carreggiata.
"Frena!" gridò infatti, allungando una mano verso di lei per farsi ascoltare.
Serena
non capì che cosa avesse visto, ma volle fidarsi e frenò
abbastanza bruscamente virando a destra, verso il marciapiedi.
Si erano fermati poco prima del ristorante sushi, dove qualche bambino giocava in un parco.
Andrea
si era sporto in avanti e stava letteralmente per uscire dal
finestrino, tanto era preso da ciò che aveva attirato la sua
attenzione.
"Che cazzo...?"
Ma Serena non dovette sforzare troppo l'immaginazione quando, seguendo gli occhi di Andrea, vide quello che vedeva lui.
Una
ragazza carina era aggrappata a un ragazzo carino, mentre, sotto a un
cipresso, quest'ultimo la palpava tranquillamente e le fagocitava il
volto in un casto bacetto.
"Non ci credo." pigolò Andrea, poi rientrò nell'abitacolo componendo in fretta un numero.
Sullo schermo diventato verde, Serena lesse: Lucia ♡
Mentre
Andrea fissava smaniosamente la coppietta, accadde il prevedibile. La
ragazza che stava amoreggiando tastò il retro dei suoi jeans,
estrasse il cellulare e roteò gli occhi nel leggere il nome del
mittente.
Poi
alzò lo sguardo. Incrociò quello di Andrea, affacciato al
finestrino e, senza la minima esitazione, mostrò un sorrisetto
soddisfatto e gli fece il medio. Dopodiché, tornò a
slinguazzarsi l'altro tipo.
"Che gran troia." Serena non seppe proprio contenersi.
Era
successo tutto troppo velocemente, ma era successo davvero: la ragazza
di Andrea, dopo quattro anni di relazione, l'aveva liquidato
così. Nemmeno la decenza di lasciarlo prima di andarsene nelle
braccia di un altro, nemmeno il rispetto per tutto ciò che lui
stava cercando di fare per lei, nemmeno il buon gusto di mostrare
vergogna al posto di un gestaccio.
Come diavolo aveva fatto Andrea a innamorarsi di una così?
Dopo
essersi scandalizzata di fronte alla freddezza di quella ragazza,
Serena posò gli occhi su di lui, che aveva abbassato la testa e,
prima volta da quando l'aveva conosciuto, era rimasto in silenzio.
Il
viso ferito e incredulo del ragazzo accrebbe la sua indignazione e la
rabbia nei confronti di Lucia. In più, provava vero dispiacere
per lui. Oltre a comprenderlo molto bene, sentiva un senso di
ingiustizia nell'assistere alla sua sofferenza. Un ragazzo tanto
corretto non meritava di essere trattato così scorrettamente.
Serena,
allora, mise la prima e ripartì. Si fermò un paio di
chilometri dopo, nascosta dal retro di un edificio coperto d'edera che
dava sulla zona boschiva.
Lì c'era ombra e nessuno che li vedesse, ma ancora meglio nessuno che loro potessero vedere.
Avrebbe
voluto dire qualcosa di intelligente, o almeno scusarsi per le parole
pesanti di qualche minuto prima, ma tutto quello che le uscì fu
una voce intenerita e: "Dai, dimmi dove abiti ché ti porto a
casa."
Andrea prese un lungo respiro, senza guardarla negli occhi.
"Ho bisogno di una paglia." disse, chinandosi sul suo borsone.
"Alt! Non si fuma in macchina mia!"
"Allora esco."
Andrea
afferrò il pacchetto di sigarette e scese dall'auto, lasciando
la porta aperta. Serena lo guardò litigare con l'accendino e poi
arrendersi, finendo per gettare a terra la sigaretta intera, calciarla
lontano e poi portarsi entrambe le mani incrociate sulla testa.
Lo
lasciò passeggiare nervosamente per qualche minuto. Aveva deciso
che non l'avrebbe disturbato: sapeva benissimo che erano secondi
bollenti da affrontare in solitudine.
Però
vide il suo cellulare lasciato lì sul sedile. Fu tentata di
mandare a Lucia una serie infinita di emoji con il dito medio, ma si
limitò a sbloccarlo e accedere al calendario.
Su quel giorno vi era appuntato l'evento che Andrea aveva mancato: pranzo al sushi con Lucia - portare regalo: orecchini (li hai nella tasca esterna del borsone da hockey) + orsetto rosa.
Sorrise e cancellò quell'evento, sostituendolo con un altro: Non farti trattare di merda - meriti di più :)
Uscì dall'applicazione e posò il cellulare, giusto qualche secondo prima che Andrea rientrasse in macchina.
"Scusa." mormorò il giovane, in leggero imbarazzo. "Hai ragione che è proprio una gran troia."
Serena
fece una smorfia: "Tu avevi torto a pensare che si sarebbe impegnata
per la vostra relazione, mentre avevi ragione sulla sua tresca e sul
fatto che non ti voglia più. Ma è peggio per lei." si
affrettò ad aggiungere, vedendolo impallidire.
"Quattro anni buttati in merda così."
Serena lo capiva benissimo: "Dai, dimmi dove abiti."
"E ho pure le ginocchia maciullate. Avrei voglia di prendere a pugni qualcosa... non è che il tuo ex vive nei dintorni?"
"Andrea." Serena si sorprese di sé stessa quando si ritrovò a rimproverarlo come lui aveva fatto poco prima.
"Senti,
dobbiamo farla pagare a questi pezzi di merda." con una mano sul
cruscotto e una sul sedile a far da perno, Andrea ruotò il busto
verso di lei con entusiasmo. "Guarda come ci hanno ridotto. Voglio
vendetta."
"Andrea, chiamo i carabinieri."
Il biondiccio rise: "Ma te una lettura meno denotativa mai?"
"Eh?"
"Serena, tu mi faresti?"
"EH???"
"Non ti faccio un po' sesso?"
"No,
così mi fai solo senso ed è la richiesta più
cafona che abbia mai ricevuto. Ora chiamo sul serio i carabinieri."
Serena sfilò il telefono dalla tasca, minacciosa.
"Ehi,
mica ti voglio stuprare." Andrea alzò entrambe le mani, ma non
perse quell'espressione maliziosa. "Dico solo che dopo aver visto
quello che ho visto, mi sono decisamente rotto i coglioni di fare il
bravo ragazzo e voglio pure io limonarmi chi mi pare e quando mi pare."
"Di nuovo: sei un cafone. Sto per darti una sberla in faccia."
"Se
cambi idea e vuoi darmi un bacio per mandare affanculo quel prostituto
del tuo ex, io sono qui." insistette con le mani sempre in alto.
"Posso picchiarti prima?"
Andrea annuì.
Serena
esitò un secondo, ma poi incrociò quegli occhi sfrontati
e lo colpì veramente. Lo doveva alla sua parte da femminista
della domenica.
Lo schiaffo non fu troppo forte, ma risuonò nell'abitacolo mentre Andrea girava il volto per incassare.
Un
secondo dopo, Serena si tolse la cintura e si sporse verso di lui,
posando una mano dietro il suo collo e incrociando le sue labbra in un
bacio.
Al diavolo la femminista della domenica.
In
ogni caso, alle labbra dei due non venne dato molto tempo per i
convenevoli, perché passarono entrambi alla lingua e senza
nemmeno troppi complimenti.
Ad
Andrea piacque subito come la ragazza si approcciò a lui. Non
era troppo sanguisuga, né troppo fredda. Aveva le movenze di una
donna che sa il fatto suo.
Adorava
che lei si stesse prendendo ciò che le spettava: avevano deciso
di baciarsi, quindi l'avrebbero fatto come Dio comanda. Serena si stava
godendo la santa pomiciata com'era giusto che fosse: abbastanza egoista
per evadere dall'angoscia di Sandro, ma non troppo, così da
permettere anche ad Andrea di non pensare a Lucia.
A dire il vero, però, non si trattava solo di evasione. Si stavano divertendo entrambi, e pure troppo.
Certo, Andrea aveva ragione a pensare che la vendetta fosse appagante, ma che altro stava rappresentando quel momento?
Per lui, una sorpresa.
Per
quanto gli fosse sembrata simpatica, non si sarebbe mai aspettato che
Serena fosse così coinvolgente e passionale. Prima di Lucia,
aveva avuto relazioni con molte ragazze, ma non ricordava nessuna che
gli avesse fatto quell'effetto al primo colpo. Aveva provato attrazione
per lei sin da quando era salito in macchina, ed era cresciuta per poi
esplodere durante quel bacio. Si sentiva davvero inebriato e divertito,
e non gli succedeva quasi mai.
Serena,
dal canto suo, scoprì un lato di quell'esaltato che mai gli
avrebbe attribuito. Se prima di quel bacio già aveva il
sospetto, ora ne era certa: Andrea era un uomo di valori e
sensibilità.
Ok,
l'aveva proposto nel modo meno ortodosso possibile, e, ok, era fuori
come una mina, ma erano già diversi secondi che si baciavano e
lui non aveva ancora abbassato le mani.
Di
fatto, erano rimaste a mezz'aria, sulla difensiva, da prima ancora
dello schiaffo, e non l'avevano sfiorata nemmeno per errore.
Serena
ne prese una e la poggiò sulla sua clavicola, lasciando
intendere che non l'avrebbe picchiato, se lui si fosse allargato un po'.
Così
Andrea indugiò qualche istante su quel punto e poi le fece una
carezza, che si infilò sotto il lembo della maglietta e poi
salì sul collo e sulla guancia. Fedele all'idea che si era fatta
di lui, Andrea preferì salire piuttosto che scendere. Quel
ragazzo le piaceva ogni secondo di più.
Allora
anche Serena si insidiò sotto le sue vesti, ma fu un po' meno
rispettosa, forse perché Andrea la stava davvero prendendo o
forse perché era curiosa, troppo curiosa di lui. Accidenti,
quello sarebbe potuto diventare un enorme problema.
"Ohi, micio miao." Andrea la fermò, sempre nel modo meno consono. "Puttana, se sei ci sai fare."
"Ma perché dici 'puttana'? Sei così volgare."
"Chi nelle parole e chi nei fatti." rilanciò lui con l'occhiolino. "Comunque... ehm... la si fa completa, che dici?"
Andrea
guardò i sedili del retro, Serena anche, poi alzò un
sopracciglio: "Wow. Un uomo distrutto. Che dicevi, scusa? Quattro anni
di relazione buttati in merda così?"
"Perché, te dopo aver pomiciato selvaggiamente, ti arrendi alla vita come se nulla fosse?"
"No, ma sei appena stato sfanculato dalla tua ragazza mentre si faceva un altro!"
"Al diavolo quella."
"Ah, l'hai già dimenticata?"
"No,
ma ho conosciuto te." Andrea si prese qualche secondo di pausa, forse
per ponderare se avesse fatto meglio a filtrare i suoi pensieri.
"Insomma... se non mi piacessi troppo, mi accontenterei della vendetta.
Però, non so, boh... io lo farei volentieri l'amore con te."
Serena non aveva mai conosciuto uno così schietto. O così falso.
...dannazione! Quel suo modo di fare la confondeva così tanto!
"No,
mi spiace." concluse lei, dopo una riflessione, deglutendo un po' di
pentimento. "Non ti conosco nemmeno. Non sto cercando qualcuno con cui
fare sesso così a caso, o per vendetta, come la vuoi mettere."
"Ti
ho detto che per me non sarebbe a caso. Normalmente non vado in giro a
chiedere passaggi e prestazioni sessuali sul retro di una macchina dopo
una rottura."
"No...
nemmeno io, in effetti." sussurrò, pensierosa. "Cioè,
dare passaggi o darla nel retro di una macchina dopo una rottura."
"Vedi che sei una brava ragazza?"
Serena
si soffermò sul suo volto, percependo quel desiderio che lui
aveva descritto perfettamente nel modo più semplice e diretto
possibile: io lo farei volentieri l'amore con te.
Ma
non era una cosa molto normale, né sicura, nel suo caso.
Perché si era ripromessa che non si sarebbe mai più
lasciata guidare dai sentimenti. E di sentimenti ne stava provando in
quel momento: tutti molto insoliti, fisici e potenti,... ma in quanto
tali, appunto, indicibilmente pericolosi.
"Ok,
ascolta, micio miao." saltò fuori Andrea, con rinnovata
motivazione. "Non voglio che pensi male di me. Hai ragione tu; abbiamo
già fatto abbastanza gli stronzi in preda agli ormoni. Direi che
siamo sufficientemente incasinati. Quindi non insisterò con la
storia del sesso, anche perché non voglio denunce o simili, ma
posso chiederti un altro bel limone come ricordo, prima di andare a
casa. Ci stai?"
Serena lo fissò con occhi allucinati.
"Come si chiama il tuo ex?" chiese dunque lui, privo di qualsiasi logica.
"Sandro."
"Ecco,
Sandro dev'essere stato proprio una bella palla per una come te."
commentò, poi si chinò in avanti e prese il mento di
Serena tra le dita, tirandolo verso di sé.
Le
diede un bacio - quello che lui chiamava poeticamente limone - molto
più tranquillo del precedente. Stavolta lasciò che la
lingua subentrasse al momento giusto, e prima giocò con le
labbra della ragazza, che risposero ai suoi movimenti con palese
interesse.
Dicesse quello che le pareva, ormai Andrea aveva capito che l'attrazione fisica veniva da entrambi i poli.
Serena
apprezzò che lentezza andasse di pari passo con dolcezza. Le
piacque molto quella carezza bagnata che le loro labbra si stavano
scambiando, e sì, si pentì di non aver ceduto alla
passione che l'avrebbe fatta finire direttamente tra le braccia di quel
ragazzo.
Ma sapeva che si sarebbe rovinata. Lo stava già facendo... carezza dopo carezza.
"Dai... " mormorò ritagliandosi dei respiri, mentre il bacio si faceva più intenso. "Dimmi dove abiti..."
Le labbra di Andrea si incresparono in un sorriso contro le sue: "P. Sherman, quarantadue..."
Anche
Serena sorrise, rendendosi conto che era passato molto tempo
dall'ultima volta che era successo. Sicuramente Andrea aveva un dono di
pochi: non solo era capace di far sentire meglio gli altri, ma lo
faceva anche quando era lui stesso a non star bene.
Quindi si perse in quel pensiero e lasciò che dei sospiri lasciassero il suo petto e finissero contro la bocca di Andrea.
Ah,
come aveva fatto a finire in quella situazione? Perché in quel
momento non stava accusando sensi di colpa o tristezza, ma solo
un'immensa felicità? Dov'era finita la pesantezza che gravava
sul suo cuore da quando Sandro...?
"Via
dei Mille, numero centosei." la informò Andrea con improvvisa
serietà, staccandosi da lei e guardandola dritto negli
occhi.
Vide
se stessa riflessa nelle sue iridi e si accorse della sua espressione
delusa. Era chiaro che quell'interruzione le avesse dato molto
fastidio. Fin troppo, perché lui potesse non accorgersene, ma...
in fin dei conti, l'aveva fatto apposta e quindi ne sarebbe stato
soddisfatto.
Certo,
il massimo per lui sarebbe stato sentire Serena chiedergli di non
fermarsi ed avere di nuovo le sue labbra su di sé, ma si rendeva
conto che aveva davvero una brava ragazza di fronte. In realtà,
sperava al cinquanta percento: una metà che lei si gettasse su
di lui, cambiando idea riguardo al sesso sul retro, un'altra
metà che lei dimostrasse di essere come si era dipinta.
Quel
tipo di persona aveva subito affascinato Andrea, perciò avrebbe
apprezzato se lei si fosse confermata tale, anche se andava contro i
suoi desideri e, ovviamente, contro Walter.
"Va bene." con un colpo di tosse, Serena si rimise in una posizione consona e prese un profondo respiro per darsi un tono.
Era
sicura di essere scomposta, rossa ed esageratamente eccitata. Ma per
fortuna Andrea l'aveva riportata alla realtà prima che facesse
pazzie e si trasformasse in qualche ninfa del piacere senza ritegno.
"Che
palle che sei." rilanciò lui, portandosi le mani dietro la testa
e sorridendo divertito, per dissimulare la sconfitta.
Serena scosse la testa e rimise in moto.
Non
servì ritornare a parole sull'argomento: per tutto il viaggio
Serena era sicura che avrebbe avuto le pupille dilatate e il cuore a
mille, mentre Andrea si era accomodato come un contorsionista per
nascondere il suo Walter.
Insomma,
entrambi testimoni delle condizioni dell'altro, cercarono qualsiasi
pretesto per non cadere in battutine ambigue. Per fortuna, casa di
Andrea distava un po', così ebbero tempo di raffreddare gli
spiriti.
Serena
non fece altro che ascoltare gli sproloqui di Andrea, le canzoni dei
Coldpaly che sceglieva con criteri assurdi e i momenti peggiori passati
assieme a Lucia. A un certo punto sentì addirittura di voler
partecipare e condivise un aneddoto riguardante Sandro, a cui Andrea
rispose dicendo che doveva essere veramente il coglione dei coglioni.
"Te non hai proprio gusto a scegliere gli uomini." la prese in giro.
Ma Serena rispose mostrandogli il dito medio e lui le concesse il touché, cogliendo al volo il riferimento.
Quando
la ragazza accostò sul marciapiedi di fronte all'appartamento,
non poté fare a meno di sentire un senso di panico. Avrebbe ben
presto riascoltato solo silenzio. Avrebbe perso Andrea.
"Arrivati
in via dei Mille, grazie mille." disse lui, fiero del gioco di parole.
"Chissà i festeggiamenti quando dirò a mamma che non sto
più con quella stronza."
"Vorrei davvero esserci."
"Vuoi salire?"
La
proposta di Andrea suonò fin troppo speranzosa, tanto che Serena
si prese davvero qualche attimo per valutarla, ma poi scosse la testa.
"Grazie, Andrea, ma ora dovrei proprio tornare a casa."
"Dove abiti?"
Serena fece per rispondergli, ma poi si bloccò e riformulò con mezzo sorriso: "P. Sherman, 42, Wallabe Way-"
"Dai!"
"Abitavo
in via Palladini." rispose con arguzia. "Ma ora torno dai miei... devo
ancora valutare se tenere quell'appartamento maledetto o affittarlo
alla prima coppietta che pensa di essere felice."
"Serena."
Andrea prese un profondo respiro, posando una mano sulla maniglia, ma
evitando ancora di tirarla per scendere. "Per favore, lasciami il tuo
numero."
La ragazza abbassò gli occhi, deglutendo. Dio, se l'avrebbe fatto! Ma non poteva, si era ripromessa che...
"Dimmi almeno il tuo cognome, allora. Posso trovarti su Facebook."
Sandro e Serena si erano conosciuti su Facebook! Sarebbe stato il colmo ricominciare proprio da lì.
"Ti prego, Serena."
Andrea
aprì la porta. Non voleva uscire, ma aveva paura di esagerare,
così le stava dimostrando di essere pronto ad andarsene. Ma non
voleva... sperava che lei gli desse una possibilità...
Era una sensazione stranissima: speranza, ansia e paura.
Aveva
capito quanto lei fosse fragile in quel momento, temeva di oltrepassare
qualche limite, ma allo stesso tempo ci teneva troppo, ed era confuso
perché fino a un minuto prima era convinto che salvare una
relazione ormai marcia sarebbe stato il suo destino per ancora molti e
molti anni.
Ma
la svolta era forse davanti a lui: ci stava andando troppo pesante? Se
la stava lasciando scappare, provandoci così direttamente?
Sembrava un vero controsenso, non gli era mai capitata una cosa simile.
"Senti,
guarda, me ne vado." uscì dall'auto e richiuse la portiera,
appoggiandosi al finestrino. "Ti dico solo di non sparire. Tu sai dove
abito e vorrei avere anche io un'informazione su di te, per poterti
cercare nel caso..."
"Nel caso?"
"Mi servisse un passaggio." Andrea deglutì.
Erano
nella stessa posizione in cui si erano visti e parlati per la prima
volta: lei seduta al posto del conducente a fissarlo con espressione
indecifrabile attraverso il finestrino aperto. Lui in piedi con le
ginocchia sbucciate, la fretta di conquistare una ragazza e la speranza
di sentire un sì.
"Non
mi piace dare il mio contatto Facebook." disse lei, finalmente. "Non mi
va di essere tanto a portata di pollice per gli sconosciuti."
Andrea allora non poté trattenere un sorriso e un'osservazione: "Be', non si direbbe."
Disse, muovendo il pollice nel gesto dell'autostop.
Fu
per quella battuta, forse, o per il suo sorriso, o per la sua
sconfinata capacità di fare collegamenti che Serena perse un
battito e prese una decisione.
Si
chiuse nelle spalle e fece partire il motore, poi, imitando il suo
stile, pronunciò due frasi apparentemente scollegate: "E' stato
solo il tuo giorno fortunato, Andrea. Sai risalire al proprietario di
un'auto leggendo la targa?"
Andrea impiegò giusto un istante per capire e poi sorrise a trentadue denti, apparendo in tutta la sua bellezza.
Serena
salutò con la mano e partì. Andò esageratamente
piano per uscire da quel vialetto, poi, quando vide dallo specchietto
che Andrea aveva finito di annotarsi la sua targa, premette
sull'acceleratore e tornò a casa felice.
Non
si era mai fermata per un autostop in tutta la sua vita e ancora in
quel momento non capiva perché l'avesse fatto. Forse per la
depressione del momento, o perché le aveva fatto pena, o
semplicemente per coprirlo di insulti. O magari perché la sua
assurda teoria era giusta e si era lasciata affascinare dall'aspetto.
O forse solo perché, in realtà, era il giorno fortunato di entrambi. Anche se nessuno l'avrebbe mai detto.
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Ciao.
Non prendetevi male con i medi. Non vi voglio sfanculare, volevo solo cercare di essere a tema.
Non denunciatemi, vi prego. Ho dei problemi.
Comunque, ciao lettori ❤️
La
storia dietro questa storia è piuttosto noiosa e banale,
perciò sentitevi liberi di saltare le prossime tre righe.
In
pratica, sono stata in vacanza una settimana nelle Marche e, non
potendo portare il pc con me, non sono riuscita a lavorare su cose
importanti (= Io e te 3). Però avevo comunque voglia di scrivere
e mi sono detta: apri Wattpad e butta giù qualcosa, così,
a scazzo. E infatti XD L'ho pubblicata dunque prima su Wattpad e poi
qui!
Era
anche da un po' che non scrivevo con la classica terza persona e al
passato remoto, così mi sono riappropriata della tradizione. In
tal modo vi ho fatto conoscere sia Serena che Andrea, i quali rimangono
comunque piuttosto indefiniti, ma sono due personcine gradevoli.
L'autostop
non è che me lo sono sognato di notte (burle: io scrivo molte
cose che progetto durante la notte), ma è liberamente ispirato a
un fatto realmente accaduto, e cioè a un ragazzo che faceva
autostop nel punto in cui siamo passati con l'auto, in vacanza.
Non si direbbe di me che sono facilmente impressionabile, eh?
Ahah,
scherzo! La cosa non mi ha impressionato, ma essendo in macchina da
molto, la mia mente in preda alla stanchezza ha iniziato a fantasticare
ed eccoci qui.
Devo
ammettere che il tutto è stato molto divertente: non avevo mai
scritto nulla dal cellulare (ho perso 45 diottrie), ma mi è
piaciuto poter scrivere in molti momenti diversi, un po' sconnessi e
nei luoghi più disparati (grotte di Frasassi, gente, grotte di
Frasassi).
Forse
è anche per questo che ne è uscita una personalità
leggermente irregolare come quella di Andrea. A tal proposito, che ne
pensate di lui?
E di Serena?
Secondo voi funzionerà tra loro due? Walter spera di sì XD
Aspetto
i vostri commenti con curiosità (è la prima os che scrivo
da tantiiiiisssimissimo che non sia relazionata con Io e te - era anche
ora)
Quindi
vi lascio con una breve pubblicità riferita alla mia opera
magna, la trilogia: "Io e te è grammaticalmente scorretto", "Io
e te non è completamente sbagliato" e, a breve, "Io e te ci ha
rotto i coglioni" (titolo da definire).
Qui link del primo libro, per acquistarlo su Amazon: Io e te è grammaticalmente scorretto
Qui link del sequel, che purtroppo infesta ancora Wattpad ed EFP: Io e te non è completamente sbagliato
Se
vi va di seguirmi, io ci sono anche su Wattpad e mi chiamo DaffyEfp,
altrimenti se proprio avete spirito suicida, su Facebook mi trovate
come Daffy Efp e va da sé che ci sono anche su Ask, Instagram e
Goodreads. Il mio vero nome è Micol Agio... ogni tanto compare
pure quello XD
Ora vi lascio, vado ad autostoppare qualcuno! Ciao ciao <3
P.S.
Se trovate orrori grammaticali, è perché ho tenuto la mia
beta all'oscuro di tutto e ho pubblicato inconsultamente.
P.P.S.
Lo conoscete il blog "Il libro sulla finestra"? No? Be', andate a darci
un'occhiata, ma soprattutto... fategli gli auguri! E' il suo compleanno
e, per l'occasione, vuole fare un mega giveaway a cui tutti potete
partecipare! Il link è questo: Giveaway di compleanno
Ci
sono ben 27 pacchi, ognuno di essi contenente 5 libri. Non sarete mica
così sfigati da non vincere niente! Che poi, nel pacco 1
c'è pure "Io e te", perciò... buona fortuna!
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