Echoing Green, Poison Tree di koan_abyss (/viewuser.php?uid=1023690)
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Capitolo 2
“Sono stati davvero…impressionanti!” commentò Andromaca McIver con aria
ammirata e un po’ turbata.
“Molto allegorici, direi,” fece invece Piton.
Il numero dei Serpeverde voleva probabilmente rappresentare la loro
prontezza e la loro adattabilità, ma non poteva fare a meno di pensare
che qualcuno vi avrebbe visto la facilità con cui alle volte la loro
Casa cambiava bandiera e alleati. Possibile che Vitious non avesse
fatto commenti? O forse era Piton ad essere paranoico.
Si schiarì la voce: “L’omaggio alla scuola era dovuto, ma temo cadrà
nel nulla.”
“Oh? Vuoi dire che Silente non verrà? Credevo fosse lui, l’ospite
speciale…”
Piton scosse la testa: “Non so di cosa si tratti, ma sono certo che il
Preside non intende presenziare. Non era neppure entusiasta all’idea
degli incontri a scuola.”
Quindi chi poteva arrivare, di prestigioso? Ah, ma certo. Il Ministro.
Quale migliore occasione per Caramell di posare davanti ai fotografi,
di un evento che celebrava le tradizioni e a cui sua nipote
partecipava? Perfetto per la prima pagina del Profeta.
Quasi fosse stato evocato dalle sue ciniche considerazioni, Cornelius
Caramell apparve sulla soglia del salone, circondato da un folto
entourage di maghi e streghe.
Mentre Vitious faceva i complimenti a tutti, Euriale avvertì una
presenza familiare. Si girò verso l’ingresso del salone, in tempo per
vedere suo padre che sgattaiolava verso un posto libero cercando di non
disturbare.
La ragazzina sbuffò. Aveva chiesto ai suoi di non venire! Però, in fin
dei conti, forse era stata poco carina nei loro confronti. Sollevò la
mano quando Marvin Heartilly la cercò con lo sguardo.
L’uomo si illuminò e le fece cenno di raggiungerlo, ma in quel momento
Samson, con voce amplificata, parlò al pubblico.
“Ed è arrivato il momento di accogliere un ospite davvero speciale:
salutiamo il Ministro della Magia in carica, Cornelius Caramell!”
Ci fu un bel po’ di confusione, mentre il fotografo e la reporter del
Profeta scattavano verso la piccola folla che era entrata con Caramell
e cominciavano a fare foto su foto, e gli spettatori si alzavano in
piedi per guardare meglio. Anche tra i duellanti si diffuse una certa
eccitazione: “Il Ministro!”
“Caramell è venuto a vederci! Merlino, dobbiamo assolutamente battere
gli Irlandesi!”
“Professore, era questa la sorpresa?”
Vitious sorrise: “Sì, ma solo una parte di essa: vedete il gruppo che
accompagna il Ministro? A parte i suoi assistenti e il fotografo
ufficiale del Ministero, tutti gli altri sono Auror.”
“Auror? Cosa ci fanno qui?”
“Be’, a essere precisi, si tratta di aspiranti Auror, che si stanno
addestrando. Tra le altre cose dovranno diventare esperti di
combattimenti, e ho pensato che potesse essere di ispirazione per voi,
gareggiare contro una squadra di Auror in addestramento,” disse l’uomo,
scatenando una serie di gridolini eccitati.
“Professore, mi scusi. È appena arrivato mio padre, le dispiace se vado
a salutarlo?” chiese Euriale, con poco entusiasmo.
“Certo, Heartilly, vai pure. Immagino che per qualche minuto saremo
tutti occupati con le foto di rito, e forse il Ministro rilascerà
qualche dichiarazione…vorrai salutare anche lui, no?”
“Oh, sicuro,” rispose Euriale, allontanandosi.
Tutti gli altri studenti si ammassarono gli uni sugli altri per
studiare i loro nuovi avversari.
“Mi piacerebbe diventare un Auror,” disse un ragazzo, “ma
l’addestramento è molto difficile e non è che prendano tutti…” Diede
un’occhiata dubbiosa ai due ragazzi Serpeverde, ma per fortuna Liam non
lo notò.
Will invece aveva lo sguardo curiosamente fisso su uno degli uomini al
seguito di Caramell.
“Chi è quello, amico?” gli chiese Liam, accorgendosene.
Vitious lo sentì.
“Quello è Edward Sanders, il gruppo di giovani Auror è sotto la sua
direzione. È il loro addestratore,” spiegò il professore.
Andromaca McIver inspirò così violentemente da singhiozzare, allarmando
Piton.
“Che succede?” le chiese, studiando a sua volta il gruppo di Auror:
novellini al primo anno di addestramento, probabilmente. E poi…
“Sanders,” disse piano, con una specie di ringhio.
Edward Sanders aveva combattuto durante la Guerra Magica e odiava i
maghi oscuri e i Mangiamorte, come tutti gli Auror che vi avessero
avuto a che fare. Non era neppure il peggiore, tra loro, ma di sicuro
non si poteva dire che avesse lo stesso senso dell’onore di Alastor
Moody.
“Devo parlare con William!” disse Andromaca McIver, alzandosi concitata.
Piton cercò il ragazzo con lo sguardo, sperando che non avesse visto
Sanders. No, l’aveva visto e riconosciuto, a giudicare dall’inusuale
immobilità con cui lo fissava, intenso e contratto.
Poteva capitare, se ti ritrovavi davanti l’uomo che aveva maledetto tuo
padre, condannandolo a morire lentamente. Piton si alzò a sua volta e
seguì la madre del ragazzo.
“McIver? Will?” chiamò Liam, preoccupato dal comportamento dell’amico.
Lo spinse un po’ lontano dai Corvonero. Vitious aveva raggiunto Samson
e i due stavano aspettando di poter ringraziare il Ministro per la sua
apparizione.
“Lo conosci?” chiese a Will in un bisbiglio.
Will annuì, tremando: “È colpa sua se mio padre è morto.”
Liam sbattè le palpebre, cercando tutto quello che ricordava del padre
di Will: Mangiamorte. Amato dal figlio. Morto per una maledizione. Si
corresse: ucciso dalla maledizione di un Auror.
Will cominciò a camminare a testa bassa verso la folla dall’altro capo
del salone. Liam lo seguì.
“William!”
Andromaca McIver chiamò il figlio. Will si girò a guardarla e lei lo
afferrò per una spalla.
“Dove stavi andando?” lo interrogò.
“Lo hai visto?!” le chiese lui aggressivamente. “Dove pensi che stessi
andando?”
“Non voglio che tu guardi quell’uomo, né che gli parli, tantomeno che
tu vada a cercare vendetta!” lo ammonì lei, scrollandolo.
Qualche Corvonero cominciò a girarsi nella loro direzione, ma Piton si
stava avvicinando e li disperse con un’occhiata assassina. Eseguì un
‘Muffliato’ per impedire a chicchessia di origliare la conversazione.
“Se proprio devi pensare a Sanders,” continuò Andromaca McIver, “pensa
a un uomo che faceva il suo lavoro e nient’altro!”
Will si ritrasse, oltraggiato: “Il suo lavoro? È un assassino!”
Piton fece una smorfia: le parole di Andromaca McIver erano quanto mai
fuori luogo, per descrivere l’uomo che non solo aveva condannato a
morte Thomas McIver, ma che aveva fatto propria la missione di
tormentarlo per aver evitato Azkaban, minacciandolo sovente davanti a
moglie e figlio piccolo, a volte spalleggiato da qualche collega.
A Piton l’aveva raccontato Andromaca stessa durante il primo anno ad
Hogwarts di William, in una delle lettere che si scambiavano sulle
condizioni emotive del ragazzo. Ma era un’orribile situazione di cui
altri erano al corrente e nella quale erano stati lasciati soli.
“Ti prego, William, fallo per me: ignora quell’uomo,” continuò
Andromaca McIver.
Evidentemente lottando contro sé stesso, McIver annuì e abbassò la
testa, vincolato dall’imperativo morale di non far soffrire sua madre.
Ma Warrington non sentiva lo stesso obbligo.
“Ehi, ci sono io. Se lo vuoi a terra, amico, consideralo a terra,”
disse fissando risoluto McIver.
McIver gli restituì lo sguardo.
“Liam!” lo riprese Andromaca McIver. “So di non avere il diritto di
chiederti nulla, ma…”
“Sciocchezze, Warrington. Non avresti nessuna possibilità neanche di
avvicinarti, a Sanders,” intervenne Piton. “Non è un avversario per te.
I suoi pupilli, invece…se non ho capito male, saliranno in pedana con
voi.”
Sorrise malignamente in risposta al ghigno di Warrington.
“Li faremo a pezzi, professore!”
“Cosa? Sei impazzito?” esclamò Andromaca McIver, afferrando Piton per
il braccio.
Liam ne approfittò per trascinare via Will.
“Lascia che se la vedano tra loro. Dobbiamo organizzarci, fammi parlare
con le ragazze.”
Euriale moriva dalla voglia di tornare dai suoi amici.
Isabel e Madeline non stavano facendo nulla di che: si legavano i
capelli a vicenda perché non fossero d’intralcio in duello (durante
l’esibizione li avevano sciolti per esigenze di scena), ma a Will e
Liam era sicuramente successo qualcosa.
Piton e la madre di Will li raggiunsero. Sembrava che si stesse
consumando un dramma.
“Andiamo a salutare tuo zio,” disse suo padre e Euriale gemette
interiormente.
Si fermarono alle spalle dei suoi assistenti mentre il Ministro
rispondeva ad alcune domande.
“Ovviamente, è una grande opportunità per tutti questi ragazzi ed è
imperativo del mio mandato supportare le iniziative volte a promuovere
la conoscenza delle nostre più prestigiose tradizioni tra i giovani. Il
coinvolgimento di Hogwarts è la summa perfetta di queste necessità. E
gli studenti avranno l’opportunità di valutare ben due future carriere:
quella di duellanti e quella di Auror!”
Qualcuno rise e tutti applaudirono.
“Grazie, grazie! Ora, se volete scusarmi un attimo, prima delle foto…”
Caramell si girò verso il cognato: “Marvin!”
“Cornelius.”
I due uomini si scambiarono una stretta di mano.
“E la piccola Elly! Partecipare a un torneo di duello! Farai grandi
cose, ragazza mia.”
“Avresti dovuto vedere la presentazione della squadra di Hogwarts,”
disse suo padre. “Impressionante.”
“Non ho dubbi, non ho dubbi! Ci avete lavorato molto?” chiese Caramell,
chinandosi un po’ verso Euriale.
Lei notò il fotografo del Profeta che si preparava a uno scatto rubato
di armonia famigliare e sorrise modesta, aspettando lo scatto prima di
rispondere: “Un po’. Siamo un gruppo affiatato.”
Suo zio le fece l’occhiolino ripetendo ‘grandi cose’.
“È il momento delle foto ufficiali, temo,” disse, raddrizzandosi.
“Ministro, piuttosto che con gli studenti, sarebbe meglio una foto con
gli organizzatori…” disse la sua assistente con voce mielata.
“Giusto, giusto…due campioni inglesi…e poi con gli Auror, ovviamente…”
Salutò agitando la bombetta: “Dovete venire a cena, venerdì!”
“Devo tornare dagli altri,” annunciò Euriale.
Suo padre sospirò: “D’accordo. Me ne devo andare?”
Euriale lo apprezzò per averlo chiesto: “No, resta, se ti va. Ma cerca
di non agitarti. È solo un gioco e ci sono due Medimaghi per le
emergenze. Stamattina si sono annoiati parecchio.”
“Nessun incidente? Bene!”
“Solo un tizio che si è dato fuoco alle scarpe,” ripose Euriale
scrollando le spalle.
“Oh.”
Euriale corse verso il fondo del salone e venne intercettata da Liam:
“Eccoti!”
“Che succede?”
“È un po’ lunga da spiegare, Will sta parlando con Maddie e io
avvertirò Isabel. Vedi quell’uomo?”
Euriale si girò: “Sì. È il responsabile dell’addestramento, quello che
dà gli ordini.”
Lo aveva sentito rispondere a qualche domanda della reporter.
“Esatto. Be’, Will ha un po’ di ruggine, con lui. Quindi, la sua
squadra di aspiranti Auror non ci piace, neanche un po’: li detestiamo
e li umilieremo in duello! Ci stai?”
Euriale vide Will e Maddie scambiarsi lo stesso sguardo intenso e poi
Piton e Andromaca McIver che discutevano animatamente dietro le
gradinate. La faccenda era seria.
“Certo che ci sto.” Si illuminò: “Può farci comodo un aiuto? Penny,
Penny!”
Penny Clarke li raggiunse: “Che c’è?”
“Senti, Penny, perché non vai a fare due chiacchiere con i nostri
avversari? Non sappiamo niente di loro: potresti chiedere chi è il più
bravo, chi si aspettano faccia meglio, chi è il preferito di quel
Sanders…”
“Chiunque di noi si troverà davanti il migliore di loro lo straccerà,
lo batterà come non è mai stato battuto prima!” si intromise Liam con
entusiasmo.
“E prendercela con il più bravo a cosa servirebbe?” chiese Penny. “C’è
qualcosa sotto?” aggiunse, sospettosa.
“È strategia, Penny!” fece Euriale, spazientita. “Se il loro campione
perde, gli altri saranno demoralizzati e sarà più facile sconfiggerli!
Vuoi vincere o no?”
Riluttante, Penny annuì.
“Dai, vai,” la esortò Liam con un sorriso di incoraggiamento.
“Geniale,” disse a Euriale.
“Non hai visto ancora niente. Cerca Isabel, io vado a parlare con gli
Irlandesi.”
Passò oltre i Corvonero e raggiunse gli studenti di Limerick, il cui
allenatore era con Vitious e Samson.
“Ciao!” salutò, sorridendo sicura.
Quelli la guardarono. Un paio di ragazze mormorarono un ‘ciao’ poco
convinto.
“Volevo farvi i complimenti per la vostra presentazione della squadra,”
continuò Euriale. “Incredibile quanto riusciate a essere precisi e
sincronizzati. Tutta la mia squadra è rimasta molto colpita.”
Gli Irlandesi, che forse si erano aspettati un atteggiamento meno
sportivo, si strinsero nelle spalle: “Be’, grazie. Anche voi siete
stati bravi…”
“Quella colonna di fuoco era una bomba!”
Euriale sorrise di piacere, questa volta: “Troppo gentili. Volevo solo
augurarvi buona fortuna per la Prova a Squadre. Spero che ci
divertiremo.” Cominciando a voltarsi, aggiunse: “Certo, sarebbe stato
più facile senza quegli Auror…”
“Perché? Che vuoi dire?”
“Be’, non vi pare che sia un po’ ingiusto, che si intromettano così? La
prova a squadre doveva essere il nostro momento, per conquistare gloria
alle nostre scuole!” Incrociò le braccia. “Gli Auror e il Ministero!
Non avete idea di quanto si intromettono nelle faccende della nostra
scuola.”
I ragazzi di Limerick si scambiarono un’occhiata: “Fidati, lo sappiamo
cosa vuol dire, quando dici che il Ministero si intromette.”
Euriale annuì: la piccola scuola di Limerick aveva di sicuro il suo bel
daffare per tenere a bada il Dipartimento Scolastico Magico di Londra,
che insisteva per ficcanasare e mandare ispettori.
“In ogni caso,” ricominciò, “noi non abbiamo intenzione di farci
mettere sotto: non avremo nessuna pietà!”
“Anche noi giochiamo per vincere,” sorrise una bella ragazza coi
capelli scuri.
“Allora che la vittoria vada ad una delle nostre scuole…”
“E bacchette spezzate ai dannati Auror!” concluse un ragazzo con foga.
Chiedendosi se fosse gergo di duellanti, Euriale scambiò un sorriso
d’intesa con la squadra irlandese, prima di tornare dai suoi compagni.
“Non posso credere che tu gli abbia suggerito di prendersela con gli
allievi di Sanders!” esclamò Andromaca McIver, cercando di controllare
il tono di voce. “Suggerirgli di vendicarsi, e di farlo su qualcuno che
il suo nemico ama!” sbottò.
“Io non posso creder che tu gli abbia detto di considerare il
responsabile della morte di suo padre uno che ‘faceva il suo lavoro!”
le rispose Piton, con voce altrettanto contratta. “Se Sanders avesse
fatto solo il suo lavoro, William non saprebbe nemmeno che faccia ha!”
“Sarai il suo professore, ma non sta a te insegnargli come comportarsi
in questa situazione…”
“Buona fortuna, se speri di insegnargli a scordarsi dell’uomo che ha
terrorizzato sua madre…”
“Non sono terrorizzata!”
“…e lui sin da quando era un moccioso!”
“Farò di tutto per insegnarglielo! Per insegnargli a dimenticare, e a
perdonare, perché non diventi un uomo rancoroso e amaro come…” La donna
si bloccò e strinse le labbra.
“Come me?” le chiese Piton. Si raddrizzò e si scostò da lei.
“Non intendevo dirlo,” fece Andromaca McIver senza guardarlo.
“Ah, ma è la verità. E capisco perfettamente che tu non voglia che
William cresca infelice, ma non puoi pretendere che dimentichi la
rabbia per la morte del padre senza sfogarla in qualche modo. Non
diventerà un mostro per questo,” concluse, cercando di restare calmo.
Andromaca lo guardò.
“Non capisci,” constatò.
“No. Probabilmente no.”
Il presentatore ricominciò a parlare, avvertendo tutti i duellanti di
prepararsi.
“Credo che dovremmo tornare a sederci,” disse Andromaca McIver.
Piton annuì senza aggiungere nulla.
“Ragazzi, va tutto bene? Siete pronti?” domandò Vitious, allarmato
dall’identico sguardo deciso di AshenHurst e McIver.
Inusuale. Quasi quanto vedere gli altri tre Serpeverde immersi in
animate conversazioni con Clarke, Turner e Hickman. Anche i ragazzi di
Limerick sembravano meno spensierati e più attenti. Forse tutti
cominciavano ad avvertire la stanchezza. Erano un po’ indietro sulla
tabella di marcia, ma finalmente i giudici chiamarono i primi nomi.
Liam si era divertito, durante la seconda prova. All’inizio ovviamente
si era sentito nervoso, ma si era sciolto in fretta. Adesso che la
posta era così alta, non avvertiva il minimo nervosismo, neppure una
punta di disagio. Non riusciva a smettere di sorridere e la sua
eccitazione salì alle stelle quando in pedana salì uno degli Auror.
Non sembrava che Sanders avesse un cocco, e pareva che la prima del
corso fosse una delle due ragazze, ma il ragazzotto che aveva davanti
era perfetto lo stesso per dare una lezione a tutti.
Al segnale del giudice i duellanti si inchinarono, poi si misero in
posa da combattimento.
Liam aveva un’idea: impugnava la bacchetta con la destra, ma a
quidditch tirava di sinistro. Si trattava solo di cambiare mano a
seconda del piede che il suo avversario avrebbe portato avanti,
rifletté…Schizzò verso di lui, scagliando in alto e a destra il fulmine
che Euriale usava durante l’esibizione. L’Auror lo deviò senza
indietreggiare, ma spostandosi leggermente a destra: quando fece per
poggiare il piede sinistro a terra, Liam passò la bacchetta nell’altra
mano, gridando ‘Flipendo!’ e puntando alla gamba sinistra
dell’avversario. L’Auror barcollò. Liam rotolò verso di lui fermandosi
quasi tra i suoi piedi e quando il ragazzo perse l’equilibrio franando
sulla sua schiena si sollevò di scatto, facendolo letteralmente volare
fuori dalla pedana.
Si raddrizzò soddisfatto, mentre i suoi compagni di squadra esultavano.
Forse non era un punteggio pieno, perché non aveva disarmato
l’avversario, ma aveva promesso di buttare a terra qualcuno. Quando
l’Auror si tirò su e lo fissò, esterrefatto e furioso, Liam gli sorrise
ancora.
“Ho seguito il tuo consiglio,” disse a Euriale una volta sceso.
Lei rise. Uno era andato. Ne restavano sette.
Il torneo entrò presto nel vivo: un Corvonero affrontò un irlandese che
lo disarmò dopo un duello equilibrato; un altro irlandese soccombette a
Madeline (e si complimentò anche con lei per la colonna di fuoco della
loro esibizione); un Auror cercò di impastoiare Clockwork di Corvonero,
ma lei deviò la fattura con facilità e lo tempestò di ‘Flipendo’,
costringendolo a evocare uno scudo che lei frantumò: anche se alla fine
venne disarmata il suo punteggio era stratosferico.
“Quanto sono accaniti, i nostri giovani studenti!” commentò Samson. “I
nostri ottimi Auror non devono farsi ingannare dalla loro giovane età,
questi sono combattenti di prima classe!”
L’atteggiamento di ostilità verso gli uomini del Ministero divenne
evidente ben presto, quando una delle ragazze di Limerick scagliò il
suo avversario quasi addosso ai giudici e Isabel, con assoluto spregio,
ripropose le medesime mosse con cui aveva vinto il suo primo duello
quella mattina.
“Se vi foste dati la pena di guardare tutto il torneo…” commentò,
scrollando la coda.
“De Atienza, ma che fai? Che state combinando tutti quanti?” li
interrogò Vitious, imbarazzato.
“Vogliamo vincere,” rispose Madeline.
Euriale studiò il pubblico: cominciavano a sentirsi mormorii e il
Ministro e Sanders parevano pietrificati. Gli aspiranti Auror
confabulavano tra loro, cercando un modo per interrompere quella serie
di sconfitte.
Will, accanto a Euriale, schiumava di rabbia, ansioso di poter salire
in pedana. Euriale poté sentire la sua frustrazione quando capì che
avrebbe duellato con Davies, che rimediò una sonora batosta.
Durham sconfisse un irlandese, Euriale duellò per quasi due minuti con
uno dei ragazzi di Limerick, che una volta disarmato le chiese di
uscire. Mentre scendeva dalla pedana arrossendo, dato che le ragazze la
prendevano in giro, i ragazzi di Hogwarts mandarono amichevolmente a
stendere l’irlandese.
“Vedremo un duello fuori programma per conquistare una fanciulla? No?
Peccato, signori!” commentò Samson rivolto agli spettatori. Poi con la
voce a un volume normale sussurrò a Vitious: “Filius, che sta
succedendo? Perché i ragazzi si comportano come ragazzini tra
loro e da psicopatici quando vedono gli allievi di Sanders?”
“Non ne ho idea!” gemette il piccolo professore.
Neanche il pubblico era molto solidale con i giovani Auror: quelli che
non erano venuti per sostenere i loro figli erano appassionati di
duelli e per loro era evidente che la preparazione degli Auror era
quanto mai superficiale. Loro erano addestrati a combattere in spazi
angusti o sulla distanza, ma la pedana aveva le sue regole e
particolarità, ed era evidente che quei ragazzi non le conoscevano.
“Non ci si improvvisa duellanti.”
“Aveva ragione la ragazzina bionda, almeno avessero osservato i
precedenti duelli…”
La reporter del Profeta prendeva appunti all’impazzata.
Quando finalmente Will venne chiamato per l’avversario che desiderava,
saltò letteralmente sulla pedana, come una tigre sulla sua preda.
Le orecchie, che quella mattina gli ronzavano leggermente, ora gli
rombavano come sotto a una cascata, tanto il sangue gli pompava forte
nelle vene.
Cercò di calmarsi, respirando profondamente mentre si inchinava. Si
sarebbe difeso e non avrebbe corso rischi, perché non poteva perdere…Ma
notò un minuscolo movimento nel suo avversario e il suo corpo puntò e
gridò ‘Expelliarmus!’ prima ancora che lui ne fosse conscio.
La bacchetta dell’Auror gli volò dritta in mano. La fissò, considerando
l’idea di spezzarla in due, poi la gettò al suo proprietario.
Scese e si buttò a sedere a terra in mezzo agli altri. Liam gli diede
una pacca, le ragazze lo abbracciarono.
“Con una mossa del genere avresti potuto vincere anche la prova di
velocità!” gli disse Isabel, ed era più o meno quello che Samson stava
dicendo al pubblico.
“Ma così hai fatto pochi punti, Mc…” Turner venne zittito da una
micidiale stretta alla spalla.
“Ha vinto, no?” gli disse Liam, minaccioso.
Euriale affrontò una delle ragazze Auror. La sondò con il proprio
potere e la trovò calma e controllata, anche se ormai il pubblico
tifava per i suoi avversari.
Euriale le sorrise appena: chissà se sarebbe rimasta calma a lungo.
Le fece percepire il ricordo di un attimo di panico, quello che si
prova quando allunghi la mano verso un sasso e quello spalanca una
bocca piena di denti acuminati.
La ragazza sussultò e si guardò brevemente attorno, come se fosse
incerta su dove si trovasse.
‘Ah, ora va meglio’, si disse Euriale.
Le fece cenno di farsi sotto e con un attimo di esitazione, l’Auror
attaccò. Euriale parò l’incantesimo quasi con noia. Parò quello dopo,
deviò il terzo e le rispedì il quarto, facendo ogni volta un passo
avanti. Le sembrava quasi di sentire i suoi pensieri confusi, mentre la
ragazza la fissava ad occhi sgranati: ‘Mi legge la mente?’
Euriale rise e chiuse gli occhi, espandendo la sua empatia al massimo.
Percepì l’esitazione della sua avversaria e la punse d’impazienza.
‘Avanti…’
Sentì la sua risoluzione formarsi e sussurrò ‘Protego’.
I giudici ansimarono. Euriale aprì gli occhi e gridò ‘Expelliarmus’,
mentre l’Auror ancora la fissava a bocca aperta.
Mentre i suoi compagni gongolavano e applaudivano, lei scrutò il
pubblico.
Piton e Andromaca McIver battevano le mani senza foga e nessuno dei due
sembrava molto felice. Piton le fece un sorriso asciutto e un piccolo
cenno del capo. Euriale non vedeva l’ora che qualcuno le spiegasse
meglio quella faccenda.
Gli incontri terminarono.
Will diede un’occhiata poco interessata ai giudici che stavano per
terminare i conteggi dei punti e proclamare i vincitori, poi per la
milionesima volta nelle ultime ore fissò Edward Sanders.
L’uomo non era molto soddisfatto. Will si disse che più che
indispettito avrebbe voluto vederlo morto. Lo guardò alzare gli occhi
al cielo e poi muoversi verso l’ingresso del salone. Forse voleva
scendere a fumare.
Samson parlava, Vitious cercava di zittire i suoi compagni di scuola.
Sua madre guardava genericamente nel mucchio di divise nere di Hogwarts.
Will si sfilò il mantello e attraversò il salone a testa bassa, in
maniche di camicia.
Edward Sanders ordinò un bicchiere di brandy al bar del ristorante e si
spostò in una saletta privata.
Il torneo era stata una completa sconfitta. Dannazione all’invito del
professor Vitious e al Ministro che lo aveva costretto ad accettare. E
dannazione a lui per essersi fatto sfuggire il nome McIver tra i
partecipanti.
Ovviamente il giovane McIver era un Serpeverde, e ovviamente il
Direttore di Serpeverde era presente, e seduto accanto alla madre del
ragazzo! Era una fortuna che tutto non fosse finito nel sangue…
Si sentì spintonare violentemente e lasciò cadere il bicchiere per la
bacchetta, mentre ruotava su sé stesso.
“Fermo!”
Sanders aveva già la mano nel mantello, stretta sull’impugnatura della
bacchetta, ma William McIver gli puntava la sua alla gola e lui aveva
appena visto che il marmocchio poteva essere veloce.
“Sei cresciuto…” gli disse.
Il ragazzino digrignò i denti: “Già. Non ti stupirebbe se avessi
continuato a venirci a trovare!”
“Qualunque dissapore avessimo, era tra me e tuo padre. Non tra noi due.”
“Lo chiami dissapore? Mio padre non è stato condannato ad Azkaban, ma
tu lo hai condannato a morte!” gridò il ragazzo, afferrandogli il
mantello con la mano libera. “Non sei neanche venuto al funerale…Avevi
paura di incontrare i suoi amici? Avresti potuto portare anche i tuoi!”
disse con tono sarcastico.
“Non volevo far soffrire tua madre…”
Il ragazzo lo scrollò con forza.
“Non volevi…? Credi che mia madre non abbia sofferto, mentre lo
guardava morire lentamente?!” strillò.
“Tuo padre ha combattuto una guerra, sarebbe potuto morire in ogni
momento, per via delle sue scelte. Invece avete avuto anni interi da
passare con lui!”
“Anni che tu hai fatto il possibile per avvelenare,” disse una voce
strascicata.
Severus Piton si stagliava sulla soglia. Il ragazzo lo cercò con la
coda dell’occhio ma non si mosse. Sanders si chiese se non fosse caduto
dalla padella nella brace. La giornata poteva ancora finire nel sangue:
il suo.
“William,” chiamò Piton, “tua madre ti sta cercando.”
Tremando, lentamente, Will aprì le dita che stringeva sul bavero di
Sanders.
Rinfoderò la bacchetta e si girò, ansimando pesantemente. Gli faceva
male il petto. Si diresse verso la porta, a testa bassa. Piton si fece
da parte per lasciarlo passare, e lui seppe di cosa aveva bisogno.
Piton non aveva distolto lo sguardo da Sanders per un istante. Sapeva
che l’Auror lo considerava solo un Mangiamorte sfuggito alla prigione,
e che probabilmente si stava domandando se Piton l’avrebbe ucciso, o
maledetto. Intendeva lasciarlo nel dubbio per un po’.
Fece per parlare, ma McIver passandogli accanto gli afferrò la manica
all’altezza del polso e tirò.
Piton guardò il ragazzo, poi Sanders, poi di nuovo il ragazzo, che fece
un altro passo fuori dalla porta cercando di tirarselo dietro.
Con un’ultima occhiata velenosa all’Auror, Piton si decise a seguire
McIver, che lo trascinò fino a una nicchia vicino alle scale per il
salone.
Qui il ragazzo si fermò, gli lasciò la manica e gli appoggiò la fronte
sullo stomaco, abbracciandolo e singhiozzando di rabbia.
Allarmato, Piton gli mise le mani sulle spalle come per spingerlo via,
poi sospirò e si risolse ad aspettare che finisse.
Sentì dei passetti affrettati scendere le scale.
“Severus! Meno male! La squadra di McIver ha vinto il Torneo, ma lui
non si trova e sua madre…”
Vitious si interruppe, davanti a McIver che piangeva e allo sguardo
vuoto del collega.
Edward Sanders passò davanti a tutti. Si sarebbe preso un altro
bicchiere. Che mondo era poi quello, in cui lui era un mostro, e un
ragazzino correva a farsi consolare da Severus Piton.
“Sono solo andato in bagno, mamma, vuoi calmarti?” disse Will,
allargando le braccia.
“Gliel’ho detto, signora McIver, mi ha chiesto di tenergli il
mantello,” confermò Liam.
Isabel e Madeline si guardarono, riconoscendo una bugia improvvisata ma
ben coordinata, del genere che a Olivier e Tyrell veniva meglio.
Andromaca McIver si arrese: “D’accordo. Vado a sedermi per la
premiazione.”
Piton non la raggiunse, rimanendo a tenere d’occhio gli studenti,
mentre Vitious e Samson erano occupati con la cerimonia di premiazione,
di cui tecnicamente si sarebbe dovuto occupare il Ministro, che ora
appariva stranamente riluttante.
Gli studenti, i suoi in particolare, invece erano un concentrato di
risatine e ghigni soddisfatti.
Anche Will stava assorbendo a poco a poco l’idea che avevano vinto il
torneo. Erano campioni di duello!
La squadra vincitrice posò assieme al professor Vitious e ad Andreas
Samson, poi venne immortalata la consegna da parte di un Caramell un
po’ tirato del trofeo a forma di gabbiano nelle mani di Isabel,
sorridente e impeccabile.
Seguirono varie pose di gruppo e stranamente la reporter esortò il
fotografo a fare diversi scatti discreti ai giovani Auror.
La cerimonia fu piuttosto sbrigativa, ma molti accolsero con sollievo i
saluti finali del presentatore.
Andromaca McIver recuperò il figlio e Warrington appena le fu possibile
e si congedò in fretta con un cenno a Vitious e Piton.
“Buonasera, professore.”
Piton si girò, vedendo Olivier Gascoyne-De Atienza, venuto a prendere
la sorella.
“Così i ragazzi hanno vinto, eh? È stato interessante? Ci siamo persi
qualcosa di succoso?” chiese il giovane, includendo anche Tyrell
Plimmswood, alla ricerca della cuginetta.
Piton ripensò a Warrington che scaraventava il suo avversario giù dalla
pedana, all’arroganza di Isabel De Atienza e all’innecessario sfoggio
di potere di Heartilly.
“Uno spettacolo che tu avresti apprezzato a dovere,” rispose con un
sorriso cattivo.
“Scusa, Elly, volevo salutare il professor Vitious…” le disse suo padre.
Il salone si era quasi svuotato: i suoi amici se n’erano andati, come
molti Corvonero; gli Irlandesi avevano preso una passaporta; Caramell e
il suo entourage erano spariti appena terminata la cerimonia di
premiazione.
Chissà se Piton si fermava a cena con gli organizzatori, si chiese:
Vitious continuava a guardarlo, come a controllare che non filasse via.
“Vuoi salutare il professor Piton?” le chiese suo padre, con appena un
pizzico di esitazione.
Lei scosse la testa: “Sono stanca.”
Ed era vero: faceva fatica a concentrarsi e a chiudere la mente; non
era nelle condizioni di affrontare il professore di Pozioni.
“Andiamo, allora,” approvò subito Marvin Heartilly “Un gelato per
riprendere le forze?”
Euriale annuì distrattamente, facendo ‘ciao’ con la mano a Piton.
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