Ojos de Cielo

di Martocchia
(/viewuser.php?uid=911513)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


PROLOGO

Faccio un respiro profondo, inalando il puro ossigeno di montagna. Chiudo gli occhi per meglio percepire la lenta e lieve carezza dell’aria fresca sulla mia pelle e il dolce silenzio che mi circonda. Riapro piano gli occhi e li riempio della bellezza delle montagne e del cielo azzurro, limpido, che va scurendosi con l’avvicinarsi del tramonto. Sono due settimane che mi trovo a Folgarida e quella del paesaggio non è l’unica bellezza mozzafiato che ho incontrato… è cambiato tutto: la mia prospettiva sulle cose e sulla vita, le mie priorità, la mia espressione, le mie lacrime… non sono più pesanti, dolorose, anzi, mi danno sollievo, sono leggere, mi fanno sorridere e sembra che non cadano mai sul suolo, perché vengono raccolte e custodite gelosamente da Qualcun altro. Io sono cambiata, sono stata devastata, distrutta, e potrebbe sembrare negativo, ma quanto ne avevo bisogno! È in questa devastazione che ho trovato un amore infinito, gratuito, folle, di cui non posso più fare a meno. La strada è ancora lunga, ma la ricostruzione può iniziare. Una nuova e vera Clara è impaziente di mostrarsi al mondo! Richiudo gli occhi e sorrido, sento un calore nuovo dentro di me che si fa strada e mi riempie di serenità. Mi viene in mente una canzone portoghese, Ojos de Cielo, un brano mariano così dolce e bello… Occhi di Cielo, che significato stupendo! Quanto vorrei incontrare qualcuno con occhi del genere!

Ho voglia di cantare…

-Clara va tutto bene? - . Una voce mi risveglia dai miei pensieri, mi volto: al mio fianco, con una mano lievemente appoggiata sulla mia spalla, c’è Cinzia, una delle mie migliori amiche, o “sorellone”, come le definisco io, essendo più grandi di me di due anni. In questo caso Cinzia è anche una delle mie educatrici in questa vacanza per gli adolescenti del Decanato.
-Sì, certo Cinzia. Perché? -. Ha uno sguardo in cui si mischiano tenerezza e preoccupazione per me e non ne capisco il motivo.
-E’ da un po’ che sei qui da sola e poi… stai piangendo. -. Mi tocco una guancia e mi rendo conto che ha ragione, sentendola bagnata.
Le sorrido rassicurante: -Stavo salutando queste montagne visto che è l’ultima sera qui e, per le lacrime, tranquilla, è abbastanza normale che pianga in questi giorni. - dico ridendo –Sto bene, come non lo ero da un bel po’ di tempo. -.
Ricambia il mio sorriso con uno sguardo furbetto, come se sapesse qualcosa che non so, e mi abbraccia forte. Poi sta qualche istante, zitta, con me ad osservare estasiata quella meraviglia.
-Mi mancherà tutto questo, a te no? - mi domanda, rompendo il silenzio.
-Sì, anche a me e molto. Sembra di essere in un altro mondo durante queste vacanze, lontani dalla realtà… Vorrei restare qui ancora, ma è anche giusto tornare a casa, altrimenti tutto perderebbe di significato. -.
Cinzia ridacchia guardandomi di sottecchi: -Incominci a parlare come il don. Brutto segno! -.
-Mi ha influenzata troppo in questi giorni. Attenta che è contagioso! -.
-Canterai per noi stasera? -.
-Secondo te? Anche se dicessi di no un certo seminarista mi obbligherebbe comunque! -.
 Ridiamo, poi diamo un ultimo sguardo al panorama e ci dirigiamo verso il salone dell’albergo per l’ultima serata tutti insieme.
-Dai, andiamo a piangere da un’altra parte Clara! -.
-Per l’amor del Cielo, no! -.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3688869