ReggaeFamily
Sono
come Leo di «Bianca come il latte, rossa come il sangue»,
e ho trovato un'anima più luminosa di Beatrice
Scendo
dall'auto, afferrando la tracolla del mio bagaglio. Oggi ho una bella
sorpresa per Soul, sono sicuro che le farà piacere!
In
questo periodo gli impegni sono tanti: le prove con la band mi stanno
assorbendo completamente e dalla prossima settimana entreremo in
studio per registrare un nuovo disco. Corro da una parte all'altra,
la mia Punto rossa sta chiedendo pietà e le persone che mi
circondano sono preoccupate per la mia salute.
Ma,
nonostante tutto, in mezzo a quel caos riesco sempre a trovare il
tempo per Soul, la mia piccola amica, la più grande guerriera.
Non riesco certo a farle visita tutti i giorni, ma almeno una volta a
settimana devo passare; per me non è un dovere, lo faccio
semplicemente perché mi va, perché fa bene sia a me che
a lei.
Io
la ammiro tantissimo: è una ragazza incredibilmente forte che,
nonostante il male che la affligge, non ha mai smesso di lottare e di
sorridere. Mi ha parlato tante volte dei suoi futuri progetti ed è
determinata a realizzarli a tutti i costi.
Lei
vuole stare qui, vuole vivere. E io non riesco neanche a immaginare
che un corpo in cui sia contenuta una tale energia possa morire,
uccidere le sue speranze. La vita scorre nelle sue vene, a
prescindere dal colore del suo sangue.
Ho
conosciuto Soul e Kim, due fantastiche sorelle, qualche anno fa; il
nostro incontro è avvenuto quasi per caso, tramite la musica
del mio gruppo, ma già dalla prima chiacchierata ci eravamo
resi conto della bellissima sintonia tra noi tre. Abbiamo quindi
fatto in modo di non perderci di vista e nel tempo il nostro rapporto
è mutato, si è ampliato, finché non siamo
diventati amici.
Non
è stato semplice: le occasioni per vederci erano ben poche per
via dei miei impegni, ma quando ci ritrovavamo insieme era come se
non fosse passata neanche un'ora dall'ultima volta.
Mentre
ci conoscevamo, abbiamo scoperto di avere la stessa passione per la
musica: io sono un cantante a tempo pieno, mentre il sogno di Soul è
quello di suonare la batteria – sogno che in parte ha
realizzato, anche se non ha avuto la possibilità di
esercitarsi come desiderava.
Poi,
qualche mese fa, è arrivata la notizia.
Leucemia.
Una parola che lascia una brutta sensazione a primo impatto, appena
la si legge o pronuncia.
Questo
era il demone che era cresciuto dentro Soul, una giovane che non ha
ancora concluso le scuole superiori.
Quando
mi è stato detto sono rimasto sconvolto e, con un nodo in
gola, ho cercato delle informazioni su internet per capire meglio di
cosa si trattasse. Certo, non ero totalmente ignorante in materia, ma
volevo comunque saperne di più. Ho letto delle cose che non
avrei voluto leggere.
Qualche
giorno dopo mi ero precipitato da lei per supportarla e dare coraggio
a Kim e a tutta la loro famiglia. Sua madre, dopo avermi preso da
parte, mi aveva spiegato senza troppi giri di parole che la
situazione non era delle migliori, ma che non bisognava perdere le
speranze perché tutto si sarebbe potuto ancora risolvere. E io
mi ero subito aggrappato a quelle parole.
Kim
mi aveva poi supplicato, con la disperazione nello sguardo, di stare
vicino a lei e a sua sorella; entrambe nutrivano un grande affetto
nei miei confronti, e Soul in quel momento aveva bisogno della mia
presenza.
E
poi avevo incrociato lo sguardo di Soul, in cui non era cambiato
quasi niente. È sempre stata fermamente convinta di essere più
forte della malattia, quindi non si era rattristata più di
tanto e continuava a ridere e scherzare come se nulla fosse.
Solo
nei mesi a venire si era resa conto dell'entità del problema,
quando non era più riuscita a trovare la forza per fare ciò
che le piaceva.
E
io ci sono sempre stato, ho sempre ascoltato i suoi sfoghi, l'ho
distratta e mi sono mostrato sempre positivo. Lei, così come
nessun altro, non è a conoscenza delle lacrime che a volte
scivolano giù senza controllo quando penso a tutto ciò.
Non sono solito piangere, ma dentro me provo emozioni di un'intensità
devastante, talmente tanto che a volte non basta nemmeno la musica
per portarle fuori.
Soul
non se ne andrà, ne sono certo. Ma intanto non merita di
soffrire in questo modo.
Conosco
ormai bene questo reparto, nello specifico questo corridoio, potrei
raggiungerlo anche a occhi chiusi. La stanza di Soul è la
numero 7 – numero che, mi ha raccontato una volta, non
sopporta. Davanti alla soglia c'è un gran viavai di parenti e
amici che si accalcano per poterla salutare; io individuo subito sua
madre, una donna alta e robusta, che conversa con una giovane
infermiera.
Aspetto
che le due finiscano il loro discorso per avvicinarmi e salutare. La
donna mi sorride con riconoscenza: è un sorriso dolce, ma allo
stesso tempo stanco e intriso di dolore.
Ammiro
tantissimo la madre delle sorelle, dal primo momento che l'ho
conosciuta mi ha dato la sensazione di essere una donna forte; solo
una volta le ho visto le lacrime agli occhi, per sua figlia, e questo
ai miei occhi l'ha resa ancora migliore, umana, degna di stima.
Mi
dice che Soul sta abbastanza bene, le condizioni sono stabili e la
cura sta facendo effetto. Tiro un sospiro di sollievo e mi lascio
sfuggire un sorriso; è come se il mio cuore fosse più
leggero ora.
Poco
dopo facciamo il nostro ingresso nella stanza e io corro a salutare
le ragazze.
Noto
che la più piccola si guarda attorno e sorride dolcemente,
commossa di vedere tanta gente riunita lì per lei. Il suo
sorriso è luminoso e bellissimo anche se il suo viso è
pallido e smunto e il suo aspetto è sfatto. Mi uccide vederla
in quelle condizioni.
Faccio
un breve giro di saluti tra amici, zii, cugini e nonni, che ormai si
sono abituati alla mia presenza e mi accettano come fossi uno di
famiglia; poi mi posiziono sulla sedia a destra del letto, il mio
solito posto, dove Soul sa di potermi trovare sempre.
“Grazie
per esserci anche oggi” mormora Kim, che è seduta sul
materasso a pochi centimetri da me, stringendomi la mano con forza.
Forse
non riuscirò mai a capire cosa sta provando, nessuno
comprenderà mai l'amore che queste due sorelle provano l'una
nei confronti dell'altra.
“Non
mi devi ringraziare, lo sai! Per voi questo e altro!” ribatto
senza esitazione, ricambiando la stretta e poggiandole la mano libera
sulla spalla.
Intanto
nessuno si è accorto della mia sorpresa, quando sono entrato
nella stanza l'ho subito nascosta in un angolo. Meglio così: è
una cosa esclusivamente per Kim e Soul.
Sono
talmente preso dai miei pensieri che impiego qualche secondo a capire
cosa sta accadendo nella stanza: la ragazzina al nostro fianco è
scoppiata a piangere e tutti si sono subito preoccupati.
Io
le appoggio una mano su una spalla con fare protettivo mentre sua
sorella maggiore le prende una mano.
“È
che io non voglio abbandonarvi, non me ne voglio andare e lasciare
tutto! Io amo la vita, voglio rendere felici le persone che mi amano
e portare a tutti voi gioia e sorrisi! Come faccio se questa schifosa
malattia mi sta uccidendo? Come faccio? Nessuno deve soffrire per
causa mia, invece sta succedendo esattamente il contrario: si spezza
il cuore a tutti quelli che mi vedono in queste condizioni!”
Queste
sono le sue parole pronunciate tra i singhiozzi.
E
per me trattenere le lacrime è quasi un'impresa impossibile:
non posso accettare che lei si senta in colpa per la nostra
sofferenza, non ha certo scelto lei di ammalarsi!
Devo
cercare di dominare la rabbia che mi sta crescendo dentro. Ce l'ho
con la vita e con le sue regole insensate.
Quasi
non riesco più a stare a contatto con Soul: tutti si sono
stretti attorno al letto, desiderosi di consolarla. Così
circumnavigo velocemente la brandina e mi posiziono sul lato
sinistro, in cui posso stare un po' più tranquillo e stringere
la mano della ragazza.
In
mezzo a tutte quelle voci e quei volti preoccupati, lei solleva lo
sguardo nella mia direzione in cerca di sicurezza. Mi sento morire;
non credo di essere bravo in queste cose, vorrei tanto trasmetterle
tutta la forza di cui ha bisogno!
Sento
la necessità di dire qualcosa, quello che da sempre penso.
“Ricordati
che, qualunque sia l'epilogo di questa storia, tu nel mondo hai
compiuto la tua missione e hai raggiunto il tuo obiettivo. Hai
lasciato un segno indelebile nel cuore di chi ti ha conosciuto, sei
stata forza e positività pura. Ti ricorderemo sempre come un
angelo luminoso.” E la stringo in un abbraccio, profondamente
commosso.
Penso
davvero ogni singola parola. Soul non è una ragazza qualunque,
è un angelo. Raramente ho conosciuto persone forti e
coraggiose come lei; ha insegnato a tutti noi a sorridere e il suo
ricordo non andrà mai perso, in ogni caso.
E
io spero che continui a illuminare il mondo.
Kim
intanto le fa notare che non tutto è perduto, che ci sono dei
miglioramenti e noi tutti confidiamo in essi.
Già,
ogni tanto bisogna farlo presente alla piccola Soul. Non è la
prima volta che la vedo perdersi d'animo.
Dopo
qualche minuto sembra star meglio; ma come potrebbe essere
altrimenti, in mezzo al calore e alle coccole di tutte quelle
persone?
“Ho
una sorpresa per voi, ragazze!” annuncio con entusiasmo.
Lo
so, ormai è tardi, l'orario delle visite si è concluso
e se ne stanno andando tutti, ma non mi importa: oggi mi intratterrò
un po' più del solito, finché gli infermieri non mi
butteranno fuori.
Nella
stanza ci siamo solo io, Soul e Kim; tutti gli altri sono fuori che
si accingono a lasciare l'ospedale o a intrattenersi ancora un po'
insieme, con medici e infermieri.
“Sorpresa?”
domanda subito la più piccola, curiosa.
Mi
stupisce la sua vitalità e il suo entusiasmo anche dopo l'ora
trascorsa tra mille discorsi, risate e lacrime.
Porto
fuori la mia chitarra acustica e la mostro alle ragazze con fierezza.
“Vuoi
suonare?!” esclama Kim con gli occhi che brillano.
“Esatto!
Perché se Soul non può andare al concerto, il concerto
viene da Soul!” confermo con un sorriso, prendendo posto sul
bordo del materasso e imbracciando lo strumento.
“Uh,
io ti adoro!” esclama lei felice, allungando una mano per
poggiarla sul mio braccio.
Soul
era abituata ad assistere a un sacco di concerti, tra cui quelli
della mia band; da quando è costretta a letto questo le manca,
i concerti sono sempre stati una sua grande passione.
Quindi
mi sembra giusto che continui a coltivarla.
“Che
canzone vi canto?” domando, controllando che la chitarra sia
correttamente accordata.
“Quello
che vuoi tu! Anzi, la mia canzone preferita, quella che dal vivo non
fai mai!”
Capisco
subito di cosa sta parlando: è un brano che ho registrato da
solo, con il solo supporto della chitarra. È vero, durante i
concerti non la suono mai, ma le sorelle mi hanno ripetuto più
volte che sentirla dal vivo è un loro sogno.
“E
va bene, ma non vi assicuro niente, potrei avere vuoti di memoria per
il testo...”
“Non
ti preoccupare, te lo suggeriamo noi!” scherza Kim con un
occhiolino.
Prendo
fiato e ripasso mentalmente le parole che devo cantare e gli accordi
che devo suonare. È da un po' che non la provo, ma voglio
ugualmente dare il meglio per il mio pubblico speciale.
Così
mi lascio trasportare dalle note di quel brano che ho scritto anni
fa, senza però farmi sfuggire le reazioni di Kim e Soul:
entrambe sorridono e il loro sguardo trasmette allegria.
La
più piccola è così luminosa! È come se la
musica la stesse alleggerendo dal suo peso, stesse alleviando la sua
stanchezza e curando tutte le sue ferite. Forse basta questo per
combattere la leucemia, per salvare la sua anima.
Nel
ritornello altre due voci si uniscono alla mia; due voci tremanti e a
volte insicure, ma di una dolcezza unica. E così ha inizio un
concerto tutto nostro, fatto di parole mancate, note sbagliate ed
emozioni incredibilmente giuste.
L'occhio
mi cade su un oggetto abbandonato a terra: è un libro, e io so
benissimo che storia narra e cosa rappresenta per Soul.
Si
tratta di Bianca come il latte, rossa come il sangue: è
la storia di Leo, un ragazzo come tanti, che si innamora di Beatrice,
una dolce giovane amata da tutti. Lei però si ammala dello
stesso male di Soul, e solo allora i due riusciranno a stringere
amicizia; Leo le terrà compagnia per tutto il periodo della
malattia, finché la leucemia non prende il sopravvento.
Soul
deve averlo scaraventato a terra in preda al nervosismo. Come qualche
volta mi ha confidato nei momenti di sconforto, si sente presa in
giro da quel libro: non sopporta che Beatrice fosse considerata da
tutti una stella, che avesse affrontato con coraggio quel brutto
periodo e che abbia avuto Leo al suo fianco che l'amava e le teneva
compagnia ogni giorno. Invidia Beatrice perché era così
bella, sostiene che lei riesce solo a fare schifo.
Magari
non sono un suo coetaneo come lo era Leo per Beatrice, forse sono
solo un amico, forse ho una vita incasinata e non riesco a esserci
sempre, ma io per lei voglio essere quella figura di riferimento su
cui può sempre contare. La amo, anche se non in quel senso,
e glielo voglio dimostrare.
Sollevo
lo sguardo su di lei e la osservo mentre canticchia, tenendo il tempo
con la mano sul comodino accanto al letto, come ogni bravo batterista
che si rispetti. E non è vero che riesce solo a fare schifo, è
bellissima.
Sono
come Leo di Bianca come il latte, rossa come il sangue, e ho
trovato un'anima più luminosa di Beatrice.
°
° ° ° °
Ciao
a tutti! ^^
Chi
se lo sarebbe mai aspettato che avrei disseppellito la mia vecchia
one shot introspettiva per scrivere nuovamente di questa situazione,
di questi personaggi? Sapete, quello era stato un colpo di
ispirazione momentaneo e non ero neanche soddisfatta del risultato;
tuttavia non l'ho cancellata da EFP e quando ho trovato il contest
della fantastica milla, ho deciso di farla rivivere un po', se così
si può dire, dandole una versione alternativa.
Lo
scopo del contest, come già detto, è quello di
stravolgere la storia e passare dall'altra patte, mantenendo
quell'idea ma raccontandola sotto un altro punto di vista. Ecco, io
quindi mi sono posta la domanda opposta a quella precedente: starei
accanto a qualcuno che ha dei problemi davvero seri?
Per
rispondere mi sono servita di un personaggio dell'altra one shot, il
mio amico (grazie amico, anche se non lo sai sei sempre fonte di
ispirazione :D), e ho cercato di immaginare cosa farebbe, cosa
penserebbe e come si comporterebbe!
Questa
è stata una bellissima esperienza e devo ringraziare in
particolare due persone: milla4, che ha indetto questo contest, e
Never_Something, che in una recensione all'altra storia mi ha dato lo
spunto per passare “dall'altra parte”, pormi la domanda
contraria. Grazie *-*
E
grazie anche a chi ha avuto il coraggio di arrivare fino a qui, mi
rendo conto che non dev'essere stata una lettura facile... ma spero
vi sia comunque piaciuta :3
Soul
♥
|