Caciara, solo caciara

di Lo Otta
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CHI RESTA E CHI VA
Chi ricorda rivive


  Chiara come la gabbia materiale in cui si rifugiano le anime che non vogliono abbandonare questo mondo, la nebbia mattutina pervade il cimitero facendo passare un brivido gelido lungo le schiene dei visitatori. Pochi visitatori, di cui solo qualche anziana signora e il guardiano-gestore di quel luogo di raccolta di spoglie mortali. Saluto gentilmente le vedove di mariti, figli e nipoti, mentre mi dirigo a fare visita al mio interessato.
  È in mezzo al grande camposanto, poco distante da dove era stata tumulata la sua consorte. Quando arrivo lo saluto, e iniziò a parlargli senza remore.
  -Ciao nonno, come va? Spero tu stia bene. Sono venuto a farti un’ultima visita prima di partire. Sai, vado via domani. Ma non volevo andarmene senza averti visto ancora una volta.
  L’altro è fermo, immobile ad ascoltare le parole del nipote.
  -Spero che qua ti trovi bene. La zona è al sole, ma non fa troppo caldo. Il guardiano passa a bagnare i fiori due volte al giorno, e poi immagino che anche un sacco di altra gente venga a farti visita oltre a me. Non i tuoi vecchi amici forse, loro ti hanno già tutti raggiunto, neppure forse il papà e la mamma, voi vi siete lasciati non molto gentilmente. Ma chissà quante vecchie avventure che hai vissuto ti hanno trovato delle nuove amanti, chissà quante saranno passate a trovarti e a ricordarsi delle vostre focose passioni. Forse il trovarti vicino a tua moglie può averle intimorite, ma in fondo lei era già morta quando tu facevi nuove conquiste, no?
  Una anziana signora si avvicina -Vedi nonno. Un’altra delle tue fiamme e passata a porgerti i saluti.
  -Io con il signor Marvin non ho avuto ne ho niente da spartire. Sono passata a fare visita alla povera Eloise, che ha dovuto sopportare un marito così degenere. Pace all’anima sua.- si avvicina alla tomba adiacente, poi guarda i fiori e, dopo una veloce analisi, li prende e li porta con se, diretta alla fontana degli innaffiatoi.
  -Bhe, nonno, forse non era lei uno dei tuoi amori perduti. Ma ci saranno state donne che saranno passate a trovarti, non dubito il contrario.
  L’anziano padre di mio padre rimane impassibile, non interrompendomi nel discorso.
  -Ma forse avrai capito che non sono qui per ascoltare i tuoi racconti di gioventù. Non che non mi piacciano, anzi. Fin dal primo racconto che mi narrasti rimasi incantato da quei tuoi romanzi a parole, dove realtà e incredibile si mischiavano. Poco importava se non si trattava della tua vera storia, per me erano reali, e mi hanno aiutato a costruire la figura del mio mito, Tu.
  -Non devo perdermi in chiacchiere, altrimenti perderò il concetto che volevo dirti. Da quando non ti vedo più spesso come prima, sento che ci sono sempre meno cose che mi tengono ancorate a questa regione. Non sono mai voluto andare via per non abbandonare la terra che tu hai coltivato per poter costruire una casa a te e a tua moglie. Ma ora che tu per prima l’hai lasciata, anche io posso farlo. Per questo ho accettato l’offerta quel lavoro, offerta che mi chiedeva da tempo e mi offriva ottime condizioni. Ora posso acchiapparla prima che scappi, e ricominciare lontano da qui.
Io figlio di suo figlio guardo il nonno e mi metto a piangere, piangere grosse lacrime di tristezza trattenute troppo a lungo.
  -Mi manchi nonno. Da quando la malattia ti ha strappato da noi mi manchi tantissimo. Perché quelle dannate macchine non ti hanno tenuto in vita ancora per un po’? Avremmo potuto festeggiare il tuo centesimo compleanno, e io come regalo ti avrei fatto uscire dall’ospedale e ti avrei portato a vedere qualsiasi posto tu volevi. Saremmo potuti andare sulle rive di un lago, o potevamo attraversare uno splendido parco in fiore. Perché non sei rimasto con me? Avevo ancora tanto da imparare da te. Mi avresti potuto raccontare delle guerre, e poi come fare il tuo burro speciale. Ora nessuno saprà più fare il burro speciale!- oramai le lacrime non mi lasciano neanche più parlare, e devo prendere grossi respiri e calmarmi per riuscire di nuovo a parlare.
  -Quando ti hanno seppellito è venuta pochissima gente. Per portare papà e mamma ho dovuto insistere a lungo, e loro non hanno pianto una sola lacrima. Nessuno a pianto una sola lacrima. Solo il cielo mi ha accompagnato nel mio pianto silenzioso, con una pioggia che a coperto le mie lacrime. Mi dispiace che tu abbia dovuto dare l’ultimo saluto in una così terribile modo.
  Oramai ho quasi finito tutte le mie lacrime. Asciugatomi gli occhi arrossati, accarezzo la lapide di pietra e mi avvio all’uscita.
  Pochi passi prima del portone, un tiepido tepore mi abbraccia scacciando il brivido dello sconforto. Mi giro verso il letto del nonno e gli sorrido. Ha voluto salutarmi dicendo che andava tutto bene.
 


MARVIN GROSSONBERG
Uscito vincitore da molte guerre,
ha perso nella battaglia più dura, quella contro il Tempo”





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