INASPETTATAMENTE_ cap.18
Dubbi &
Zucchero – Capitolo 18
24 Gennaio.
Ore 12:28
M’s POV.
«Senti ma, quel
rumore veniva dalla tua pancia?» chiede sorpresa Virginia staccandosi dalle mie
labbra dopo aver sentito uno strano brontolio.
«Ebbene sì, il
mio stomaco ha appena brontolato.» ammetto sorridendo. Ho fame, chiaramente, ma
preferisco di gran lunga baciare e coccolare lei.
Virginia alza la
manica della sua felpa per controllare l’orario e poi esclama «Ovvio che il tuo
stomaco brontoli! Avrà anche fame! E’ quasi mezzogiorno e mezzo!»
Come sarebbe a
dire quasi mezzogiorno e mezzo? «Decisamente. Il tempo è volato!» Il tempo vola
quando lo trascorri con persone che ti piacciono.
«Devi… Andare
via?» chiede lei un po’ titubante e sembra che la luce nei suoi occhi si spenga
lievemente.
«Più tardi sì.
Devo andare a prendere mia sorella a scuola e non so dove la devo portare...» Matteo
ti stai giustificando? E’ la prima volta in vita tua che lo fai. E sì, voglio
rimanere qui con lei.
«Oh.» risponde
lei sorpresa. Le ho parlato poco di Stella, poco è meglio del nulla che ho
fatto di solito con le altre ragazze. «A che ora?» chiede di slancio.
«Alle due e
mezza.»
«Beh, dovrai pur
mangiare qualcosa, vero?» chiede.
«Sì?» suona come
una domanda titubante.
«Rimani qui.
Cucino qualcosa e poi vai. Il tuo stomaco mi ringrazierà!»
Immagino non solo
il mio stomaco. Ma tutti gli organi interni miei.
«Cucini tu?»
chiedo sorpreso. Ma che domande fai, Matteo?
«Certo! Cosa
preferisci?» chiede lei.
«Qualsiasi cosa
va bene.» Come ad esempio tu, ora, nuda, sul divano.
«Una pasta può
andare?»
«Va più che
bene.» rispondo abbassando la mia testa su di lei. «Grazie.» Le dico il più
dolce possibile. Le do un dolce bacio a fior di labbra e subito dopo torno con
la schiena appoggiata al divano. Le sue labbra sono letteralmente magnetiche
per me. Potrei non staccarmi più.
«Grazie a te per
essere rimasto. Rose ti ha fatto rimanere senza neanche sapere se avessi avuto
da fare o meno. Mangi qui e poi vai da tua sorella, va bene?»
Potrei anche non
andare da Stella e rimanere qui tutto il pomeriggio. Perché no? Cosa mi
impedisce di restare qui con Virginia mezza ammalata? Magari dopo scrivo su
WhatsApp a Stella scrivendo che riesco arrivare solo dopo. Perfetta idea, rimango
qui con lei. Dovrei anche riuscire a non saltarle addosso. Forse.
«Sorella è un
eufemismo, è una sottospecie di tornado!» dico io sorridendo. Più che sorella,
la definirei proprio “tornado”.
«Mi alzo da qui
così preparo.»
«Alzati piano
eh.» dico pateticamente, anche se egoisticamente non voglio che si alzi. Non
può rimanere qui? Su di me? Posso sempre cucinare io.
«Certo.» cerca di
alzarsi e si mette seduta.
Chissà se sta
bene e se il suo mal di testa è passato. Spero proprio di sì.
Si alza in piedi
con la dovuta calma e io continuo a fare l’unica cosa per restare in contatto
con lei: tenerle la mano.
Non ho intenzione
di lasciagliela. Anche se forse… Dovrei. Cucinare potrebbe non essere semplice
se lei dovesse avere libera solo una mano. Non voglio distrarla, poi potrebbe
scottarsi.
Per quanto
riguarda me, posso anche scottarmi senza alcun timore. Anzi, proprio per quanto
riguarda lo scottarsi… Io però sono già cotto.
Matteo? Cosa stai
dicendo?
Nulla,
assolutamente nulla.
Si, certo.
«Hai bisogno di
una mano?» le chiedo alzandomi dal divano.
La mia, magari?
Mi guarda con
aria strana, sorridendo.
«Hai intenzione
di tenere in ostaggio la mia tutto il tempo?» chiede divertita.
Merda.
«No no, te la
lascio subito.» le rispondo mesto.
Provo a lasciare
la mano dalla sua ma lei mi impedisce il movimento, anzi, la stringe forte.
«Cuciniamo insieme.
Tu con una mano e io con l’altra.» propone lei avvicinandosi.
«Scherzi?» chiedo
divertito.
«No, potremmo
provarci.»
Proviamo anche
altre cose, magari anche a stare insieme.
Matteo, cosa cavolo ti prende?
Nulla,
assolutamente nulla.
«Proviamoci
allora.» dico mettendo la mia mano libera sulla sua guancia.
E questo “proviamoci”
ha un significato strano, molto particolare, almeno, per me.
Un sorriso le
distende il volto.
Porto la mano
intrecciata alla sua dietro la sua vita.
La avvolgo.
La stringo a me.
E’ una specie di
abbraccio, un intenso e bellissimo abbraccio.
Avvicino il mio
volto al suo e le do un piccolo bacio a fior di labbra.
Emozioni.
Strane sensazioni.
Strane cose che succedono alla mia bocca
dello stomaco.
«Sei pronto?» mi
chiede guardandomi negli occhi.
«Certo. Solo… Una
cosa.» le dico con un sussurro.
Prima di
sciogliere quello strano abbraccio mi riavvicino a lei.
Il mio volto è
pericolosamente vicino al suo collo.
Il suo collo è
molto invitante.
Decisamente
troppo invitante.
Le deposito un
bacio lì, sul collo.
Non riesco
neanche a controllarmi.
Dio mio, anche un tredicenne in crisi
ormonale si sarebbe controllato di più.
Mi scosto
leggermente e vedo che lei sorride.
Non può sorridere
in quel modo però.
«Vieni qui.» le
sussurro.
«Ma sono qui.» mi
risponde sorridendo.
Non posso fare
altro che avventarmi sulle sue labbra che sono diventate una sorta di calamita
per me. Una calamita allucinante che mi attrae come nessuno mai mi aveva
attratto nella mia vita. E’ un qualcosa di allucinante.
E’ come la
gravità, impossibile resisterle.
Le mie labbra
sono sulle sue.
Le dischiudiamo
insieme, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Un qualcosa di
normale.
Come se fossimo
abituati da sempre.
Ma magari!
Ho deciso, al
posto di pranzare continuo a baciarla.
Lingue che danzano insieme.
Lingue che si accarezzano.
Dolci movimenti
di lingua circolari che mi smuovono qualcosa dentro.
Che riescono
arrivare in punti che non sapevo di avere.
Cosa cavolo mi sta facendo Virginia?
Nuove sensazioni.
Nuove emozioni.
Nuove sorprese.
Lei è una sorpresa continua.
Il mio stomaco fa
un’altra volta quello strano rumore e Virginia si stacca sorridendo.
«Ancora?» dice
ridendo.
«Ehm, sì, scusa!»
rispondo io sorridendole.
«Hai fame, vero?»
Sì, ma fame di te.
Annuisco
leggermente e le rispondo «Sì. Ma preferivo stare qui.»
«Poi il tuo
stomaco non mi ringrazia più.»
Ma altri organi e me stesso sì. Non ti
stanno solo ringraziando, ma chiaramente venerando.
«Giusto.»
le rispondo.
«Andiamo
in cucina, forza. Mi serve l’altra mano!»
«Andiamo.»
le dico seguendola in cucina.
«Sai,
non so quanto sarà semplice cucinare.» dice Virginia più di quindici minuti
dopo.
«Perché?»
le chiedo continuando ad andare su e giù col naso sul suo collo.
Cosa
che sto facendo da un paio di minuti e ogni tanto deposito un bacio sul suo
collo, in un modo più dolce possibile.
Siamo
arrivati in cucina e abbiamo scoperto che cucinare una mano per ciascuno è
parecchio difficile, difficile ma non impossibile. Quindi io ho optato per
apparecchiare la tavola e lei ha messo in una pentola l’acqua per la pasta.
E’
rimasta lì, ferma davanti ai fornelli e io non sono riuscito a resisterle.
Mi
sono avvicinato, ho preso la sua mano destra che era lungo il suo fianco con la
mia mano destra e l’ho stretta.
L’ho
stretta cercando di trasmetterle tranquillità e calore.
La
mia mano sinistra è finita sul suo fianco sinistro.
Ho
avvolto con la mia mano il suo osso iliaco e un brivido caldo mi ha percorso la
colonna vertebrale.
Ho
eseguito questi movimenti il più tranquillamente possibile, cercando di
scorgere un eventuale rifiuto proveniente dal suo corpo o dalla sua voce.
Ho
visto i suoi occhi chiudersi quando ho appoggiato la mano al suo fianco e una
sensazione di pura soddisfazione ha fatto capolino nel mio petto.
Sono
rimasto fermo a inspirare il suo profumo.
Il
profumo di Virginia.
Un
profumo dolcissimo, sensuale e inebriante.
Il
suo profumo.
Non
ho resistito e ho avvicinato il mio viso al suo collo.
Ho
iniziato ad accarezzarle il collo con la mia punta del naso.
Credo
sia stato uno dei movimenti più erotici che io abbia mai fatto.
La
mia mente ha iniziato a viaggiare.
Oltre
al suo collo mi piacerebbe esplorare altri posti.
Dio
mio.
Sarebbe così morbida.
Così dolce.
Così perfetta.
Così sexy.
Matteo,
togliti dalla testa quell’immagine.
Virginia
non sta bene, e tu non puoi pensare a questo genere di approccio.
Come
no?
Sarebbe
bellissimo anche solo prenderla qui, sul bancone della cucina.
Smettila, stupido tredicenne eccitato.
«Mh,
mi distrai.» sussurra Virginia.
«Ma
se non sto facendo niente!» dico il più innocente possibile.
Niente
a lei, ma a me lei qualcosa lo fa.
La
sua voce è eccessivamente eccitante.
Bancone della cucina.
Dentro di lei.
Matteo
smettila, subito.
«Tu
stai mentendo.» dice sorridendo.
«Non
mi sembra.» e la faccio voltare.
«E’
difficile cucinare.» dice mentre si arresta di fronte a me «Così, soprattutto.»
aggiunge mentre io sorrido compiaciuto.
La
bacio tranquillamente prima sulla punta del naso e poi a fior di labbra.
E’ bello stare qui con lei.
Sento
il rumore dell’acqua che bolle e le sorrido.
«Virginia?»
chiedo.
«Sì?»
«Hai
già salato l’acqua?»
«No,
non ancora.»
«Mi
dai il sale? E poi scegli la pasta che vuoi mangiare?»
Si
allontana da me e apre un’anta della cucina «Ecco qui il sale.» mi dice
allungando un barattolo trasparente pieno di sale grosso.
«Salo
io?»
«Oh
sì, sei tu l’uomo.»
«Non
dovevi cucinare tu?» le chiedo.
«Ho…
Cambiato idea?» risponde con un’aria furba.
«Vuoi
che cucini io?» le chiedo serio.
«Scherzi
vero?»
«No,
assolutamente no.»
«Cucino
io, stavo solo scherzando.» ammette lei arrossendo un po’.
«Sicura?»
«Mettiti
lì seduto e aspetta il pranzo. Anzi, decidi che pasta vuoi e come la vuoi.»
«Sono
per caso al ristornate?» chiedo.
«Shhh,
Matteo. Dimmi cosa vuoi.»
Davvero?
Te?
Nuda?
Ora?
Sul
bancone?
Dio mio, sì.
«Gli
spaghetti vanno bene?» chiede lei aprendo il cassettone in basso che mi
permette di dare un’occhiata involontaria al suo lato b.
Dio
mio.
Matteo
recupera un po’ di salivazione e anche la dignità, grazie.
«Spaghetti,
sì.»
«Al
pesto?» chiede aprendo il frigorifero.
«Aggiudicato.»
rispondo io e lei sorride. «Posso fare qualcosa?»
«No
no, devo sdebitarmi in qualche modo per averti rovinato la mattinata.»
Non
l’hai rovinata, ma migliorata.
Anzi,
l’hai resa molto bella.
«Non
ti preoccupare, Virginia.» le rispondo.
«Ma
è buonissima!» le dico dopo aver assaggiato gli spaghetti al pesto nel mio
piatto.
«Davvero?»
chiede lei.
«Davvero
sì. Sei brava!»
«Ma
è solo una pasta.» dice lei accigliandosi.
«Mia
sorella potrebbe fare esplodere la cucina preparando una semplice pasta!» Virginia
si mette a ridere. «Fidati, una volta ci è quasi riuscita! Devo ammettere che
sta migliorando, fa degli ottimi biscotti!»
«Siete
molto legati, vero?» chiede improvvisamente.
«Credo
di sì. Molti non hanno un buon rapporto con i propri fratelli, io con lei ho un
buon rapporto. Anche se molte volte vorrei ucciderla.»
«Poverina!»
«Povero
me! Me ne combina sempre di tutti i colori! Riesce sempre a corrompermi e a
fare quello che lei ha in mente.» Mi corrompe chiaramente con i biscotti, maledetta
Stella.
«Avete
decisamente un bellissimo rapporto!» esclama lei sorridendo.
«Tu
dici?» chiedo avvolgendo gli spaghetti sulla forchetta.
«Dico,
dico. Dopotutto, sono una psicologa!»
«Giusto,
ogni tanto me lo dimentico. Poi ci sono sempre Marco e Alessandro che me lo
ricordano.» ammetto guardandola negli occhi.
«Sono
curiosa, sai?» chiede lei dopo un attimo di pausa tra un boccone e l’altro.
«Di
cosa, signorina?»
«Di
come sarà la cena.»
«Quella
con me?»
«Mh,
anche.»
«Tutte
e due?»
«Esatto.»
«Andranno
benissimo tutte e due, vedrai.» Cerco di rassicurarla con la voce più
tranquilla del mondo. Io per lo meno, lo spero, cercherò di essere me stesso il
più possibile e soprattutto cercherò di essere al mio meglio.
«La
cena… Come dire, “nostra”, la consideriamo un altro appuntamento?»
«Beh,
direi di sì, se tu non hai intenzione di uscire con altri ragazzi a breve… Sì,
mi piacerebbe che tu lo considerassi un altro appuntamento.»
Dal
patetico al super patetico, il passo è breve. Soprattutto dopo una frase del
genere, a proposito Matteo, come ti è uscita? Da dove? E perché? Patetico
all’ennesimo livello. Mi è uscita addirittura una nota acida nella voce ad
“altri ragazzi”. Ho deciso, lei non deve uscire con altri.
«Non
so.» Non sa cosa? La guardo stranamente. «Marco e Alessandro, valgono?»
Un
sospirone di sollievo si apre nel petto. «No, loro non valgono.»
«Allora
sì, vada per l’appuntamento! Mi piace avere un altro appuntamento con te.»
«Piace
molte anche a me.» la guardo e sorrido.
Finiamo
di mangiare tranquillamente, tra una chiacchiera e l’altra, la aiuto a
sparecchiare e mettere i piatti in lavastoviglie.
Quando
chiude lo sportello della lavastoviglie, si avvicina e dice «Ora, devi andare?»
Controllo
l’orario sul mio polso e ammetto «Sì, purtroppo devo scappare.»
«Uh,
beh, hai perso fin troppo tempo oggi con me! Devi anche preparare l’esame!»
«Lo
so, Virginia. Recupero il giubbotto e lo zaino e ti lascio riposare un po’.»
«Dovrei
studiare anche io, almeno un po’.» ammette lei.
«Ti
lascio riposare e studiare allora.» le dico sorridendo.
Non
voglio andarmene via. Ma… Stella mi aspetta e potrebbe uccidermi violentemente
se arrivo in ritardo, non so neanche dove la devo portare.
Mi
metto il giubbotto e mi avvicino a lei.
Le
sposto una ciocca di capelli e le appoggio una mano sulla guancia.
«Grazie
Virginia.» le dico avvicinandomi e baciandola sulle labbra.
«Grazie
a te, Matteo.» mi dice sorridendo e rispondo al bacio a sua volta.
«Ci
sentiamo presto.» le sussurro dandole un altro bacio.
«Certo,
buon pomeriggio.» mi sorride, mi ribacia e apre la porta di casa.
«A
te Virginia. A presto.» dico oltrepassando la porta.
Esco
da quella porta e mi sento quasi svuotato.
Cosa
cavolo mi ha fatto quella ragazza?
Non
so cosa sia, non so come sia possibile.
Cosa
diamine mi ha fatto?
Non
so bene perché io stia provando queste strane sensazioni.
Ora
sì che mi serve uno psicologo.
Anzi,
una psicologa.
Mi
serve lei.
Solo
lei.
E
potrei anche stare bene, per sempre?
Ci
potrei sempre provare.
Arrivo
all’uscita del liceo classico di Stella giusto in tempo.
Sta
oltrepassando il cancello proprio ora.
Si
guarda intorno, alzo un braccio verso l’alto e mi vede.
Corre
verso di me e mi butta le braccia al collo.
«Fratello!»
esclama.
«A
cosa devo tutto questo entusiasmo?»
«Un
evento, un evento più unico che raro!»
«Sputa
il rospo, forza.»
«Ho
preso nove e mezzo in latino!»
«Brava
Stellina, mamma sarà molto contenta.»
«Tu
anche devi assolutamente essere contento, felice, urrà! Dovrai potarmi a fare
shopping, dall’estetista e a mangiare qualcosa. Non precisamente in questo
ordine.»
«Intanto
avviamoci. Ti porto a mangiare.»
«Perché
mi? Tu non mangi? Stai forse male? Perché?»
«Già
mangiato.» spiego alzando leggermente le spalle.
«Perché?
Maledetto, me la pagherai.» Mi minaccerà e proverà a non cucinare più biscotti,
già lo so.
«Avevo
fame, e…»
«Cosa?»
insiste.
«E
quindi…»
«Oh
mio dio. Matteo io lo so.» Sa cosa? «Hai copulato tutta la mattina! Altro che “colazione”
con quella poveretta. Lo so, ti conosco. Non avrai resistito. Vero? Non hai
resistito e sei stato tu il biscotto e lei la tazza di latte! Giusto per stare
in tema colazione.»
«Pensi
proprio male su di me, vero?» chiedo ridendo.
«No,
ti conosco. So come sei fatto. So come ti comporti. So quello che fai. E ci
avrai dato dentro tutta la mattinata, fratello porco!»
«Ti
sbagli.» le dico serio.
«Oh
no, non mi sbaglio.»
«Si
invece.»
«Allora
sputalo tu il rospo! Raccontami ogni cosa, dettagli sessuali esclusi, grazie.»
«Non
abbiamo fatto niente.»
«E
io dovrei crederti?» fa una smorfia.
«Sì,
ovvio. Non è che devo sempre scoparmi tutte così, senza distinzione, per il
bene dell’umanità.»
«L’hai
sempre fatto, Matteo.»
«Lo
so anche io.»
«Vedi?
Mi dai ragione! Quindi dimmi che è successo!»
«Allora
ti racconto che facciamo prima.»
«Bravo,
non ti azzardare ad omettere qualcosa.»
«Siamo
andati a fare colazione in quel posto carino vicino al cinema.»
«Uh,
sì. Fanno un cappuccino da urlo.»
«Appunto.
Siamo andati lì, ma prima, ho visto Virginia che non stava molto bene…»
«Oh
povera, ecco perché ha accettato di uscire con te, non stava bene!»
«Smettila!
Insomma, aveva il mal di testa.»
«Un
punto per Virginia, sa anche lei quanto si soffre.»
«Esatto,
stava parecchio male, quindi dopo il cappuccio l’ho riportata a casa.»
«Bravo.»
«Ho
dovuto insistere, non voleva farsi riaccompagnare ma stava davvero male e alla
fine ha ceduto. Ho visto quanto stai male tu, e lei era sofferente quasi quanto
te.»
«Prosegui.»
«L’ho
portata su in casa e poi si è addormentata, quindi sono rimasto con lei. Poi si
è svegliata e abbiamo mangiato.» Racconto promettente, omettendo un paio di
cose come la telefonata con Rose e la voglia di farmela lì, sul bancone della
cucina.
«Chi
sei tu e cosa ne hai fatto di mio fratello?» chiede Stella stupita dopo un
attimo di silenzio.
«Non
lo so. Mi sembrava giusto fare così.»
«E
hai fatto bene! Le ragazze stravedono per il principe azzurro! Ma non hai fatto
proprio nulla nulla nulla? Neanche un bacio? Dai, non ci credo.»
«Stella…»
dico quasi rimproverandola.
«Oh
sì! Almeno la lingua è sempre la stessa, bravo fratello. Ma almeno dimmi questo…»
«Chiedi
pure, tanto, ormai!»
«Ti
sei chiesto perché ti sei così rincoglionito per una ragazza?»
«Non
lo so Stella, davvero non lo so.»
«Io
e la mamma lo sappiamo.»
«Mah,
sbaglierete sicuramente.»
«Siamo
donne, non sbagliamo mai.»
«Vedremo.»
«Sei
cotto come una pera, fratello.»
«Non
saprei Stellina. Non la conosco ancora bene, non so nulla, non so.»
«Invece
tu sai!» risponde lei dandomi una manata sulla spalla.
«Forse.»
Forse
non rende giustizia.
Nonostante
tutte quelle cose che non so, qualcosa so.
Sono
dannatamente cotto.
Credo sia quello, per lo meno.
Non
mi è mai capitato niente di simile.
Magari
è solo un’infatuazione momentanea.
Forse.
O
forse sono davvero cotto.
E
non va bene, lei non può farmi questo effetto dopo così poco tempo.
O forse può.
***
Buona sera e ben ritrovati a tutti. Quanta
insulina vi siete iniettati per superare il diabete che vi è venuto leggendo
questo capitolo? Tanta vero? Non so cosa mi sia successo oggi ma, dovevo dar
sfogo a un po’ di dolcezza repressa e allora ho scritto. Primissimo capitolo
solo ed esclusivamente dal punto di vista di Matteo. Poverino! Ha anche lui i
suoi istinti e viene gentilmente insultato dalla sua “sorellina”. Ma ha
rivelato bene le sue intenzioni con Virginia, chissà cosa accadrà nel prossimo
capitolo. Avete idee?
Vi ringrazio di essere arrivati con me
fino a questo capitolo.
Per aver viaggiato con me, e con Virginia
e Matteo.
Un abbraccio a tutti.
E grazie, davvero.
A presto.
E.
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