“Ma
non lo capite? È perfetto!” esclamò il
fratello maggiore,
puntando la pagina di un libro contro la faccia del minore.
“Cosa?”
inclinò la testa il minore, trovando troppo impegnativa la
lettura
della pagina in questione.
“Il
Grande Tempio, scemo! In questo tempo di pace, è
praticamente
deserto”.
“E
allora?”.
“Ma
sei proprio stupido! A capo del Grande Tempio sai chi
c’è?”.
“Perché
dovrei saperlo?!”.
“Sei
di un’ignoranza caprina sconcertante! Ci sta il Gran
Sacerdote,
ecco chi ci sta!”.
“Ah..buon
per lui che ha un lavoro! Che cosa ha a che fare con me?”.
“Con
noi, rimbambito cronico! Il Sacerdote è anziano e
probabilmente
rintronato più di te. Se lo rapiamo e chiediamo un riscatto,
diventeremo ricchi!”.
“Ma
se il Tempio è deserto..il riscatto a chi lo
chiediamo?”.
“Tu
fai domande inopportune!”.
Il
maggiore ora era lievemente rosso in volto mentre il minore era
rimasto calmo, troppo impegnato a smangiucchiare biscotti.
“Scusa
ma..” si intromise la terza persona seduta a quel tavolo
“..chi
te lo dice che il Sacerdote sia un vecchio?”.
A
parlare era stata una donna, sorella maggiore dei due.
“Lo
sanno tutti! Vedrai, sarà semplice rapirlo!”
rassicurò il
fratello.
“Per
me è una stronzata”.
“Fai
quel che credi, Niraja. Io e Tarasios andiamo.
Vero?”.
Il
minore annuì. Tanto sapeva di non avere alternative..
Gigars
osservava in silenzio quel che il suo signore stava facendo. Un
cucchiaio dietro l’altro, Arles versava un intruglio di varia
e
dubbia provenienza in quello che un tempo era un tè.
“Che
c’è?” sbottò il Sacerdote,
notando quello sguardo.
“Nulla!”
si affrettò a dire il sottoposto “Solo che..non ne
mettete troppa
di quella roba? Capisco che vi aiuti a dormire ma..non credo faccia
troppo bene alla salute”.
“Tu
pensa alla tua di salute, che alla mia ci penso io!”.
“Come
volete. Il mio era solo un consiglio..”.
Annoiato
da quelle raccomandazioni inutili, Arles si alzò e si
ritirò nelle
sue stanze. Finalmente si liberò di quella fastidiosissima
maschera
e della veste sacerdotale, maledicendo il pirla che aveva stabilito
un simile vestiario in una terra dove l’inverno a malapena
faceva
capolino. Sorseggiò il suo intruglio preferito e si concesse
un
sorriso.
Iniziando
a sentirsi intontito, ma non a sufficienza per addormentarsi,
camminò
per il corridoio con indosso solo una semplice veste da notte. Quanto
amava il santuario deserto! Anche se forse era meglio iniziare a
richiamare qualche cavaliere.. Scalzo, nemmeno lo si udiva girellare
qua e là con calma prosaica che poco gli si addiceva. Quando
davanti
a sé vide due uomini, pensò che forse Gigars
aveva un pizzico di
ragione: quell’intruglio dava alla testa!
“Geia
sas!” salutò educatamente quel che pensava fosse
un’illusione.
Non aveva senso salutare qualcosa che non esisteva, ma non aveva
voglia di stare a sindacare con il suo cervello.
L’uomo
lo guardò, piuttosto stupito nel sentirsi salutare. Pareva
allarmato, forse spaventato.
“Che
facciamo, Nektarios?” mormorò Tarasios.
“Lascia
fare a me!” rispose il fratello maggiore, estraendo un
coltello e
puntandolo contro il sacerdote.
Arles
non fu per nulla impressionato da quel gesto e rimase in silenzio.
Sorseggiò ancora un po’ di tè e si
limitò ad alzare un
sopracciglio.
“Hei,
tu!” minacciò Nektarios.
“Dici
a me?” chiese Arles, trovando quella visione alquanto
fastidiosa.
“Certo
che dico a te! Vedi forse qualcun altro?! Dimmi subito
dov’è il
Gran Sacerdote”.
“Il
Gran Sacerdote?”.
“Sì!
Sei sordo o stupido?! Dimmi subito dov’è oppure
userò questo
coltello!”.
“La
cosa dovrebbe spaventarmi?”.
“Ti
puzza la vita?! Dicci immediatamente dove troviamo il Gran
Sacerdote”.
“E
perché?”.
“Smettila
di fare domande e rispondi! Dove si trova?”.
Arles
alzò le spalle. Non aveva voglia di scherzare ma nemmeno di
conversare con quei due. Quando li vide allontanarsi, borbottando un
“che perdita di tempo”, il Sacerdote rimase
alquanto perplesso.
Poi realizzò che qualcosa non tornava.
“Gigars!”
tuonò, camminando a passo svelto lungo il corridoio.
Il
sottoposto correva nel senso opposto, tentando di raggiungere il suo
signore il più in fretta possibile. Era piuttosto ridicolo e
quasi
inciampò sulla sua stessa veste, rischiando di finire
addosso ad
Arles.
“Che
succede?” ansimò Gigars, allarmato.
“C’erano
due tizi nelle mie stanze!”.
“Due
tizi? Signore..è impossibile!”.
“Ci
sono due idioti che girano per la tredicesima, eludendo la
sorveglianza. Che vi pago a fare?! Per dormire?!”.
“Ripeto:
è impossibile. Forse..ecco..quella roba che
bevete..”.
“Che
stai dicendo?! Che mi sono inventato le cose?!”.
“Secondo
me sì”.
“Cazzate!”.
“Cercate
di calmarvi. Io..chiamerò subito le guardie e
farò controllare bene
tutto il Tempio”.
“Bene..”.
“Ora
però calmatevi. Tornatevene a letto e cercate di
dormire..”.
“Non
dirmi quel che devo fare!”.
Gigars
era piuttosto spaventato. Arles furioso non era un bello spettacolo!
Per fortuna però, dato il tè appena bevuto, non
era del tutto in
grado di reagire. Rimbecillito, il Sacerdote si scosse per non
crollare addormentato. Il sottoposto lo fissò preoccupato ed
immobile e poi tirò un sospiro di sollievo. Arles si stava
allontanando, capendo che era meglio andare a dormire.
“E
se avesse ragione Gigars?” mormorò una vocina
nella testa del
Sacerdote, quando questi già era steso a letto.
“Taci,
Saga!” sibilò Arles.
“Sei
un drogato!”.
“Sei
una lagna!”.
“Cattivo!”.
“Coglione!”.
Gigars
scosse la testa. Quell’uomo non ci stava del tutto con la
testa!
Tizi che giravano per la tredicesima? Ma che
assurdità! Decise
di tornare nei suoi alloggi e si incamminò, lentamente,
lungo i
corridoi. Svoltando l’angolo, si fermò.
“E
voialtri chi siete?” domandò.
“Fratello!”
sussurrò Tarasios “Dici sia lui?”.
“Ah,
credo di sì!” sorrise il maggiore “Del
resto..chi altro potrebbe
essere? È anziano e guarda com’è
vestito!”.
“A
chi hai dato del vecchio, intruso?” si offese Gigars
“Andatevene
o chiamo le guardie”.
“Ma
sei sicuro?” continuò il minore “Non
è un po’ troppo basso?”.
“We!
Ma la piantate di offendere?!”.
“Al
massimo ci rivendiamo il suo occhio. L’hai vista quella
pietra?”
ghignò Nektarios.
“Che..?!”.
Gigars
iniziò a comprendere le intenzioni dei due sconosciuti ma
non fece
in tempo a reagire. I fratelli scattarono e lo afferrarono,
immobilizzandolo con facilità. Il poveretto si
dimenò ed iniziò a
gridare, facendo un gran baccano.
“Tramortiscilo!”
ordinò Nektarios.
“Scherzi?!
E se poi non si riprende?! Tocca stare attenti con i vecchi!”.
“Ma
vecchio sarà tua sorella!” sibilò
Gigars.
“Non
offendere nostra sorella!” minacciò il maggiore.
“Lasciatemi
andare! Ma che volete da me?!”.
“Chiederemo
un bel riscatto, signor Gran Sacerdote!”.
“Non
sono il Gran Sacerdote, deficienti! Lasciatemi!”.
“Non
prenderci in giro! Ora verrai con noi ed il Santuario
pagherà per
riaverti”.
“Nemmeno
mia madre pagherebbe per riavermi! E non sono il Gran Sacerdote!
Mettetemi giù!”.
Gigars
continuò a dimenarsi, mentre i rapitori correvano per i
corridoi.
“Ma..non
ci siamo già passati per di qua?” si
domandò Tarasios.
“Non
dire scemenze! Non è un Santuario circolare!”
sbottò Nektarios.
Voltandosi
per rispondere al fratello, il maggiore non vide la porta che di
colpo gli veniva aperta davanti e se la prese in piena faccia.
“IO
STO CERCANDO DI DORMIRE!”.
Quella
voce era inquietante. Profonda, gracchiante e minacciosa, proveniva
da quell’ombra che aveva aperto la porta. Con occhi rossi
iniettati
di sangue, fissava rapito e rapitori con rabbia.
“Chiedo
perdono, signore” si inginocchiò Gigars,
raggomitolandosi sul
pavimento.
“In
quella posa, mi vien voglia solo di prenderti a calci nel
culo!”
sbottò Arles “Ma so che in questo caso non
è colpa tua”.
“Ma..ma..”
balbettò Nektarios “..sei tu il Gran
Sacerdote?”.
“No,
sono tua nonna! Hai tre secondi per sparire dalla mia vista, prima
che ti scaraventi giù fino alla prima casa! Voglio
dormire!”.
I
due fratelli capirono che era meglio sparire alla svelta. Gigars,
rimasto in terra, era spaventato. Il suo signore lo avrebbe punito?
Lo sguardo di Arles non era più furioso, solo assonnato.
“Chiedo
perdono, non volevo svegliarvi” si affrettò a dire
il sottoposto.
“Non
puoi farti rapire in questo modo. I labirinti mi riescono facile ma
potevo essere già addormentato e non accorgermi di quanto
stava
accadendo. E poi dove lo trovo un altro che mi obbedisce e non
spiffera?”.
“E..che
facciamo con quei due intrusi?”.
“Quei
due? Sono talmente stupidi che nessuno crederà mai alla loro
storia.
E spero non siano COSÍ stupidi da riprovarci.
Buonanotte,
Gigars”.
“Oh..hem..buonanotte,
signore”.
MISSIONE
SANTUARIO NUMERO UNO: FALLITA!
CAPITOLO
UNO BY: SAGAFRIRRY
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