Le cronache di Aveiron: Un nuovo domani

di Emmastory
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Capitolo XXIV
 
 
Buone nuove
 
 
Di fronte a noi c'era l'alba di un nuovo giorno, e al mio risveglio notai e ammirai il volo di un uccello dalle piume color cenere. Volava mostrandoci la sua libertà, e fra un battito d'ali e l'altro, intonava una dolce canzone. Nel farlo, venne a posarsi sul davanzale della mia finestra, lasciandosi poi accarezzare la testolina piumata. Com'era ormai abituato a fare sin da cucciolo, Chance aveva dormito ai piedi del letto con me e Stefan, e alzandosi sulle zampe posteriori, si appoggiò con le zampe al davanzale della finestra stessa, spaventando così quella povera creatura. Colto dal panico, quel povero uccellino volò subito via, e sorridendo leggermente, non sgridai il mio cane. “Volevi solo fare amicizia, vero?” Gli chiesi ironicamente, facendogli poi una veloce ma amichevole carezza. Quasi volendo rispondere alla mia domanda, Chance abbaiò contento, e il suo latrato di gioia si tramutò presto in un uggiolio di tristezza, poichè qausi piangendo, mi implorò di guardare di nuovo fuori. Inizialmente, non vidi nulla di strano, ma concentrandomi, riuscii a capire cosa volesse. Myra era fuori a giocare con Max, e benchè lui fosse ormai anziano, ciò non significiava che avrebbe dovuto perdersi il divertimento. Con un gesto della mano, lo invitai a tornare con le zampe per terra, e attraversando il corridoio, lo lasciai uscire di casa. Felice come mai prima, Chance iniziò a correre fra l’ erba, coinvolgendo, con piccoli latrati e gentili colpi del muso, i suoi due compagni. Per quanto ne sapevo, non era il vero padre di Max nè il vero compagno di Myra, ma era rimasto lì offrendosi di aiutarla con i cuccioli in quel freddo e ormai famoso giorno di pioggia, in cui, seppur spaventato da lampi e tuoni, non aveva esitato a mostrarsi testardo e voler uscire, andando poi alla ricerca della sua nuova amica. Sin da allora, formavano un trio davvero inseparabile, e il piccolo Max aveva imparato a  l'autorità nel comportamento di Chance, che nonostante tutto non dimenticava mai di farlo distrarre e divertire. In fin dei conti, non era che un cucciolo, e in quanto attraverso il gioco i piccoli imparavano molte preziose lezioni sulla vita che avrebbero poi condotto da adulti, restavo in disparte e li lasciavo fare, potendo in alcuni casi vedere Myra avvicinarsi lentamente e leccare il muso di Chance. Come osservavo ormai da lungo tempo, l’amore sembrava sbocciare ovunque, proprio come ogni fiore che si rispetti. Gli anni erano passati, i miei figli erano cresciuti, e ora ognuno sembrava essere al fianco della propria dolce metà. Terra aveva Trace, Rose aveva Isaac, e Aaron poteva contare sulla presenza di Ava. Sì, Ava. La stessa ragazza dai capelli corti e dagli occhi scuri, che solo da poco aveva raccolto tutto il suo coraggio per rivelare a tutti noi una verità tanto scomoda quanto dolorosa. L’essere una Ladra, e far quindi parte del loro schifoso gruppo. Aveva scelto di dircelo di persona, e poi indorare la pillola a Erin e Cecilia, raccontando la sua intera storia con termini più semplici e comprensibili a due bambine, facendola facilmente passare per favola frutto della sua fantasia. Ad essere sincera, avrei tanto voluto che lo fosse stato davvero, ma sapevo che non lo era, e tutto questo mi rattristava non poco, togliendomi come vita dalle vene tutto il buonumore. Non volendo pensarci, sorridevo, e in piedi di fronte alla porta, non muovevo un muscolo, ma poco dopo, spinta dal desiderio di tornare ad essere felice, scelsi di unirmi a lui. Era mattina, e avevo molto da fare, ma visto il sole e il gentil vento che spirava appena fuori casa lambendomi i polmoni, decisi che le faccende domestiche avrebbero anche potuto aspettare. A quanto sembrava, ero stata l’unica a non accorgermi di quello che stava succedendo in giardino, e guardandomi intorno, capii ogni cosa. Max e Myra non stavano semplicemente giocando, e anche i ragazzi avevano ripreso i loro allenamenti. Anche se con frequenza minore rispetto a loro, mi allenavo anch’io, e oggi, nell’ampio e spazioso giardino di casa nostra, c’erano proprio tutti. Alisia con i bambini, Soren con Isaac, il caro Basil e perfino Trace, che Terra non vedeva da ormai moltissimo tempo. Come ben sapevo, si amavano ancora, e malgrado avessero ormai entrambi raggiunto l’età adulta, sapevano ancora come divertirsi assieme, e lottando fra di loro con le rispettive armi, ridevano di gusto, quasi come se fossero ancora bambini. Accanto al mio Stefan, rimanevo in disparte, ma nonostante questo guardavo alternativamente lei e Alisia. Stando a quanto ricordavo, Ilmion le aveva fatto una bellissima sorpresa nel giorno del nostro ultimo viaggio al campo di Lady Bianca, prendendo in segreto accordi con lei per costruire quella che sarebbe stata la loro nuova casa.  Era stata terminata da poco, e i bambini l’adoravano. Finalmente ne avevano una tutta loro, ed io ne ero felice. Ospitarli per qualche tempo era stato bello, ma come si sa, tutte le cose, per quanto belle, prima o poi finiscono. Oggi erano tornati a farmi visita, e sorridendo, me ne rallegravo. Il mio sguardo era sempre alternativamente fisso su Terra e su sua zia, e in silenzio, notai che Trace schivava abilmente i suoi colpi, pur lasciandola vincere come quando erano piccoli. Divertita dalla codardia del fidanzato, mia figlia rideva con la bocca e con il cuore, e guardandola, anche io. “Cos'è, adesso le prendi da una ragazza?” Scherzò lei, prendendolo bonariamente in giro. “No, le prendo dalla mia ragazza.” Rispose lui, con un leggero sorriso e un fare da gentiluomo. A quelle parole, Terra arrossì in viso, e in quell'esatto momento, Trace l’attirò a sè, facendole volutamente lo sgambetto ma impedendo che cadesse, sorreggendola fra le braccia. Da quella posizione, tentò poi di baciarla, e lei lo lasciò fare, poichè perdutamente innamorata. Di lì a poco, il loro amichevole scontro riprese, e non staccando gli occhi da loro, mi assicurai che tutto andasse per il meglio. Non appena ne fui sicura, guardai altrove, lasciando che il mio sguardo si posasse sui miei tre innocenti nipotini, tutti intenti a improvvisarsi guerrieri con spade e scudi di legno, improvvisando anche qualche grido di battaglia. Piccolo ma coraggioso, Lienard sembrava divertirsi più delle sorelle, e contro ogni mia previsione, entrambe erano entusiaste di seguire il fratello nelle sue nuove avventure. Sempre insieme, giocavano divertendosi come matti, e perfino il loro cucciolo si unì al gioco, correndo e saltando qua e là come impazzito. Lasciandosi sfuggire sporadici ringhi, seguiva i padroncini tenendoli d’occhio, e così anche Myra, che proprio come Chance, si allenava alla prossima battaglia scagliandosi su dei manichini più resistenti e adatti alla forza canina. Ancora troppo ingenuo per capire, Max si limitava a giocare con i suoi piccoli amici, facendoli cadere e rotolare fra l’erba, seguendo poi scrupolosamente gli ordini di Lienard, che lo stava addestrando ad obbedire fornendo come ricompensa una carezza o la sua vecchia ma amata pallina. “Prendila Max!” Diceva, lanciandogliela e vedendolo afferrarla con la bocca. A quella vista, sorridevo, e ad essere sincera, ero davvero orgogliosa sia di lui che delle sorelle. A poco più di sei anni, Lienard era soltanto un bambino nato nella bella e pacifica Ascantha, e suo malgrado costretto a vivere in una realtà più grande di lui. Proprio come Alisia, mi preoccupavo, ma vederlo così curioso e pronto all'avventura mi dava speranza. Sapevo bene che un giorno sarebbe cresciuto, e a con il tempo avrebbe anche imparato a difendersi dai Ladri e da tutte le insidie di questo mondo. In qualità di sua zia, ho davvero fiducia in lui e nelle sue sorelle, che ora, data la loro così giovane e tenera età, credono che quest’assurda guerra sia tutta un gioco, in cui non ci sono conseguenze, e nessuno si fa mai male. Volendo preservare la loro innocenza, li assecondiamo ogni volta, avendo cura di rispondere prontamente e dissipare ogni loro dubbio. Ora come ora, tutto sembra andar bene, e con lo sguardo rivolto verso il cielo, noto che è arrivato il pomeriggio. Siamo tutti qui fuori da ore, ma la cosa non ci tocca. Sappiamo bene di star spendendo ogni nostra energia in un allenamento che presto ci sarebbe servito mettere in pratica, anche se io, fiduciosa, speravo di sentire sulla pelle e fra i capelli, il gentil vento delle finora mai mancate buone nuove.
 




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