Decisioni
importanti
Come aveva fatto ad arrivare
lì?
Ricordava
solo di essersi addormentata come tutte le sere nel suo letto e di
essersi svegliata quando sentì qualcuno chiamarla, ma
aprendo gli occhi
si ritrovò in un'enorme e bellissimo giardino fiorito: sulle
alte siepi
pendevano grappoli di lillà, insieme a cespugli
più bassi di rose rosse
appena sbocciate; tutto attorno a lei profumava, distinse nitidamente
l'odore delicato di quei fiori sfiorandone qualcuno con le dita. Quel
luogo le trasmetteva pace e serenità, nessuno suono, tanta
tranquillità
e uno strano calore avvolgerla per tutto il corpo.
"E'
bellissimo qui, ma come ci sono finita?" si chiese camminando e
guardandosi intorno facendo ondeggiare la sottile vestaglia da notte,
quel tepore e quell'ambiente la facevano sentire protetta, una
sensazione che in cuor suo sentiva di averla già sentita, ma
i ricordi
offuscati le impedivano di capire il perché.
Si
ritrovò a discendere un dislivello di mattoni che la
condussero a
quello che doveva essere il cuore del giardino, con tutto intorno alte
siepi di Viburno bianco, accompagnate dalle Petunie; rimase molto
affascinata dal padiglione al centro del giardino, ricoperto di piante
rampicanti di rose bianche e rosse. Si avvicinò piano,
ammirando ogni
fiore che decorava quel posto, poi pose lo sguardo davanti a
sé,
intravedendo la figura di una donna: ella era seduta su una panchina in
pietra al centro del padiglione dando le spalle ad Evelyn, i capelli
lunghi e scuri erano mossi dal vento, così come la vestaglia
color
vaniglia poco più lunga di quella della giovane.
La ragazza si mosse
verso di lei restando in allerta.
"Scusi,
lei cosa fa qui? Si sente bene?" chiese incerta, la donna non rispose,
si alzò in piedi restando di spalle, destando altre domande
e curiosità
in Evelyn per quello strano comportamento.
"M-Mi scusi se insisto,
ma io..."
"Parliamo piano...lui
non deve sentirci."
"Evelyn
restò colpita da quella voce calda e decisa "Non la seguo,
chi è che
dovrebbe sentirci? E lei chi è?" ritentò senza
risultati, la voce di
quella donna era come un qualcosa di melodico, che però
nascondeva
molti misteri.
"Ti
piaceva tanto stare qui...ne è passato di tempo." colse una
rosa
bianca, rigirandosela delicatamente fra le dita "Ma ora non
c'è più."
disse tristemente lasciando cadere a terra il fiore.
"Io...non so
cosa stia dicendo, di che sta parlando?" tentò di apparire
più ferma
con il tono di voce, sebbene l'animo coraggioso da guerriera,
sembrò
abbandonarala davanti a quella donna, come se qualcosa la reprimesse
dall'esserle ostile.
Non ho molto tempo...agite prima che la
trovi." continuò alzando la testa e guardando il cielo,
Evelyn tentò in
quel momento di scorgere qualcosa che potesse aiutarla a capire chi
fosse, riuscendo solo a intravedere dei lineamenti del viso delicati.
Trovare cosa? Sono confusa, che sta succedendo?"
Quella
domanda non ebbe mai una risposta, tutto d'un tratto, vide la donna
irrigidirsi e stringersi nelle spalle come percossa a un brivido "Ci ha
sentito" mormorò con paura.
"Chi ci ha senti...ma che succede?!" un
vento gelido alzatosi all'improvviso, la colpì in pieno
costringendola
a coprirsi il volto con le braccia, le piante infiore intorno a lei si
appassirono, il cielo divenne scuro e un'aria cupa
l'accerchiò
avvolgendola in una sfera di oscurità.
"NO! NON RIESCO A
MUOVERMI! TI PREGO AIUTAMI!" urlò cercando di
richiamare la donna, ma
quest'ultima scomparve nell'oscurità venutasi a creare come
un
fantasma.
Evelyn si sentiva malissimo, opressa, disperata e
inspiegabilmente triste "No...no...vattene via." cercò di
trattenere le
lacrime e la voglia di scoppiare in un pianto
disperato,finché sentì la
terra mancarle sotto i piedi e una misteriosa forza attirarla verso il
basso facendola precipitare nel vuoto.
"NOOOOOOOOOO!"
Sarebbe morta, ne era
sicura.
Nessuno poteva sentirla,
né tanto meno aiutarla. Continuava a precipitare divorata
dalle tenebre.
Si svegliò di colpo sbarrando gli occhi, aveva il fiatone
continuo, il corpo intorpidito e la fronte mandita di sudore.
Un incubo.
Era solo un incubo.
Si
sedette sul letto guardandosi intorno con aria agitata: mobiletti in
legno, piccolo scaffale con delle erbe medicinali, la sua spada appesa
ai gancetti del muro, la luce della Luna far capolino dalla fessura
della porta scorrevole lasciata aperta per far passare un po' d'aria,
ed Ann dormire tranquillamente nel letto vicino a lei. Era tutto
normale.
Sospirò pesantemente passandosi le mani sul viso,
respirando lentamente per regolare i battiti cardiaci andati in tilt,
le era sembrato tutto così vero che ebbe veramente paura di
morire e
quella donna poi, le parlava come se la conoscesse. Si alzò
piano per
non svegliare Ann e prese dallo scaffale una tazza in cera versandoci
dell'acqua dalla brocca che tenevano nella loro stanza. Bevve piano
rilassando la mente come le aveva insegnato Jitsu, ma
avvertì comunque
delle vibrazioni negative, ma non da lei, bensì attorno a
lei; decise
quindi di usare maniere più efficaci.
"Carminem reprimem et
tollo." recitò abbassando la testa, Tomoko
aveva insegnato loro quella
formula che automaticamente, faeva scattare un meccansimo di autodifesa
contro gli influssi negativi che qualcun'altro avrebbe potuto fare,
creando uno scudo protettivo intorno alla persona.
Mormorò
quella frase finché non sentì più
quella presenza oscura affliggerla,
rilassò le spalle alzando la testa e aprendo gli occhi,
qualunque cosa
avesse tentato di indebolirla, aveva fallito, le rimaneva solo
l'interrogativo più grande: era davvero solo un incubo?
Era troppo stanca per pensarci, per quel momento voleva solo rimettersi
a letto e dormire, sperando di non sognare niente.
***
La grande camera circolare era avvolta dall'oscurità.
Era
in piedi, le braccia tese con i palmi delle mani aperti verso la parte
più grande della parete del muro, ospitante l'altare
decorato ai lati da candele, piccoli vasi in terra cotta contenenti
sangue e viscere di animali adagiati su dei pezzi di stoffa
rosso sangue e teschi umani attaccati a fili di ferro penzolanti,
ciotole con estratti di erbe rare e veleni in polvere; proprio al
centro vi era il libro nero aperto. Concentrò la sua energia
sul disegno alla parete dell'altare, raffigurante una stella a cinque
punte rosso sangue, simbolo dei cinque elementi; il
silenzio inquietante venutosi a creare dal momento in cui aveva
iniziato la stregoneria nella stanza dei riti voodoo, lo trascinava nel
regno delle ombre fatto di sofferenze per le anime imprigionate, ma un
luogo di pura beatitudine per lui. Aveva bisogno di ricaricarsi, creare
ninja d'ombra costava energia e almeno una volta al mese, durante il
novilunio, eseguiva i riti per recuperare la magia persa.
Se avesse avuto la pietra sarebbe stato tutto molto più
facile, avrebbe avuto poteri ed energia inesauribili, divertendosi a
tormentare per secoli e secoli; si leccò le labbra al solo
pensiero, mentre sentiva la magia nera farsi strada all'interno del suo
corpo, ricaricandolo di nuove forze, le mani si avvolsero di una strana
nebiolina nera-violacea, risalendo poi per le braccia e avvolgendo
tutto il suo corpo; alzò la testa gettandola indietro per
incrementare il rito.
"Copias
tenebris venit ad me, et da mihi potestatem tenebris."
continuava a ripetere ad occhi chiusi.
Concluso il rito, con un gesto del braccio evocò una folata
d'aria che spense tutte le candele e recuperò il bastone con
la pietra poggiato contro il muro polveroso. Batté un paio
di volte la base del bastone sul freddo pavimento in pietra, aprendo
così con la magia il soffitto della stanza, rivelando il
cielo buio dovuto non solo alla notte, ma anche alle nuvole scure
con lampi che si alternavano ai boati dei tuoni.
Ghignò ascoltando come una dolce melodia quei suoni in
lontanza; per lui non esisteva la notte o il giorno, ma solo quello che
lui stesso aveva creato e distrutto. Quella sera ci era andato molto
vicino a distruggere qualcosa, anzi qualcuno.
Era quasi riuscito a vedere il volto di uno dei guerrieri,
così da poterlo colpire, ma quella maledetta glielo aveva
impedito. Nel momento esatto in cui pensò a lei, una fitta
al petto lo fece piegare di poco, si portò una mano
all'altezza del dolore digrignando i denti con rabbia "Dannata
sgualdrina..." sibilò tornando in posizione eretta "Ci hai
provato, ma ricordati: la tua anima mi appartiene. Non potrai
combattermi a lungo, svanirai come tutte le altre." era incredibile la
resistenza di quella donna, mai nessuno aveva resistito così
tanto alla sua magia nera, ma non gli importava più di
tanto, era imprigionata come tutte le anime che aveva reso schiave del
suo libro e prima o poi sarebbe morta definitivamente.
Alzò gli occhi al cielo esponendo un largo sorriso sadico,
da vero pazzoide "Stai sprecando le poche enerigie che hai inutilmente,
ma non angosciarti mia cara, MOLTO PRESTO VEDRAI L'ALBA DEL MIO IMPERO!
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!
***
"Scusa
Zena, mi ricordi il motivo per cui siamo qui?" le chiese per l'ennesima
volta Berenice rimanendo con le braccia incrociate, seduta in mezzo
agli altri a vedere l'allenamento di due ragazi di fronte a lei. Aveva
sospettato qualcosa quando l'amica le chiese di andare con lei a vedere
l'allenamento degli altri guerrieri, sospetto fondato quando venne il
turno del combattimento di Erik, un ragazzo proveniente dal Regno di
Norvegia, lì Zena si fece molto più attenta del
solito e appena
cominciò, non gli staccò gli occhi di dosso
nemmeno per un secondo.
Nonostante l'aria annoiata, le parve di vedere Erik sorridere a Zena.
Strabuzzò gli occhi incredula, si girò verso la
sua amica trovandola
con gli occhi che le brillavano come fossero delle stelle.
"Zena...adesso
mi vuoi dire, perché mi hai trascinata qui please? insistette
volendo andare infondo alla faccenda.
La bionda intrecciò le mani con fare agitato, facendo
sospettare ancora di più Berenice "Beh, volevo venire a
vedere lore e...no-non volevo stare da sola ecco."
Berenice sospirò "Non ha senso. Lo avrebbe se fossi
venuta per lui." indicò
Erik intento a fermare le mosse di Liang, Zena non sapeva mentire per
niente bene e il suo sguardo smarrito fu la conferma.
"Facciamo che ne parliamo dopo?" più che una richiesta era
una supplica silenziosa, Berenice annuì continuando
a guardare con poco interesse l'allenamento.
Sentì dietro di sé una risatina che ben
conosceva, con la coda dell'occhio vide Chanel e una sua amica entrambe
francesi, ridacchiare e ammiccare verso Erik, la castana le
lanciò un'occhiataccia e tornò a guardare
l'allenamento con la testa da altre parti, a quanto pare il bel
norvegese aveva attirato più dell'attenzione di Zena,
pensare poi che facevano parte tutte e due del plotone della bionda,
provava un profondo dispiacere per la sua amica, nonostante Zena si
facesse rispettare senza problemi.
Quando furono nel grande cortile, si sedettero sulla scalinata di
pietra davanti all'entrata dei dormitori femminili, Zena prese
un profondo respiro e guardò Berenice con un po' d'imbarazzo.
"Scusa Ber, ero agitata perché avevo promesso ad Erik che
sarei andata a vederlo agli allenamenti."
"Strano che l'abbia chiesto proprio a te."
"Sono stata la sua prima amica qua dentro da quando è
arrivato, ma non ho avuto modo di parlarci molto."
"Ah...e cosa sai di lui?"
"Ehm...solo il nome e da dove proviene forse?" confessò con
ironia nervosa.
"Capisco." sospirò ricordandosi poi di un particolare
"Meglio che te lo dico: anche Chanel lo guardava, solo un po' troppo
civettuola per i miei gusti."
Zena sbiancò "Ch-Che? Ne sei sicura?"
La guerriera annuì "Sai come è fatta. Conosce molto bene i
ragazzi e sa come farsi ascoltare, e non sto parlando di
discorsi fatti a voce." precisò con una smorfia di disgusto.
Zena si ammutolì di colpo ripensando alla figura della
ragazza, Chanel era la tipica francese dai lunghi capelli dorati con i
boccoli e due occhi azzurri da far invidia al cielo, un corpo da urlo
che avrebbe volentieri messo in mostra se non fosse per le regole che
vigilavano all'interno dell'accademia, la metà dei ragazzi
era caduta ai suoi piedi con un solo sguardo ammaliatore, portandoli
senza tante storie in luoghi appartati e sfogare i loro istinti animali.
"Sai una cosa Zena?
Se non fosse perché è brava a combattere, l'avevo
già lasciata ai soldati oscuri quell'oca."
"Quale oca?"
Le due ragazze alzarono la testa, trovando davanti a
sé, la figura snella di Tiara osservarle con occhi
indagatori, la spagnola aveva intuito che stavano parlando male di
qualcuno che probabilmente anche lei odiava, e non voleva perderselo.
"Giorno Ti." la salutò Berenice con
un sorriso "Stavamo semplicemente parlando di Mrs mi porto a letto tutti."
"La vìbora rubia*?
Che c'è, l'ha fatto con qualcuno nel fienile stavolta?"
"No ma ha puntato Erik, il tipo che piace a Zena."
La ragazza divenne rossa fino al midollo "Non è vero
Berenice!!" rispose con voce più stridula portandosi poi le
mani alla bocca, consapevole di aver alzato il tono di voce.
"Bene, forse è meglio parlarne in privato più
tardi." decise in favore dell'amica, trovando d'accordo anche Tiara.
Berenice abbassò lo sguardo, notando le pergamene
che la spagnola teneva sottobraccio "Già finita la lezione
con il maestro Oyun?"
"Sì, lezione
sulle tattiche
in guerra. Abbastanza facile da memorizzare ma il bello
sta tutto nella pratica."
Berenice sospirò pensierosa "Guerra...chissà se
prima o poi, arriveremo a quel punto."
"Probabile. Non possiamo fare altro che aspettare." le rispose Zena
stringendosi nelle spalle, un po' più rilassata di prima.
Tiara mise una mano sul fianco con fare sicuro "Quanto ancora dobbiamo
aspettare? Mi pare evidente che ovunque si nascondi quel gusano*,
non abbia alcuna intenzione di farsi avanti!"
"Quindi secondo te, dovremmo andare a prenderlo noi? Nel suo
territorio? Non mi sembra il caso Ti."
"Hai qualche altra idea Ber? Lui è in azione da anni. Di
questo passo otterrà ciò che vuole, è
solo questione di tempo!"
Con sopresa per Tiara, Berenice annuì seriamente al discorso
della sua amica "Lo so Ti. Tuttavia, non possiamo affrontarlo a muso
aperto, non sappiamo fin dove si spingono i suoi poteri e se succede
qualcosa a noi..." fece una pausa sospirando "...non ci sarà
più nessuna speranza per il nostro mondo."
Tiara abbassò gli occhi, dando silenziosamente ragione a
lei, era frustrante dover combattere contro qualcuno che non avevano
mai visto, né tanto meno affrontato, se solo avessero saputo
qualcosa in più su di lui, finalmente avrebbero potuto agire
per prime. Come se avessero pensato tutte e tre la stessa cosa,
alzarono la testa in contemporanea guardandosi fra di loro.
"E se...cominciassimo noi, a dargli la caccia in maniera
più...diplomatica?" propose
Berenice sorridendo.
"Solo per il momento almeno." sottilineò Tiara in maniera
eloquente.
"Quindi dobbiamo raccogliere informazioni, no?" arrivò al
punto la bionda vedendole annuire con un cenno del capo "Bene.
Informiamo Amber, Ann ed Evelyn allora!"
Tiara la fermò prima che potesse alzarsi "Dopo. Amber
è con Narumi, ed Evelyn non la vedremo per questa mattina."
Berenice la guardò accigliata "Di nuovo sulla torre?"
"No. stamattina le è arrivato un messaggio da sua madre."
spiegò vedendo la sorpresa sulle facce delle sue amiche "E'
nella sua stanza a scriverle una risposta."
"E' successo qualcosa?" chiese Berenice.
"Che io sappia, no. Ma sai come è fatta Ev, se vuole ce ne
parlerà lei. Perché intanto non parliamo con Ann?
L'ho vista nelle stalle a spazzolare Moon poco fa."
"Va bene." concordarono entrambe, alzandosi e andando verso le stalle.
***
Quella mattina, Evelyn avrebbe voluto andare in cima alla torre per
poter pensare, ma le passò di mente e le si illuminarono gli
occhi quando vide arrivare Shiraha sul davanzale della camera, erano
due mesi che non aveva notizie da sua madre facendola preoccupare,
avrebbe tanto voluto andare a trovarla, l'ultima volta che la vide fu
al porto giapponese per salutarla; ricordò ancora il dolce
viso solcato da piccole lacrime che nonostante la paura di
ciò che sarebbe potuto succedere, le sorrideva calorosa con
tutto il bene che ogni volta le dimostrava.
Fece poggiare la colomba bianca in un piccolo cesto con della paglia,
fatto proprio per lei quando veniva a trovarla, le accarezzò
delicatamente le morbide piume bianche dal quale aveva preso il nome e
sorrise "Hai fatto un lungo viaggio Shiraha. Riposati adesso." prese
poi la lettera arrotolata attorno alla sua zampa sedendosi al tavolino
della camera cominciando a leggerne il contenuto.
Ciao bambina mia, come
stai?
So che aspettavi da prima una mia risposta, ma ho avuto molto da fare
nel nostro campo di riso, negli ultimi tempi
il clima è cambiato e il raccolto va a rilento, ma non
preoccuparti, qui al viallggio stiamo tutti bene.
Tu invece? Ci sono novità? Stai bene? Mangi abbastanza? E le
tue amiche? Ti
sei dichiarata a quel ragazzo carino di cui mi avevi parlato?
Vorrei farti di persona tutte queste domande, ma non voglio distrarti
oltre, so che hai un compito importante
da portare a termine, ed io come tutti, credo in te e sono orgogliosa
di te. Ricordati sempre che Mama wa
itsumoda to omoimasu*.
A presto figlia mia, stai sempre attenta e sii forte, ti voglio tanto
bene.
Con amore
Mamma
Una piccola lacrima scappò al suo controllo,
l'asciugò subito volendo mantenere fede alle parole di sua
madre, anche lei avrebbe tanto voluto riabbracciarla e tornare a casa
sua, nel loro piccolo villaggio tranquillo, ad aiutarla nei campi come
faceva ogni giorno e lo avrebbe fatto di nuovo, quando non lo sapeva,
ma lo avrebbe fatto a qualsiasi costo.
"EVELYNNNNNN!!!!!"
"Ed ecco la voce
dell'allegria fatta in persona." pensò
con un sorriso divertito, ridendo ancora di più quando
sentì uno "slap" e un "ahi" a
seguire. Decise di mettere via la lettera e scrivere a sua madre
più tardi, dal rumore dei passi delle sue compagne, decisi e
frettolosi, capì che c'era qualcosa sotto; le precedette
uscendo dalla camera e trovandole in corriodoio.
"Per caso mi stavate cercando?"
"Avevamo detto ad Amber di risparmiare i nostri timpani, ma non ha dato
retta." spiegò Zena, indicando la ragazza che si stava
massaggiando la nuca dopo lo scappellotto dato molto probabilmente da
Tiara.
"Comunque sia..." intervenne Berenice "Dobbiamo parlare Ev."
"Si, anche io."
Si chiusero nella camera di Evelyn ed Ann a parlare per una buona
mezz'ora, avevano esposto la loro idea di cominciare ad anticipare le
mosse di Orifus e su come raccogliere informazioni su di lui, ed Evelyn
si era aperta parlando loro del suo incubo, fra di loro non dovevano
esserci segreti di alcun tipo, ed ogni informazione era preziosa, ma
tutte sapevano che per farlo, dovevano prima parlare con il loro
maestro.
"E se si rifiutasse di darci il permesso?" chiese Ann accarezzando con
un dito le piume di Shiraha nella cesta, che Evelyn teneva sul tavolino
in legno.
"La tua positività è ammirevole Ann."
"Dico sul serio Amber."
Evelyn si alzò dal tavolino andando vicino alla finestra "In
quel caso, dovremmo insistere. Con tutto il rispetto per il maestro, ma
lo avremmo fatto prima o poi." le rispose rimanendo in piedi a braccia
conserte, lo sguardo fisso sulle foglie degli alberi mosse dal vento.
"Vero. Non si può andare avanti così: attacchi e
stragi, attacchi e stragi. Non la finiremo mai!"
"Per quanto possa sembrare strano, concordo con Amber." disse Tiara
appoggiata al muro a gambe incrociate "Per non parlare del sogno di Ev,
secondo me c'è sotto qualcosa."
"Non so Ti...era tutto così strano e...vero."
"Motivo in più per muoverci amica mia. Se la presenza oscura
che hai sentito si è fatta viva una volta, chi ci dice che
non lo rifarà?"
"Sì ma è strano, l'accademia è
protetta da un antico incantesimo di magia bianca, come può
una forza oscura entrarvi?" chiese Berenice dubbiosa.
Evelyn sospirò "Credo di averla portata con me quando mi
sono svegliata. La magia nera può fare cose fuori dal
comune."
"Anche entrare nei sogni altrui?"
"Sì Amber. Forse su una cosa quella donna aveva ragione:
qualcuno ci ha sentite e ne ha approfittato."
decretò seriamente.
"Sapete una cosa? L'unica che potrebbe dirci qualcosa in
più, è Tomoko." disse Zena guardando Evelyn
"Perché non vai a parlarle? Forse potrebbe aiutarti."
"Prima parleremo con il maestro Jitsu, poi andrò da Tomoko e
le parlerò."
"Quindi, cominciamo con il maestro?" propose Berenice.
Evelyn era ancora di spalle, ripensando al discorso appena fatto,
involontariamente, la sua mente sovrappose vari immagini tra cui quella
di sua madre, le sue amiche, il suo Federico e la piccola Mei. Tutti
loro erano nelle loro mani, se non agivano ora, il tempo avrebbe potuto
punirle in futuro. Sospirò come ad aver preso una decisione
"Essia allora. E' nel suo dojo personale. Andiamo."
Alla sua ultima parola, si alzarono in piedi uscendo dalla stanza e
dirette verso la torre principale, dimora dei loro maestri.
***
In cortile faceva un gran caldo, per fortuna Hanako quel giorno,
sembrò risentirne anche lei dell'afa e diede libera uscita
ai ragazzi finendo prima l'allenamento. Un gruppo di loro si
portò al pozzo dell'accademia da cui sgorgava l'acqua del
lago, bevendo e rinfrescandosi.
"Uff! Se anche la maestra Hanako oggi è fuggita, significa
che il caldo è davvero troppo! commentò Liam
versandosi addosso un secchio d'acqua mezzo pieno.
"Beh, sarebbe stata inumana se avesse continuato, no?
scherzò Kevin bagnandosi il volto con le mani.
Federico rise mettendosi a sedere sul ripiano in pietra del pozzo "E
pensare che nel Regno di Spagna fa molto muy calor di
qui."
Liam fece una faccia da melodramma "Io mi sarei sciolto subito! Ma come
facevate tu e tua sorella a resistere?"
"Forse perché ci siamo nati?"
"Oh...giusto ehehehe."
"Ragazzi! Hva skjer?*" chiese
Erik avvicinadosi al gruppetto con un sorriso tranquillo "Stanchi?"
"Ma no dai! Stiamo solo bevendo litri d'acqua perché
vogliamo imitare i cammelli!" ironizzò Kevin buttandosi
addosso altra acqua, godendo della sensazione di freschezza che gli
dava.
"Beato te amico, con quella stazza che ti ritrovi, sfido io che non
senti la stessa fatica che sentiamo noi!" piagnucolò Liam.
"Mh? Vuoi dire questa?" si indicò alludendo al suo corpo dai
pettorali sviluppati che la tuta ninja metteva in risalto insieme a
gambe e braccia, la vita stretta e la carnagione chiara accompagnata da
due occhi azzurri e capelli folti biondo chiaro.
"Sì quello! Non hai notato che da quando sei arrivato, hai
fatto svalvolare tutte il genere femminile dell'accademia?"
gli fece notare il moro.
"Non lo faccio apposta." disse grattandosi nervosamente la testa, anche
quando era nel Regno di Norvegia capitava che molte ragazze si
dimostravano molto interessate a lui.Ma nessuna aveva mai
destato interesse in lui. Era un ragazzo devoto alla famiglia, un
lavoratore come tanti finché la presenza di Orifus non
cominciò a farsi sentire anche dalle sue parti,
costringendolo ad arruolarsi per salvare la sua famiglia.
"Nahh tranquillo, Federico ha fatto lo stesso effetto quando
è arrivato!"
Lo spagnolo lo guardò male "Dovevi ricordarlo vero?"
Erik aveva perso il filo del discorso da un paio di minuti, la
parola ragazza gli fece ricordare Zena, è stata la prima
ragazza a dimostrarsi seria e amichevole nei suoi confronti senza
aspettarsi niente, quel viso candido e
il sorriso luminoso non l'aveva mai visto in nessuna ragazza e gli era
rimasto impresso.
"Sentite...cosa sapete di Zena?"
"Uh? Beh, lei è una delle guerriere prescelte per combattere
Orifus, ed è comandante della squadra dei ninja sentinelle."
spiegò Federico scendendo giù dal pozzo "E tu te
ne sei appena invaghito."
"N-No! Volevo solo conoscerla meglio!" il leggero rossore sulle guance
fece intendere altro, Federico sorrise lievemente: sapea che era
diffcile capire quando e perché fosse successo, lui aveva
imparato che accadeva e basta, il resto era decidere se farsi avanti o
meno.
"Anche noi abbiamo cominciato così..." disse guardando anche
Liam e Kevin che sorridevano "All'inizio non lo capisci e quando ci
riesci ti butti, o arretri."
Il norvegese lo guardò perplesso, arrivando poi alla
conclusione "Anche voi?"
"Sì! Fortunati eh?" rispose Kevin incrociando le braccia
dietro la testa, pur nascondendo un po' di frustrazione ricordandosi
della figura fatta con Berenice.
"Già. Molto fortunati."
***
L'avevano fatto.
Alla fine l'avevano fatto.
Quando giunsero davanti alla sua stanza privata, ebbero un momento di
esitazione, superata appena Tiara, l'unica che non aveva le mani soggette
ad agitazione compulsiva, bussò alla porta aspettando la
risposta del maestro. Di certo però non si aspettavano anche
di trovare Tomoko: l'anziana era seduta in religioso, lanciando di
tanto in tanto, occhiate alle guerriere e a suo nipote.
Erano ancora inginocchiate davanti al maestro che, con sguardo serio le
scrutava profondamente; le giovani erano impazienti ma ansiose di fare
qualcosa ed avevano preso in considerazione qualsiasi tipo di risposta
che il maestro avrebbe potuto dare loro, ma non si aspettavano una cosa
così di retta.
"Procedete."
Alzarono la testa credendo di non aver capito bene
"Ah...così, subito?"
"Amber..." mormorò a dentri stretti Tiara, trattenendosi dal
darle un altro scappellotto, mentre Tomoko ridacchiava, addolcita dal
comportamento spontaneo della ramata.
"Sì. Avete il mio permesso." continuò con tono
neutro "Anche se non posso del tutto approvare la cosa, ma so che
fareste comunque di testa vostra, ho ragione?" capì di
averne dagli sguardi sorpresi e colpevoli delle guerriere.
Le guardò una per una in silenzio con aria di rimprovero,
sembrava volesse sgridarle da un momento all'altro ma alla fine sorrise
così lievemente che alle ragazze parve di esserselo
immaginato "Siete pronte quanto basta per tentare un approccio diretto.
Tuttavia, siate sempre coscienti dei pericoli a cui andate incontro
e...prudenza, molta prudenza. Siamo intesi?"
"Sì Maestro Jitsu." risposero insieme.
Il maestro le congedò con un cenno della mano, venendo
lasciato nuovamente solo con Tomoko "Avevi ragione zia."
sospirò lui guardando la donna "Hanno deciso alla
fine."
"Era inevitabile nipote. Qualunque cosa le abbia fatte smuovere, ora
non si fermeranno tanto facilmente."
"Pensi che potremmo..."
"No Jitsu. Noi possiamo solo stare a guardare e continuare a guidarle,
se sarà necessario."
Jitsu annuì togliendosi gli occhiali "Ti va una tazza di
tè?" le chiese alzandosi per andare a prendere la teira.
"Volentieri. A proposito, Jitsu."
"Sì?"
"Dobbiamo parlare un po' di questa tuo vizio di mettere in discussione
le mie capacità." disse guardandolo storto da capo a piedi.
"Certo zia."
Angolo dell'autrice cotta
a puntino al Sole
Salve popolo! O
per chi sia riuscito a sopravvivere a quest'estate di fuoco che ci sta
mettendo al tappeto :P
Ed eccoci arrivato alla fine di quest'altro capitolo, che dire, non
molto in realtà, scusate ma il caldo mi impedisce di fare o
dire cose sensate. Ad ogni modo, come sempre siete invitati a dirmi di
errori di distrazione, battitura, tutto ciò che vedete in
pratica.
"Per essere una che
è sopravvissuta al Sole cocente, posso dire che non
è male."
"Uh grazie
Berenice, sentirlo dire da te poi è un vero
complime...Aspetta! Che fai qua?"
"Amber non faceva
altro che parlare di backstage, lettori e cose così. Per cui
sono venuta a curiosare."
"Ah bene, e che ne
pensi?"
"Posto carino, si
conosce un bel po' di gente."
"Allora ti lascio
l'occasione di salutare chi ci segue."
"Grazie. Good evening
everybody! Grazie per il seguire la nostra storia; con il vostro
sostegno, la nostra missione potrà rivelarsi meno faticosa!
A presto! Bye Bye!
Bene,
e dopo un altro ospite inaspettato, sotto vi riporto le traduzioni e il
link con il dojo privato del maestro, forse anche il sito vi
piacerà, vi auguro in anticipo un buon Ferragosto e al
prossimo mese ;)
vìbora
rubia: vipera bionda gusano:verme
Mama
wa itsumoda to omoimasu: mamma ti pensa sempre
Hva skjer: che succede (norvegese)
https://www.google.it/url?sa=i&rct=j&q=&esrc=s&source=imgres&cd=&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwiwuJ2xyb7VAhVHZ1AKHQE7C2oQjRwIBw&url=http%3A%2F%2Fwww.animeet.hu%2Fviewpage.php%3Fpage_id%3D204&psig=AFQjCNHQylVAXAf_nlv9MK6u0enLWsRLYw&ust=1501970215453340
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