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Arizona
era tornata a casa sua ed io occupai il mio tempo, organizzando la
cena. Invitai tutti tramite messaggio e la maggior parte, accettarono
l’invito. Non avevo ancora richiamato Robert, non ero
psicologicamente pronta. Con Arizona ci sentivamo almeno quattro volte
al giorno, la sua famiglia non era rientrata dalla vacanza e appena
sbrogliato le sue cose, tornò a stare con me. Quei giorni ci
avevano avvicinato moltissimo. Avevo trovato la spalla su cui piangere
ed essere me stessa, sempre e comunque, lei mi avrebbe appoggiata.
Buttammo giù un menù misto americano-messicano e ne
rimanemmo soddisfatte. Passammo un giorno intero al supermercato per
trovare tutti gli ingredienti e le varie primizie, certo, il periodo
dell’anno non dava molte scelte ma ci accontentammo. Avevamo
deciso di cucinare insieme e la cosa non mi entusiasmava molto, in
cucina ero molto precisa e scrupolosa mentre lei, disordinata a livelli
da esaurimento. Accettai con molti dubbi ma non potevo dirle i miei
scrupoli. Alla fine dovevo solo assecondarla per una sera, mi convinsi
che ce la potessi fare.
“Come ci dividiamo i compiti?” le chiesi.
“Di cosa?.”
“Cosa vorresti cucinare, per esempio?.”
“Credi che non ne sia capace? Che non sia in grado di fare una cena?” mi chiese quasi offesa.
“No no, so che sai cucinare, non mi fraintendere, sono solo curiosa.”
“Non vuoi che cucini?.”
“Arizona no, vorrei solo organizzare bene i lavori in cucina, tutto qua. Non amo il disordine e…
“Se vuoi fare da sola, non c’è problema.”
“Per
favore, cuciniamo insieme dico solo che dobbiamo organizzare bene la
cosa perché non ho l’attrezzatura per tutto e visto che
siamo qui, comprerò alcune cose. Almeno siamo tranquille.”
Non
fu soddisfatta della mia risposta ma terminò il discordo
lì. Comprai più pentole e tegami, volevo fare tutto bene
e rendere la preparazione il meno complicata possibile.
“Cerchiamo la menta fresca per il mojito” disse Arizona.
“Ottima idea, faremo svariati cocktail.”
“L’ultima sera delle vacanze va festeggiata alla grande.”
“Esatto.”
Tornammo
a casa soddisfatte della spesa fatta, avremmo organizzato una bella
serata. Preparai la cena mentre Arizona era in video chat con i figli.
Ogni volta che li sentivo, mi veniva un nodo in gola. Amavo il rapporto
che avevano e adoravo Arizona in veste di mamma. Cercava di imporre
regole anche a chilometri di distanza ma le veniva malissimo. Cercava
di fare la mamma dura ma i suoi occhi non mentivano,
donava amore anche in silenzio. Passammo l’ennesima serata tra
vino rosso e chiacchiere e ci addormentammo sul divano. Il tremendo mal
di schiena mi svegliò e senza fare rumore, raggiunsi la mia
camera. Ancora era presto per alzarsi e mi allungai di nuovo. Non
ripresi sonno e fantasticai sulla vacanza da favola appena fatta e su
quanto andar via da Seattle mi avesse fatto bene. Prima di partire mai
avrei immaginato di tornare così rigenerata, così sicura
di me stessa anche se con le idee poco chiare su Robert e Susan.
Lì ci dovevo ancora lavorare. Alle sette andai a preparare il
caffè, ne avevo una gran voglia.
“Mi hai attaccato la tua malattia?” mi chiese Arizona raggiungendomi.
“Che?.”
“Ultimamente faccio fatica a svegliarmi e alzarmi dal letto.”
“Credo che per te sia normale, aspetti un bimbo mentre io non ho giustificazioni. Ti preparo un tè?.”
“Si grazie e sì, non sei normale in fatto di sonno.”
“La
normalità è sopravvalutata Arizona. Che ne dici se
iniziassi a preparare le mie cose, così poi ti lascio la cucina
libera.”
Di nuovo il suo sguardo indagatore.
“Non mi vuoi tra i piedi, ho capito, sì, inizia pure.”
“Non sei tu, è che quando cucino ho bisogno di spazio, per me è un vero e proprio rito.”
“Ok,
mentre tu prepari, io attacco io un po’ di festoni e sistemo la
zona bar. Con Mark in giro, anche a lui servirà il suo spazio
per dimostrarci la sua bravura nel fare intrugli con gli
alcolici.”
“Oh sì, decisamente.”
Le
ore filarono veramente lisce, preparai qualcosa anche per il pranzo e
Arizona gradì particolarmente. Oramai mangiava qualsiasi cosa e
a qualsiasi ora, nel giro di un’ora, finì un intero
barattolo di sottaceti comprati per la cena.
“Arizona, se continui così, dobbiamo tornare a fare la spesa.”
“Non resisto ai sottaceti, è così a ogni gravidanza.”
“Ok, allora non li offriremo stasera così li lasciamo per te.”
“Brava, allora li mangerò mentre cucino. Grazie. Dai, continuiamo i lavori.”
Spostammo
alcuni mobili per fare più spazio in salotto e la cucina, dopo
rimessa in sesto da Arizona, la usammo per appoggiare il cibo. Non
sarà stata una cena seduti. Preparai anche alcuni cd nel caso
volessimo ballare. Iniziarono ad arrivare i primi ospiti, Mark fu il
primo di tutti, alla fine le eravamo mancate. Arrivarono Alex con
Jackson e April e poco dopo Owen e Cristina. Alla fine avevamo radunato
un bel gruppetto di persone. Tutti ci chiesero della vacanza, in fin
dei conti eravamo le uniche lì dentro, che si erano allontanate
da Seattle. Raccontammo quasi tutto e tutti ascoltavano curiosi. Mark,
come previsto, si impossessò dell’angolo bar e
preparò cocktail per tutti. Verso le otto, iniziammo a mangiare
e con grande soddisfazione, notai che avevamo fatto un bel lavoro,
anche Arizona nonostante le mie critiche. Guardando i miei ospiti,
dedussi che avevo trovato degli ottimi amici e che forse, erano
diventati davvero la mia nuova famiglia. Sentii suonare il campanello e
andai ad aprire. Era Robert. Dopo i primi secondi di rabbia e
imbarazzo, gli chiusi il portone in faccia e trascinai di corsa Arizona
in bagno.
“Ehi, che ti prende?” mi chiese sistemandosi la maglietta.
“C’è Robert alla porta.”
“Cosa?.”
“Robert, è sul pianerottolo, è venuto qui.”
“Che vuoi fare? O… che posso fare io?.”
“Mandalo via, non lo voglio qui. Non adesso almeno.”
“Callie…"
“Come
cavolo si è permesso di venire qua? Chi lo ha invitato?”
dissi ormai urlando. Ha il potere di rovinarmi sempre le cose belle
della mia vita.”
“Non farlo entrare se non vuoi ma esci un secondo e parlaci o, ascoltalo e basta.”
“Arizona
non sono pronta, poi scoppierò in un pianto inarrestabile e la
mia serata finirà così. Mi conosco troppo bene.”
“Quindi lo mando via?.”
“Dioooo, detto così è brutto.”
“Possiamo sempre farlo entrare e passare la serata in serenità.”
“Davvero? Sei seria?” le dissi, come posso passare la serata serena con lui qui dentro?. E poi gli altri non sanno nulla e lo tratterebbero ancora come mio marito.”
“Callie, è ancora tuo marito. “
Feci due enormi respiri, mi sciacquai il viso con l’acqua fredda e mi calmai.
“Ok,
uscirò un attimo sul pianerottolo, tu intrattieni gli
ospiti” le dissi e se senti rumori strani, esci
immediatamente.”
“Sarà fatto.”
Con un po’ d’imbarazzo per la porta sbattuta in faccia di qualche minuto prima, ci sedemmo sulle scale.
“Come stai?” mi chiese subito.
“Robert
avevo detto che ti avrei chiamato appena potevo, questa non è la
serata giusta. Ho ospiti e vorrei divertirmi.”
“Me ne vado subito, volevo solo vederti e…”
“E cosa? Vedere se sto bene? Sì, sto benissimo grazie. Senti scusa ma non ce la faccio. Devi andartene.”
“Ok, ci sentiamo presto allora.”
Non
risposi ed entrai in casa. Ovviamente tutti mi guardarono perplessi e
gli spiegai in grandi linee cos’era successo. Da veri amici, non
chiesero altro. Fortunatamente Arizona prese la parola e la nostra
attenzione ora, era tutta su di lei.
“Devo dirvi una cosa… in vacanza mi sono accorta di… insomma, sono incinta. Di nuovo!.”
“Callie sei stata tu?” disse il matto di Mark.
“Sì Mark, il figlio tanto desiderato è arrivato finalmente.”
Ci
furono le congratulazioni generali e passammo le ore successive,
immaginando cosa si fosse inventata Shonda per il suo personaggio.
Senza neanche dirlo, il peggio fu di Mark.
“Secondo
me mi farà fare lo sforzo di sedurti e metterti incinta,
così tutto rimarrà in famiglia.”
“Scordatelo
caro, non sarà un uomo in carne ed ossa a mettermi incinta e di
certo non sarai tu. Hai già dato con Callie” disse Arizona
ridendo.
La
serata proseguì alla grande, grandi risate e tante chiacchiere.
Malgrado la visita inaspettata di Robert, ero felice e libera. Libera
di essere io a decidere il mio futuro, libera di scegliere per il mio
bene senza avere il timore di ferire qualcuno. Libera. Quella
sensazione di libertà avevo intenzione di portarmela dentro per
molto tempo, nessun obbligo né restrizione. Finalmente mi
sentivo libera.
Grazie a tutti per aver letto la mia storia.
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