Se io potessi raccontare tutto, farei stupire il mondo

di _armida
(/viewuser.php?uid=877144)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Antidoto 

Firenze… 

La flebile luce delle candele e il riverbero della Luna all’interno della camera da letto creavano un particolare effetto luminoso che faceva risaltare le cicatrici sulla schiena di Girolamo, rendendo quell'intricato labirinto di linee più visibile del solito, nonostante fossero ormai passati diversi anni da quando se le era procurate. Lui dava le spalle alla porta, osservando pensieroso il cielo notturno da uno dei numerosi finestroni che caratterizzavano quell’ambiente della casa di Elettra.  
La ragazza entrò nella camera con cautela, prestando attenzione a non fare rumore nonostante il vassoio che stringeva tra le mani. Le bastò un’occhiata per capire che in lui qualcosa non andava.  
Appoggiò con attenzione le tisane calde e biscotti, ormai diventato un loro consueto rito notturno, su di un basso tavolino, poi tornò alla porta, chiudendola con delicatezza.  
Girolamo doveva senz’altro aver notato la sua presenza nella stanza, ma nonostante questo rimase immobile nella propria posizione.  
Elettra gli si avvicinò con cautela, abbracciandolo in vita, facendo attenzione a non sfiorargli con gesti bruschi le cicatrici sulla schiena: non erano servite parole o spiegazioni su di esse la prima volta che le aveva notate, le era bastata un’occhiata per intuire che si trattavano dei segni lasciati da una frusta. E per capire chi ne era l’artefice: Sisto.  
Aderì con il proprio ventre alla sua schiena, aumentando la presa dell’abbraccio. 
Sospirò di sollievo quando lo avvertì poggiare le mani sulle sue; il Conte ne prese con delicatezza una, portandosela alla bocca ed indugiando con le labbra sul dorso. 
In risposta, lei gli lasciò un bacio sulla spalla nuda.  
“Che cosa ti turba?”, gli chiese in un sussurro. 
Che cosa lo turbava? Questa volta fu Girolamo a lasciarsi andare ad un lungo sospiro: non poteva di certo rivelarle il contenuto della discussione che aveva avuto con Francesco Pazzi quel pomeriggio. Oppure della missiva segreta che Sua Santità gli aveva inviato quello stesso giorno. 
La parola chiave di tutto? Porre fine alla dinastia dei Medici. E a chiunque fosse loro leale. 
Quella notte, dopo aver fatto l’amore, dopo che aveva sentito Elettra alzarsi dal letto e poi i suoi passi sulla scala di legno che portava alla soffitta, segno che avrebbe passato il resto del tempo a dipingere, aveva provato a dormire,  ma la sua mente aveva deciso di giocargli un brutto scherzo, ricordandogli che anche lei faceva parte della schiera di personalità da togliere di mezzo una volta che la famiglia Pazzi avesse preso il potere a Firenze. Aveva cercato di ignorare quei pensieri, ma quando aveva visto il volto di Elettra al posto di quello di Celia, quando aveva stretto le mani intorno al suo collo, non ce l’aveva più fatta a restare sdraiato a letto e si era messo a scrutare il cielo notturno. 
“Solo pensieri”, si decise di rispondere alla fine, cercando di mantenere un tono di voce neutrale, che riuscisse a non far trapelare l’angoscia che in quel momento gli attanagliava lo stomaco. Era sempre stato bravo a non mostrare agli altri le sue reali emozioni, ma, ora, gli pareva di non essere riuscito completamente nel proprio intento. 
La giovane indugiò diversi istanti sulla sua prossima mossa, il suo fiato caldo che si infrangeva contro la pelle di lui. Lasciò una lenta scia di baci dalla spalla fino all’attaccatura del collo. 
“Sappiamo entrambi che non è così”, mormorò alla fine.    
Il Conte strinse ancora di più la presa intorno alle sue braccia, chiudendo gli occhi e rilassando finalmente la propria postura, lasciandosi cullare dalla sensazione del suo corpo caldo contro il proprio. 
“Posso fare qualcosa per farsi sentire meglio? Qualsiasi cosa, Girolamo”, gli sussurrò lei ad un orecchio. 
Avrebbe voluto raccontarle tutto, discutere insieme su di una soluzione per tenerla al sicuro, aprirsi finalmente e completamente a lei. Ma sapeva che tutto quello non sarebbe stato possibile. 
Si limitò a sciogliere l’abbraccio e a voltarsi nella sua direzione. Indugiò per diversi momenti con lo sguardo fisso nei suoi magnetici occhi azzurri, dopodichè poggiò le labbra sulle sue. 
Averla accanto, poterla stringere tra le proprie braccia, era tutto ciò che gli bastava per sentirsi meglio. 


Nda 
Ehilà! Eccomi qui con la prima delle  due integrazioni al capitolo IV. Avete già capito su chi si concentrerà il capitolo? Buona lettura
Avviso: Anche il prossimo mese l'appuntamento sarà sempre su questa raccolta di ff e non su Cielo e Tenebra!
 




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3692603