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di SSONGMAR
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Esiste un luogo incantato per chi non sa sognare, in un paesino lontano di cui nessuno conosce il nome, circondato da stradine a cubetti e casine colorate. Ogni colore rappresenta l’animo di una persona e quella che sto per raccontare è la storia del signor Smith, che abita in fondo al viale. La sua casa è rettangolare e senza tetto, rosso fuoco come le sue guance tonde. Ha i baffi all’insù, un cappello buffo e uno smoking stretto, forse di qualche taglia in meno, di un bordeaux tendente al rosso, ornato di merletti e riccioli bianchi. Nonostante la sua aria stravagante, il signor Smith è innamorato della bella Lidya che abita nella casetta bianca, quella che rappresenta la purezza, dall’altra parte della strada. Tutte le mattine il signor Smith raccoglie delle margherite dal suo prato, le annusa, e si convince che quello sarà il giorno perfetto per chiedere alla sua amata di sposarlo. Lidya ha i capelli color dell’oro, gli occhi azzurri come un cielo limpido in piena estate e delle labbra rosse come due ciliegie. Ha l’animo puro e sincero e tutte le mattine, a sua volta, aspetta (segretamente) il signor Smith nella caffetteria al centro del viale, quella di fronte alla casa blu che rappresenta il dubbio: «chissà se lui verrà» si chiede, infatti, in un sospiro, con lo sguardo rivolto verso cose che solo lei può vedere; un’immensa distesa d’erba, un cielo liquido e due innamorati (loro) stretti in un abbraccio. Un solo viale potrebbe non essere poi tanto difficoltoso da attraversare, ma in quel paesino, di cui nessuno conosce il nome, la distanza sembra aumentare coi timori dei suoi abitanti, ed il signor Smith teme che la sua amata possa non ricambiare il suo amore sincero. A render ancora più difficoltoso il tutto, sono gli strani personaggi che incontra sul suo cammino, altri abitanti provenienti dalle case più lontane e dai colori più spaventosi, come i loro cuori cupi e grigiastri. Intanto Lidya aspetta e aspetta in quella caffetteria che non ha mai clienti poiché si tratta solo di una piccola stanza illuminata dal sole, con grandi vetrate, delle mura bianche e un parquet color miele. Sulle mura qualche quadro colora l’intonaco e al centro della stanza solo un piccolo tavolino in legno, tondo, con una piantina al centro e due sedie. Lidya fissa il posto vuoto con il cuore traboccante e le mani giunte al grembo, e se ne sta lì ferma sino al calare della notte, tutti i giorni, che sia triste o felice. La svolta arriva quando l’amore del signor Smith riesce ad abbattere i muri e superare le barriere, perché il suo animo è rosso come la sua casa, come il sentimento che gli si accende dentro. Spalanca la porta della caffetteria ed in quel momento le distanze si annullano. Lidya si alza e gli sorride, si avvicinano e le punte delle loro dita si sfiorano, così, naturalmente, lasciando che la coronazione del loro amore avvenga in quelle quattro mura. Perché in quel paesino lontano, di cui nessuno conosce il nome, i matrimoni si celebrano in questo modo. Un paesino che grazie al loro amore potrà vantare di un proprio nome: Fightville, perché nulla può essere ricordato più di chi ha amato, sperato e combattuto per il proprio amore.





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