Tutto
per una donna.
- In
tutta
onestà, Hank non aveva la più pallida idea di
come si fosse trovato
in quella situazione.
- Mentre
tornava
da un colloquio di lavoro in solitaria, aveva adocchiato una semplice
locanda. Si era fermato per bersi una birra in santa pace, senza
avere la petulante voce di sua sorella che gli rimbombava nelle
orecchie, perché “guarda che la birra ingrassa,
gonfia, e poi se
ti ubriachi tocca a me portarti a casa”.
- Ricordava
perfettamente quel pensiero e – nonostante la situazione non
proprio felice – gli venne da ridere.
- ˗
Che hai da
ridere. ˗ ringhiò la sua carceriera, una giovane donna dai
capelli
scuri striati di viola – quasi
attraente,
pensò Hank
– dando una botta con una mazza alle sbarre della gabbia.
- Il
suono rimbombò all'interno del granaio in cui si trovavano
per una
manciata di secondi, un rumore sordo e forte.
- ˗
Ripensavo al passato. ˗ spiegò con un'alzata di spalle, non
curante. Non era spaventato, perciò per dare il fastidio
maggiore
che potesse si mostrava uno sbruffone. Non che fosse particolarmente
difficile, per una persona come lui.
- La
giovane donna sogghignò, rigirandosi la sbarra tra le mani
curate, ˗
Fai bene, il futuro non lo conoscerai. Quando le mie sorelle
torneranno, vedrai!
- Hank
alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ˗ Cosa? Mi torturerete
per
scoprire per chi lavoro? Già lo sapete, sono un Cacciatore.
Prossima
domanda? ˗ alzò un angolo della bocca, strafottente.
- La
strega spalancò gli occhi e schioccò le dita. Una
scarica elettrica
colpì Hank alle spalle, facendolo gemere di dolore. Non
emise altro
suono, il Cacciatore, abituato a ben altri tipi di dolore. Non che
non l'avesse sentito, ma il suo piano era quello di infastidire
quella donna il più possibile per vedere fin dove poteva
spingersi,
farla arrivare al suo limite e scoprire, man mano che la provocava,
come uscire da lì.
- Una
gabbia. Se Grace l'avesse visto, l'avrebbe preso sicuramente in giro,
visto che era già successo che finisse intrappolato da una
strega.
- Sospirò
piano. Una volta tornato al dormitorio, come avrebbe spiegato la sua
assenza? Al di là dei supervisori, che non sarebbero stati
contenti
per niente, pensava proprio a come spiegare tutto a sua sorella.
Sicuramente l'avrebbe sgridato, la sua voce avrebbe raggiunto
tonalità inascoltabili dalle persone normodotate, l'avrebbe
picchiato e punito. La sua amorevole sorellina era sempre piena di
parole gentili e affettuose, questo era certo.
- ˗
Dovresti stare semplicemente in silenzio.
- ˗
E perché? Se sto in silenzio, come possiamo parlare?
- ˗
Non parliamo, precisamente.
- Hank
schioccò la lingua al palato. Si avvicinò ad una
delle pareti della
gabbia e afferrò le sbarre con le mani grosse e callose, ˗
Però mi
stai rispondendo! Magari vuol dire che un po' ti piaccio!
- ˗
Cosa!? ˗ gracchiò, e sembrò che i muri della
cascina tremassero.
- ˗
Su, su, non ti devi arrabbiare! Va tutto bene. Guarda, se mi liberi,
posso ricompensarti!
- La
strega tremò di rabbia, Hank sogghignò e si
paralizzò per un
dolore lancinante all'altezza dell'inguine, cadendo poi all'indietro
come un peso morto.
- ˗
Inutile essere umano, insinuare che potresti piacermi… ˗
sibilò
la donna, inginocchiandosi di fronte a lui per poterlo guardare negli
occhi mentre soffriva ˗ sei solo un povero stolto, nulla di
più.
- Hank
respirava velocemente per far passare quella sensazione straziante,
coprendosi la parte lesa con entrambe le mani e cercando di mettere
il peso sui gomiti per tirarsi su. Per lo meno seduto.
- ˗
Perché non ti hanno ucciso? ˗ sbottò la strega, i
denti stretti e
le mascelle serrate, tanto che le parole sembravano essersi fatte
strada con forza.
- ˗
Cosa vuoi che ne sappia? ˗ rispose allora Hank, una volta che ebbe
di nuovo la voglia di parlare. Strisciò lontano da quella
donna,
come se quell'insignificante cambio di distanza avesse potuto
significare qualcosa.
- La
carceriera lo guardò con uno sguardo colmo di odio, poteva
vederglielo chiaramente negli occhi. Dopotutto aveva tutte le ragioni
del mondo per odiarlo, lui era specializzato nell'uccisione delle
streghe.
- E,
Dio, era terribilmente bravo nel suo lavoro.
- ˗
Io non lo capisco proprio.
- ˗
Neanche io, sinceramente. Con mia sorella ne abbiamo fatti fuori
parecchi della vostra associazione. ˗ rispose, pacato. Si mise
seduto a gambe incrociate, riprendendo lentamente il ritmo normale di
respirazione.
- Una
seconda occhiataccia e Hank fu sicuro che avrebbe dovuto puntare su
quel tasto per farla innervosire.
- Fece
per parlare di nuovo, ma una specie di scossa gli risuonò
nel
cervello, un impulso non doloroso che non proveniva dal proprio corpo
e neanche dalla strega. Sorrise subito dopo, perché capire
cosa
fosse stato non era poi così complicato. Aveva proprio
sentito un:
“Non morire, okay?” , e scommetteva di sapere di
chi fosse quella
voce così stridula e intensa.
- Sua
sorella non amava i combattimenti corpo a corpo, non gradiva l'odore
del sangue che si mescolava a quello del sudore e diventava un
eccitante naturale per un drogato di adrenalina come lui. Non amava
sporcarsi le mani, né i vestiti, cosa che Hank invece non
avrebbe
cambiato per niente al mondo, neanche con una scorta a vita delle
più
svariate leccornie.
- Comunque
si ritrovò a ringraziare il cielo che Grace fosse arrivata a
tirarlo
fuori dai guai, anche se gli sembrava di sentire chiaramente quanto
si stesse lamentando per la situazione in cui si era cacciata. Non
era affatto difficile immaginarla che sbuffava e pestava i piedi come
una bambina, o gonfiava le guance mentre valutava l'idea di lasciarlo
lì per ancora una notte. O forse anche due, se aveva finito
le scuse
da propinare al loro diretto superiore, quel falco del signor Blair.
Era anche per colpa sua se si era fermato in quella locanda a bere un
goccio, visto che aveva messo il lucchetto alle scorte.
- Avrebbe
potuto anche far ricadere tutto su di lui, se avesse giocato per bene
le sue carte.
- Scrollò
le spalle, tornando al tempo presente e alle circostanze per le quali
stava pensando cose simili. Per prima cosa, doveva uscire da
lì.
- ˗
Senti una cosa.
- La
voce della strega lo colse leggermente di sorpresa, facendogli
inarcare un sopracciglio. Le fece cenno di continuare a parlare
muovendo solo la testa.
- ˗
Sei un essere magico?
- ˗
No.
- ˗
E tua sorella?
- ˗
Neanche lei.
- ˗
Credi che verrà a salvarti? ˗ domandò dopo un
momento di pausa,
abbandonando l'aria da strega cattiva che cercava di spaventare un
prigioniero, mostrando in compenso una semplice giovane donna.
- ˗
Con tutta probabilità no. ˗ ridacchiò, alzando le
mani. Non poteva
farle intuire che Grace era nei paraggi, se non addirittura
già nel
fienile. Doveva distrarla, sperava solo di riuscirci per un tempo
utile.
- ˗
Che sorella degenere!
- ˗
Eh, spiegaglielo…! ˗ commentò, con una smorfia.
Ovviamente non lo
pensava davvero, ma alle volte era talmente irritante che gli veniva
voglia di riempirle la bocca di caramelle solo per non dover sentire
più la sua voce. Anche perché l'alternativa
sarebbe stata un
calzino ed era sicuro che non le sarebbe piaciuto per niente.
- Percepì
il medaglione che portava al petto tremare e si incupì
immediatamente. Sua sorella doveva essere in forte affanno o non si
sarebbe mosso da solo così, perciò si mise a
pensare. Se Grace era
agitata, allora voleva dire che stava combattendo. E se stava
combattendo, con tutta probabilità era contro uno di quei
mostriciattoli dall'aspetto di bambini mendicanti. Quanto odiava
quelle cose!
L'avevano ingannato più e più volte,
perciò ora non provava nessun
tipo di simpatia per qualsiasi bambino, che fosse vero o una creatura
magica sotto mentite spoglie.
- Fece
saettare gli occhi intorno a sé per capire se avesse intorno
qualcosa che poteva utilizzare per darle una manciata di secondi di
respiro. Strinse il medaglione tra le mani, il mezzo di comunicazione
magico che la sua associazione di cacciatori aveva dato ad ognuno dei
suoi membri, poi lo lasciò appoggiato ai palmi. Non aveva
armi, ma
qualcosa poteva comunque farlo.
- ˗
Queste sbarre non sono così spesse, sai? ˗
sogghignò, facendo
scrocchiare tutte le ossa della schiena.
- La
strega lo guardò incuriosita e preoccupata allo stesso
tempo, ma lui
la ignorò spudoratamente.
- E
allora distruggile.
- La
voce di Grace fu nitida, chiara e precisa, fece vibrare il medaglione
e lui si aprì in un sorriso. Si massaggiò la
spalla destra e si
lanciò contro le sbarre con forza, producendo un rumore
affatto
piacevole.
- Eppure
continuò: andava a sbattere contro le sbarre, cadeva, si
rialzava e
ripeteva la situazione. La spalla iniziò a fargli male dopo
il
secondo impatto, tremava quando il contatto col ferro ghiacciato si
interrompeva, e lo lasciava stordito, indolenzito.
- ˗
Che stai facendo? Non puoi aprirle, sono magiche. ˗ la strega lo
osservava con gli occhi sgranati. Hank poteva chiaramente intuire
cosa stesse pensando: “Sta cercando di uccidersi da
solo?” o
qualcosa di estremamente simile.
- ˗
Dici di no? Neanche se mi impegno?
- Non
era importante quanto dolore stesse provando, fintanto che dava
tregua a sua sorella avrebbe sopportato qualsiasi cosa. Il medaglione
aveva smesso di agitarsi sul suo petto, ma lui non smetteva di andare
contro la gabbia.
- All'improvviso
un tonfo sordo irruppe nell'aria: qualcosa di metallico, sicuramente,
era crollato con violenza sul pavimento in legno del fienile. O
qualcuno l'aveva lanciato, cosa molto più probabile.
- Hank
interruppe il suo lavoro e imitò la strega, che si era
girata di
scatto verso la fonte del rumore.
- ˗
Cos'è stato? ˗ domandò, spostando gli occhi scuri
su di lui.
- Hank
alzò le spalle, una più dell'altra, e sorrise, ˗
E che ne so, sono
in gabbia. ˗ rispose, come se fosse statala cosa più ovvia
del
mondo.
- La
donna non era per niente convinta, era evidentemente indecisa sul da
farsi. Doveva insistere un po' di più, cercare di farla
ragionare. ˗
Perché non vai a controllare? ˗ chiese, con noncuranza.
- ˗
Devo fare la guardia a te.
- ˗
Sì, ma sono in gabbia, io. E di certo non
riuscirò a rompere queste
sbarre in breve tempo, per quanto mi piacerebbe. ˗ non le avrebbe
spezzate né in breve tempo né in un tempo lungo,
ne era sicuro al
cento per cento, ma doveva continuare a fare lo sbruffone per
irritarla e farla allontanare, per dare il modo a sua sorella di
andare da lui e liberarlo.
- La
carceriera era ancora insicura, fissava Hank stranamente a suo agio
in gabbia e il punto in cui aveva sentito il rumore ad alternanza,
finché non sospirò.
- Hank
ammiccò quando la donna gli passò oltre,
lanciandogli comunque
un'occhiataccia di puro rancore, così, per non sbagliare. La
seguì
con lo sguardo mentre sorpassava quel rigurgito infernale dalla testa
di cavallo putrefatta e la stazza di un elefante, indugiando sul
fondo schiena fasciato in attillati pantaloni di cuoio e sulle gambe
lunghe e magre. Peccato che un fisico del genere appartenesse ad una
donna dal carattere sgradevole come lei. Senza contare che fosse una
strega, e perciò sua acerrima nemica per definizione.
- Che
spreco, che enorme spreco!,
pensò, portando gli occhi al cielo in un sussurro sdegnato.
- In
un lasso di tempo brevissimo, comparabile ad un lungo battito di
ciglia, si ritrovò sua sorella sdraiata a terra proprio
davanti a
lui. Aveva chiaramente messo fuori combattimento per qualche minuto
il famiglio e aveva corso, corso come una matta. Sapeva quanto fosse
stato difficile per lei, che le fatiche fisiche le avrebbe evitate a
piè pari, così si sentì terribilmente
orgoglioso di vederla lì
col fiatone.
- ˗
Ce l'hai fatta! ˗ esultò, sporgendosi quanto più
poteva dalle
sbarre.
- ˗
Certo che ce l'ho fatta. ˗ biascicò Grace, il volto rosso e
madido
di sudore per la concentrazione.
- ˗
Sei stata brava. ˗ si complimentò Hank, dandole una leggera
pacca
sulla schiena esile, cercando di controllarsi quanto più
potesse per
non farle male. Era una Cacciatrice, ma estremamente delicata.
- ˗
Lo so. ˗ lei lo guardò e gli strizzò l'occhio,
mentre riprendeva
fiato e si teneva le mani sul petto.
- ˗
Adesso devi farmi uscire, ˗ indicò con la testa il lucchetto
che
teneva chiusa la gabbia ˗ hai le chiavi?
- Grace
avvampò e scosse la testa, tenendo gli occhi fissi sul
pavimento. Si
sganciò la fibbia di cuoio che teneva legate insieme tutte
le
tintinnanti armi del fratello e gliele fece cadere a portata di mano.
- ˗
Come non hai le chiavi!? ˗ strillò Hank, passandosi le mani
sul
viso. A che cosa era servita tutta quella fatica se non poteva
liberarlo?
- ˗
Ehi!
- I
fratelli si voltarono verso la strega che, dall'altra parte del
granaio, li osservava sconvolta.
- Grace
fu più veloce di lei, in ogni caso, perché mise
mano alla sua
pistola lancia-reti e la colpì al petto, intrappolandola in
una rete
al cui interno il potere magico non serviva a niente. La raggiunse
mentre scagliava magie luminose che si infrangevano, inutili, contro
i fili intrecciati che componevano la trappola.
- ˗
Dammi le chiavi, devo liberare mio fratello. ˗ asserì la
giovane
Cacciatrice quando le fu davanti, puntandole una delle sue amate armi
da fuoco alla fronte.
- Hank
ansimò frustrato. Si allungò per recuperare i
suoi arnesi, i suoi
giocattoli. Se li legò di conseguenza alla schiena con la
stessa
cintura che aveva usato sua sorella, ma a lui stava a malapena. Tenne
fuori solo un coltellino, maneggevole e leggero, tanto affilato che
avrebbe potuto tagliare anche un pezzo di ferro sottile. Lo
impugnò
in modo da riuscire ad incastrare la punta dentro al lucchetto,
iniziando a smanettare per far scattare la serratura.
- ˗
Ah, sei tu quindi. No, assolutamente no.
- ˗
Come assolutamente no?
- ˗
Sul serio pensi che ti dia le chiavi senza battere ciglio? Ma sei
scema? ˗ Hank la rimproverò ad alta voce, dando una leggera
testata
alla sbarra di fronte a sé. Certe volte
l'ingenuità di sua sorella
aveva dell'incredibile.
- ˗
Che dovrebbe fare? Non può usare la magia, non ha senso che
stia lì
a pensare di poter fare qualcosa.
- ˗
Ti rendi conto che il tempo passa ed io continuo ad essere in gabbia?
˗ le fece notare, sporgendosi ancora per avere più manovre
possibili da compiere col polso, quasi del tutto piegato su se
stesso. Iniziavano a tirargli anche i tendini del braccio.
- ˗
Non è colpa mia se ti fai catturare mentre esci con le
donne! ˗ il
tono di Grace era stizzito, accusatorio, esattamente come se lo
sarebbe immaginato Hank.
- ˗
Ma la senti come mi tratta? ˗ il ragazzo si appoggiò alle
sbarre,
sciogliendo per un attimo i muscoli che erano rimasti contratti fino
a quel momento, ˗ Prendi quelle cavolo di chiavi! ˗ la
rimproverò,
probabilmente indurendo la voce.
- ˗
Io non vi darò le ˗ la tenue resistenza della strega venne
interrotta bruscamente da uno sparo che la fece ammutolire. Hank si
voltò verso sua sorella e la vide col braccio teso, il viso
irrigidito.
- ˗
Dammi quelle chiavi, ˗ la sentì ordinare, con la voce bassa
e roca.
Sembrava molto più grande di quanto non fosse in
realtà con quel
tono così duro e autorevole ˗ o il prossimo ti finisce in
fronte.
- La
strega rimase in silenzio, basita e terrorizzata. Una pistola puntata
alla fronte non era una cosa da tutti i giorni.
- La
ragazza puntò di nuovo la pistola al soffitto e
sparò, ancora.
Tornò col braccio teso verso di lei subito dopo, ˗ Le
chiavi.
Eppure non mi sembravi sorda.
- Hank
sogghignò in disparte. Era così orgoglioso di sua
sorella,
soprattutto perché, nonostante la giovane età,
fosse una guerriera
capace, spaventosa e determinata. Riusciva ad essere
contemporaneamente una ragazzina infantile e attratta dalle cose
carine e dolci e una spietata assassina di streghe, vendicativa e a
tratti sadica. Inutile dire che la adorava.
- La
donna prese a tremare leggermente, così portò le
mani alla cintura
e cercò di slacciare un portachiavi in cuoio, dove
sicuramente stava
quella che apriva il lucchetto.
- Un
ruggito improvviso ruppe la tensione.
- Hank
sbiancò notando il mostro magico che si rialzava a fatica e
si
dirigeva verso di lui. Il muso fatiscente grondava quello che doveva
essere la controparte del sangue umano, e si scosse schizzando quel
liquido verdastro su tutte le pareti e un po' addosso al prigioniero.
- ˗
Grace… ˗ provò a chiamare, muovendo il polso
sempre più
velocemente nella speranza di riuscire a far scattare la serratura.
- ˗
È finito il tempo…
- ˗
Grace! ˗ urlò, pur venendo ricoperto dal nitrire furibondo
della
bestia.
- Si
avvicinò sempre di più, con i passi pesanti,
finché
inevitabilmente prese la gabbia con quelle zampe umanoidi e la
alzò
come se nulla fosse stato. Hank fece solo in tempo a incastrare il
coltellino nelle cinture e afferrò la sua sciabola
prediletta,
brillante e lucida come se non l'avesse mai usata per uccidere
– o
per fare qualsiasi altra cosa.
- Sicuramente
non poteva fermare quell'ammasso informe di carne putrefatta, ma
almeno poteva provare a difendersi.
- Il
famiglio ringhiò e sputacchiò e sbavò,
strinse la presa sulla
gabbia e iniziò a scuoterla come un tamburello. Hank al suo
interno
andava a sbattere di qua e di là senza avere nessuna
possibilità di
fermarsi. Ogni tanto riusciva a piantare la sciabola nelle zampe
della bestia, ma non sortiva alcun effetto, soprattutto non quello
desiderato. Le sbarre fredde non davano segni di cedimento, mentre
lui invece sì: gli mancava il fiato, ogni minima parte del
corpo
doleva, i muscoli fremevano incontrollati e non avevano neanche
più
la forza di contrarsi per prepararsi all'impatto. Si sentiva un
insetto chiuso in una bottiglia da un essere umano; la stessa
impotenza e delicatezza che rendevano l'animale fragile, permeavano
il suo corpo facendolo sentire insignificante come non si era mai
sentito in vita propria.
- ˗
Grace, la situazione sta diventando difficile! ˗ provò a
dire,
sperando che sua sorella smettesse di giocare con la strega e
riuscisse a liberarlo in qualche modo. Le fauci della bestia si
aprivano e richiudevano sulla gabbia, cercando in tutti i modi di far
cadere il ragazzo e poterselo mangiare.
- Hank
non era di quell'avviso, però. Riuscì a trovare
la forza di
aggrapparsi alle sbarre superiori con entrambe le mani, in modo da
rimanere fuori portata. Vedere l'interno della gola di quella bestia
gli faceva venire ancora più voglia di non farsi mangiare,
né farsi
toccare. I denti erano marci, spezzati e avevano l'aspetto di essere
terribilmente appuntiti; la gola aveva un orribile colorito
grigiastro, di carne andata a male; e l'alito era, probabilmente,
l'odore più stomachevole che Hank avesse mai sentito, un
miscuglio
di pesce rancido, sangue secco e uova marce. Era sicuro che se fosse
caduto nella sua bocca, sarebbe morto soffocato ancora prima che si
chiudesse.
- ˗
Ti dai una mossa? ˗ provò di nuovo a chiamare sua sorella,
ma
quell'olezzo terribile gli si infilò nel naso e gli fece
quasi
perdere i sensi. Dovette decidere come muoversi, e in fretta. Strinse
con una mano l'elsa della sciabola, sentendo la pelle scricchiolare
contro il cuoio di cui era ricoperta, e con l'altra la sbarra a cui
era appeso. Si sarebbe lasciato cadere, avrebbe infilzato il famiglio
e avrebbe avuto quella manciata di secondi per riuscire –
almeno –
a coprirsi il naso. Forse era troppo sensibile lui, ma non riusciva
proprio a sopportare quella puzza di cadavere.
- Prese
un profondo respiro e si lasciò cadere, proprio mentre il
muso della
bestia si infilava nelle sbarre e cercava di tirare fuori la lingua.
Riuscì ad incastrare la sciabola in quello che doveva essere
il
palato e il famiglio ruggì prepotente, dolorante, ricoprendo
il
prigioniero di sangue e bava.
- Quello
non l'aveva previsto.
- Si
riscosse quasi subito, si strappò un pezzo della camicia di
lino
ormai insalvabile e se la legò attorno al viso, dietro la
nuca, per
limitare i danni il più possibile. Non avrebbe fatto la
differenza,
sicuramente, ma almeno avrebbe arginato il problema per poco.
- Agguantò
dalla schiena un altro paio di spade, conscio del fatto che sarebbe
stato sbatacchiato ancora per un po', e rafforzò la presa
sulle
impugnature, in modo da non perderle durante le botte. Erano le sue
spade gemelle, le più affilate del suo arsenale, non c'era
ancora
stato niente che non avessero tagliato fino a quel momento: voleva
scoprire se avrebbero sopportato anche quel combattimento.
- Sentì
uno sparo, immediatamente guardò sua sorella che stava con
il
braccio destro dritto davanti a sé e il sinistro alzato, con
la mano
chiusa a pugno. Lo fissava, implorante. Il medaglione gli fremette
contro il petto e lui capì.
- Il
mostro lasciò cadere la gabbia a terra e lui
sbatté la testa contro
una sbarra. Ancora intontito, percepì il tintinnio di un
mazzo di
chiavi che gli cadevano a poca distanza. Con lo sguardo offuscato
guardò la creatura magica che si dirigeva a passo lento
verso Grace
e non ebbe più tempo per riprendere fiato. Si
allungò quanto più
riuscisse, sfiorò il portachiavi con le punte delle dita, ma
non
riusciva ad afferrarlo senza l'ausilio di un appiglio. Prese il suo
pugnale più veloce che potesse e lo infilzò,
tirandoselo più
vicino.
- Sapeva
che il tempo non correva veloce quanto lui lo stesse percependo,
anzi. Era sicuro di aver perso dei secondi preziosi a causa della
botta alla testa, perciò doveva sbrigarsi e salvarla.
- Mentre
cercava la chiave giusta per il lucchetto, teneva lo sguardo fisso su
sua sorella che, visibilmente terrorizzata, indietreggiava per
guadagnare del tempo. Peccato che il famiglio non fosse un gran
chiacchierone, lei avrebbe potuto distrarlo con la sua parlantina!
- Trovò
la chiave, aprì la gabbia con un poderoso calcio e tutta la
gamba
gli vibrò per il contraccolpo. Avrebbe voluto stendersi e
aspettare
di riprendere le forze, ma non poteva, non aveva neanche il tempo di
immaginarsi sdraiato a terra: si mise in piedi, le lame gemelle nelle
mani e corse, pur non credendo di esserne in grado.
- Corse
e saltò, piantando le spade nella schiena della bestia fino
all'elsa.
- ˗
Lascia stare mia sorella! ˗ gridò, come se quel rigurgito
infernale
potesse capire una qualche parola. Si arrampicò su tutta la
schiena,
infilzando e sfilando le spade, così da raggiungere la
spalla e
poter vedere sua sorella.
- Stava
bene, era viva. Incazzata, completamente, ma era viva e quella era
l'unica cosa che potesse contare davvero. Le sue pupille si
dilatarono non appena l'idea che Hank stesse bene la raggiunse.
- ˗
Hank… ˗ sussurrò, con la voce rotta. Stava
soffocando o era
felice di vederlo?
- ˗
Ci penso io adesso. ˗ lui le fece l'occhiolino – o qualcosa
di
molto simile – e continuò la sua scalata,
lasciando le spade
conficcate nella pelle massiccia della bestia. Si mise in piedi sulla
sua spalla, sguainò un'altra lama, lunga e fine, ma il
mostro si
mosse per scrollarselo di dosso, costringendolo a mollare la presa
sull'arma e aggrapparsi ad una già infilata. Tanto fu forte
lo
scossone, che la spada scivolò per circa un metro,
squarciando la
carne grigiastra della bestia. Hank rimase immobile, stringendosi
all'impugnatura, poi si arrampicò, di nuovo, usufruendo di
tutta la
forza che ancora avesse nel corpo. Tornò alla sua
postazione,
infilzò la spada e la piantò nella clavicola con
una serie di calci
vigorosi.
- La
bestia ululò di dolore e lasciò cadere Grace, che
ancora gli stava
stretta tra le zampe.
- Hank
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, solo uno, il
tempo di
realizzare che sua sorella fosse salva, poi sfilò uno dei
pugnali
dalla cintura e lo conficcò nella cavità oculare
della bestia,
constatando suo malgrado che fosse vuota. Odiava i famigli. Le
creature magiche evocate da chissà dove dalle streghe erano
sempre
difficili da eliminare. Sentì comunque qualcosa di duro con
la punta
della lama e iniziò a graffiare quello che probabilmente era
il
cranio.
- ˗
Grace ricarica, io te lo tengo impegnato! ˗ urlò a sua
sorella,
aggrappandosi con entrambe le braccia al collo taurino della bestia.
- ˗
Munizioni…
- ˗
Che? ˗ cercò di sporgersi, non era sicuro di aver sentito
benissimo
quello che aveva detto, e vide sua sorella che provava a riprendere
fiato. Il mostro si dimenò e, con una grossa manona, lo
afferrò
dalla vita, stringendolo fino a mozzargli il respiro in gola.
Cercò
di tenersi all'elsa della spada incastrata nella sua pelle, strinse
quanto più riuscisse, ma il famiglio era troppo forte e lo
lanciò a
terra, facendolo rotolare per un paio di metri.
- ˗
Ho finito le munizioni!
- Hank
si rimise in piedi, a fatica. Guardò Grace e lesse nei suoi
occhi il
terrore, la rabbia, l'insoddisfazione, l'inadeguatezza.
Sospirò,
appoggiandosi alle proprie ginocchia per reggersi. Decise di non
lamentarsi, limitandosi un semplice: ˗ Merda ˗ detto tra i denti
stretti. ˗ Dovrò fare da solo? ˗ chiese, e la sua voce
tremò.
- ˗
Come posso aiutarti?
- Hank
diede un'occhiata alla spada che stringeva tra le mani – di
cui non
si era neanche accorto – e la lanciò ai piedi di
sua sorella,
sorridendole. ˗ Occupati dei suoi piedi, io farò la testa.
- ˗
Non mi piace usare le lame… ˗ si lamentò la
ragazza,
imbronciandosi.
- ˗
Se ti fossi portata più munizioni, avresti potuto sparare.
- ˗
Secondo te io potevo sapere che mi sarebbero servite? ˗ Grace
strillò con una vocina estremamente stridula che gli fece
scuotere
la testa. Aveva un tono altamente fastidioso, uno di quelli che gli
si infilavano nel cervello e lo facevano tremare.
- ˗
Taglia quei maledetti legamenti! ˗ ribattè il ragazzo, con
un
sibilo. Amava Grace. La amava dal più profondo del suo
cuore, ma
quando si
lamentavaavrebbe
voluto darle una testata.
- Si
lanciò di nuovo contro il famiglio, che lo fronteggiava
spavaldo.
Gli piantò tutti i pugnali che aveva a disposizione nel
petto,
mentre sua sorella si occupava di tutto quello a cui potesse arrivare
senza fare troppi sforzi fisici.
- Prese
fiato e solo allora si rese conto di non avere più la benda
improvvisata sul naso. Quell'orribile puzzo sembrò
bruciargli anche
l'esofago.
- ˗
Non lo ucciderete così. ˗ sogghignò la strega,
rimasta nella rete
e lontana dal combattimento.
- ˗
E allora come? ˗ non nutriva grosse speranze, Hank, ma ci
provò lo
stesso dopo aver ringhiato per l'esasperazione.
- ˗
Non credo ve lo dirò.
- I
fratelli si guardarono e Grace la raggiunse a passi veloci. Hank si
appiattì contro la schiena del mostro per evitare di essere
agguantato come già era successo, perché sapeva
non avrebbe retto
un'altra scalata – e non aveva abbastanza armi.
- Tenne
impegnato la bestia magica per tutto il tempo in cui sua sorella
minacciò la strega con la pistola e un paio di colpi sparati
a
vuoto.
- ˗
Il prossimo è quello giusto? ˗ domandò,
sporgendosi da una spalla.
Non aveva più armi a disposizione se non quella di riserva,
quella
specie di mannaia che aveva messo al suo posto legata alla coscia,
perciò si slegò le cinture dal petto e le avvolse
al collo del
famiglio, cercando di creare una specie di redini. Sperava di
riuscire a controllarlo – o almeno indirizzarlo –,
ma questo
agitò una delle braccia rischiando di colpire sua sorella.
Hank
decise in un lampo, raccolse le sue energie e saltò dalla
spalla al
braccio, facendolo sbattere a terra a circa un metro da Grace.
- ˗
Fai troppo casino. ˗ brontolò, avvertendo il rumore alle sue
spalle.
- ˗
Cerca di darti una mossa, per cortesia. Non mi sto divertendo molto.
˗ la sgridò il fratello, aggrappandosi al braccio della
bestia e
inspirando profondamente la morte. Schiacciò il viso contro
il
pellame della bestia e sentì immediatamente la pelle
prudergli.
- Promemoria
per se stesso: smettere di farsi fregare così facilmente.
- Eppure
come poteva, se una bella donna gli offriva di farlo rilassare? Non
era fisicamente in grado di dirle di no, era il suo punto debole.
Forse aveva ragione Grace a lamentarsene sempre.
- In
qualche modo, durante il corpo a corpo con la bestia, le si
trovò
sulla testa e riuscì a vedere all'esterno del capannone.
Delle luci
si stavano avvicinando, probabilmente delle torce, e non prometteva
niente di buono. Sarebbero dovuti scappare in fretta, o avrebbero
corso ancora più pericoli: disarmati ed esausti non
avrebbero fatto
paura a una mosca.
- ˗
Grace sta arrivando gente, cosa facciamo? ˗ le chiese, un po' per
metterla al corrente della situazione e un po' per metterle fretta.
- ˗
Che ne so io?! ˗ gli rispose, battendo il piede a terra impettita.
- Hank
strinse con forza la mano sulla mannaia alla coscia e la
liberò, per
poi lanciarsi giù dalla bestia piantandogli la lama nel
collo e
sforzandosi a scivolare. Toccò terra, il famiglio
strillò, si
dimenò, gocciolò sangue e bava. Aveva sperato di
tagliargli la
gola, ma sembrava che non sarebbe morto in nessun modo a lui
conosciuto.
- Poi,
questo ruggì. Era un ruggito diverso, era sofferente, si
capiva
benissimo. Il corpo iniziava a deformarsi, bozzi pelosi si creavano
dal nulla nei posti più disparati. Il Cacciatore lo
guardò,
immobile, poi sgranò gli occhi.
- Stava
per esplodere.
- Il
famiglio strillò, più forte.
- ˗
Via da qui… ˗ disse. Corse verso sua sorella e la spinse.
Sperava
solo che lei accettasse il suo consiglio senza polemizzare come al
solito.
- ˗
Cosa?
- ˗
Sta per esplodere! ˗ come non detto, Grace non riusciva proprio a
non fare domande, non poteva semplicemente eseguire gli ordini. La
spinse ancora, dopo aver sbuffato, ma si ricordò della donna
intrappolata. La guardò, la strega non abbassò lo
sguardo, come se
fosse stata una sfida silenziosa.
- Era
una strega, e quello non sarebbe mai cambiato. Faceva parte
dell'associazione che rapiva e mangiava i bambini, gli orfani come
lui e sua sorella, e anche quello non sarebbe mai cambiato. Ma era un
essere umano, una donna, una bellissima
donna.
- ˗
Dannazione! ˗ ringhiò a bassa voce. Benché ogni
fibra del suo
corpo urlasse pietà, con uno slancio si mosse verso la rete.
Prese
la ragazza e se la caricò in spalle, ignorando le sue
proteste e il
suo sguardo sconvolto.
- ˗
Hank sei un ˗ il rombo di un'esplosione interruppe la frase di
Grace. Hank lanciò la strega in avanti e l'onda d'urto lo
catapultò
in avanti. Rotolò per qualche metro, scompostamente,
sentendo un
dolore lancinante che sembrava volerlo tagliare in un mille e
più
pezzi. Vide Grace e non poté fare niente: era bloccato, non
riusciva
a muovere un muscolo, la testa sembrava dovesse spaccarsi da un
momento all'altro a causa della pressione dello scoppio. Avrebbe
voluto tossire, mettersi per lo meno carponi per liberare i polmoni,
ma non riusciva proprio.
- Le
orecchie gli fischiavano ancora, perciò optò per
rimanere fermo
dov'era, senza sforzarsi di alzarsi: sapeva che sarebbe caduto
rovinosamente, doveva solo riprendere fiato. Niente di più,
solo
riprendere fiato.
- Sua
sorella stava a qualche metro di distanza, immobile. Se non avesse
avuto il medaglione, si sarebbe sicuramente preoccupato per lei, per
la sua incolumità, ma sapeva che era viva grazie a quello.
- Aguzzò
la vista verso l'entrata del capannone, che sorprendentemente aveva
resistito alla maggior parte del botto. Alla fine era crollata solo
una parete, una delle due laterali, alzando un polverone di cocci di
mattone.
- Era
sicuro che stesse per succedere dell'altro e dovette valutare come
agire: cercare di scappare con la strega ferita e sua sorella a
spalle era completamente fuori discussione, non ce l'avrebbe fatta
anche a livello di tempistiche; scappare da solo anche, non avrebbe
mai potuto lasciare sua sorella lì, da sola, inerme, in
balia di
chissà cosa; combattere e sconfiggere i nemici non era
fattibile,
probabilmente sarebbe stramazzato al suolo per il solo sforzo di
mettersi in piedi. Non gli restava che rimanere immobile e sperare
per il meglio, preparandosi comunque ad un sacrificio per dare la
possibilità a Grace di salvarsi.
- ˗
Fai finta di essere morta. ˗ disse a bassa voce, sperando di
raggiungere le orecchie di sua sorella.
- Nonostante
tutto era vigile, per quanto confuso e intontito, perciò
riuscì a
sentire chiaramente la porta d'ingresso del capannone che saltava in
aria. Percepì dei passi che strisciavano e ticchettavano sul
pavimento di legno bruciacchiato.
- ˗
Sono…
- ˗
Morti, sì.
- Due
voci, due donne. Dal loro modo di parlare e dal tono di voce
sembravano molto più adulte rispetto alla sua carceriera,
perciò
non si osò ad aprire le palpebre per osservarle. La sua
memoria,
checché ne dicesse sua sorella, era straordinariamente
funzionante,
dunque non aveva dubbi che le avrebbe potute riconoscere facilmente.
- ˗
Ne sei sicura, Medea?
- L'altra
rimase un attimo in silenzio.
- ˗
Sì, sono morti. Tutti. ˗ probabilmente avevano toccato sua
sorella
per dar credito a quell'affermazione, perché lui non si era
sentito
sfiorare in nessun punto.
- ˗
Povera Tabatha… ˗ Tabatha doveva essere la strega
carceriera. Una
pedina sacrificabile, a quanto pareva.
- ˗
Era inutile. Per questo era qui.
- Hank
si trattenne dal ruggire di rabbia e frustrazione. Eppure non avrebbe
dovuto sorprendersi, erano streghe, non avevano idea di cosa fossero
i sentimenti umani. Abbandonare un proprio compagno al suo destino
non doveva essere per niente difficile per gente come loro, e questo
lo faceva infuriare come nient'altro al mondo. Per quanto si
atteggiasse ad attaccabrighe, era una persona tranquilla, che avrebbe
di gran lunga evitato di dare la caccia alle streghe e ucciderne a
centinaia. Non era la vendetta che guidava le sue spade, non
più
ormai, solo il profondo ribrezzo che provava nei loro confronti.
- ˗
Bene, possiamo andarcene.
- ˗
Li lasciamo qui?
- ˗
Più tardi manderemo qualcuno a ripulire.
- ˗
Per lo meno, abbiamo due cacciatori in meno.
- ˗
Troppo pochi.
- Le
voci se ne andarono, il rumore dei tacchi attutito dalla cenere e
dalla paglia bruciata.
- Hank
alzò piano lo sguardo e le vide uscire. Sospirò
di sollievo: il suo
rilevatore magico aveva smesso di agitarsi nella sua mano,
così poté
essere sicuro di essere rimasto solo con sua sorella e la strega
Tabatha.
- ˗
Sono andate via. ˗ avvertì Grace e la vide rantolare,
provare a
muoversi. Se solo intorno a loro non ci fosse stata quella
devastazione, avrebbe anche potuto pensare che Grace si stesse
svegliando da un profondo sonno. Però non era
così e lo sapeva.
Erano a corto di tempo.
- Si
mise in piedi, appoggiandosi alle sue ginocchia con estrema fatica.
Avrebbe solo voluto rimanere fermo dov'era finché i muscoli
non
avessero smesso di tirare, di dare l'impressione di stare per
strapparsi, eppure si mosse. Raggiunse sua sorella, la aiutò
ad
alzarsi e la trascinò verso una colonna, lasciandola
lì a
riprendersi.
- Andò
poi verso Tabatha che, riversa sul pavimento, sembrava non dare segni
di vita. Le toccò il collo e constatò con piacere
– chissà
perché, poi – che fosse ancora viva, semplicemente
priva di sensi.
- ˗
È morta… ˗ la voce di Grace era bassa, roca,
quasi
irriconoscibile. Non si voltò a guardarla per non incontrare
quell'espressione imbronciata che aveva di solito.
- ˗
No, non ancora. Dobbiamo portarla via.
- ˗
Sei ferito, come fai a portarla via…
- ˗
Non possiamo lasciare che una persona muoia sotto i nostri occhi. ˗
prese un respiro, e poi un altro, e un altro ancora.
- ˗
Hank, è una strega. Noi uccidiamo le streghe.
- Quella
consapevolezza lo sfiorò a malapena. Se l'avesse lasciata
morire lì,
da sola, non sarebbe stato diverso dai mostri a cui dava la caccia,
non avrebbe dimostrato di essere un umano, capace di compassione e
pietà, ma solo un Cacciatore senza scrupoli. Scosse piano la
testa.
˗ Lei è diversa, teniamola in ostaggio, cerchiamo di
scoprire
qualcosa… non deve morire così, non serve. ˗
spiegò, volgendo lo
sguardo in direzione di sua sorella. La osservò, e lei
osservò lui,
portandosi le mani alla bocca. Doveva avere un aspetto terribile, non
poteva neanche immaginarlo.
- Grace
sospirò e caracollò verso di lui, allargando un
poco le braccia per
mantenere l'equilibrio. Gli si appoggiò alla spalla
muscolosa,
delicata come una farfalla.
- ˗
Andiamo via, Hank… ˗ lo supplicò, come se fosse
stata una bambina
piccola.
- Lui
annuì, prese un respiro e si chinò di nuovo su
Tabatha. Infilò le
mani sotto la sua schiena e la issò, seppur con estrema
fatica,
mettendosela sulla spalla. Trattenne un gemito di dolore non appena
il corpo della strega toccò il suo.
- Uscirono
dal fienile cercando di non cadere, ma entrambi dovevano appoggiarsi
a qualcosa per rimanere stabili. Hank in particolare, riuscì
a non
staccarsi neanche per un passo da una parete ancora intatta.
- La
freschezza dell'aria esterna, della notte che li circondava, li fece
sentire immediatamente meglio. L'opprimente odore di fumo e carne
bruciata si stava allontanando, lasciando solo il pungente profumo di
freddo, che spalancò i polmoni dei due giovani Cacciatori.
Tossirono
più volte, Grace si appoggiò ad un albero per
vomitare, e Hank
trovò la forza di rimanere in piedi, senza tremare come una
foglia.
- ˗
Domani manderemo qualcuno a recuperare le armi… ˗
sussurrò Grace
quando lo raggiunse subito dopo.
- ˗
Domani, sì.
- ˗
Ah, Hank…
- ˗
Sì? ˗ lui si voltò verso sua sorella, un piccolo
sorriso a
stendergli le labbra fini.
- ˗
Mi devi un sacco di dolcetti. Ma davvero un sacco.
- Hank
ridacchiò e le prese la mano, dandole un bacio sul dorso.
Sua
sorella era la sua unica e vera ragione di vita, e vedere che si
preoccupava delle caramelle non poteva che rassicurarlo. Se aveva la
forza di rimproverarlo a quel modo, allora stava sicuramente molto
meglio di quello che sembrava.
- ˗
Tutti i dolcetti che vuoi, sorellina. ˗ le rispose allora. Non aveva
neanche la voglia di discutere su quanti dolci mangiasse, non era
importante, non in quel momento.
- Probabilmente
avrebbe dovuto spiegare tutto quello che era successo al suo
supervisore, compreso perché avesse portato all'associazione
una
strega gravemente ferita (già se lo immaginava, il falco, a
gracchiare e lamentarsi di quanto il suo comportamento fosse stato
sciocco e irresponsabile, accusandolo di aver messo in pericolo la
vita di tutti quanti), sempre che avesse superato la notte.
- Sospirò,
esausto, e guardò sua sorella. Il viso era stranamente
sereno e si
sentì meglio, quasi rinvigorito. Dopotutto, se Grace stava
bene, non
c'era niente di cui preoccuparsi.
- ˗
Comunque sei un idiota.
- Sorrise:
sì, Grace stava decisamente
bene.
Sophie's
space___
Ommioddio sono una specie di mostro.
Spero
comunque che questa versione nuova della mia storia “Tutto
per dei dolcetti” vi possa comunque sapere!
Vi abbraccio e vi voglio
bene.
Sophie
<3
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