Seventeen - Il potere dei ricordi

di annalisa93
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«Siamo stati noi a realizzare quelle scritte.» Aggiunse secco Filippo. Le sue parole rimbombarono nelle menti dei ragazzi, che li fissarono allibiti. Filippo si alzò, doveva in qualche modo sbollentare la rabbia che aveva in corpo e nervosamente cominciò a percorrere il campo di pallavolo. «Eravamo arrabbiati, pieni di odio, e in qualche modo dovevamo sfogarci.»

«E' stato colui che si fa chiamare Orfeo a proporre la prova a cui saremmo stati sottoposti, è lui il responsabile di tutto ciò che ci è successo.» Summer chiarì il motivo di tale comportamento.

«Scusa, ma di quale prova stai parlando?» Le domandò Sakura, che era seduta accanto alla ragazza.

«Come ho già detto prima, il Circolo di Giasone è esclusivo e, come tale, non ammette nuovi membri tanto facilmente.» Fece una pausa. «Infatti ogni Aspirante, ovvero colui che vuole entrare a farne parte, deve affrontare una prova, stabilita dai Membri Effettivi.»

«Il caso volle che la nostra prova, come probabilmente avrete capito, consistesse nell'entrare nell'aula di musica, dove era morta Susan Serravalle, e scattare delle foto alla scena del crimine.» Filippo continuava a muoversi su e giù per la propria metà campo.

«Ovviamente dalla porta non potevamo entrare, così decidemmo di andare al piano superiore, di arrampicarci sull'albero vicino e poi da lì, con un po' di agilità, attenzione e fortuna, saremmo riusciti ad entrare.» Summer riprese a raccontare guardando uno a uno i ragazzi che le stavano intorno, come si fa quando si racconta una storia di paura. «Era buio pesto, per cui accendemmo le nostre torce. Sembrava una stanza normalissima. Presi la macchina fotografica e, usando il flash, scattai una foto. In quel momento tutto era cambiato intorno a noi, ma non ce ne accorgemmo subito. Ci voltammo e ciò che si presentò ai nostri occhi fu talmente orribile che, piuttosto che vederlo, avrei preferito diventare cieca.» Summer si tappò gli occhi con le mani, come se in quel modo potesse scacciare le immagini del corpo morto che le attanagliavano la memoria. «La salma di Susan Serravalle era davanti a noi, penzolante. Ci avvicinammo per vederla meglio e, più che una ragazza, ci è sembrata un mostro. Neppure in un film horror è possibile vedere di peggio, ve lo assicuro.» La ragazza cominciò a tremare e a singhiozzare. Nonostante lei e Filippo stessero convivendo con quel cadavere da più di due anni, bloccati nella scuola, ancora non riusciva ad abituarsi. Non ci si poteva abituare a una cosa del genere, neppure dopo cent'anni. A volte, spinta dalla disperazione, aveva desiderato di essere al posto di Susan Serravalle. Pensava che in quel modo avrebbe messo fine a tutta quella sofferenza. Ma poi guardava Filippo e si convinceva che non poteva farlo, non doveva farlo. Come avrebbe resistito a tutto ciò da solo, senza di lei? Doveva vivere per lui. Insieme, forse, sarebbero riusciti ad allontanarsi da quel baratro oscuro in cui sarebbero presto caduti se avessero rinunciato alla speranza.

«E' stato terribile...» Le lacrime cominciarono a scendere copiose, bagnandole il viso. Emma e Sakura, in mezzo alle quali era seduta la ragazza, le si avvicinarono per consolarla come meglio potevano.

Vedendo l'amica in quelle condizioni, Filippo decise di continuare il racconto al posto suo, perciò riprese a parlare: «Eravamo talmente spaventati che andammo subito alla finestra, determinati ad uscire, ma venimmo respinti da una forza invisibile, come se ci fosse stata una barriera. Ormai, presi dal panico andammo alla porta e cominciammo a batterci con forza. Finalmente si aprì. Pensavamo di essere tornati al nostro tempo, ma non fu così. Gli altri ragazzi erano spariti, probabilmente se ne erano andati anche prima che noi entrassimo nella stanza perché altrimenti, come noi, anche loro sarebbero dovuti rimanere intrappolati nel tempo.»

Ogni parola che pronunciava era scandita dal disprezzo che provava nei confronti di quei ragazzi.

«Che infami!» Sakura non trattenne il suo pensiero, mentre passava una mano sul capo di Summer, accarezzandole i finissimi capelli lisci e biondi, che le giungevano all'altezza della vita.

«Puoi dirlo forte.» David concordava. «Immagino che, codardi come sono, i membri del circolo indossino delle maschere o delle mantelle che possano nascondere i loro volti.» Ipotizzò, passandosi una mano fra i capelli biondo scuro, rassegnato.

«Esatto... portano delle mantelle di color argento con un cappuccio ampio calato sulla testa, mentre i tratti del volto sono celati dietro una maschera bianca, con un ghigno malefico disegnato a livello della bocca.»

«Sembra proprio che abbiamo a che fare con una vera e propria setta, con i propri riti e con il proprio scopo...» Cominciò a ragionare Nathan, rigirando fra le mani la torcia che aveva rubato dallo stanzino del bidello e che aveva ripreso prima di lasciare l'aula di musica. «Sappiamo che lo scopo degli Argonauti era quello di riportare in Grecia il vello d'oro... Ma quale può essere lo scopo del circolo?»

Secondo il mito degli Argonauti, infatti, Giasone venne mandato alla ricerca del vello d'oro da suo zio Pelia, che si era impossessato del trono di Iolco, strappandolo al legittimo erede, Esone, suo fratello, nonché padre di Giasone. Il sovrano mandò il nipote in missione per ritardare il momento in cui avrebbe dovuto cedergli il trono, che il giovane giustamente reclamava. Giasone accettò la richiesta, anche perché aveva scoperto che lo zio era perseguitato dall'ombra di Frisso, uomo che, per non essere sacrificato, era scappato a cavallo di un ariete divino. Quando Frisso morì, poiché era fuggito dal suo destino, non gli venne concessa alcuna sepoltura e, finché la sua ombra non fosse stata riportata in patria, insieme al vello d'oro dell'ariete, la terra di Iolco non sarebbe riuscita a prosperare. Per portare a termine il compito assegnatogli, il giovane convocò alcuni volontari perché partissero con lui per la Colchide (un antico stato georgiano, situato nella Georgia occidentale), dove si trovavano sia l'ombra di Frisso che il vello d'oro.

«Da quanto abbiamo potuto capire dalle indagini che abbiamo condotto per conto del giornalino della scuola, i membri del Circolo si erano impossessati di un volume appartenuto precedentemente a Susan Serravalle, una raccolta dei numerosi episodi facenti parte della mitologia greca, scritto in una lingua incomprensibile.» Filippo fece una pausa, lisciandosi la barba scura e incolta. «Probabilmente si erano messi in testa di decifrare l'intero contenuto.» Concluse, osservando gli sguardi stupiti dei suoi ascoltatori.

«Cosa? Sei sicuro che si trattasse di una lingua sconosciuta?» Domandarono scioccati i quattro ragazzi.

Il giovane annuì col capo, muovendo i capelli bruni, che si erano allungati notevolmente in quei due anni. Subito mise una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un orologio a cipolla. «I caratteri sono simili a questi incisi sul coperchio.» Si avvicinò al gruppo e si accucciò fra Emma e Nathan, mostrando loro l'oggetto. 

Nathan lo sottrasse dalle mani di Filippo, mentre Emma lasciò la presa su Summer e si sporse verso l'amico, in modo che entrambi potessero studiarlo meglio. I due sgranarono gli occhi. Era vero, quei caratteri erano strani, incomprensibili. Le mani di Nate cominciarono a tremare impercettibilmente, mentre un sudore freddo cominciò a imperlargli la fronte. Quei caratteri, così incomprensibili, lui li aveva già visti. O meglio, alcuni di quei simboli gli erano familiari. Sì, non aveva dubbi: erano gli stessi che aveva visto tante volte nei terribili sogni che lo avevano perseguitato per tanto tempo, nei sogni che per tanto tempo gli avevano reso la vita impossibile. Per fortuna, però, alla fine era riuscito ad allontanarli, grazie alla forza e all'amore che i suoi genitori, sua nonna e i suoi amici David, Emily e Amanda, li avevano donato. Erano passati sette anni dall'ultimo incubo e ormai si era convinto che fosse tutto finito. E invece, no. La vista di quei simboli lo fece piombare nello sconforto più totale, sentì la terra crollare sotto i suoi piedi, ebbe come l'impressione di essere inghiottito nel mare nero dell'angoscia, in cui aveva rischiato di annegare molte volte, durante quelle notti insonni. Udì il passato bussare alla sua porta, anzi lo udì prenderla a spallate, fino a farla cadere a terra, ed entrare con prepotenza. Erano di nuovo uno di fronte all'altro, ma sarebbe riuscito a sconfiggerlo un'altra volta?

Emma, notando le mani tremanti del compagno, gli rivolse uno sguardo apprensivo. «Nate, che hai?» Gli sussurrò all'orecchio. Il ragazzo si ridestò dal torpore in cui era caduto. «N-niente, sto bene, tranquilla.» Con una mano si asciugò la fronte e si portò all'indietro la frangia color rame, in modo da trovare un certo refrigerio. Poi, rivolgendosi a Filippo, cercando di scacciare via i pensieri che si erano affollati nella sua mente, chiese: «Voi non siete riusciti a decifrare questo codice?

Il giovane scosse la testa. «Purtroppo no. Non sappiamo da dove iniziare.» Sospirò sconsolato.

«Vedrai che, una volta tornati al nostro tempo, riusciremo a scoprirne il significato!» Affermò David, il suo sguardo brillava di ottimismo.

Intanto Nathan aveva notato che Summer aveva tirato fuori degli oggetti dalla piccola borsa che portava a tracolla. «Cos'hai in mano?» Le domandò.

«Quando siamo entrati per la prima volta in questa stanza abbiamo trovato questi.»

Summer dispose sul pavimento una pagella mezza bruciata, una foto di cui erano rimasti dei pezzi insignificanti, un accendino, uno specchio rotto e una filastrocca. «Come vi avevo già anticipato prima, noi possiamo spiegarvi la dinamica dei fatti che ha portato Susan Serravalle alla morte.» La ragazza prese la pagella e la foto. «Probabilmente il suo intento era semplicemente di bruciare questi due oggetti, ma, sfortunatamente, ha perso il controllo della situazione e ha preso fuoco, prima la mano, poi il volto.» Stava per adagiare nuovamente la foto e la pagella, quando Nathan gliele sfilò dalle mani.

«Posso?»

«Sì, certo.» Lei intanto prese lo specchietto e continuò ad esporre la sua teoria. «Accidentalmente deve essersi guardata allo specchio e, dopo aver visto il suo terribile aspetto, disperata, con le poche forze che aveva, si è suicidata.»

«Ma la filastrocca cosa c'entra?» Chiese David, era da un po' che stava osservando quel pezzo di carta.

«Probabilmente serve per riportarci al 2008.»

«Come?! Susan Serravalle aveva con sé la soluzione al vostro problema?» David era davvero sorpreso. «Questo vuol dire che lei aveva già previsto tutto, ma com'è possibile?»

Già. Cosa c'entrava Susan Snow con quello che era accaduto a Summer e Filippo? Come sapeva che i due studenti sarebbero rimasti intrappolati nel passato? Quelle domande riecheggiarono nelle menti dei ragazzi. Seguirono minuti di silenzio, in cui ognuno di loro cercò di rielaborare una possibile spiegazione. A rompere il muro di silenzio che si era creato fu Nathan, che si allungò verso Summer per prendere la filastrocca e recitarla a voce alta.

Tu che qui nel 1968 con me bloccato sei

qui nell'anno in cui la vita mia perdei

se al mondo tuo tornar vuoi

invocar devi i salvatori tuoi,

quattro fra i Guardiani riportar qui dovrai;

quando la stanza varcheran tu riconoscerli potrai:

non importa in che anno lo faranno

indietro al 1968 torneranno.

Presto, il tempo è tiranno!

se le parole in tempo non pronunceranno

passata un'ora, senza di te i Guardiani a casa rientreranno.

Il giovane terminò la lettura, poi rivolse lo sguardo di ghiaccio agli amici. Sui loro volti dominavano la sorpresa e lo stupore.

 

Angolo annalisa93
Hola gente! 
Volevo informarvi che non so se la prossima settimana posso aggiornare, perciò nel caso vi aspetto tra due settimane, mi dispiace ma probabilmente non sono a casa.
Magari però tenete d'occhio lo stesso la pagina. Buon ferragosto a tutti :)
Annalisa





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