Once and Again

di queenjane
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"Tu?" una sola sillaba di disprezzo. La  zarina mi scrutava più inquisitoria del solito,appurando che ero cresciuta e la somiglianza con mia madre, a quando era una ragazza come me.
Le evidenze sempre più suntuose e marcate, i capelli castani che nel sole vibravano di ramati riflessi, ero  alta e snella, senza goffaggini apparenti.
La copia della giovane principessa Ella, che, in segreto, aveva conquistato principi e granduchi, che l’allora zarevic Nicola l’avrebbe voluta sposare, essendosene innamorato, tranne che non era possibile,che le regole dinastiche erano precise.. Uno zar, un erede al trono dovevano sposare una straniera, per evitare conflitti e diatribe nel Paese.. E mia madre Ella, secondo i pettegoli, lo aveva ricambiato, tranne che si era sposata presto e male, nel 1890 con Pietr Raulov. Tranne che Nicola II aveva voluto che io e le sue figlie fossimo amiche, festeggiando la gioiosa congiuntura che io e Olga eravamo nate nello stesso anno. Lui stesso, come mio zio Sasha e Pietr Raulov, erano cresciuti insieme, amici, compagni d’armi e avventure. E mia madre Ella era tra le dame preferite dell’arcinemica di Alix, ovvero la zarina vedova. Non poteva farla riscontare ad Ella, aguzzò le armi contro di me, inventando un plausibile pretesto.
Si convinse, infatti, che fossi io a istigare Olga ed essere intrigante e malevola, a discutere di Rasputin, nessuno doveva creare attriti o ingerenze tra lei e il sant’uomo giunto dalla Siberia, nemmeno l’amica di sua figlia.
Fu un esilio, una dura stagione, la nostalgia così forte da chiudermi la bocca dello stomaco. 

 
Correvano appunto i primi mesi  dell’anno 1910 quando Alessandra decise che la mia frequentazione non risultava più essere gradita .Anzi era inopportuna, non confacente.
Non lo disse in questi esatti termini, non in mia presenza, ma gli effetti erano quelli.
La istigavo alla ribellione, al malumore, sosteneva Alix, la mia era una cattiva influenza e andava estirpata, come se fossi una gramigna. Solo perché Olga non tollerava la presenza di Rasputin, l’Amico, come lo appellava la zarina, si faceva abbindolare da chi fingeva di darle retta, nessuno doveva contrastare la volontà imperiale di ricevere il santone.Tranne che di religione o di quel finto contadino, i cui scandali erano la favola della capitale, non avevamo mai parlato, se non scarni accenni, io e Olga. .
(... Contadino poi ucciso nel dicembre 1916 da un attentato complottato dal principe Jusopov, il granduca Dimitri Romanov e un deputato della Duma, Puriskev ..
Buttarono il cadavere nella Neva ghiacciata, quando si seppe che il finto monaco era morto la gente ballava e la zarina Alessandra piangeva..
)
Un esilio e toccava aspettare le domeniche, quando visitavano San Pietroburgo e ci ritrovavamo da Olga, la zia delle ragazze, la sorella di Nicola II.
Erano  solo miseri surrogati rispetto alla frequentazione di prima, ci sarebbe voluto poi Aleksei che voleva le mie storie, sempre e comunque, e sua madre aveva esaurito le scuse plausibili e non, non potevo essere sempre malata, in viaggio o in visita.
Per scambiare due parole e ridere, era mio zio a tenermi allegra, mia madre era occupata da Sasha e mio padre era ancora più evanescente del solito. Non era cattiveria, lei mi riteneva abbastanza grande per arrangiarmi da sola, mentre mio fratello era piccolo.
Un grande affare, come no. Un primo assaggio dell’età adulta e la luce del tramonto bagnava i petali delle rose come sempre … come ai tempi degli antichi dei, che riempivano forse i bagagli di sogni e parole, una mia remota fantasia.
Già, ma non era una fantasia il distacco che mi mostrava il principe Raulov mio padre, il suo viso evanescente come fumo, un fiordaliso, pareva quasi non volersi affezionare a nessuno per il timore forse della perdita, era rimasto presto orfano e la sua educazione era stata severa, spartana .. Il massimo della confidenza era dirmi che amava la torta di mele cosparsa di vaniglia  Inutile aggiungere che quando mi presi la briga di cucinarne una, sotto la supervisione della cuoca, neanche si degnò di mangiarla..
E meglio quello dei ciclici accessi di violenza cui ogni tanto si lanciava, ma io ero dura come una pietra, una selce, volevo essere amata e di amore ne ricevevo ben poco.
Nei fatti era mio zio che si occupava di me, insegnandomi a cavalcare, a smontare le armi e sparare, a farmi ridere anche quando non avevo voglia, inimitabile scanzonato, uno scapolo d’oro che dribblava con eleganza di gatto le manovre matrimoniali della giovane zarina .. .
Per sua fortuna, la fortuna bara dei Rostov Raulov, ereditata dal nostro mitico antenato Felipe, la devota amica di Alessandra, Anna Vyribova, si era sposata, nel 1907, risparmiando ad Aleksander un immenso imbarazzo, che non era roba da poco rifiutarla, era la prediletta ancella della Zarina, la sua amica personale.
 Il matrimonio era stato poi annullato per mancata consumazione, e la giovane damigella, figlia di un cancelliere di Corte, ronzava mite e indolente presso la sua imperiale amica, che con il trascorrere del tempo divenne sempre più importante ed asfissiante..
Alix, nella sua immensa vanità, riteneva di non potere sbagliare e non accettava critiche da nessuno, così che la Vyribova, che le dava sempre ragione, divenne la sua favorita.
Più ed ancora, era una fedele, entusiasta seguace di Rasputin.
 Nel contempo era noiosa, senza particolari attrattive, dimessa e poco spiritosa, tanto che Alessandra stessa la chiamava la vacca .Tanto era.
Di sicuro a lei non sarebbe venuto certo in mente di paragonare le stelle ad aculei argentati come ad Olga o raccontare storie sulle brumble roses.
La mia unica, prediletta Olga, mia ombra e mio riflesso .
Legate troppo e ancora, volevamo vivere mille avventure, vedere il mondo, come due foglie simili in uno stesso ramo.
Nella distanza, ho vissuto mille avventure, per lei  e per me, ma non basta.
Non basterà, siamo state amiche e sorelle, troppo o troppo poco.
 
“Sei triste“Mio zio Aleksander constatava, da buon diplomatico non palesava mai direttamente il suo pensiero in generale e, nel particolare, sulla zarina, ma compativa lo zar per  che aveva una simile moglie.Non era esperto in materia di matrimonio, essendo scapolo e gaudente,solo aveva avuto due figli dalla sua amante borghese, oltre che sfoghi collaterali. Che  ironia..
“Sfogati, avanti”.
“Mi manca, sono le mie amiche.”
“Catherine, siete cresciute insieme e siete molto legate “ Mi strinse il gomito.
Pausa. Silenzio.
Un presagio, una avversità.
Era serio, lui sempre scanzonato e irriverente su tutto, aveva la stessa età dello zar ma a me pareva sempre un ragazzo.
Tuttavia, in quel momento, realizzai  che nella sua barba vi erano fili grigi e aveva le rughe. Le stagioni erano passate pure per il principe mio zio, aveva quarantadue anni, due figli illegittimi nati dalla sua amante borghese, oltre che sfoghi di passaggio.
Membro ufficioso del governo, aveva poi un ruolo nella polizia segreta dello zar, si muoveva in vari ambiti con saggezza e discrezione.Diciamo che non ero sempre concentrata su me stessa, alle volte ero empatica pure io. “Ma non odiarla, se vi tiene separate, da una parte è sola tranne la Vyribova, non ha amiche.” le sue parole erano vere e affilate come coltelli.” Venendo a noi.. State crescendo e se non è adesso … prima o poi la vita vi dividerà. Che ne so, vi sposerete, per le granduchesse più grandi si parla di un matrimonio con il principe di Galles, con quello ereditario di Romania e via così. E tu rinunceresti a avere una tua vita, una famiglia, per stare con lei? Potresti .. un domani ti sposerai.”
“NO“Avevo quindici anni, non riuscivo a immaginarmi quella possibilità. A onor del vero, erano pochi i matrimoni felici da cui trarre ispirazione. Cominciavo dai miei genitori, i principi Raulov, spaziando su vari altri fronti, la nascita di mio fratello li aveva resi meno freddi e scostanti, erano brina e ghiaccio, peccato che non si sopportassero. Insieme, leggevo romanzi d’amore, ero romantica, in fondo, come aveva indovinato Olga, ma non sapevo a quale santo votarmi. Ideali e realtà poco andavano in accordo, contava più la nostra fantastica amicizia, che, omettendo Olga e le sue sorelle, non avevo amici.
E perderla era una punizione che credevo di non meritare.
Ero  troppo strana, esotica, diversa.
La bellezza ereditata da Ella, lo stretto legame con le granduchesse, l’intelligenza creavano una specie di barriera, un confine.
Nel 1906, quasi andata al creatore dopo una caduta da cavallo, mia madre aveva ritenuto allevarmi secondo le mie potenzialità, che riguardavano la storia, le lingue e la letteratura, non certo l’educazione riservata a una principessa ( primeggiavano buone maniere, ricamo e musica, effetti in cui ero negata).
Un proclama di orgoglio, ma, insieme, una maledizione.
Ero  troppo strana, esotica, diversa, ripeto, mi chiamavano la spagnola, la straniera, forse fu la Vyribova a coniarlo, come epiteto.
E in Spagna eravamo tornati ancora, nel 1910, nella primavera.. Il castello dei nostri parenti iberici era davvero un luogo magico.
“Spero di sbagliarmi, che non starete più insieme“Aggiunse conciliante, ma sapevo che non ci credeva fino in fondo. “Ricordati, poi, in ogni caso, che Olga Nicolaevna ti vuole bene, non pretenderebbe MAI che tu non avessi un marito o dei figli. Che, perdonami, Catherine, altri destini alternativi non ne vedo. Una ragazza può fare ben poco di diverso.”

Comunque, fu lui a insegnarmi a smontare e caricare una pistola, un fucile, a perfezionarmi nell’arte di cavalcare a pelo, a moltiplicare lo studio delle lingue, capacità che in seguito tornarono utili in modo imprevedibile.
E poi ritornai, Aleksei voleva le mie storie, le storie di Cat e Alessandra amava suo figlio più della sua stessa vita e mi concesse di tornare, trovammo un modus vivendi.
Ne ignoravo le ragioni precise, lo intuivo che poteva non sopportare me o Ella Raulov, ma amava suo figlio e anteponeva il suo bene al proprio.
Dopo compresi, anche troppo bene.
Solo che io ero una ragazza, ribelle, irrequieta, non proprio simpatica,a dirla tutta, ero una vera spina nel fianco, ma il vero caos lo aveva combinato mia madre, insieme allo zar, io ero un effetto e una conseguenza, non la causa scatenante, ma Alix aveva il dono di dare sempre la colpa a chi non godeva delle sue simpatie.
E avevo capito come mutare odio e rabbia.
Una magica alchimia.
Che nella mia vita, ho adorato Olga, le sue sorelle e Alessio.
E la loro perdita è stata una eterna amputazione.
Ne sogno ancora, il passaggio dal sogno alla veglia è sempre una pena, tutta una vita da vivere senza di loro, quella che mi tocca, giorno dopo giorno.
E non dimentico, li onoro vivendo.
Il fiore dell’amaranto, della memoria, fiorisce in loro eterno ricordo.
E IO VIVO.
 




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