Ho
finito da pochi
giorni di giocare a Ocarina of Time, mio primo – e, non
ancora per
molto, unico – gioco di questa saga: suppongo sia sufficiente
dire
che mi è piaciuto così tanto che ho ricominciato
a giocarci non
appena l'avevo finito.
Hyrule
è,
semplicemente, bellissima, e queste parole si sono scritte quasi da
sole. Non si può considerare una vera e propria storia,
naturalmente: mi piace pensare che questi fossero i pensieri di Link
quando Zelda lo ha riportato al passato, al termine della sua
grandiosa avventura, ma non va per forza collocata in un momento
preciso.
Non
essendo un'esperta
della saga, sarei lieta se mi segnalaste ogni eventuale errore o
imprecisione per poter rimediare.
Buona
lettura!
Arsura
«È
nell'aridità del deserto che ho amato di più la
mia sete.»
André
Gide.
«Sai, Navi,
Saria, quella volta...
pensi che avrei dovuto salutarla meglio?»
«Ci ho
pensato tante volte,
Link. Ma vedi... la verità è che quel giorno non
avevamo ancora
capito che non saremmo tornati mai più. Che avremmo errato
senza
fine...»
Senza fine, lungo le
vaste lande di
quest'orizzonte infuocato, immenso, colla consapevolezza vaga di aver
qualcosa d'importante da fare, in qualche luogo, e di doverlo cercare
– ma era poi tanto egoista desiderare che il sole non
tramontasse
mai, e di poter cavalcare ancora e ancora, senza fine, e non curarsi,
per il solo spazio di quella cavalcata, del mondo che finiva?
Ah! Frecce scagliate in
direzione
del sole, sarete mai più libere di me?
Ah, meraviglia delle
corse di Epona!
Gioia voluttuosa di correre, correre, per contrade che non avevano
mai fine, sin quando i fianchi di Epona schiumavano di fatica contro
le mie cosce serrate. Epona, gioia della mia vita, dove sei?
E, ah!, sete prepotente e
arida,
senza fine, basteranno mai a placarti altre acque che quelle del
gelido fiume Zora?
Epona, non cavalcare
senza di me.
Misteri ancora
inesplorati, quando
vi disvelerò?
Apriti, piana di Hyrule,
vasta come
la luce del giorno.
Solitudine del deserto
immoto, senza
fine, non mi sgomenterai dunque più? Sabbie roventi, vi
amavo
persino quando mi graffiavate gli occhi, quando le zampe di Epona
affondavano nelle dune, quando un'arsura inesplicabile dilaniava la
mia gola, e disperavo di trovare acqua per entrambi.
Acque! Acque prepotenti,
voluttuose
come passioni! Fiumi turbinosi dove tante volte ho temuto di
annegare, in cui ho amato sprofondare...
«E,
Link, ti ricordi...
Ah,
ma ti ricordi quelle notti troppo buie, e troppo silenziose, quando
schiere di spettri ci assalivano – e tu, con le spalle al
muro, ti
sgolavi a urlare fino al mattino, per essere proprio certo di non
essere ancora morto?»
Santuari inviolati, a me
rivelerete
i vostri misteri?
«Ma, Navi,
senti... pensi che sarei
stato lo stesso un eroe, se non si fosse trattato di Hyrule? Se il
mio dovere fosse stato di salvare una landa arida e desolata, che non
celasse alcun mistero o meraviglia... la mia forza sarebbe bastata a
salvarla?
Navi, cosa significa
essere un
eroe?»
«Sai,
Link, penso che essere un eroe voglia dire spingersi un po'
più
avanti degli altri...
e
continuare ad avanzare anche se tutti fuggono.
E
avere un po' più di coraggio
e
colpire un po' più a fondo
e
non avere neppure per un momento la tentazione di tirarsi
indietro.»
Hyrule, se Ganon ti
avesse vista
infervorarti d'amore sotto le fiamme dell'alba, come ti ho vista io,
avrebbe egualmente voluto distruggerti?
Gerudo, compagne della
mia
solitudine e della mia libertà, come dirvi che alle vostre
grazie
spigolose io non sapevo guardare, perché il mio sguardo
brucia più
oltre, e neppure l'orizzonte mi sembra lontano a sufficienza?
Hyrule, non finire per me
all'orizzonte.
Luoghi abitati, alla
vostra pace non
sono mai appartenuto. La mia vita era in mezzo alla solitudine. Solo
lì mi sentivo appagato.
Amati Kokiri, come
estraneo mi sono
sempre sentito tra di voi! E non perché voi non mi
riconosceste al
mio ritorno, ma perché in mezzo a voi non ho più
riconosciuto me
stesso. Avrei dato la mia vita, molto più della mia vita,
per
ridarvi la pace del Grande Albero - ma a quella pace mi sarei
sottratto anche senza che la necessità m'incalzasse. Ad
altre paci
ho sempre anelato.
Saria, sapevi che non
sarei tornato
a trovarti mai, quando ti ho salutata? Che la mia grande sete mi
avrebbe trascinato lontano, sempre più lontano, e che avrei
rimandato e procrastinato – finché poi non
è stato troppo tardi?
Possibile forse che mi
conoscessi
tanto bene, da sapere che un solo sorso di Hyrule non mi sarebbe
bastato, e ne avrei voluto ancora e ancora, e che la mia
avidità non
ne avrebbe avuto abbastanza mai?
Saria, ti chiedo perdono,
perché in
nessuna vita mi saresti bastata.
Che cosa sarà
di me quando tutto
sarà stato rivelato?
Fortezze inespugnabili,
voglio
ancora esplorarvi.
Le vostre difese sono
troppo deboli
per il mio coraggio, i vostri misteri insufficienti alla mia brama.
Hyrule, celi ancora rocche ch'io non abbia penetrato?
Amata Hyrule, vasta come
la luce del
giorno.
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