Tantrumefp
Disclaimer: I personaggi di Life on Mars (UK)
non mi appartengono (inserire sospiro malinconico qui); c'è
ancora qulacuno che pensa che possa voler perseguire scopi di lucro con
i miei scritti idioti?
Avvertenza: La fanfiction che
segue è la mia personale (ed opinabile) rivisitazione di una
scena dell'episodio 01x05, nel quale Sam e Gene, per indagare
sull'omicidio di un tifoso del Manchester United, decidono di
infiltrarsi come baristi al Trafford Arms Pub; pertanto, oltre a
contenere lievi spoiler riguardo all'episodio in questione, la storia
presenta riferimenti ad alcune puntate precedenti (in particolare,
01x03 e 01x04).
Come si dice, lettore avvisato, mezzo salvato.
Il rating è alto, benchè non vi sia nulla di "grafico",
per via dell'eloquio non proprio politicamente corretto di Gene Hunt-
ma noi lo amiamo così-.
Ci "rileggiamo" a fondo pagina per le (dolenti) note, buona lettura!
MistralRapsody^^
"You give us a tantrum
and a know-it-all grin
just when we need one,
when the evening is thin."
Sarah McLachlan, "Building a mystery"
L'ispettore capo Sam Tyler non aveva ormai alcuna certezza.
Anzi, forse sarebbe stato più corretto dire l'ex
ispettore capo Sam Tyler, dato che il dannato burattinaio celeste che
si era preso la briga di scaraventarlo in un presunto anno 1973, si era
persino tolto lo sfizio di degradarlo ad ispettore semplice.
La lista degli ex, comunque,
non era ancora finita: aveva un'ex fidanzata e collega, Maya, rapita da
un efferato omicida seriale il giorno della sua oscura dipartita dal
2006, la quale, in quel momento, nella migliore delle ipotesi, lo stava
vegliando nel reparto di terapia intensiva del St. James Hospital.
Perchè, forse, era soltanto in coma, immerso in una contorta
proiezione onirica del proprio subconscio, che qualsiasi psichiatra
avrebbe sognato di poter studiare, tanto era vivida, reale, aberrante.
Poi, aveva un'ex casa,
confortevole e rassicurante, in un edificio industriale dismesso che,
nel suo personale, orribile paese delle meraviglie, era stata teatro di
un finto delitto e di una vera rapina. Adesso, viveva in un monolocale
polveroso e claustrofobico, con un lettuccio cigolante, mobili dalla
stabilità precaria e pareti tappezzate da un'abominevole carta
da parati color grigio ratto. Inoltre, archiviate le gloriose ed
interminabili partite notturne a Fatal Frame,
ora i suoi maggiori trastulli casalinghi erano svegliarsi urlando dopo
l'ennesima visita di quella fottuta, raccapricciante bambina con il
clown di pezza, oppure declinare con gentile fermezza le insistenti
profferte sessuali dell'attempata zitella dell'interno tre, quella con
un gatto persiano obeso che sembrava una borsa dell'acqua calda.
O forse era una borsa dell'acqua calda che sembrava un gatto persiano obeso... Bah.
Quindi, nel caso improbabile in cui fosse stato suo malgrado coinvolto
in qualche segretissimo progetto governativo riguardante i viaggi nel
tempo, se era l'ignara cavia di un esperimento futuristico sulle
possibilità umane di trascendere la quarta dimensione, doveva
ammettere che i servizi segreti di sua Maestà non si erano
sforzati troppo per rendere agevole la missione del crononauta: a
volte, avrebbe preferito essere inseguito da un branco di Velociraptor
sbavanti ed affamati, o trovarsi sul ponte di comando dell'ammiraglia
britannica durante la battaglia di Trafalgar, piuttosto che subire le
incessanti angherie di una certa persona.
Ma queste, comunque, erano solo sue rassegnate illazioni.
Per concludere, aveva un'ex
vita, non del tutto appagante, ma abbastanza gradevole da essere
continuamente rimpianta: nell'istante in cui un pirata della strada lo
aveva falciato nei pressi del raccordo autostradale alla periferia di
Manchester, aveva barattato, senza la libertà di poter scegliere
se lo voleva o no, un'esistenza anonima e regolare con una giungla
metropolitana irta d'insidie imprevedibili, un principio di
schizofrenia ed una ridda di voci di medici, amici e parenti che
costituivano la più inquietante emicrania di cui avesse mai
sofferto.
E, dopo questo lugubre affresco della situazione contingente, qualcuno ancora insisteva nel sostenere che fosse irrimediabilmente acido perchè non scopava.
"Tyler, per la puttana, si può sapere dove cazzo ti sei cacciato?"
Il celestiale bramito distrusse la quiete assorta dell'angusto cucinino
del Trafford Arms Pub, in cui Sam si era ritirato per naufragare nelle
fosche meditazioni sul proprio destino infame e per tentare, invano, di
conciliare un abnorme numero di clienti affamati e rissosi con
l'oggettiva mancanza del necessario per poter mandare avanti un locale
in maniera credibile: probabilmente, doveva aggiungere all'elenco delle
proprie patologie psichiatriche un lieve disturbo ossessivo-compulsivo
della personalità, visto e considerato che tollerava sempre di
meno l'ostentata approssimazione con cui i suoi colleghi solevano
condurre qualsiasi tipo di indagine, inclusi delicati incarichi sotto
copertura come quello.
O, forse, era solo dannatamente diverso da loro.
Pensò a quanti anziani, donne e bambini inermi doveva aver
massacrato, nel corso della Rivoluzione Americana, lo spietato
comandante dei Dragoni che era stato in qualche vita precedente,
perchè non vi era altra spiegazione plausibile del motivo per
cui fosse costretto a sopportare tutto questo, quindi si preparò
a fronteggiare quella logorante spina nel fianco, materializzatasi con
la propria corpulenta figura nello stretto vano rettangolare della
porta.
L'ispettore capo Gene Hunt, il dispotico signorotto del distretto di
polizia di Manchester, il picchiatore da bassifondi con la pistola
d'ordinanza, nonchè il suo boss-
come il tirannico panzone amava farsi chiamare dai sottoposti- in un
attimo gli fu addosso, sbraitando nel proprio consueto eloquio
sbracato: "Esigo sapere, Tyler, da quale fottuto angolo della tua
testaccia fradicia sia uscita la stronzata di servire pollo e patatine
nei cestini di vimini del pane!"
Diamine, il generatore casuale di insulti del grassone si stava
arrugginendo: lo aveva apostrofato con irripetibili oscenità ben
peggiori, e per motivi molto più futili.
Sam trasse un respiro profondo, arretrò di qualche passo e
cercò di giustificarsi: "Mi avevi ordinato tu di servire il
tavolo nove entro cinque secondi, boss, e gli unici, fottuti
contenitori per alimenti presentabili che io sia riuscito a trovare in
questa fottuta cucina deserta erano quei due fottuti cestini del pane!
Comunque, per tua informazione, ho parlato con la famiglia di topi che
vive nella credenza sopra il lavello: mi ha mandato affanculo
perchè non c'è neanche una cazzo di briciola da
rosicchiare!"
Dio, se tutto quello era frutto di un deviato delirio solipsistico,
partorito da una compagine sovversiva dei suoi neuroni, perchè
si stava prendendo la briga di creare un maleducato, violento trippone
dispotico come Hunt?
"Io non avrei saputo risponderti di meglio!" gli ringhiò contro
il capo, prima di aggiungere: "Mi devi preparare altri sei piatti del
giorno per il tavolo quattro, entro l'altroieri. Questa volta, niente
cestini, centrini, origami o cazzate varie, e non ti dimenticare i
tovaglioli!"
Ma allora non lo ascoltava affatto, oltre a pestarlo a sangue ogni
volta in cui diceva qualcosa di intelligente che cozzava con la sua
discutibile idea di come si debba fare il poliziotto in quella
città di depravati.
"Ti ho detto che non c'è nulla, qui dentro!" ripetè,
alquanto piccato, quindi allungò una mano e propose, cercando di
mantenere la calma: "Dammi le chiavi della macchina: vado a
saccheggiare la sala mensa del distretto e torno. Ti giuro che non ti
accorgerai nemmeno che sono stato via."
Per tutta risposta, il superiore gli schiaffeggiò violentemente
le dita e sibilò, schiumante di rabbia, quasi che avesse appena
udito un'atroce empietà: "Tyler, tu guiderai la mia Ford Cortina
solo il giorno in cui un'iguana albina con tre zampe mi taglierà
la strada, attraversando con il rosso sulle strisce pedonali
dell'incrocio dinanzi al municipio. E ti assicuro che se una simile
assurdità dovesse verificarsi, spiaccicherei di persona quella
schifosa bestiaccia e la servirei a quei coglioni del tavolo quattro al
posto del pollo!"
Quanta commovente dedizione per quella latrina color cammello con le ruote!
Sam era pronto a scommettere che non si sarebbe inalberato con
altrettanta furia se gli avesse chiesto il permesso di scoparsi la
signora Hunt. Ammesso che quella sventurata candidata al martirio
esistesse, visto e considerato che pareva pervasiva, ma inconsistente,
come la moglie del Tenente Colombo: Gene ne parlava solo in tono
dispregiativo, e nessuno l'aveva mai vista.
"E allora arrangiati, boss!" decretò, dopo aver spalancato le
ante di tutti i mobiletti della stanza per dimostrargli il vuoto
pneumatico che regnava sovrano in quel posto. "Pretendi forse che
faccia saltar fuori le stoviglie dalla manica della camicia? Chi cazzo
pensi che io sia, l'ispettore Gadget?"
"Ehi, Sammy boy" esordì Hunt, come era solito fare quando voleva
blandirlo senza incrinargli qualche costola, "è stata tua la
brillante idea di fingerci baristi per trovare il tuo colpevole, io so già chi è stato. Avresti dovuto pensare tu a questi dettagli."
Doveva restare rilassato, raccogliere le provocazioni del boss era
doloroso per l'ulcera, il fegato e per tutta la restante sequela degli
organi interni che rischiavano di essere maciullati nel corso di
un'eventuale discussione incivile su chi avesse ragione e chi torto.
"Capito, Sherlock Holmes delle mie scarpe di vernice?"
E' curioso constatare come, nei momenti più impensati, alcuni
sciocchi ricordi, sepolti da tempo nell'angolo ammuffito della memoria
destinato a conservare le ignominie, tornino di colpo alla ribalta
della mente: in quel preciso istante, mentre sentiva che la fatale
goccia che avrebbe fatto traboccare l'ormai saturo vaso della sua
biblica pazienza era prossima a cadere, Sam si rammentò della
prova generale della propria prima recita scolastica.
Avrebbe dovuto interpretare Marley, lo spirito tormentato del defunto
socio del signor Scrooge, in un adattamento per bambini di The Christmas Carol,
ed era letteralmente paralizzato dalla paura di salire sul palco;
allora la sua maestra, di certo armata delle migliori intenzioni, gli
suggerì, per vincere il panico da palcoscenico, di immaginare
che tutti gli spettatori in platea fossero in mutande. Mai consiglio fu
più inopportuno: il piccolo Sammy scoppiò in un accesso
irrefrenabile di risa, che ebbe come degradante epilogo l'essere
relegato ad interpretare il lampione del cimitero nel sogno del Natale
futuro.
Doveva essere in quell'occasione che aveva cominciato ad odiare Dickens.
Scacciò quella sgradevole reminiscenza con un'alzata di spalle: quel suggerimento era e restava impraticabile.
Del resto, la visione dell'ispettore capo Gene Hunt in mutande, oltre
ad essere perniciosa per una regolare attività digestiva,
sarebbe stata estremamente controproducente.
"Ombre di oscure riflessioni aleggiano sul tuo volto, Tyler"
constatò il superiore, parodiando un tono aulico che non gli era
affatto proprio, per poi ripiombare nella sua dozzinale
prevedibilità: "Qualche pensiero sconcio?"
"Stavo cercando di immaginare la cosa più eccitante e lasciva
che potremmo fare io e te, in piedi, contro un muro, sotto la pioggia,
boss" mentì Sam, sarcastico. "Litigare ferocemente su chi dei
due avrebbe dovuto portare l'ombrello."
"Molto divertente" muggì Hunt, nient'affatto divertito, prima
di commentare in tono sprezzante, squadrandolo con un'occhiata di
sufficienza: "Togliti queste stronzate dalla testa, mezza sega: non hai
il fisico per gli amplessi selvaggi; l'unica volta in cui ci hai
provato eri ubriaco, drogato e ti sei risvegliato nudo e ammanettato
alla testiera di quell'ammasso di ferraglia che ti ostini a considerare
un letto."
Aveva omesso un non trascurabile dettaglio della ricostruzione dei
fatti, e di certo non per rendergli meno imbarazzante il ricordo della
seducente trappola in cui era caduto come un novellino deficiente alle
prime armi: era stato lui a trovarlo in quello stato vergognoso.
"Non c'è di che, boss, grazie per avermi ricordato quanto sia
deprimente la mia vita sessuale!" sbottò, più permaloso
di quanto sarebbe stato opportuno: quella conversazione stava
diventando grottesca come uno sketch degli Avenue Q.
Doveva finire, adesso, per la salvaguardia del suo precario equilibrio
psichico, ammesso che ne avesse ancora uno da salvaguardare.
"Mi pesti, mi insulti, mi umili, fai di tutto per impedirmi di
dimostrare che io ho ragione, anzi, che tu hai torto!" insistette con
durezza, incurante della smorfia di schiumante sgomento che aveva
storto i lineamenti massicci del capo all'assistere a quell'improvviso
ammutinamento. "Sei soltanto un teppista trippone ingrato!"
Le folte sopracciglia bionde di Hunt si aggrottarono violentemente, le
sue iridi verde chiaro brillarono di un limpido scintillio omicida,
mentre lo agguantava per gli avambracci sottili, sollevandolo da terra
e sbattendolo contro la parete alle sue spalle: sembrava troppo furente
persino per riuscire a picchiarlo.
Dimenandosi invano in quella morsa ferrea da grizzly idrofobo, Sam
percepì la medesima sensazione di impotenza, rabbia e paura che
doveva provare una lucertola, catturata da un mocciosetto sadico, il
quale si divertiva a vederla contorcersi dentro un barattolo di vetro,
prima di strapparle la coda ed impiccarla alla ringhiera di ferro del
cancelletto di casa.
Il suo destino era altrettanto segnato; a consolarlo in maniera
parziale, solo la speranza che la propria prematura e criminosa
scomparsa dalla valle di lacrime datata 1973 potesse, magari,
riportarlo fra i vivi della Manchester del 2006.
In un estremo impeto di sconsiderato ardimento, s'informò con un
ghigno: "Dove hai intenzione di seppellire il mio cadavere dopo il
fattaccio, boss?"
Ignorando del tutto la sua asserzione provocatoria, l'ispettore capo
prese ad inveirgli contro, torrenziale nella propria incontenibile ira:
"Non ti permettere mai più di darmi del trippone ingrato,
piccola, sudicia piattola presuntuosa e cacasenno! Chi ti ha salvato
all'ultimo secondo dall'essere impallinato come un grasso fagiano
durante la rapina alla fabbrica tessile? Chi ha arrestato Stephen
Warren, impedendogli di sputtanarti in mondovisione con le foto
pornografiche che il suo grazioso uccellino ti aveva scattato, mentre
ti cavalcava come un fottuto cavalluccio a dondolo? Dimmi un po', Sammy
boy, tutto considerato, chi è l'ingrato fra noi due, adesso?"
Sarebbe morto piuttosto che ammettere che il ciccione manesco, al
riguardo, aveva clamorosamente ragione; pertanto, decise di vendere
cara la pelle ed obiettò, altrettanto furente: "E tu, Gene il
Genio, Hunt il mastino, dimmi chi è che ti permette di sbattere
in galera i veri colpevoli ogni fottutissimo giorno che il Signore
manda sulla Terra!"
"Non costringermi a farlo, Sammy boy" soffiò truce il
superiore, a qualche millimetro dal suo volto, dopo averlo scrollato
brutalmente a mo' di avvertimento.
Ormai certo di non avere più nulla da perdere, il poliziotto
strillò, di rimando: "A fare che cosa, boss? Prendermi a calci,
sberle, pugni? Spaccarmi un labbro? Rompermi un osso? Iugularmi? Non
dovresti esitare, sono carinerie che mi riservi quotidianamente! O
forse dei microscopici tarli di nome scrupoli hanno cominciato a rosicchiare la tua inesistente coscienza?"
"Sei stato tu a parlare di buone maniere,
Sammy boy" sibilò Hunt, crudelmente deliziato, scoprendo i
denti candidi in un ghigno cupido e serpentino, un istante prima di
premere con irruente bramosia le proprie labbra sulle sue.
D'accordo, dove avevano nascosto le telecamere?
Infatti, il più bolso ed irrecuperabile omofobo dell'intera
città che esplorava con appassionata inclemenza il suo cavo
orale, con quella boccaccia dal rivoltante aroma di fumo di sigaretta e
scotch di qualità scadente, nello squallido cucinino del
Trafford Arms Pub, dopo averlo stritolato in quelle sue dannate spire
da anaconda assassina ed appiccicato a quel muro ghiacciato e ruvido
che gli stava scorticando il coccige, non poteva essere nient'altro che
la scena topica di una crudele candid camera a suo danno.
E lui, emerito coglione saccente, isterico e privo di spina dorsale,
invece di sferrare un solenne calcio ai gioielli di famiglia del focoso
grassone, si limitava ad avvampare d'imbarazzo fino alla radice dei
capelli, ad irrigidirsi di sgomento nella sua presa ferrea e a mugolare
vane proteste a mezza bocca alla stregua di una pudica educanda frigida.
Quanto ancora avrebbe atteso il diabolico panzone prima di mordergli la
lingua a sangue, per poi bearsi dei suoi rantoli sofferenti, come
soleva fare ogni fottuta volta in cui gli infliggeva qualcuna delle sue
famigerate angherie, ripiombandolo nella deprimente normalità?
Sam pregò fra sè che la risposta a quella domanda retorica fosse molto.
Già, perchè quell'insolita, gradevole collisione lo stava
drammaticamente eccitando, almeno a giudicare dal goffo trasporto con
cui si affannava a ricambiare ed approfondire il contatto fra le loro
labbra, o dagli incontrollati brividi di piacere che gli frustavano la
colonna vertebrale ad ogni rude, sapiente carezza della mano di Gene
sulla pelle sensibile della sua nuca, la stessa mano tozza e spietata
che gli aveva torto le braccia e schiaffeggiato la faccia almeno una
miriade di volte nel corso delle loro accese diatribe investigative.
Si soffermò ancora per un attimo a valutare con lucido e
tagliente raziocinio che stava per immolare la propria traballante
eterosessualità ad uno scurrile, impudente, pingue, irascibile
tiranno, i cui baci, per quanto desiderabili, avevano lo stomachevole
sapore dei posacenere mai puliti della sua cara Ford Cortina. Poi,
annoiato dalla propria stessa mania di intellettualizzazione, si
abbandonò del tutto alla stordente ebbrezza di quella sublime
effusione, pensando che la signora Hunt, chiunque ella fosse, era
sfacciatamente fortunata.
"Scadente" sentenziò l'ispettore capo, non appena si fu
separato da lui, con velato scorno del sottoposto. "Ho baciato un
mucchio di femmine ed erano tutte, e ripeto tutte, di gran lunga
più dotate di te, Tyler. Ma, almeno per qualche minuto, non mi
sono dovuto sorbire le tue interminabili piazzate da checca mestruata."
Quello era un complimento alla maniera contorta di Gene Hunt, uno di
quei rari ed ambiti stati di grazia per i quali valeva la pena, ogni
stramaledetto giorno, scendere in strada e lottare con le unghie e con
i denti per far trionfare la giustizia in quell'insensato selvaggio
West metropolitano, al fianco di quel pistolero dai principi morali
discutibili, ma saldi.
"Credo che faresti meglio a tornare in sala, Annie sarà
preoccupata..." farfugliò in maniera incoerente Sam, ancora
parzialmente obnubilato dall'imprevedibile svolta presa dalla loro
vivace conversazione di poco prima, subito dopo dandosi a denti stretti
dell'imbecille per essere riuscito a proferire la frase più
banale nel momento meno opportuno.
Tuttavia, Gene parve non curarsene, dal momento che concordò, di
rimando: "E' la prima cosa sensata che ti sento dire da quando sono
entrato in questo cesso, Tyler!" Poi, mentre gli picchiettava sulla
spalla con amichevole brutalità, gli rammentò, in un tono
tanto allegro da suonare molesto: "Al tavolo quattro stanno ancora
aspettando i sei piatti del giorno, Sammy boy; e, mi raccomando, i
tovaglioli!"
Quindi, marciò fuori dalla stanzetta con passo tronfio, non
prima di aver sferrato un violento cazzotto che rispedì nel
mondo dei sogni Stanley Cooper, il delinquente di mezza tacca rinchiuso
nel retrobottega perchè non facesse saltare la loro copertura.
Sam non proferì protesta, limitandosi ad arricciare le labbra
sottili in un ghigno sardonico: se il boss s'illudeva che quello gli
avrebbe concesso di arrogarsi il privilegio dell'ultima parola della
discussione, beh, il disincanto sarebbe stato assai spiacevole; le
stoccate intellettuali erano il solo colpo sotto la cintura che
l'ispettore potesse permettersi contro di lui, senza compromettere
l'integrità della propria ossatura, ed ora si preparava a
sferrare quella decisiva.
"Dunque, vediamo un po' come la lesta volpe marrone salta il cane pigro(*)..."
*-*
"Cartwright, hai per caso una vaga idea di dove si sia cacciato Tyler?"
ruggì Hunt, cercando di sovrastare l'assordante frastuono delle
chiacchiere dei presenti per farsi sentire dalla collega poliziotta, la
quale aveva appena scoccato un'occhiata in tralice ad un avventore un
po' troppo sollecito nei suoi confronti.
"Non so, credo sia ancora in cucina..." ipotizzò la ragazza,
titubante, nel tentativo di non lasciarsi sfuggire nulla che potesse
incrementare la palpabile e malcelata irritazione del superiore: al
contrario di Sam, lei non si sentiva per nulla tagliata a gestire e
subire le crisi di rabbia dell'ispettore capo.
"No, ora non più" interloquì una voce nota in tono
placido, prima che il poliziotto in questione si materializzasse
accanto ai due colleghi e, alzando una mano in atteggiamento imperioso,
prevenisse l'ennesima sfuriata del capo, aggiungendo: "I coperti
richiesti sono al tavolo quattro, con i tovaglioli, e, comunque, mi
preme ricordarti che, fino a quando resteremo qui a cercare il vero colpevole, per te noi siamo solo Sam e Annie, Gene."
L'eventuale, sboccata replica di Hunt non venne mai udita,
poichè, in quel medesimo istante, una ridda di voci attonite ed
irate si alzò dal tavolo della discordia, calamitando la nervosa
attenzione dei tre.
"Ma che significa questo?"
"Che è, una presa per il culo?"
"Siamo in un pub, mica in un fottuto giardino d'infanzia!"
"Tyler, tu sei un cadavere che cammina e che bacia da schifo!" gli
sibilò contro Gene, furente, mentre si precipitava verso il
tavolo quattro, seguito a poca distanza da un gongolante Sam e da una
perplessa Annie, e si rivolgeva ai clienti imbestialiti con simulata
cortesia: "Qualcosa non va, signori?"
"Dimmelo tu, amico!" lo apostrofò il più anziano del
gruppo, un ometto di mezza età segaligno e dall'espressione
arcigna, il quale, in un regolare scontro verbale con Hunt, avrebbe
presumibilmente finito per diventare mangime per piccioni. A causa
della buona riuscita dell'operazione, invece, gli fu concesso di
terminare l'astiosa apostrofe con tutti i denti in bocca e persino
additare il vassoio con aria indignata, prima di concludere: "Non
avevamo ordinato una fottuta arca di Noè!"
Per quanto affetto da una sfibrante logorrea ad intermittenza, Sam era
quasi certo che non esistessero parole in grado di descrivere in modo
efficace l'espressione di furia stupefatta che contrasse i duri
lineamenti del volto dell'ispettore capo, nel fatidico momento in cui
spostò lo sguardo dalla faccia uggiosa al dito puntato
dell'avventore e notò, al posto dei coperti richiesti, sei
informi animaletti di carta, che quel fottuto figlio di puttana
sputasentenze senza ritegno di Tyler aveva costruito in tutta fretta
con i pochi tovaglioli e sottobicchieri rimasti.
Era, semplicemente, impagabile.
Perchè Gene il Genio, Hunt il mastino non era il solo a
possedere insospettabili talenti nascosti, in quella delirante baracca.
"Di che ti lamenti?" trillò Sam, sfiorandogli l'avambraccio in
un gesto di scherno affettuoso, "Sei stato tu a parlare di origami, boss."
FINE
(*) Questa è la nota
più importante: la frase di Sam si riferisce ad un gioco
linguistico inglese, ovvero la sola preposizione di senso compiuto che
contenga tutte le lettere dell'alfabeto, "The fast brown fox jumps over
the lazy dog".
Mi sembrava appropriata sia alla situazione, sia ai soggetti...
Ed ora, passiamo alle altre:
1) Il St. James Hospital, in cui è ricoverato il Sam del 2006, viene citato nell'episodio pilota della prima stagione.
2) Fatal Frame (a.k.a. Project Zero)
è il primo gioco per Playstation che mi sia venuto in mente
mentre dattiloscrivevo la storia; è lo stesso Sam, nell'episodio
01x03, a rivelarci quanto sia dotato con la Play.
3) La moglie del Tenente Colombo, esattamente come la signora Hunt, non viene mai mostrata sullo schermo nel corso delle varie stagioni del telefilm omonimo.
4) Ok, quella di The Christmas Carol
me la sono proprio inventata di sana pianta! Però il
suggerimento di immaginare che il pubblico in platea sia in mutande mi
è stato dato una delle rare volte in cui ho recitato a teatro
(ed ero piccina picciò come il nostro Sam).
5) Non posso spiegarvi cosa sono gli Avenue Q, dovete andare su Youtube (il Tubo, per gli amici) ed ascoltare assolutamente "If you were gay";
la palma per la versione AMV migliore, a mio modesto parere, se la
contendono la Sylar/Mohinder (Heroes) e la Doctor/Master (Doctor Who).
6) Il nome di Stanley Cooper non è sicuro al cento per cento, ma
ricavato per esclusione dall'articolo di Wikipedia riguardo
all'episodio 01x05, che, per il momento, io ho visto una sola volta in
streaming sul portatile (esperienza atroce che non auguro a nessuno).
7) Io dubito che Sam Tyler sia un esperto di origami, pur essendo
cresciuto in un ambiente prettamente femminile (non digito per non
spoilerare), ma questa è stata la prima scena della storia che
mi è venuta in mente ascoltando la conversazione riguardo ai
cestini del pane. Quindi, spero di essere perlomeno stata in grado di
renderla credibile.
Credo sia tutto, mi auguro che voi lettori dall'altra parte dello
schermo abbiate apprezzato questo mio piccolo, modesto delirio slashoso
(il primo non apocrifo della sottoscritta). Una recensioncina è
chiedere troppo?
Alla prossima!^^
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