Così diceva mia madre

di Sgarro
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1.4 Le mani ormai mi si erano bagnate completamente ma alcune goccioline di sudore si iniziavano a formare anche sulla fronte e solcavano tutto il viso arrivando sino alla base del mento incontrandosi sulla punta del mio volto e unitasi con altre goccioline si rinforzavano appesantivano e quindi cadevano al suolo, c’era una tensione così forte in quei momenti che riuscivo a percepire il suono sordo della goccia che arrivava per terra, mio padre continuava a fissarmi e io non avevo ormai più nemmeno il coraggio di guardarlo, il mio sguardo impaurito, ma dapprima fiero ora era diventato sommesso, il mio sguardo ora puntava a terra e sinché nessuno me l’avesse ordinato mai lo avrei alzato da quella posizione, mi sentivo alquanto umiliato. All’improvviso una mano si posa sulla spalla una voce diversa dalla prima più comprensiva più buona esce dalla bocca di mio padre < allora figliuolo a te cosa ti piacerebbe fare nella fattoria?> mi chiese. Io che non sapevo se avevo o no il permesso di parlare alzai lo sguardo e incrociai quello di mio fratello maggiore che stava nell’angolo della stanza, e con un coltellino di quelli tuttofare spuntava una specie di piccolo tronchetto, intanto si passava la pagliuzza da destra a sinistra della bocca, mi incitò allora incoraggiato da mio fratello presi coraggio feci un bel respiro e < ehm … ….> cavolo non sapevo proprio cosa volevo fare la mia ispirazione era sempre stata quella di fare lo speleologo o il ricercatore o comunque roba del genere, mai avevo pensato ad una mansione in fattoria < signore non saprei ..> riuscì a pronunciare, allora mio padre che aveva un po’ perso quella imponenza e autorità iniziale, e sembrava gli fosse passata quell’idea sulle mie vere origini cominciò a parlarmi< allora da domani vieni con me e m’aiuti, svolgerai tutti i lavori, e tra quindici giorni deciderò>. In quel istante mia madre rientrò nella stanza e lancio con violenza una cassetta di legno che aveva preso lì fuori dalla cucina, mio padre per nulla preoccupato la afferro a volo e disse < vieni qui Rosetta è tutto apposto col ragazzo abbiamo trovato un accordo >. Dovete sapere che ogni domenica mia madre che era di origini italiane ci portava a messa da don Vincent, don Vincenzo per lei, era una donna molto religiosa e credente, si sarebbe fatta ammazzare pur di essere fedele al marito, lo aveva conosciuto lì in Italia dove si era follemente innamorata e dopo anni di lettere e amore epistolare, finalmente un giorno, lui torno in Italia a prenderla dalla sua numerosissima famiglia calabrese, la sposò e la portò qui negli stati uniti nel range dell’Oregon, dove da lì a nove mesi sarebbe già nato jack il primogenito della famiglia Sugar.




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