Si trovò chino a
terra. La
vista gli si annebbiò improvvisamente, il sangue avrebbe
impregnato
la sua candida pelliccia a breve. Lo sentiva correre giù per
la
schiena. “Ancora” esclamò quel capitano
con voce neutra.
Osservava la scena senza trasparire alcuna emozione.
Lo yodle tornò di nuovo col capo a
terra. Il fango gli sporcò il muso accecandolo.
“Ancora”
ordinava la voce monotona. Uno di quei bastardi aveva preso
vigliaccamente a spaccargli la testa con l'elsa di uno spadone
dietro le spalle. La creatura bloccata a terra con forza da un truce
che gli impediva perfino di respirare con il suo pesante piede
ferroso a bloccarlo. Kled sentì il fiotto del sangue farsi
più copioso.
“Ancora” Lo yordle allungò un braccio
cercando a tastoni la sua
ascia che prontamente il capitano delle guardie allontanò
con un
solo calcio. “Fino alla fine eh? Sapevo che gli yordle
vivessero a
lungo. Vediamo fino a quanto. Ancora” Questa volta il colpo
venne
dato più in basso, tra le spalle. Kled si trovò
senz'aria, tentava
di pulirsi l'occhio dal fango per poi strappare quello dell'umano a
mani nude ma non ci riuscì. Il capitano fù
più veloce. “L'orgoglio
di Noxus, che delusione. Salutami il tuo Stratega se
sopravvivi” L'uomo in nero ordinò all'altro di
ritirarsi, alzò il
piede che teneva ferocemente premuto sulla creatura e si ricongiunse
con la truppa.
Sconfitto.
…
Gli uccelli cinguettavano
alti nel
cielo. In lontananza il vento spirava forte sul monte Targon. Il Sole
aveva superato il suo massimo punto nel cielo iniziando la sua lenta
discesa verso la pianura. Kled rantolava rivolto a terra in una pozza
di sangue. Piangeva. Lui era uno yordle. Un combattente. Preso alle
spalle in un modo così vigliacco. Tentò
più volte di rialzarsi
senza successo. Il colpo alle spalle lo aveva immobilizzato.
“Sybille” esclamò a fatica tra il sangue
e il fango. “Aiutami”
Un guizzo verde prese a brillare sul
suo petto. Kled grugnì di dolore mentre la pietra donatagli
dall'amica iniziò a fare il suo lavoro. La creatura avrebbe
sorriso
se ne avesse avuto la forza.
Sybille aveva incantato una
pietra
preziosa, trafugata dalla sua casa infondendola di magia curativa.
Quando Kled lo avrebbe voluto poteva rompere il sigillo mettendosi in
comunicazione con la strega. Lo stava ascoltando, non lo lasciava
mai.
Lo yordle avvertiva fisicamente
l'energia vibrante dello smeraldo pervadergli le membra morte. Il
calore iniziò a riempirgli l'anima. Ansimava cercando di
rimanere in
vita, di non chiudere gli occhi. Doveva rimanere vigile. Quei
bastardi sarebbero potuti tornare a finire il lavoro oppure finire
nella pancia di un animale dei boschi, tutto era un pericolo per un
essere come lui. Proprio quello lo aveva spinto a diventare un
guerriero. Ripensò alla draghertula.
All'uovo. Alle guardie. Come aveva fatto a non notare la loro
presenza? Da quant'è che li seguivano in verita? Nessuno si
sarebbe
mai avventurato per le pendici del Monte Targon senza motivo. Loro
sapevano dove trovarli e quando attaccarli. Ripensò all
parole di
Sybille sentendosi male. Che la bambina li avesse guidati fin
lì per
evitare una battaglia sanguinosa? Che ella avesse chiesto alle
guardie di risparmiargli la vita in cambio della sua? Non voleva
crederci. “Sybille tu..”
…
La prima cosa che
avvertì fu l'odore
di morte, poi il funesto gracchiare di corvi. Il sangue era stato
assorbito dalla terra, il suo pelo era icrostato tanto da fargli
male. Si sentì incatenato al terreno. Gli arbusti a terra si
erano
impigliati sulla sua pelliccia sporca e puzzolente. Il Sole sarebbe
sorto da lì a poco. Trovò la forza di
alzare il capo da terra guardando avanti a sé.
Urlò di dolore
tornando per alcuni istanti con la fronte sul terreno. Da quanto
tempo era lì?
Sul ciglio della strada
notò due
fagotti. Dovevano essere le borse che portava sempre la bambina con
sé. Con un estremo sforzo mosse un braccio sorreggendosi con
un
gomito. “Medicine” sussurrò.
“Devo solo raggiungere lo zaino”
esclamò con una voce proveniente dall'aldilà. Con
tutta la forza
che aveva si tirò sui gomiti avanzando verso la borsa scura
quando
si mosse. Di nuovo, fino ad ingigantirsi e iniziare a camminare.
“Ma
che diavolo...tu?” espirò lo yordle esterrefatto.
Una draghertula lo osservava con i suoi
enormi occhi verdi senza espressione. Kled ricambiò quello
sguardo
idiota per poi maledirla urlando ma ella non si mosse. “Sei
quella
che mi ha fottuto l'uovo eh? Ti riconosco” Lo yordle
tentò di
tirarsi su provocandosi solo dolore. Con una mano tremante
staccò
prima i grovigli di pelliccia dal terreno soffrendo. “Speravo
t'avessero ucciso quelli” continuò la creatura
tentando di tirarsi
su. La draghertula non si mosse.
Osservava la scena immobile col muso
scaglioso di traverso. Gli occhi fissi sullo yordle, la lingua
pendeva da una bocca letale. Le sue pendici carnose e palmate ai lati
della testa abbassate, non era in stato di pericolo dopotutto.
“Io
spero solo tu sia buona da mangiare perchè ho molta,
moltissima
fame” Kled si reggeva a malapena in piedi. Afferrò
la sua
preziosissima ascia da terra poggiandocisi sopra.
Il tempo era cambiato. Era
in arrivo un
temporale. I corvi avevano lasciato le loro postazioni dagli alberi.
Kled era finalmente riuscito a medicarsi.
Sedeva a terra con la schiena poggiata
su un albero. Il cielo plumbeo, il vento tagliente ed ululante. Non
aveva smesso un secondo di pensare alla bambina rapita. Quanti giorni
erano passati? “Aira” ripetè la creatura
con le mani dentro la
sacca di pelle. Aira sfornava solo campioni mortali e stregoni.
Scosse la testa frugando al suo interno per vedere di cosa avrebbe
potuto alleggerirsi quando trovò un cartoccio ripiegato
più e più
volte. Kled lo aprì piano. Carne.
Lo yordle lo richiuse ricacciando
indietro le lacrime. “Stupida ragazzina”
bisbigliò. Shanoa aveva
messo da parte la sua parte di coniglio, ora completamente essiccata
ma meglio di niente. Dopo averla ringraziata mandò
giù i pezzi
sforzandosi. Il sapore era davvero disgustoso ma non poteva
permettersi vezzi in quello stato. “Che c'è eh?
Vorresti un pezzo
vero bella stronza?” La draghertula aveva preso ad osservarlo
ora
con più ardore, si dondolava sulle grandi e forti zampe
artigliate
senza battere le palpebre.
Kled studiò
quell'animale fantastico
notando i muscoli potenti, gli artigli inferiori delle zampe, quelle
zanne acuminate. Le draghertule erano note per essere praticamenti
immortali. Come lui. “Devo essermi fottuto il cervello con
tutte
quelle botte ma ecco il patto. Te aiuti me e io aiuto te, sta
bene?”
L'animale emise uno strano verso gutturale. “Non so se siano
allucinazioni ma vedo che mi capisci e io credo di capire te”
Kled
afferrò gli ultimi pezzi di carne scuotendoli nell'aria
davanti alla
creatura che aveva preso ad avvicinarsi, con l'altra mano
afferrò
l'ascia da battaglia.
“Abbiamo un patto bella mia?” Di
nuovo versi incomprensibili. “Affare fatto” Lo
yordle le gettò
la carne che ella afferrò al volo con uno schiocco di
mandibola.
“Chissà se...” Afferrò la
borsa di pelle adagiandola sulla
schiena della lucertolona tornata mansueta. “Almeno servi a
qualcosa, spero solo tu non rimanga ferma là per secoli.
Andiamo”
Kled sorrise quando vide il drago seguirlo proprio come una
cavalcatura.
I due si incamminarono
adagio verso il
sentiro sterrato che portava ai primi centri abitati della landa.
Li avrebbe trovati e uccisi
uno per
uno. Odiava gli esseri umani ma quella ragazzina era diversa.
Sistemandosi il cappello
tirò la
draghertula a sé salendole sulla groppa. Lei non fece
resistenza.
Kled alzò un sopracciglio rimanendone stupito. Si
schiarì la voce.
“Come hai detto che ti chiami?” La draghertula
scosse un poco la
testa iniziando una marcia più decisa tra i suoi soliti
versi.
“Skaarl hai detto? Bene. Non so se per te sia stata una
fortuna
incontrarmi Skaarl, giocami brutti scherzi e mi faccio dei stivaletti
nuovi con la tua pelle intesi?” Di nuovo versi.
“Non avevo
allucinazioni così forti da quando bevetti del succo di
fungo di un
compagno secoli fa ma credo tu abbia appena detto che farai la
brava”
Spronò un poco l'animale come fosse un vero e proprio
cavallo, la
draghertula rispose a quei tocchi senza replicare. Evidentemente era
stata già cavalcata.
Le ossa gli dolevano ad ogni movimento,
l'ascia sulla schiena pesava come non mai, la sacca di pelle al suo
fianco lo stava dilaniando dal dolore. Ripensò a Sybille. Ai
farabutti. Ogni gesto compiuto dalla ragazzina ora aveva un senso e
ne acquisiva anche di più. Le mancava. Da morire.
Spronò il
lucertolone alto il doppio
di lui a tutta corsa. “Voglio farti conoscere un'altra amica
Skaarl
e bisogna trovarla finchè può ancora
cavalcarti”.
La pioggia
iniziò a cadere dalle
nuvole nere. Il cavaliere e la sua fida cavalcatura correvano verso
l'orizzonte , dove il Sole stava morendo. La prima città
distava
giorni ma il desiderio di vendetta e di riavere la ragazzina lo
teneva in vita. “Sono un fritto misto di coraggio e furia!
Skaarl!
Più veloce!” La draghertula urlò dopo
di lui sparendo tra i
sentieri che conducevano a valle.
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