Just like a fairytale [Interattiva]

di The girl in the moon
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When you find out who you are, 
you'ill find out what you need - The princess and the frog.

 
"Madre, ve ne prego" cominciò con voce supplichevole Daniel, "non voglio partecipare a questa assurda mascherata." 
Indossava già il completo per quella sera: casacca verde acqua con le estremità d'argento che arrivava fino a sotto il sedere, una cintura di cuoio legata in vita pantaloni neri e stivali al ginocchio dello stesso colore. I capelli biondi erano ben pettinati e quando si guardò allo specchio l'unica cosa che spiccavano erano i suoi occhi azzurri mozzafiato e soprattutto le sue labbra rosso naturale, malgrado la sua carnagione non fosse tanto chiara. 
"Ti ho già permesso di vestirti da solo perché non intendi farti preparare da nessuna servitrice, ma non intendo assecondare qualche altro capriccio" lo rimproverò la donna per poi ammorbire il suo tono subito dopo, "per favore, Nathaniel sarebbe molto felice di vederti e da quanto mi hanno detto ci sarà anche Kentin, il tuo migliore amico. Per favore, fai questo piccolo sforzo, potrai anche ritirarti nel giardino reale se il caos della sala ti disturba troppo, ma per una volta vorrei che ti mostrassi in pubblico insieme a me e tuo padre."
"Lo so madre, ma..." sospirò sconfitto e si sedette sul letto della sua camera, lo sguardo basso e le guance che si stavano leggermente imporporendo, "sai cosa mi accade quando mi imbarazzo troppo...non voglio fare una tale figura."
"Non succederà, te lo prometto" rispose la regina mettendogli dolcemente una mano sulla spalla, "e poi potrebbe essere l'occasione perfetta per trovare moglie, dopotutto sei un bellissimo ragazzo."
A quelle parole Daniel arrossì violentemente. "M-madre, ma cosa state dicendo?!" balbettò sconvolto facendo ridere la donna. 
"Stavo scherzando, potrai sposarti quando più te la senti" ribatté la regina dandogli poi un bacio sulla fronte, "ora andiamo o arriveremo in ritardo."
Il ragazzo sbuffò, leggermato irritato del fatto che il suo piano di fuga non fosse funzionato. Purtroppo, facendo il letto, una delle serve aveva trovato il suo quaderno degli appunti sotto il materasso, dove scriveva a grandi linee i suoi piani di fuga per non partecipare ad alcun tipo di evento. Il tempo per organizzarne un altro era troppo poco e in più, ora che conoscevano le sue intenzioni, la sorveglianza era raddoppiata. Insomma, non c'era via di scampo questa volta. 
Uscirono diretti verso l'Albero di quel regno che, essendo troppo lontano per andarci a piedi, dovettero raggiungere sopra la loro carrozza. Se fosse per stato per lui ci sarebbe andato semplicemente a cavallo. 
No, se fosse stato per me non ci sarei andato proprio; pensò tra se e se e dovette cercare di allontare tutte le sue preoccupazioni ascoltando gli zoccoli dei cavalli calpestare il terreno, un suono tanto familiare da tranquillizzarlo. Per ora. Era convinto che appena qualche giovane si fosse presentata sarebbe accaduto il peggio, se lo sentiva. Gli veniva da piangere al pensiero. 
Entrarono nella Stanza delle Porte e quando ne varcò la soglia vide già in lontananza gruppi di persone che si dirigevano al castello. Panico totale, non c'era via scampo, era totalmente fregato!
"Va tutto bene, figlio mio" lo rassicurò il padre dandogli una pacca sulla spalla, "sono solo persone. Pensa che si saranno anche un mucchio di tuoi coetanei."
"Che cosa?!" esclamò lui con voce stridula, "saranno davvero così tanti?! Oddio, troppe ragazze, troppi sguardi, troppi- no, no, non posso farcela."
Fece per tornare indietro ma venne agguantato dalla casacca dal re, che lo trascinò con sè lungo la strada. Dopo un paio di metri, visto che la cosa era imbarazzante, accettò di camminare affianco a loro senza essere tenuto al guinzaglio. Ormai il suo destino era segnato, si stava dirigendo verso il patibolo. 

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Think the happiest things, 
it's the same as having wings - Peter Pan. 

 
"Ehy Sammy" lo chiamò Castiel appoggiato con la schiena al tronco di un albero, "mi spieghi come diavolo ti sei vestito?"
"Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Sammy?!" sbottò il figlio di capitan Uncino, "e poi ho messo quello che mi ha dato mio padre, mi ha detto che così non sarei passato sicuramente inosservato. Voglio dire, ci saranno tante belle signorine, se capisci cosa intendo. Infrattarmi con una di queste da qualche parte e rubare la sua purezza sarebbe la cosa migliore che possa succedere stasera."
Il giovane indossava una giacca blu che arrivava fino a metà coscia con bottoni e ricami d'argento, pantaloni lunghi dello stesso colore, stringate lucide e una semplicissima camicia bianca. I capelli corvini erano stati ben fissati con il gel, uno dei suoi più grandi alleati e gli occhi azzurri come il ghiaccio leggermente a mandorla brillavano come sempre di una luce maliziosa. 
Castiel rise a quelle parole, "non posso darti torto, la cosa sarebbe piuttosto divertente."
"Tu sei l'ultimo che può parlare visto che ti fai quando e dove vuoi quella stragnocca di Narcissa" rispose Samuel sedendosi su un masso lì vicino, stanco di stare in piedi ad aspettare. I due erano arrivati insieme, dato che probabilmente il più piccolo si sarebbe perso per via del suo inesistente senso dell'orientamento, per cui Castiel era andato a prenderlo direttamente dall'Isola-che-non-c'è o tempo che avesse trovato la via per il ballo questo sarebbe già finito da un po'.
"Sì, modestamente sono molto fortunato su questo punto di vista. Non hai idea di quanto sia brava poi" ribatté il rosso, per poi aggiungere: "ah già dimenticavo, qualche mese fa ci sei stato anche tu quando siamo andati alla Taverna delle Meraviglie ad ubriacarci. Ricordi? Dake ed io avevamo trovato due donzelle disposte a divertirsi con noi, per cui Narcissa si è dovuta accontentare con te."
"Non credo si sia accontentata, sai? Anzi sembrava essersi divertita parecchio a giudicare dalle sue urla" rispose a tono il corvino. Non aveva intenzione di arrendersi, avrebbe visto lui. Tra di loro era sempre stato così, anche se erano amici si ritrovavano spesso a competere in qualsiasi cosa. 
"Lo sai che è una grande bugiarda, non è vero Sammy?" lo provocò ancora Castiel, ma stavolta l'altro non fece in tempo a dire una parola perché la voce femminile di Tessarose li interruppe: "Smettetela voi due! Siete...imbarazzanti. Non si parla di cose tanto personali e intime con tanta leggerezza, dovreste vergognarvi!"
Il fatto che le sue guance fossero rosse fece capire ad entrambi come quei discorsi affrontati in modo tanto diretto la mettessero a disagio. Dake era dietro di lei e raggiunse subito il pirata e il licantropo per stringergli le mani in segno di amicizia. I tre si conoscevano da quando erano bambini. I due ragazzi più grandi infatti lo avevano incontrato mentre facevano scherzi agli indiani dell'Isola-che-non-c'è e tra questi c'era anche Samuel, il quale era stato affidato alla tribù da suo padre perché convinto che una nave pirata non fosse il posto adatto ad un bambino. 
Quando questo li aveva aiutati in una delle loro marachelle avevano deciso di farlo entrare nella squadra. Dake e Castiel erano gli unici amici che avesse mai avuto in tutta la sua vita, grazie a loro non era rimasto totalmente solo durante tutta la sua infanzia. Certo non si vedevano sempre, ma sapere anche solo di poter contare su di loro lo aiutava. 
"Certo che a volte siete proprio ridicoli" si intromise Narcissa raggiungendoli e prendendoli in giro, "avete finito di fare la gara a chi c'è l'ha più lungo?"
Dake scoppiò a ridere, Castiel la ignorò per salutare Tess e Samuel rispose con un ghigno divertito: "Ovviamente vincerei io."
La bionda alzò gli occhi al cielo, mentre il licantropo si avvicinò rivolgendole un sorriso amichevole. "Ciao" disse solamente. Anche se spesso sembrava un duro combinaguai e lei era tutto il contrario, i due erano inaspettatamente amici. Tutto era iniziato qualche anno addietro, quando era stato coinvolto in una rissa con un paio di scimmie volanti e anche se ebbe la meglio era rimasto comunque ferito. 
Tessarose gli offrì subito il suo aiuto e da quel giorno, ogni volta che aveva bisogno di cure mediche o di qualcuno con cui parlare seriamente, si rivolgeva a lei. La bionda era stata così una dei pochi ad aver visto il lato tenero di Castiel, che infondo non amava essere il figlio di un Cattivo. Certo poteva divertirsi e fare quello che voleva, ma era sempre stato giudicato per via del sangue che gli scorreva nelle vene, per questo era diventato quello che era. 
E probabilmente era così per tutti, nel bene e nel male: per Narcissa, per Dake, per Samuel e anche per Tess, che non sarebbe così riservata se non fosse per il suo passato. 
Ognuno di loro portava delle cicatrici, sia fisiche -come ad esempio quella sull'avambraccio di Samuel- che mentali. E oltre ai pregiudizi degli altri, c'erano anche le aspettative dei loro genitori...
Per questo avevano deciso di partecipare a quel ballo, per questo si erano conosciuti. Non potevano sapere che quella scelta avrebbe cambiato le loro vite. 

 
|O|

Spazio autrice: Capitolo dedicato agli uomini di questa storia e anche un po' agli altri cattivi, tutti pronti per intrufolarsi al ballo. Che ne pensate? Spero di aver descritto i vostri personaggi esattamente come li immaginavate, ma fatemi sapere se ho commesso qualche errore così posso migliorare in futuro. Con questo capitolo poi abbiamo finito con le presentazione, il che vuol dire che dal prossimo cominceranno tutti gli intrecci amorosi, le amicizie, le inimicizie, si scoprirà di più sui personaggi ecc. 
Come nelle scorse parti, ecco cosa indossano gli OC:
Daniel: http://i64.tinypic.com/28b7fp0.jpg 
Samuel: https://s-media-cache-ak0.pinimg.com/736x/61/8c/c4/618cc47078da2cb7490a289c9d974667.jpg (Spero vada bene, ci ho messo tantissimo per cercare qualcosa adatto a lui).
Beh, credo di aver detto tutto.
Alla prossima!
LittleBadDreamer. 
 
 




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