Escaping the Arena

di stirlingite27
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Capitolo 6 - Incontro
 
Kairos chiuse gli occhi mentre il vento soffiava nel deserto. Amava quella sensazione sulla pelle sudata. Aveva passato gran parte della sua vita al servizio della sua fazione, era abituato al duro lavoro, ma questo andava oltre ogni cosa avesse mai provato.
 
Gli scagnozzi di Blackflag facevano lavorare gli schiavi senza sosta. Si aspettavano risultati facendoli faticare dall'alba al tramonto, senza interruzioni. Le pause erano punite. Aveva già visto due compagni Nexus stramazzare al suolo per la stanchezza. Si erano limitati a trascinarli al bordo della loro postazione di lavoro in attesa che continuassero una volta ripresisi, se si fossero ripresi. Era tutto ciò che aveva potuto fare, impedendosi di correre da loro e assicurarsi che stessero bene.
 
Gli era stato dato il compito di costruire nuove case per la gente Enmity, le cui vecchie abitazioni si stavano sbriciolando nella sabbia. Per costruire, utilizzavano tutti i materiali che riuscivano a trovare, i cercatori di provviste e gli spazzini avevano portato molte cose diverse, come pesanti massi, pelli di animali, perfino barattoli di latta e altro disperso in giro per il Deserto.
 
Era contento che a Lindsey fosse stato assegnato il lavoro relativamente semplice di sarta. Almeno la sua postazione si trovava molto all'interno della caverna gigante che ospitava la gente più "facoltosa" di Enmity. Lì faceva più fresco ed era lontana dalla furia degli elementi. E soprattutto lontana dagli sguardi indiscreti di Blackflag.
 
Sapeva che lei era già sul radar del consigliere e del figlio di Blackflag a causa del diverbio di qualche settimana prima, ma non si erano più incontrati da allora. Quando non lavoravano, Kairos la teneva più vicina che mai, e per fortuna lei gli aveva dato ascolto e non aveva più attirato troppa attenzione su di sé.
 
"Per oggi può bastare." disse il capo cantiere. Avevano terminato i materiali disponibili, d'altronde molte cose stavano diminuendo nel Deserto.
 
Il gruppo tentò di non mostrare troppo la felicità per la notizia mentre tutti lasciavano cadere gli attrezzi e si mettevano in fila per essere riportati all'accampamento.
 
"Blackflag si arrabbierà," Kairos sentì mormorare una delle guardie mentre spingevano gli uomini in fila.
 
Lentamente, fecero il lungo tragitto attraverso la fazione degli Enmity fino alle loro tende nella parte più distante della proprietà. Kairos camminava a testa bassa come tutti gli altri, non voleva richiamare l'attenzione, ma era difficile non procedere a testa alta come gli era stato sempre insegnato di fare.
 
Quando gli uomini fecero il loro ingresso nell'accampamento, le donne uscirono dalle loro tende per accoglierli, il calore dei fuochi e l'odore di cibo si diffondevano nell'aria. Nei Nexus, le cene di gruppo come quella erano una consuetudine; le donne avevano quasi sempre tutto pronto quando gli uomini tornavano da lavoro, e quando erano giunti tra gli Enmity, non era cambiato nulla. La fazione che li aveva schiavizzati era sorpresa da tale pratica, il loro non era un gruppo molto socievole, le famiglie di solito rimanevano per conto loro e restavano ognuna accanto al proprio fuoco.
 
Kairos scrutò la folla in cerca di Lindsey, che di solito lo aspettava vicino ai cancelli d'ingresso dell'accampamento degli schiavi, ma quel giorno non la vedeva. Cercò di non pensare male, probabilmente era da qualche parte con Elene e Delia. Nelle settimane precedenti aveva provato a mettersi a cucinare. Le donne Nexus più anziane erano state restie a permetterglielo, non era giusto che una ragazza del suo rango facesse una cosa del genere. Alla fine avevano accettato, almeno fino a quando si erano rese conto di quanto fosse pessima come cuoca, e l'avevano spedita via dalle cucine dopo qualche giorno.
 
Attraversando il campo, Kairos si sentì quasi a casa, dimentico della stanchezza fisica e mentale. I profumi e il chiacchiericcio erano familiari, se non si soffermava troppo a guardare le tende squallide, certo. Fece un sospiro pesante. Quella era la sua gente, doveva trovare un modo per liberarla, e anche in fretta. Non era una vita per i Nexus, quella. Loro erano pacifisti, erano stati una società ben oliata, intelligente e innovativa. Erano stati i primi a scavare nel terreno e trovare l'acqua, i primi a piantare nel Deserto e ricavarne beni invece di prendere soltanto. E poi Blackflag e i suoi uomini erano arrivati e avevano rovinato tutto.
 
Mentre si avvicinava alla tenda di Lindsey, fu fermato da una mano sulla spalla. Si bloccò e si impose di non attaccare la persona dietro di lui.
 
"Schiavo, qual è il tuo nome?" chiese una voce autoritaria, che Kairos riconobbe senza però riuscire a identificarla.
 
Roteò gli occhi prima di voltarsi; chiunque fosse, era meglio non infastidirlo.
 
"Derek, signore." mentì, cercando di non suonare sarcastico. Dubitava che un atteggiamento ostile sarebbe stato utile nella sua situazione.
 
Riconobbe immediatamente l'uomo come il più giovane dei figli di Blackflag, ma non riusciva a ricordarsi il suo nome.
 
L'uomo gli sorrise, un sorriso che rese Kairos inquieto, come se l'altro sapesse perfettamente che stesse mentendo. "Proprio come pensavo. La tua presenza è richiesta stasera, dopo che farà buio. Vieni al confine dell'accampamento, ti aspetterò lì."
 
"E dove andremo, signore?" chiese Kairos, preoccupato dalla situazione.
 
Il figlio del Padrone sorrise di nuovo. "Faremo una chiacchierata, solo noi due, non preoccuparti." Con questo, lasciò la spalla di Kairos, allontanandosi senza dire altro.
 
Kairos non seppe cosa pensare. Non c'erano dubbi che l'uomo sapesse chi era davvero. Lo aveva rivelato a Blackflag? Quell'incontro era una trappola? Aveva bisogno di risposte ma aveva paura delle conseguenze.
 
Continuò il suo tragitto verso la tenda di Lindsey, la mente in subbuglio mentre i piedi lo guidavano avanti. Senza nemmeno accorgersene, arrivò alla sua destinazione. Lindsey gli corse incontro per accoglierlo, felice, come faceva ogni giorno, soprattutto quando gli permettevano di tornare prima del solito da lavoro, ma il suo viso si rabbuiò non appena vide l'espressione truce di Kairos.
 
"Kai?" chiese, senza nemmeno preoccuparsi di usare il suo falso nome, lui nemmeno se ne accorse per correggerla.
 
Non voleva spaventarla, ma aveva anche bisogno di parlare con qualcuno del suo incontro, e lei era l'unica persona di cui si fidasse. "Dobbiamo parlare." Lanciò un'occhiata alle sue ancelle, che corsero subito fuori lasciando i due da soli.
 
Immediatamente, le braccia di Lindsey si chiusero attorno al suo migliore amico, appoggiando la testa sul suo petto e stringendolo forte. Aveva sempre detestato vedere il suo Kairos preoccupato.
 
"Che succede?" sussurrò, sentendo le braccia di lui circondarle la schiena.
 
"Qualcuno sa chi sono," replicò lui a voce bassissima, sentendola trattenere il fiato e il suo abbraccio farsi più saldo. "Il figlio del Padrone, mi ha detto di incontrarlo dopo che farà buio."
 
"Pensi che sia una trappola?" La ragazza sentiva il cuore in gola, non riusciva a sopportare l'idea che Kairos venisse ferito, o peggio. In più, se riconoscevano lui, avrebbero presto trovato anche lei.
 
"Non ne sono sicuro. Mi ha detto che saremo solo noi, ma come si fa a fidarsi di un Enmity? Il figlio di quel traditore, per giunta?"
 
Lindsey bloccò le immagini di quello che Blackflag aveva fatto ad Eos davanti ai suoi occhi. "Non andare."
 
Kairos rise amaramente staccandosi da lei, accarezzandole dolcemente la guancia. "Dubito di avere molta scelta. Chissà che ripercussioni potrebbero esserci se non vado. Potrebbe spazzare via l'intera fazione."
 
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, avrebbe tanto voluto che se ne andassero via da lì, lei e Kairos, per trovare una nuova casa. Era un pensiero egoista, ma almeno lo avrebbe avuto accanto. Kairos si chinò posandole un bacio sulla fronte. "No, Linds, non sopporto di vederti piangere. Magari andrà tutto bene."
 
Lei tirò su col naso. Non voleva piangere; dopotutto, lui l'aveva cercata per conforto, e lei era riuscita solo a far sì che fosse lui a consolare lei. "Posso venire con te?"
 
Kairos scosse la testa, deciso. "Sai bene che non puoi. Anche se dovesse succedermi qualcosa, ho bisogno che tu sia al sicuro. Argus e Alexios si prenderanno cura di te."
 
"Non voglio che si prendano cura di me, io voglio che tu sia al sicuro, Kai."
 
I due rimasero in silenzio. Dopo un po', Kairos la guidò al suo letto e i due vi si distesero sopra, senza parlare. Il sole tramontò, e i rumori fuori dalla tenda si attenuarono. Elene e Delia entrarono silenziosamente per dirigersi ai loro giacigli. Kairos strinse Lindsey finché gli occhi le si fecero pesanti e si addormentò. Lentamente, si alzò, lanciando un'occhiata alle sue ancelle.
 
"Non fatela uscire, stanotte."
 
Arrivò ai cancelli di ingresso dell'accampamento molto più tardi di quanto intendesse, ma il figlio del Padrone era ancora lì ad aspettarlo.
 
"Pensavo che non ti saresti fatto vivo, ero quasi deluso."
 
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