L'ombra dei corpi

di Cleo
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Mi domando cosa abbia visto tu quel giorno fra le mie cosce. Prati al sole, il profumo dell’erba di notte, forse i colli della tua disperazione.

Ero un fiume argenteo e scrosciante, una cascata di carne rosea e pulsante, tra le tue dita; un corpo solido, un’ancora pesante per i tuoi arti fragili: le tue ossa sembravano scogli aguzzi, sotto i miei palmi.

Mi sgusciavi via, guizzante e rigido, ed i lati bui dei nostri corpi non riuscivano ad incastrarsi. Ho leccato le tue ferite come se la mia saliva fosse un balsamo, le ho cauterizzate con il calore del mio fiato; hai affondato in me tutto il peso dei tuoi sbagli.

Ti sei denudato davanti a me senza chiederti il permesso, consegnandomi il potere e tutta la fragilitā del tuo essere in un sol colpo, e forse non sono riuscita a reggere quel peso inaspettato. Ogni tuo bacio era aspro contro la mia bocca, duro e pressante; chissā chi stavi punendo. Chissā di chi era ai tuoi occhi la mia spina dorsale, che si inarcava ad ogni tuo colpo, chissā di chi era il corpo che stavi assaltando.
Ero io, mille altre, forse lei, forse niente. 





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