Mio amato fratello

di Spensieratezza
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Quella notte, la prima da quando ero tornato, Shun non mi lasciò solo. No, Shun voleva che gli raccontassi quello che avevo passato in quel tempo che mi aveva creduto morto. Tutto quello che avevo fatto.

Glielo raccontai. Non potevo farne a meno.

Forse volevo solo avere una scusa per farlo restare ancora nella stessa stanza con me.

Mi inteneriva il modo in cui mi guardava. Si percepiva quanto gli ero mancato. Mi faceva piacere.

Anche lui mi era mancato.
 
Quegli occhioni verdi, languidi, quel viso angelico e quello sguardo profondo e delicato.

Perdonami, Shun, sono un orribile fratello.
 
E poi Shun sta per addormentarsi.

“Posso restare qui con te?” mi chiede.
Gli dico di sì. Sono contento di sentirlo vicino.
 
 

Shun si sveglia nel mezzo della notte, infastidito.

“Shun, che c’è? Stai male?”

“Ho freddo.”

“Vieni qui.” gli dico, stringendolo di più contro di me.

Shun mi sorride grato. Con le dita della mano mi accarezza il petto, in maniera delicata.

Shun, io non ti merito.

Ma mi rende felice godere almeno un po’, della tua gentilezza.

Ti voglio tanto bene, fratello mio.
 
 

Mi sveglio l’indomani mattina e mi sento rilassato, perché ho dormito abbracciato a mio fratello tutta la notte.

Tutta la rilassatezza però, svanisce, nel momento in cui mi rendo conto che Shun ha una gamba attorcigliata alla mia.

Maledizione… penso, sentendo la mia erezione, accendersi.

No, non adesso. Non con Shun attaccato a me.
 
“Shun..” tento con le buone, ma ho la gola secca.

Shun forse mi sente, ma non da cenno di svegliarsi, anzi, si sposta di più contro di me.

Va bene, forse questo lo farà muovere dico, prima di accarezzargli la gamba, piano.
 
Shun fa uno scatto, svegliandosi di soprassalto.

Lo guardo, cercando di assumere un’aria innocente e divertita.

“Devo andare a far pipì.” Dico. 




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