un forte battito

di Stillmar
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CAPITOLO 9
Chi non muore si rivede
Un forte battito risuonava nelle sue orecchie, ma che divenne in pochi istanti un insistente ticchettio. Jack si svegliò sentendo qualcosa battere ripetutamente sulla sua gamba. Si riprese un poco irritato, ma trattenne i propri pensieri e disse:
<< Oh, agenti … hei. >>
<< Ha dormito bene signor Wesser? >> chiese ironicamente la volpe incrociando le braccia. Jack si rese conto in un attimo di essersi messo a dormire nel posto sbagliato. Il torpore lasciò il posto ad una vena di imbarazzo quando vide le facce dei due agenti che lo squadravano accigliate.
<< Oh … non me ne sono neanche accorto. Ero così stanco. >> disse l’uomo cercando di alzarsi.
In quel mentre il portafogli gli scivolò dalla tasca e gli cadde a terra. La volpe lo prese e glielo restituì:
<< Faccia attenzione. >> gli disse.
<< Santo cielo a volte sono così imbranato. >> disse Jack cercando di sembrare ironico.
<< Le piace girare … ben fornito. >> aggiunse la volpe riferendosi al portafogli.
Jack rimise quello in tasca e rispose:
<< Beh … non si sa mai … >> i suoi occhiali scuri nascosero la sua espressione di antipatia verso l’agente, che a sua volta parve ricambiare. A quel punto la coniglietta parlò:
<< Si è perso per caso? >> chiese.
<< Oh no, mi ero solo fermato un momento … >> disse Jackson recuperando la sua apparente calma.
<< Le conviene sbrigarsi, il parco sta per chiudere. >>
<< Cosa? È già così tardi? >> disse l’uomo fingendosi sorpreso.
<< Ho paura di si, l’uscita però e poco distante, se vuole la accompagniamo. >>
Jack rimase interdetto per alcuni secondi prima di rispondere:
<< Se a voi non dispiace. >>
I tre cominciarono a camminare affiancati verso il cancello del parco. Per il primo tratto di strada nessuno parlò. Jack cercò di ignorare la soggezione dovuta al trovarsi in compagnia di una coppia di poliziotti, e provò a concentrarsi sull’ambiente circostante. Non si era mai accorto di quanto potesse risultare malinconico un parco abbandonato. Soprattutto un parco grande come quello in una giornata così grigia. Spostò lo sguardo dalle piante, alle panchine vuote. Concesse un solo sguardo alle nuvole sopra di sé prima di tornare a guardare i suoi accompagnatori. Quei due sembravano una coppia affiatata, e Jack si sorprese rendendosi conto di come due animali nemici di natura potessero collaborare. Non aveva ancor realmente capito come funzionassero le cose in quella città, e la sua ragione gli rendeva ancora più difficile comprenderlo.
Il suo sguardo si incrociò per un attimo con quello dell’agente Hopps. Jack iniziò ad esaminarsi le scarpe prima di dover rispondere ad una nuova domanda:
<< Spero che vi siate ripreso dal nostro ultimo incontro. >> disse l’agente abbassando un poco le orecchie.
<< Ma certo. Ovvio che la piccola disavventura sia stata un incidente di percorso. >>
<< Oh, meno male. >> disse sentendosi realmente sollevata.
<< Può togliermi una curiosità? >> chiese a quel punto l’agente Wilde.
<< Beh … certo. >> rispose Jack.
<< Perché ha deciso di venire in città? >>
Jack prese una boccata d’aria prima di rispondere:
<< Forse ero solo stanco della mia vita precedente. Avevo davvero bisogno di cambiare e ho colto al volo l’opportunità, per così dire. >>
La volpe si limitò ad annuire apparentemente convinta della risposta di Jack.
Il gruppetto si fermò in prossimità del cancello del parco continuando a chiacchierare. Insieme a loro passarono pochi altri ritardatari. Quando i tre si prepararono a salutarsi nuovamente le prime goccioline di pioggia cominciarono a ticchettare tutt’intorno.
<< Accidenti. >> disse Jack << Mi bagnerò prima di tornare al capan … volevo dire al mio albergo. >>
<< E molto distante? >> chiese la coniglietta.
<< Non molto, ma il mio autobus dovrebbe arrivare tra poco. Quindi … ci salutiamo qui. Grazie della compagnia.>> disse Jack iniziando ad incamminarsi.
<< Può dirmi un’altra cosa? >> chiese nuovamente la volpe.
<< Si agente? >> Jack si voltò per rispondere.
<< Per caso il suo albergo è il Lion’s Plaza sulla quinta strada? >>
La domanda colse Jackson impreparato. Ammutolito dall’indecisione finì per rispondere la prima cosa che gli venne in mente:
<< Ehm, si. Si esatto, è proprio quello. >> disse con un finto sorriso.
<< Incredibile, come ha indovinato? >> disse poi.
<< Ero solo curioso. >> disse la volpe. << Non le ruberò altro tempo buona giornata. >>
<< A lei. >> disse Jack con una vena di perplessità nella voce.
 Rimase immobile a guardare i due agenti svoltare l’angolo prima di raggiungere la fermata del suo autobus. Rimuginò un poco se avesse fatto bene a dare ma quella risposta, ma in fondo aveva detto ormai così tante bugie che non ci faceva neanche più caso.
 
<< Secondo me sei solo paranoico. >> disse l’agente Hopps al suo collega.
<< No, invece … quello lì nasconde qualcosa. >> rispose l’agente Wilde acquattato dietro l’angolo, cercando di non perdere di vista il bizzarro forestiero
<< O forse no. >> rispose l’agente Hopps con semplicità.
<< Io la sua storia non me la bevo. Non pensi anche tu sia strano che un turista giri con così tanti soldi nel portafoglio? >> domandò la volpe.
<< Può avere i suoi motivi, e anche se fosse perché credi nasconda qualcosa? >>
<< Non lo credo, ne sono certo. >>
<< E perché? >>
<< Semplice, non esiste alcun albergo Lion’s plaza sulla quinta strada. >> disse la volpe con un sorriso. L’affermazione allarmò la sua collega. I due si fissarono per un momento poi all’unisono dissero:
<< Quello lì è un bugiardo. >>
 
Jackson, si sbrigò a tornare verso l’impianto industriale prima che il tempo peggiorasse. Durante il tragitto ammazzò il tempo ripensando ai suoi incontri di quel giorno. Ed ancor di più ripensando alla cordialità che mai si sarebbe aspettato di ricevere da degli animali. Tolto l’aspetto esteriore quegli animali erano delle vere persone. Aveva avuto modo di capirlo parlando con Jeremy, eppure ora iniziava a vedere le cose in modo molto diverso. Quasi si sorprese della semplicità con cui si era rivolto alla barista quella mattina. Ormi poteva dire di essersi ambientato.
 Ripercorse la propria strada a ritroso, arrivando a destinazione ormai a notte inoltrata. Una volta dentro si tolse la sciarpa e gli occhiali e si diresse verso il tesoro sotterrato nel pavimento. Sollevò il legno, ed ebbe modo di rimiralo nuovamente, quando udì un rumore alle sue spalle.
Il leggero ticchettio della pioggia che batteva sul tetto forato del capanno iniziò ad aumentare, così come il rumore si fece più vicino. Jack si irrigidì e indossò nuovamente la sciarpa un attimo prima di vedere due lunghe orecchie spuntare da dietro il relitto di una macchina.
Uno scatto metallico ed una sagoma si palesò subito dopo avvicinandosi lentamente all’uomo:
<< Rimanga fermo dov’è signor Wesser. >>
La pioggia era da poco iniziata, quando i due poliziotti giunsero davanti alla porta di lamiera rimasta socchiusa. Facendo appello a tutta la loro astuzia ed esperienza, si assicurarono che in giro non ci fosse nessuno prima di entrare a loro volta, cercando di ignorare la stanchezza dovuta alle poche ora di pedinamento.
Nella penombra Jack riconobbe immediatamente la voce dell’agente Hopps, e dietro di lei scorse l’ombra del suo collega:
<< Agenti cosa … cosa ci fate qui? >> disse Jackson cercando di apparire calmo. Una terribile sensazione lo raggiunse in quel momento. I due mammiferi non sembravano intenzionati ad ascoltarlo. Ma ora era tardi, ed era inutile tentare di dare spiegazioni, lo avevano preso con le mani nel sacco.
<< Non faccia scherzi. >> disse la volpe avvicinandosi al buco pieno di soldi. Entrambi erano sul chi vive, con la pistola a sedativi pronta all’azione.
<< Aspettava qualcuno per caso? >> continuò l’agente Wilde.
<< Cosa? Oh no, per favore posso spiegare. >> disse l’uomo volgendo una mano verso i soldi.
<< Non peggiori le cose. >> intimò nuovamente la coniglietta.
<< Vi prego, ve lo assicuro io non … >>
<< Signor Wesser! >>
 
La loro attenzione si spostò su un nuovo suono metallico proveniente dal buio, in un punto imprecisato della parete. Un nuovo clangore, come di lastre di metallo smosse. Alla fievole luce delle torce dei due agenti, apparvero quattro sagome massicce, volti nuovi solo per due dei mammiferi li presenti. Jack sgranò gli occhi preparandosi al peggio. Un cinghiale parecchio arcigno si fece avanti con fare sorpreso:
<< Sbirri?! Come diavolo ci avete trovato? >>
Poi avendo notato il terzo incomodo si rivolse a questo con rinnovata rabbia:
<< Tu! Mi ricordo di te. Non ti è bastato affondarci la barca, hai anche trovato il nostro nascondiglio segreto! >>
<< Non mi sembra più così segreto capo. >> disse la tigre alle spalle del cinghiale.
<< Silenzio! >> ribatté questo stizzito.
<< Di che sta parlando signor Wesser, sono suoi complici? >> chiese l’agente Hopps senza abbassare l’arma.
Il cinghiale non sentì e proseguì:
<< Allora, vedo che stavolta ti sei portato alcuni amici per prepararci una retata, è? >>
A quel punto la volpe intervenne, con aria stupita:
<< Cosa? No un momento, lui non è con noi. >>
<< Beh, non è nemmeno con noi. >> disse il cinghiale furente.
Tutti gli sguardi si spostarono su Jack, troppo concentrato a trattenere la strizza. Riuscì solo a biascicare un “Ops ” da sotto la sciarpa.
 
Il cinghiale riprese avendo notato la tavola di legno sollevata. << Avete addirittura osato toccare il nostro tesoro. Questo è troppo! Nessuno di voi uscirà vivo da qui! Prendeteli! >>
A quel grido i suoi scagnozzi si gettarono in avanti. La tigre cadde sotto i sedativi dei due agenti, mentre l’orso mancò di un soffio la coniglietta. Jack intanto cercò di sgattaiolare fuori ma si ritrovò bloccato da una sua vecchia conoscenza. Un secondo dopo si ritrovò nuovamente inseguito da una zebra furibonda che cercava di colpirlo con un bastone.
La volpe riuscì a portarsi dietro un riparo e accese la radio:
<< Centrale qui agente Wilde, ci servono rinfor- >>
La trasmissione si interruppe e la radio gli rimase in mano distrutta da un colpo di pistola. Poco lontano il cinghiale ostentò trionfante la propria arma. Judy intanto era alle prese con l’orso, il quale benché fosse più grande era infinitamente più lento. La poliziotta schivava e colpiva portandosi sempre fuori tiro, ma l’orso non sembrava essere intenzionato a cedere.
Jackson intanto cercava in tutti i modi di seminare il proprio inseguitore. Superò un cumulo di rottami e imballaggi, ma fu poco attento e dovette fermarsi quando un lembo della sua giacca rimase impigliato in un macchinario. Tirò finché non udì la stoffa strapparsi, ma in quel momento la zebra arrivò e cercò di colpirlo al viso. Per sbagliò però afferrò la sua sciarpa e gliela tolse.
<< Giù le zampe. >> disse l’uomo recuperando la sciarpa e allontanando la zebra con un calcio.
Tirò il fiato ed evitò un nuovo fendente portandosi verso il centro del capanno. In quel momento gli venne un’idea. Corse in linea retta verso l’agente Hopps, lanciando un urlo per attirarne l’attenzione. Neanche a farlo apposta la coniglietta sembrò intuire la sua strategia e si mise a correre a sua volta verso Jack.
Quando i due si ritrovarono ad essere molto vicini, cambiarono direzione all’ultimo momento. Jackson si gettò a sinistra e la poliziotta balzò a destra, facendo andare a sbattere i loro inseguitori l’uno contro l’altro. I due delinquenti si ritrovarono entrambi al suolo. La volpe avendo esaurito i dardi, cercò di sfruttare quel trambusto per raggiungere la sua collega. Quando la confusione si calmò, i due agenti si ritrovarono uno accanto all’altro con l’ombra del cinghiale armato che incombeva su di loro con un ghigno malefico. Un’altra imprecazione che uscì quasi come un orrendo grugnito:
<< Sbirri, avete finito di mettermi i bastoni tra le ruote. >> disse putando l’arma davanti a sé.
<< Io invece no! >> urlò Jackson un attimo prima di comparire a fianco del cinghiale, armato con lo stesso bastone del suo inseguitore.
 Colpì con forza il viso dell’animale, cercando di concentrare nel colpo la propria rabbia, ma non poté evitare una spiacevole conseguenza. Accecato dal colpo ricevuto, il mammifero sparò in aria. Un solo proiettile attraversò in linea retta il capanno e colpi la prima cosa che incontrò sul suo percorso: una delle tante taniche di benzina ammassate accanto al muro. La deflagrazione fu istantanea e sbalzò a terra tutti i presenti. Gran parte delle strutture portanti del capanno cedettero e una vampa di fuoco si sparse in un attimo. Alcuni frammenti infuocati caddero sopra ai soldi incendiandoli in un istante. Jack vide con tristezza i soldi che venivano divorati dal fuoco, poi udì un urlò dietro di lui:
<< Noo! Sbirri me la pagherete! >> un nuovo cedimento separò i malviventi da Jack e i poliziotti.
 Parte del soffitto crollò a pochi passi dal cinghiale e dai suoi scagnozzi. Questi si diedero alla fuga dalla loro entrata di servizio. L’uomo alzò una mano per proteggersi dai calcinacci cadenti. Veloce si rimise in piedi cercando di individuare una via d’uscita. La porta di lamiera era aperta, ma avrebbe dovuto sbrigarsi prima che il resto della struttura collassasse.
Iniziò a correre verso di essa, ma si fermò quando vide i due poliziotti svenuti a terra. In quel momento il tempo sembrò rallentare. Jack dovette nuovamente fare i conti con la propria coscienza. Avrebbe dovuto correre e mettersi in salvo, ma non lo fece. Vide i volti dei due agenti. Inermi, indifesi come cuccioli del tutto ignari di stare per morire. Sarebbero morti se Jack non avesse fatto qualcosa.
Jack li avrebbe salvati? Anche se avesse significato non tornare più a casa? Pensò che forse anche quei due dovevano avere una casa a cui tornare, con una famiglia ad attenderli. Lo avrebbero arrestato, in fondo stavano solo facendo il loro dovere. Inutilmente Jackson cercò di giustificare la decisione contraria, ma sapeva che animali o poliziotti che fossero, nessuno avrebbe mai meritato una fine del genere. Jack chiese semplicemente a sé stesso cosa fosse giusto fare.
Da una fiammella lì accanto prese forma una sagoma scura, senza viso ne occhi. Questa si mosse prima avanti e poi indietro prima di adagiarsi accanto ai mammiferi e iniziare a sua volta a fissarli.
-Allontanati da loro. -  pensò Jack digrignando i denti.
La sagoma si levò in aria e puntò il dito indice, non verso Jack stavolta ma verso la porta ancora aperta. All’uomo quell’ultimo cenno fu sufficiente. Si caricò la volpe sulle spalle e prese la coniglietta in braccio stringendola al proprio torace prima di ricominciare a correre. Riuscì ad evitare per un soffio una trave cadente ed uscì dal capanno pochi secondi prima che il resto del tetto e dei muri crollassero sollevando un gran polverone che oscurò ogni cosa.




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