una nuova vita cap 1
Disclaimer:
i
personaggi appartengo a Ryoko Ikeda. Le bellissime poesie sono state
scritte da una cara amica, Terry Gugliucci, se vi piacciono e volete
leggerne altre, fatemelo sapere, ma non usatele o prendetele senza il
mio e soprattutto il suo consenso. Questa Fanfic era stata pubblicata
sul sito di Prisca tanti anni fa, se questo racconto vi può
sembrare simile alla storia della bravissima Bradamante la seconda
possibilità, è perchè lei stessa mi
aveva chiesto di prendere
spunto dalla mia storia. Permesso che le ho dato volentieri. Buona
lettura
Una
nuova
vita
cap
1
Nell'assolato
pomeriggio di aprile, gli uccellini cantavano sugli alberi. Nel cielo
di un azzurro pallido qualche nuvola bianca come la neve creava
effetti di luce e ombra, su case e persone. Il soldato fuori dalla
caserma, restituì il saluto che il suo comandante gli aveva
dato;
l'andatura del cavallo era lenta, al trotto. Il soldato notò
che il bel comandante aveva un'aria stanca, afflitta. Lo sguardo era
serio,
freddo, ma gli occhi erano vuoti. Il comandante rientrava in caserma
dopo una lunga mattinata di impegni ufficiali alla reggia di
Versailles. Nel pomeriggio avrebbe dovuto far fare un'esercitazione
ai soldati, in serata avrebbe dovuto stilare rapporti da mandare ai
suoi superiori. Quel soldato sapeva perché il comandante era
così
abbattuto, stava per perdere una persona molto cara….
I
soldati in
caserma non avevano accettato subito l'arrivo del nuovo comandante. I
motivi erano più che seri. In primo luogo era un nobile, non
volevano essere comandati da una persona di grado sociale diverso;
era già capitato e non si erano trovati per niente bene.
Odiavano
troppo i nobili, la loro boria, la loro inettitudine, erano soltanto
bravi a comandare, ma di fatto non sapevano fare nulla, nemmeno
tenere un'arma in mano. Erano loro, i soldati, a dover combattere e
morire in battaglia. Erano i figli del popolo a doversi sacrificare,
fare i lavori più difficili. I nobili stavano in seconda
linea e si
godevano lo spettacolo. In secondo luogo il nuovo comandante era una
donna. "Ehi, la sai la novità? Il comandante è
una donna!"
la voce era ben presto girata per tutta la caserma. "Bene,
così
ci divertiremo un po'….ma sotto le coperte." Le battute di
cattivo gusto non finivano mai. Una donna era pur sempre una donna.
Doveva stare a casa a fare figli, ad ubbidire al marito. Figuriamoci
una donna nobile, cosa poteva fare? I soldati pensavano che fosse una
di quelle stupide damine incipriate che sapevano solo ballare, il
loro unico scopo nella vita era di divertirsi, di vestirsi e
truccarsi alla moda. Le donne nobili erano stupide e ignoranti.
Oscar
Françoise
De Jarjayes aveva dimostrato ben presto il suo carattere. Aveva
incassato tutti i colpi, le battute oscene, le sfide dei soldati e le
aveva affrontate a testa alta e vinte, ma non
si era mai arresa. Era una partita che non poteva perdere, nei
confronti di suo padre, che pensava che i rudi soldati parigini,
l'avrebbero fatta scappare dopo pochi giorni; ma soprattutto verso se
stessa. Voleva dimostrare a se stessa di poter vivere come un uomo.
Sapeva bene che era impossibile, era una donna. Come le aveva detto
André, il suo migliore amico, niente avrebbe potuto cambiare
questo
fatto. Le aveva gridato il suo essere donna con tutta la rabbia e
l'amore nascosto in vent'anni di vita passati assieme. Lei c'era
rimasta così male, non riusciva a credere che proprio il suo
amico
d'infanzia si sarebbe potuto innamorare di lei. Proprio a causa di
questo, lei aveva rotto con lui. Non aveva più voluto
vederlo.
Voleva provare a vivere la sua vita con stimoli nuovi. Comandare
questi soldati era una sfida e un rischio, lo sapeva bene, ma voleva
continuare. Quando finalmente aveva pensato di essersi sbarazzata di
lui, ecco ritrovarselo davanti, in uniforme, nel suo stesso
reggimento. All'inizio era furente, non sopportava il suo modo di
fare protettivo, la rendeva debole e consapevole di essere donna. Che
cosa diavolo ci fa qui, gli avevo detto che non avevo più
bisogno di
lui. André la guardava serio, vedeva l'ira sul
suo viso. Ti
ho contrariato, sei furente, vedo lampi di odio nei tuoi occhi, ma io
rimarrò vicino a te, che tu lo voglia o no. Nel
suo ufficio lo
aveva affrontato, con i pugni stretti… André era
rimasto
irremovibile; lei lo aveva congedato con un "Fa quello che ti
pare." André Grandier le era rimasto vicino anche in questa
occasione.
I
soldati
pensavano che il comandante si sarebbe arreso in pochi giorni.
Passarono le settimane, i mesi…. Lo scherno,
l'insubordinazione, le
scaramucce non l'avevano spaventata. Non se n'era ancora andata.
Erano rimasti in pochi ad odiarla veramente. La maggior parte di
questi uomini rudi avevano capito che era un comandante inusuale. Una
donna diversa dal comune, fiera, fredda, a volte altezzosa., per
questo la odiavano. Come si permetteva un'insulsa donnicciola di dare
ordini a degli uomini. Dovevano riconoscere però, che era un
comandante onesto, rispettoso delle regole, dei suoi uomini. Era il
primo comandante a trattarli con umanità, a considerarli
persone,
non carne da macello, come invece facevano gli altri nobili. Era
stato l'unico comandante ad intercedere per uno di loro. Quando
Lasalle era stato accusato e condannato a morte per aver venduto un
fucile, lei aveva fatto di tutto per salvarlo, lui era ritornato tra
i suoi compagni. Molti uomini per questo avevano deciso di ubbidirle.
Alcuni si erano perfino invaghiti di lei. Tra i soldati si era sparsa
la voce che il comandante Oscar non fosse in grado di amare. Tutti
sapevano che Andrè era innamorato di lei; che avrebbe fatto
di tutto
per starle vicina e proteggerla. All'inizio André era stato
oggetto
di scherno, lo odiavano perché per anni aveva servito una
nobile e
non solo, le andava dietro come un cagnolino. Nonostante i rischi che
correva André sapeva che doveva continuare a stare vicino
alla donna
che amava, costi quel che costi. Alain che conosceva bene l'amico, lo
aveva avvertito più volte; era convinto che questo tipo
d'amore lo
avrebbe portato alla distruzione. "E' una donna fredda,
insensibile. Fa molto bene il suo lavoro, ma non è capace di
amare.
Credimi, rifatti una vita con una donna vera." André
scuoteva
la testa, guardava l'amico seduto al tavolo giocare a carte. "Tu
non la conosci come la conosco io, sono anni che vivo insieme a lei.
Conosco bene il suo carattere, i suoi pensieri." André dopo
queste parole si sedeva nella sua cuccetta prendeva un libro e
leggeva. Gli altri soldati lo consideravano un compagno affidabile,
leale, ma c'era una barriera tra loro. Andrè essendo
cresciuto in un
ambiente nobile, a contatto con i nobili, aveva sviluppato una certa
raffinatezza nei gesti quotidiani, nel modo di muoversi, di parlare.
Per questo gli altri lo consideravano diverso. André sapeva
bene che
Oscar poteva apparire fredda, insensibile, ma nel suo cuore era
capace di amare. Era come quando si lascia spegnere il fuoco la sera.
Il mattino dopo ci sono solo le braci spente e la cenere, ma se si
guarda con più attenzione si vede che sotto sotto le braci
sono
ancora calde, tanto da poter riaccendere il fuoco. Oscar era
un'insieme di ghiaccio e fuoco. Ghiaccio, freddezza apparente
all'esterno, fuoco, passione all'interno, nel suo cuore. Sapeva che
se solo Oscar avesse voluto essere amata, avrebbe trovato una
felicità completa. Il vero problema era che lei aveva
provato ad
amare, ma era stata respinta. Per questo aveva rinunciato ad essere
donna, aveva rinunciato all'amore. Con questi pensieri André
si
addormentava e si svegliava il mattino dopo ricominciando a pensare
alla donna bionda che amava da tutta una vita.
Il
giorno dopo
il comandante Oscar aveva ricevuto un messaggio dal generale
Bouille'. Oscar si era diretta nelle camerate. La sua visita fu
inaspettata. Gli uomini avrebbero dovuto avere la mattinata libera.
Indaffarati com'erano non la sentirono entrare. Alcuni giocavano a
carte, altri a freccette, altri dormivano sonoramente sui lettini,
altri ancora rattoppavano buchi in calzini e calzoni, lucidavano
stivali o armi. Bussando allo stipite della porta aveva richiamato
l'attenzione dei soldati. Tutti si erano alzati in piedi,
accogliendola con il saluto militare.
"Oggi
ci
aspetta un compito delicato, mi spiace, per molti di voi era giorno
di riposo, ma ho ricevuto l'ordine questa mattina." Un brusio di
protesta si alzò unanime. Oscar si guardò
intorno, vide Andrè
appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul
petto. Alain era seduto su una sedia con uno stivale in mano,
nell'altra uno strofinaccio. Quando gli uomini finirono di
lamentarsi, continuò: "Dobbiamo fermare un traffico di armi
rubate. Le armi di sicuro sono dei ribelli. Preparatevi, faremo come
di consueto la ronda per le vie di Parigi. Vi invito a segnalare
qualsiasi movimento sospetto. Alcuni di voi dovranno andare in giro
in borghese, per non dare nell'occhio. Più tardi vi
farò sapere i
nomi. Per ora è tutto." Uscì dalla stanza senza
voltarsi
indietro.
Per
le vie di
Parigi i soldati divisi in gruppi da tre, perlustravano tutte le
zone. I viottoli stretti e bui, i quartieri residenziali, le piazze
spaziose. Alain si trovava con Lasalle e André in un
quartiere
popolare. Cavalcavano lentamente, guardandosi attorno. Sopra le loro
teste erano stesi panni appena lavati. Dalle finestre delle case si
sentivano piangere neonati, alcune donne incuriosite dai tre uomini
si erano affacciate per osservarli. Tre bambini per strada si
fermarono spaventati alla vista dei soldati a cavallo, vedendo che
non facevano nulla ricominciarono il loro gioco, rincorrendosi per le
viuzze. "Alain, non mi sembra che questa zona sia pericolosa. E'
un quartiere residenziale, ci sono solo donne e bambini." Disse
Lasalle, guardandosi intorno. "Forse è meglio tornare
indietro." Gli fece eco André. Alain assentì.
Girarono i
cavalli e ritornarono verso il centro della città. Appena se
ne
furono andati una figura mascherata, con capelli castani, fini e un
lungo mantello scuro, guardò i tre soldati andarsene via.
Accanto a
lui, un uomo in mantello nero, con il viso coperto gli disse "Sono
ovunque, dobbiamo sbrigarci o troveranno le armi." L'uomo dalla
maschera di ferro assentì.
Nella
parte
ovest della città il comandante con altri tre uomini
perlustrava il
mercato. La via principale era piena di gente, si sentiva il vociare
invitante dei commercianti, il loro invito a comprare la loro merce a
prezzi bassissimi. Ogni volta che i soldati passavano, lentamente per
non innervosire uomini e cavalli, tutte le donne, di qualsiasi
età,
si giravano per osservare meglio i soldati. Erano attratte dal bel
comandante biondo. A Oscar quegli sguardi non creavano imbarazzo, fin
dall'età di 14 anni era abituata a sentirsi osservata, da
dame e
cavalieri, servitù. A Versailles una ragazza, comandante
delle
guardie reali di sua maestà era un evento fuori dal comune.
Anche
ora, i suoi lineamenti delicati, il volto privo di barba, l'uniforme
che non metteva certo in risalto le sue curve, la facevano apparire
un giovane comandante. Ovunque andasse faceva sempre lo stesso
effetto, incuriosiva le persone di tutte le età. Un soldato
arrivò
di corsa, "Comandante, Chante e Brondeur hanno avuto una
soffiata, questa notte i fucili verranno imbarcati sulla senna, per
essere poi trasportati fuori dalla città" Oscar rimase un
attimo in silenzio, stava pensando che era inutile far stancare gli
uomini, era meglio tornare in caserma e riprendere ricerche
più
accurate verso sera. Ordinò la rientrata in caserma.
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