Time after time

di Giuf8
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Una vita dopo…
 
Magnus sedeva rilassato su una panchina a Central Park, osservava placido le foglie aranciate cadere dagli alberi. Estrasse dalla tasca della giacca un piccolo oggetto consunto e si fermò a guardarlo. Era un piccolo portafortuna in pezza di quelli che a Tokyo vendono in ogni bancarella, eppure era la cosa più preziosa che possedesse. Buffo vero? Una vita a collezionare ricchezze, per finire ad amare le più futili.
“Ti manca molto, non è vero?”
Magnus si voltò verso Alex, il suo adorato proponite, il figlio del figlio del figlio - roba da non crederci - di Raph.
“Scusa Alex, stavi parlando e mi sono completamente distratto”
“Non importa nonno”
“Su va avanti, voglio sapere. Ma andiamo in quel bar laggiù, inizia a fare freddo”
“Quindi non è niente di serio per ora, secondo te io e Sally siamo troppo diversi?”
“Perché lei è una mondana e tu sei uno shadowhunter?”
Il ragazzo annuì mentre prendeva dalle mani dello stregone un bicchiere dal liquido azzurro, con nonno Magnus la sbronza era assicurata.
“Conosco chi direbbe che le relazioni chiedono impegno, ma tutte quante a discapito delle diversità.”
Furono avvolti dal silenzio.
“Com’era lui?” chiese Alex dopo un po’.
Magnus guardò il pronipote e iniziò a raccontargli di Alec e mano a mano che i ricordi affioravano in superficie lo stregone si sorprese di come non avessero più quel sentore dolceamaro. Per la prima volta da una vita Magnus non provò dolore a rivivere la sua storia con Alec e ben presto si trovò insieme al nipote piegato in due dalle risate per quella volta che per far felice il suo Fiorellino Magnus aveva cucinato, ma davvero senza magia, una torta al cioccolato rischiando di bruciare mezza New York. Oppure si trovò a raccontare della volta in cui Alec aveva scoperto di tutti i suoi 17.000 amanti e quando si trovò a mimare l’espressione di Alec suo nipote quasi svenne dal ridere. Si ritrovarono con le lacrime agli occhi per quella volta in cui Magnus aveva chiesto a Jace cosa sentisse con il legame parabatai quando loro facevano l’amore.
E mentre stavano ancora ridendo gli occhi di Magnus lo videro. Era dall’altra parte del bancone che si portava alle labbra un bicchiere con un liquido infiammato. Il mondo si fermò quando lo vide arricciare il naso di disgusto e inghiottire il primo sorso. Scusandosi con Alex si alzò dalla sedia e raggiunse il ragazzo dall’altro lato. Quando gli fu accanto gli sfiorò il gomito e  questi si girò. Magnus rimase interdetto per un secondo osservando gli occhi neri incorniciati da una zazzera di capelli color caramello.
“I-io… scusami, ti ho scambiato per un’altra persona” fece per andarsene, ma qualcosa lo trattene, qualcosa gli fece pensare: al diavolo. “Potrei offrirti un Drink?” chiese al ragazzo.
Le guancie di questo assunsero una nuova tinta di porpora “I-io in realtà d-dovrei…”
“Andare?” completò lo stregone
Il ragazzo annuì osservando per terra dove la sua lunga coda da stregone sfiorava il pavimento.
“Resta solo per un altro drink” sussurrò Magnus.
Tra una vita, amerai ancora…
“Lo avevo promesso dopotutto”e quelle parole, appena un sussurro, un mormorio a fior di labbra, volarono via trasportate dalla musica del locale e dal vento che smuoveva le foglie.




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