CAPITOLO 6
Patty o Trish?
Un bagliore bianco proveniente dal salone fievolmente
illuminava la camera da letto. Schiuse le palpebre e tentò di girarsi ma sentì
subito il peso di qualcosa sul suo corpo. Il braccio di Oliver le cingeva la
vita sottile nascosta sotto le lenzuola candide. Chiuse gli occhi ripensando a
quello che era successo qualche ora prima e sentì un immane calore invaderla.
Era andata per restituirgli il braccialetto e si erano lasciati andare,
trascorrendo una straordinaria notte in cui si erano amati intensamente. Lei lo
aveva amato e se solo glielo avesse chiesto, sarebbe rimasta lì per tutta la
vita. Se ne era innamorata. La sua sincerità, la freschezza e la semplicità
del suo carattere: Oliver l’aveva conquistata con poco perché aveva mirato
diritto al cuore. Posò la sua mano sulla sua accarezzando la pelle morbida.
Guardò l’orologio sul comodino che segnava le sei del mattino. Alle sette
doveva essere in ospedale. Movendosi cautamente per non svegliarlo, si liberò
dal suo abbraccio, scese dal letto, raccolse i suoi indumenti dal pavimento,
afferrò lo zainetto nel quale portava sempre con sé un cambio di biancheria
intima e si diresse verso la porta che intuì celare il bagno in camera.
La richiuse alle sue spalle e aprì il rubinetto dell’acqua
calda nella doccia lasciando che una miriade di piccolissime gocce scivolassero
lungo il suo corpo infondendole subito un effetto benefico. Era felice come non
lo era mai stata. Una sensazione che non aveva mai provato prima. Aveva amato
Oliver anche col cuore, non solo col corpo. Un’emozione del tutto differente
da quella che aveva provato in precedenza con Jason. Sorrise al mattino che la
stava accogliendo, incurante di quello che sarebbe accaduto. Desiderava
conservare nella sua mente ogni minimo particolare di quella notte che avrebbe
voluto piacevolmente ripetere. Avvolta in un grande telo di spugna, si spazzolò
i capelli e li asciugò velocemente con il phon. Si guardò allo specchio. Aveva
un’espressione diversa. Lei, che il mattino prima era scoppiata in lacrime
dopo aver visto l’immagine di Patty, impaurita da tanta somiglianza, adesso si
specchiava gioiosa per quello che le era successo. Si rivestì in fretta e uscì
dal bagno. Oliver dormiva ancora. Gli si avvicinò silenziosamente. Dormiva
beato come un angelo. La luce proveniente dal corridoio illuminava appena il suo
giovane volto. Posò delicatamente le labbra su quelle di lui sfiorandole
lievemente per salutare l’amante di quella notte. Camminando in punta di
piedi, uscì furtivamente dalla stanza da letto percorrendo il corridoio e
accedendo al grande salone. Il bagliore che l’aveva destata proveniva dalla
grande porta finestra che dava accesso alla terrazza. Catturata dalla luce, si
avvicinò alla finestra spostando leggermente le tende bianche. Era uno
spettacolo meraviglioso. La terrazza si affacciava direttamente sul mare che
brillava alle prime luci del mattino. Durante la notte il cielo si era coperto e
adesso, i toni argentati delle nuvole si riflettevano metallicamente sullo
specchio d’acqua.
Col sorriso sulle labbra richiuse la tenda, afferrò il suo
zainetto e ne estrasse un biglietto da visita ed una penna.
- Lavoro fino alle diciannove. Trish. - scrisse
sinteticamente. Non sapeva se doveva esprimere i suoi sentimenti all’indomani
di quella notte, ma desiderava fargli sapere che non era fuggita. Diversamente
da Patty lei c’era e sarebbe rimasta volentieri a condividere altri momenti
della sua vita. Uscì silenziosamente dall’appartamento. Avrebbero potuto
trascorrere insieme la serata. Lei l’avrebbe cercato e in cuor suo sperava che
anche lui facesse qualcosa per alimentare la fiamma di un sentimento appena
nato.
L’aereo proveniente da Tokyo iniziò la sua discesa sulla
pista dell’aeroporto internazionale di Barcellona. Amy strinse la mano di
Julian ancora assopito per il lungo viaggio. Amava suo marito e per lui nutriva
quasi uno strano sentimento di adorazione.
- Jul tesoro, svegliati. Siamo arrivati. -
- Uhm…ma come già a casa? -
- Certo tesoro. Siamo in fase di atterraggio. -
- Ma quanto ho dormito? -
- Tanto. - rispose divertita.
- E tu? Hai riposato? - le chiese premuroso.
- Sì certo, ma non vedo l’ora di essere a casa e farmi
un bel bagno caldo. -
- A chi lo dici…come ti senti? -
- Piuttosto bene. Carica di energie. -
- Avrai una giornata intensa? -
- Intendo svegliare Holly e dirgli quello che abbiamo
scoperto. -
- Amy, sono le sei e mezza del mattino. Forse starà
dormendo! -
- Si sveglierà ben volentieri…vedrai se questa volta
non troviamo Patty! -
- Mah. Spero solo che tutto questo tuo indagare alla fine
porti a qualcosa di sostanziale. Non vorrei che ci fossimo sbagliati. -
- Anche se si trattasse di un banalissimo errore…almeno
ci avremo provato. -
- Già. Sempre filosofica, eh? -
- Non mi sfottere. Ti dirò di più. Adesso andiamo
direttamente a casa di Holly. Non sono cose di cui parlarne per telefono. -
- Hai proprio intenzione di farlo irritare. -
- Holly non si arrabbia mai. Lui è sempre molto
salomonico. Gli porteremo la colazione calda e vedrai che si addolcirà. -
- Speriamo. E i bagagli ce li portiamo insieme? -
- Ho pensato anche a quello. Manuel ci aspetta qui fuori.
L’ho chiamato ieri per dirgli a che ora arrivavamo. Li porterà a casa. -
- Demordo. Hai vinto tu. - concluse slacciandosi la
cintura di sicurezza. Amy desiderava scoprire dov’era finita Patty e se c’era
il benché minimo legame con Trish Hamilton. Nulla l’avrebbe scoraggiata,
tanto meno svegliare Holly alle prime ore del mattino. In fondo, Julian ne
era consapevole, che senza quel carattere testardo e comprensivo, lui non
sarebbe arrivato dov’era.
Si rigirò nel letto cercandola con la mano. Quando sentì solo il materasso
coperto dal lenzuolo, aprì gli occhi e comprese che era andata via. Sospirò e
si portò le mani sotto la nuca.
- Mi manca già. Mi sto innamorando di lei. Ci si può
innamorare di qualcuno se si è stati con questa persona una sola notte?
Patty. Il mio adorato angelo…ho l’impressione di averla tradita eppure…Trish
mi manca. Ho bisogno di tutte e due. Di vivere nel ricordo di Patty e di
amare Trish. Non avevo mai provato una sensazione del genere. Non è stata
solo la passione di una notte, la necessità di sentirmi uomo…sono stato
bene con lei, molto bene: l’ho desiderata amandola intensamente…e questa
mattina avrei voluto trovarla qui, accanto a me, stringerla ancora tra le
mie braccia, sentire le sue labbra morbide sulle mie. - pensò guardando il
soffitto. Rise di se, di come in poche settimane la sua vita sembrava aver
preso una piega differente. Oramai sveglio, si alzò e si diresse in bagno
scoprendo piacevolmente che prima di andar via, Trish si era fatta la
doccia.
Quel gesto gli fece chiaramente comprendere che la sua non
era stata una fuga ma probabilmente una necessità.
Terminata la doccia, ancora avvolto nell’accappatoio si
diresse nel salone e come d’abitudine scostò le tende della porta finestra
per vedere com’era il tempo. Guardò il mare e ripensò a Fujisawa, alla
città in cui era vissuto per tanti anni, in cui aveva iniziato a giocare a
calcio, la città in cui aveva conosciuto Patty e quelli che ancora rimanevano i
suoi più cari amici. Con una nota di tristezza pensò a Bruce e a quante volte
lui e Patty litigavano bonariamente rincorrendosi per spogliatoi e campi di
calcio. A Evelyn che l’aveva reso padre di due gemelli. Ai ragazzi della New
Team: Bob, Paul, Jhonny e Ted giocavano nei club principali del Giappone. Pensò
a sua madre che in occasione dell’incidente voleva andarlo a trovare: le aveva
impedito di fare quel lungo viaggio tranquillizzandola che stava bene. Sapeva
come avrebbe reagito di fronte a Trish. L’avrebbe scambiata per Patty e non si
sarebbe tolta quel pensiero neppure dopo la partenza. Esattamente come Philip,
Julian e Amy. Un brivido gli percorse la schiena. Ebbe la strana sensazione che
qualcosa avrebbe cambiato il corso di quella giornata iniziata in maniera
apparentemente tranquilla.
Tornò in camera da letto e si vestì comodamente per uscire
a fare una corsetta. Si stava riprendendo dall’incidente e da qualche giorno
gli era tornata la voglia di giocare a calcio. Subito dopo andò in veranda per
accertarsi che il suo fedele amico fosse in buone condizioni. Il telefono
squillò riportandolo alla realtà. In cuor suo, sperava che si trattasse di
Trish ma non le aveva lasciato il recapito telefonico.
- Pronto? -
- Buongiorno Oliver, sono il dottor Andres. Come va
stamattina? -
- Bene dottore. Stavo uscendo per fare una corsa e poi
alle nove ci vediamo al centro sportivo come sempre. -
- Va bene. Mi raccomando Oliver, non sforzare troppo la
gamba. Il recupero deve essere graduale e non invasivo. Ti ho telefonato
perché volevo sapere quando rientrava Julian Ross. - gli disse.
- Oggi. L’aereo dovrebbe essere già atterrato. Sono le
otto meno venti. E’ probabile che stia andando a casa. -
- Va bene, grazie Oliver. Ci vediamo dopo. -
- Dottore vorrei farle una domanda. -
- Sì, dimmi pure. -
- Secondo lei è possibile che una persona possa
recuperare la memoria dopo tanto tempo? - gli chiese pensando al problema di
Trish e a come avrebbe potuto aiutarla.
- Dipende. Non è certo ma talvolta è capitato. Vedi
Oliver, spesso la perdita di memoria non è dovuta ad un problema fisico ma
psichico. Per esempio, la perdita di qualcuno a cui si tiene molto, legato
ad altri fattori potrebbe causare un trauma psichico con relativo shock e
perdita di memoria. Se mi dai qualche altro indizio, forse posso darti
maggiori chiarimenti. -
- Una mia amica ha avuto un incidente qualche anno fa e
conseguentemente a questo ha perso la memoria. -
- Capisco. Per poter stabilire se può riacquistare la
memoria, bisognerebbe sapere a cosa è dovuto il suo trauma. A volte, subire
una grave perdita anche affettiva, può procurare un forte shock e si può
desiderare di perdere i ricordi legati a questa persona. In tal caso, un
trauma della stessa intensità, che provochi forti emozioni, può far sì
che si risveglino gli antichi ricordi. Se ti interessa, dovresti parlarne
con uno specialista, sicuramente sarà più ferrato di me in materia. -
- Grazie dottore, è stato gentilissimo e chiaro nelle
sue spiegazioni. Ci vediamo più tardi. -
- Bene Oliver, a dopo! - rispose mentre Holly riponeva la
cornetta sull’apparecchio.
Forse, se avesse chiesto a Trish maggiori chiarimenti sull’incidente,
avrebbe potuto aiutarla a recuperare i suoi ricordi e a vivere in maniera più
serena. Ma se poi quei ricordi avessero destato in lei preoccupazioni
differenti, avessero fatto rinascere sentimenti ed emozioni verso persone e cose
che appartenevano al suo passato, che ruolo avrebbe avuto lui? Che fine avrebbe
fatto? In quale angolo della sua mente sarebbe stato relegato? Holly non avrebbe
potuto reggere ad una nuova delusione sentimentale. Il destino gli aveva fatto
incontrare Trish, l’aveva messa sulla sua strada perché somigliava a Patty. E
lui lentamente stava imparando ad amare quella creatura tanto forte quanto
fragile.
- Amy è il tuo telefono che squilla! -
- Strano. A quest’ora poi? - si disse cercando il
cellulare nella borsa. Quando lo trovò fu stranita nel veder visualizzato
un numero di telefono del Giappone.
- Pronto? - disse aprendo la comunicazione.
- Qui è il centralino internazionale. C’è una
telefonata dal Giappone. Accetta l’addebito? - chiese la centralinista con
fare meccanico.
- Sì certamente. -
- La metto in comunicazione. -
- Sì grazie. Pronto? -
- Ciao Amy, sono Evelyn. -
- Ciao Eve. Come mai a quest’ora? E’ forse successo
qualcosa? - chiese preoccupata.
- Stiamo tutti bene, non temere. Volevo dirtelo ieri ma
sai…con questi fusi orari alla fine ho perso l’orientamento. -
- Cos’è successo? -
- Come da accordo, mi sono recata presso lo studio in cui
lavorava il padre di Patty, il signor Gatsby. Non ci crederai! -
- Cosa? Non tenermi sulle spine. Aspetta, ti metto in
viva voce così ti può sentire anche Julian. - le disse dando il telefono
al marito che lo sistemò nell’apposito apparecchio.
- Ciao Evelyn. -
- Ciao Julian, piacere di sentirti. -
- Allora Evelyn, raccontaci. - la esortò Amy impaziente
di conoscere gli sviluppi delle loro ricerche.
- Come ti ho detto, mi sono recata in quello che una
volta era lo studio in cui lavorava il signor Gatsby. Ho chiesto di lui,
nessuno lo conosceva. Demoralizzata sono andata via, ma prima di entrare in
macchina, il portiere mi ha chiesto chi cercassi. Quando gli ho chiesto del
signor Gatsby, mi ha detto che dieci anni fa ebbe un incidente. Amy, il
padre di Patty è morto in quell’incidente. -
- O santo cielo. E’ terribile! - esclamò preoccupata.
- Infatti. E’ stato un colpo davvero duro. Non me l’aspettavo.
Ma non è tutto. -
- Cosa vuoi dire? -
- Ho chiesto al portiere dell’incidente. Mi ha detto
che quel giorno il signor Gatsby si allontanò dall’ufficio contento
perché avrebbe trascorso il pomeriggio insieme alla figlia. -
- Vuoi forse dire che erano insieme quando si è
verificato l’incidente? -
- Esatto! -
- Cosa ti ha detto della figlia? - chiese avidamente e
desiderosa di risposte immediate.
- A causa delle gravi condizioni fu portata in elicottero
al centro traumatologico di Tokyo. -
- E poi? -
- Niente altro. Non ne ha saputo più nulla, ne di Patty
ne della sua famiglia. Parlando con mio padre, mi ha detto che un suo amico
lavora da quasi vent’anni all’anagrafe comunale. Avremmo dovuto pensarci
prima Amy. Era la cosa più ovvia da fare. Ci sarebbe bastato un semplice
certificato di residenza almeno per capire dove si trovava. -
- Continua. - domandò ansiosa con gli occhi di Julian
puntati su di lei.
- Mi sono recata all’anagrafe. Effettivamente il padre
di Patty risulta deceduto nell’incidente. Adesso viene il bello. Prima di
chiedere di controllare i dati di Patty, ho fatto verificare quelli di James
Hamilton. Sì è sposato con la signora Gatsby due mesi dopo l’incidente
chiedendo al giudice non solo la custodia di Patty, ma data la prematura
morte del padre naturale, di adottarla! -
- Vuoi forse dire che Patricia Gatsby è diventata
Patricia Hamilton? - chiese all’amica mentre l’angoscia si insinuava
sempre più nei suoi pensieri. Il cuore le batteva forte e un nodo in gola
quasi le impediva di parlare. Evelyn era eccitata dalle scoperte.
- Sì Amy. Evidentemente aveva conoscenze importanti
perché il certificato legale di adozione è stato rilasciato dopo poco e
subito dopo l’inizio dell’anno la famiglia Hamilton si è trasferita a
Chicago. Purtroppo non mi hanno potuto rilasciare una copia del certificato
di adozione ne di quello di residenza. Quindi, non abbiamo neanche l’indirizzo
di Chicago e non penso che negli Stati Uniti ci siano poche persone il cui
cognome è Hamilton. Ammesso che risiedano ancora a Chicago. -
- Mi sembra tutto così…impossibile. Non riesco
comunque a spiegarmi il motivo per il quale Patty sia andata via senza dir
nulla a nessuno. -
- Amy, l’incidente si è verificato il giorno prima
dell’arrivo di Holly dal Brasile. E’ questo il motivo per il quale Patty
non venne all’aeroporto quel giorno. Sono andata al centro traumatologico
di Tokyo ma sfortunatamente nessuno mi ha voluto dare le informazioni che mi
servivano. Sono tutte strettamente riservate. -
- Non penso sia un problema. Sono sicuro che il padre di
Julian conosce qualcuno e non ci negherà la cortesia di visionare la
cartella clinica di Patty. Sei stata bravissima Evelyn.- le disse
ringraziandola per il prezioso apporto che aveva dato alle ricerche.
- Lo penso anch’io. Non appena arriviamo a casa
chiamerò mio padre e gli chiederò questo favore. Spero solo che ci dia le
informazioni al più presto. Anzi, se sarà possibile, potremmo farci
inviare per fax oppure per e-mail la copia della cartella clinica di Patty.
- disse Julian sorprendendo Amy. Dov’era finito il suo scetticismo?
- Benissimo. Ragazzi, fatemi sapere qualcosa perché
spero davvero che tutto questo serva a riportare a casa la nostra Patty. -
- Lo spero anch’io Eve. Un abbraccio a te, a Bruce e ai
bambini. - le disse infine salutandola.
Terminata la conversazione, Amy distese il capo sul poggia
testa del sedile posteriore. Sembrava stanca, non tanto del lungo viaggio quanto
di quell’estenuante ricerca.
- Cosa facciamo ora? - le chiese Julian.
- Ti riferisci a Holly? -
- Sì. -
- Non so se è il caso di dirgli tutto questo. Non prima
di essercene accertati. -
- Che situazione complicata. Più andiamo avanti e più
scopriamo retroscena inverosimili. -
- Già. Jul, forse è il caso che diciamo ad Holly quello
che ci ha detto il signor Morgan e magari gli mostriamo le lettere. -
- Ci rimarrà molto male quando scoprirà che Patty non
ha mai letto la sua ultima lettera. -
- Cosa vuoi dire? - gli chiese Amy sospettando che
sapesse qualcosa.
- Prima di tornare in Giappone, Holly scrisse quella
lettera a Patty chiedendole di aspettarlo, dicendole che le mancava e che le
voleva bene. Insomma, un preludio ad una dichiarazione d’amore che gli
avrebbe fatto non appena tornato a casa. Le fece riprodurre anche una copia
fedele del braccialetto che Patty gli regalò prima della partenza, con un
ciondolo simboleggiante la sua iniziale, la “H”.-
- Non sapevo tutto questo…
- Non potevi..doveva rimanere un segreto fino a che Patty
non avesse aperto la lettera. Evidentemente la lettere è arrivata quando
lei non c’era. Di seguito c’è stato l’incidente e quindi non ha più
avuto la possibilità di leggerla. -
- Sì è possibile. Mi domando perché è successo tutto
questo. Insomma, perché il destino ha proibito a due ragazzi che si amavano
di stare insieme? -
- Quello che succede è già stato scritto. Forse era
destino che succedesse. -
- Ma non è giusto. -
- Lo so tesoro, ma purtroppo è accaduto. -
- Eppure…l’istinto mi dice che sono la stessa
persona. Sono tentata di incontrare Trish Hamilton e farle vedere le
lettere. Voglio vedere come si comporta di fronte a quelle. -
- Amy…lo amava fino allo spasimo. Se fosse davvero
Patty, non mentirebbe così spudoratamente. -
- Magari c’è una ragione che noi non conosciamo…siamo
arrivati. Julian, mentre do istruzioni a Manuel su cosa fare, per favore
prendi la colazione in quella pasticceria. -
- Sì capo. - le rispose schioccandole un dolce bacio
sulla guancia.
Dopo pochi minuti erano entrambi pronti a salire nell’attico
dove risiedeva il loro caro amico. Da dove avrebbero cominciato il discorso? Non
lo sapevano neppure loro…comunque avrebbero parlato con Holly.
Al suono del campanello, il campione nipponico si apprestò
ad aprire e con sua meraviglia trovò Julian e Amy.
- Ehy, che entusiasmo Holly. Noi torniamo da un lungo
viaggio e tu ci accogli in maniera così fredda? - disse Amy abbracciando l’amico
d’infanzia.
- E che non vi aspettavo, tutto qui. Sono felice di
vedervi. -
- Sicuro? - gli chiese Julian posando il vassoio della
pasticceria sul tavolino del salone. Gli amici si accomodarono e Holly
comprese che non sarebbe andato a correre quella mattina.
- Come mai vi siete precipitati da me? E’ forse
successo qualcosa? - chiese loro cercando di interpretare il loro strano
entusiasmo.
- Diciamo che tra circa sei mesi diventerai zio! - disse
Julian stringendo la mano della moglie.
- Vuoi dire che voi due…ma è fantastico. - esclamò
gioioso Holly abbracciando i due amici.
- Sì. E’ una notizia stupenda. Come stai Holly? - gli
chiese Julian.
- Bene. Mi sto riprendendo velocemente e sto terminando
la fisioterapia e cominciando i primi allenamenti. A proposito Julian. Ha
chiamato il dottor Andres poco fa e voleva sapere se oggi verrai al centro
sportivo. -
- Sono stanco del viaggio Holly. Non so se ce la faccio.
Magari nel pomeriggio. -
- Bene. Amy non avevi portato delle brioches? - chiese
all’amica ironicamente. Lo strano entusiasmo di Holly la preoccupava. Non
lo vedeva così da così tanto tempo che non ricordava quanto. Quando
afferrò il vassoio, qualcosa cadde ai piedi di Julian. Si chinò e raccolse
il bigliettino pensando si trattasse dello scontrino fiscale della
pasticceria.
- Lavoro fino alle diciannove. Trish. - lesse compito.
Girò il biglietto e lesse il nome della dottoressa e il suo recapito
interno presso l’ospedale. Holly gli si avvicinò e Julian gli pose il
bigliettino. Amy era attonita. Trish Hamilton era stata da lui e gli aveva
lasciato un messaggio.
- Okay…forse vi devo una spiegazione. Non saprei da che
parte cominciare. Ci siamo re-incontrati e ieri…ha passato la notte qui: l’abbiamo
passata insieme! - disse in tono sommesso e palesemente imbarazzato.
Qualcosa l’aveva spinto a confessare a Amy e Julian cos’era accaduto.
Holly continuava a guardarlo sorridente. Non era fuggita, era solo andata al
lavoro. Tirò un evidente sospirò di sollievo che parve infastidire i due
amici.
- Te la sei portata a letto! - esclamò quasi in tono
adirato la signora Ross.
- Amy! - ribattè Julian in tono di rimprovero verso la
moglie.
- No Amy…cioè sì, abbiamo fatto l’amore ma non per
una questione di sesso: lo desideravamo con il corpo e con il cuore…
- Ma se nemmeno la conosci! -
- Non è così. Più vado avanti e più mi sembra di
stare con lei da sempre…Quando parlo con lei mi sembra…di stare con
Patty! Ecco, adesso l’ho detto. Non sono solo somiglianti…ma…ragazzi,
non mi giudicate male! Abbiamo sentito questa forte attrazione, l’uno
verso l’altra e siamo stati bene e sarei felice di continuare questa
relazione! -
- Holly…è bene che tu sappia che quando siamo andati
in Giappone…abbiamo provato a rintracciare Patty! - disse Amy risoluta.
Non capiva il perché di quella sua rabbia. In fondo, se Trish Hamilton
corrispondeva a Patricia Gatsby, avrebbe dovuto essere felice di quello che
aveva detto Holly. Ma in lei si era insinuato il dubbio che non si trattasse
della stessa persona e quindi temeva che Trish stesse velocemente prendendo
il posto dell’amica nel cuore del calciatore.
- Cosa vuoi dire? - chiese con una smorfia di
disapprovazione.
- Siamo tornati in quella che era la casa di Patty,
attualmente di proprietà del signor Morgan. -. In maniera sintetica Amy
spiegò a Holly di come il signor Morgan avesse detto loro del misterioso
proprietario di casa che in realtà si era dimostrato il signor Hamilton,
dei suoi strani comportamenti e del ritrovamento delle lettere.
- Cosa pensavate di trovare? Patty? Che magari all’improvviso
si è ricordata che sono tornato dal Brasile? - domandò loro adirato.
- Se Patty non è potuta venire in aeroporto, c’era una
ragione, Holly! - esclamò Julian in tono quieto cercando di sedare gli
animi.
- Cosa vuoi dire? Scrissi una lettera a Patty, le
telefonai per avvertirla, era la prima persona che desideravo riabbracciare.
E invece? E’ scomparsa nel nulla senza lasciare traccia di se. Insieme al
rammarico per non averle detto mai quanto l’amassi, in me è cresciuta la
rabbia della sua immotivata fuga! Non c’è stato giorno da allora che non
abbia pensato e adesso che nella mia vita è comparsa Trish…sono confuso
ma allo stesso tempo qualcosa mi dice di non lasciarmi andare, di vivere
questa relazione esattamente come viene! -
- Pensi che a noi non sia dispiaciuto perdere le tracce
di Patty? Pensi di essere stato l’unico a soffrire? -
- No, non lo penso ma so quanta sofferenza ho provato io…la
nostalgia, la sensazione di vuoto, la perdizione. Mi è venuta a mancare l’anima,
Amy, la persona che mi è sempre stata accanto. Io vivevo in funzione sua.
Per una volta, dopo dieci anni, questa notte non ho provato paura,
sofferenza, dolore: semplicemente amore, complicità, tenerezza verso una
persona che ha perso più di qualcuno in passato. Ha smarrito se stessa. Ed
io voglio cercare di aiutarla, forse per espiare la mia colpa o più
semplicemente perché per lei provo qualcosa di più di una semplice
amicizia o della passione. - disse con trasporto. Amy e Julian non sentivano
Holly parlare così da tempo. Stava palesemente percorrendo la strada dell’innamoramento.
- Cosa volevi dire con “Ha smarrito se stessa?” -
domandò Amy avvicinandosi a Holly tremante. Julian aveva intuito a cosa
stesse pensando la moglie.
- Ha perso la memoria in un incidente! -. Quelle parole
risuonarono nella stanza con tono rimbombante. Amy guardò Julian sempre
più pallida. Timorosa di poter perdere l’equilibrio, si appoggiò a Holly
che la prese tra le braccia aiutandola a sedersi sul divano.
- Che ti succede Amy! Stai male? - le chiese premuroso
temendo di averla stancata troppo con quei discorsi. Appoggiò il capo sullo
schienale del divano e i suoi occhi cominciarono a guardare il soffitto.
- Holly…sai perché Patty non è potuta venire all’appuntamento?
- sibilò con un filo di voce guardando nel vuoto. Il silenzio del
calciatore era una perfetta negazione. - Il giorno prima del tuo arrivo in
Giappone, ha avuto un incidente stradale nel quale suo padre ha perso la
vita! -
- Che…che hai detto? - chiese con gli occhi sbarrati e
il cuore ferito da quella truce verità.
- Le sue condizioni erano gravi e fu trasportata in
elicottero al centro traumatologico di Tokyo. -
- Non vorrai dirmi che …che Patty…é…è morta! -
sibilò in un angosciante sillabare. Amy scosse leggermente il capo
dissentendo.
- Non lo sappiamo. Non abbiamo avuto accesso alla sua
cartella. Da un controllo al comune, Evelyn ha scoperto che sua madre si
risposò dopo circa due mesi dall’incidente e che il suo compagno volle
adottarla facendole acquisire il suo cognome. -
- Dove vuoi arrivare? - domandò in preda all’ansia. -
Come si chiamava il patrigno? -.
- James Hamilton! - esclamò Julian stringendo la mano
della moglie. Incredulo, attonito, sgomento, privo di ogni forza, Holly si
sedette sulla poltrona appoggiando nervosamente le mani sulle ginocchia. Non
riusciva a parlare, un nodo in gola gli soffocava ogni minimo sibilo. I
pensieri confusi sembravano vorticare nella mente, il cuore in tumulto
batteva talmente forte che sentiva dolore al petto, il sangue fluiva
velocemente nelle vene in preda ad un impeto di ira e ansia.
- Patricia Hamilton! - sussurrò con un fil di voce che
per quanto basso non impedì a Amy e Julian di sentire. Amy abbassò il capo
assentendo a quell’esclamazione. - Sua madre la chiamava Trish! -
continuò Holly cercando nella sua memoria ogni minimo particolare che
legava Patty a James Hamilton. Si alzò lentamente e si avvicinò alla porta
finestra aprendola ed uscendo sulla terrazza fiorita. Il vento soffiava
fresco ed invadente e portava con se il piacevole odore salmastro del mare.
La città sembrava dormire ancora e i ricchi yatch attraccati ai moli
danzavano nel lento ondeggiare della corrente. Guardava il mare in cerca di
una spiegazione. Perché il destino era stato così crudele? Perché non
riusciva ad essere felice di quella scoperta? Chi più di lui avrebbe potuto
provare gioia nel sapere che Trish e Patty erano la stessa persona? Pensò
alla sofferenza che doveva aver provato e fu assalito da una profonda
nostalgia.
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