ParadossoMentitoreefp
Disclaimer: I personaggi di Life on Mars (UK) non mi appartengono, purtroppo; ripeto, davvero credete che possa ambire a qualche scopo di lucro con queste panzane?
Avvertenza: La vicenda narrata
in questa fanfiction si colloca idealmente dopo l'episodio 01x02, oltre
ad essere la dimostrazione di quanto la filosofia sia lesiva per il mio
equilibrio mentale...
Tengo a precisare che questo racconto non ha alcun rapporto con l'altra mia fiction su LoM, Tantrum,
quindi le due storie possono essere lette indipendentemente l'una
dall'altra- e questa non è per nulla all'altezza della
precedente.
Come di consueto, ci "rileggiamo" a fondo pagina per le (dolenti) note.
Buona lettura!
MistralRapsody^^
"E saranno lotte eroiche di discorsi impennacchiati,
di sottigliezze, minuzie, ceselli,
quando l'altro dovrà difendersi
dall'inventore delle parole equestri."
Aristofane, "Le Rane"
"La situazione è questa: Giulietta e Romeo sono stesi sul
pavimento, privi di vita; a terra ci sono cocci di vetro ed acqua
sparsi un po' dappertutto e la finestra è spalancata. Ora, chi
di voi tre sa dirmi come sono morti?"
Un silenzio attonito scese sui quattro poliziotti ancora nella sala
mensa, ormai pressochè deserta, non appena l'ispettore Sam Tyler
ebbe terminato quell'assurda asserzione, con l'espressione compunta di
chi esige di essere preso sul serio.
Ray Carling storse la bocca in una smorfia ostile, prima di tirare
un'altra boccata dalla sigaretta: preferiva di gran lunga vedere quel
sontuoso pezzo di merda vaneggiare riguardo a presunte proiezioni
deliranti della sua immaginazione malata, oppure piagnucolare preghiere
a chissà quale entità celeste perchè lo riportasse
nel futuro cui sosteneva di appartenere. Quando il signor
cervellone-ficcanaso-Tyler si comportava come un qualsiasi uomo quasi
sano di mente era dannatamente ingestibile, e sfotterlo non gli
procurava la benchè minima soddisfazione.
Phyllis Dobbs emise una debole esclamazione a denti stretti, con
evidente compiacimento: era certa che la vecchia Martha si servisse di
erbe non convenzionali per preparare quella lurida brodaglia giallastra
che si ostinava a propinar loro come thè, e l'uscita
estemporanea e dissennata del superiore gliene dava l'inequivocabile
conferma.
Annie Cartwright si lasciò sfuggire un basso sospiro
comprensivo, dandosi mentalmente dell'ingenua: che razza di laureata in
psicologia era, per non essersi accorta che il ferimento di June nel
corso della rapina aveva segnato il precario equilibrio psicologico
dell'ispettore più di quanto potesse apparire evidente?
Chris Skelton gemette in tono lugubre, dopo essersi guardato attorno
freneticamente, nella vana ricerca di una via di fuga: perchè
non vi era il benchè minimo dubbio che quello fosse un infido
esperimento del capo per testare la sua preparazione in materia
investigativa d'avanguardia, proprio il giorno in cui non aveva
studiato.
"Io non ho tempo da perdere con queste stronzate, Tyler"
sentenziò Ray, alzandosi di scatto; mentre passava accanto al
superiore, gli urtò in maniera non troppo distratta
l'avambraccio e bofonchiò, infastidito: "Per quel che mi
riguarda, potrebbero anche esserseli mangiati i topi che infestano il
nostro archivio!"
"Spiacente di doverti comunicare che hai sbagliato, sergente!"
trillò di rimando l'ispettore, prima di occupare il posto
lasciato libero, poggiare i gomiti sul tavolaccio di formica ed
intrecciare le dita, domandando: "Siete solo molto, molto timidi o non
avete capito le regole del gioco?"
Annie, Chris e Phyllis si scambiarono un rapido cenno d'intesa, tutti e
tre alquanto infastiditi dal mite sguardo di sfida che Sam aveva posato
su di loro, dopo essersi trincerato dietro un'aria serena di
scodinzolante impazienza.
Nonostante le loro espressioni stranite, ammettevano di essersi sorbiti
ben di peggio di una gara di indovinelli da parte di quel bizzarro, ma
sagace collega, una vasta gamma di follie plurime che spaziavano da
citazioni di libri e film noti a lui solo ad accessi di autentica
isteria, nei quali li accusava di essere fallaci inganni della sua
psiche martoriata dall'incidente.
Tollerare quella innocua regressione infantile avrebbe potuto anche rivelarsi divertente.
"E' tutto chiaro!"
Fu Phyllis la prima a rompere il silenzio, supponendo con la propria
voce roca e piuttosto mascolina: "Quella piccola smorfiosa sfrontata di
Giulietta stava facendo i suoi porci comodi in compagnia del focoso
giovanotto e, ZAC!"
Il brillio di gongolante malizia che aveva acceso gli occhi chiari di
Chris al prefigurarsi l'eccitante scenetta vietata ai minori scomparve,
subito sostituito da un sussulto impaurito, nel momento in cui la
collega enfatizzò la veemenza della propria opinione, dando un
energico pugno sul tavolo della mensa.
Annie, seduta fra loro due, si limitò a sistemarsi meglio sulla
sedia con un movimento composto, ma nervoso, mentre il battito delle
sue ciglia accelerava impercettibilmente.
"Il padre della svergognata balza fuori dall'armadio in cui si era
nascosto per sorprendere i due disgraziati e li pugnala entrambi;
quindi, fugge dalla finestra perchè gli altri abitanti della
casa non si accorgano che si trovava lì" concluse con una punta
di sadica soddisfazione la poliziotta, prima che Sam scuotesse il capo
in un cenno di placido diniego: "Phyllis, cara, non c'è sangue
sulla scena, e nessun armadio, tenda o qualsiasi altro tipo di anfratto
in cui un padre geloso possa appostarsi. Qualcuno ha qualche idea
migliore?"
Allora, Annie calamitò l'attenzione dei presenti, dopo aver
emesso un sussiegoso colpetto di tosse: "Forse, terrorizzato all'idea
di poterla perdere e resosi conto di non essere in grado di vivere una
vita nella menzogna, Romeo ha strangolato l'amata con la propria
cintura e poi si è avvelenato; i cocci di vetro e l'acqua sono i
resti della boccetta e del liquido con cui si è tolto la vita."
"No, no e, ancora una volta, no" la disilluse l'ispettore, scoprendo i
denti candidi in un ghigno saputo: "L'acqua è pura come se fosse
appena stillata da una sorgente, i cocci sono troppo grossi e troppo
numerosi per appartenere ad una fialetta e i due poverini sono morti
contemporaneamente."
Un'ombra di disappunto rabbuiò i volti degli sfidanti, al
contrario dell'espressione trionfante che aleggiava sul volto di Sam,
il quale pareva crogiolarsi con beffarda beatitudine nella
consapevolezza della propria superiorità intellettuale.
Ecco, anche quell'atteggiamento da parte dell'ispettore risultava
alquanto seccante, ma al riguardo i colleghi erano disposti ad essere
più indulgenti, visti e considerati i suoi indubbi meriti
investigativi.
"Ma è ovvio!"
Riscossosi dal torpore assorto in cui era scivolato negli attimi
precedenti, Chris si dimenò convulsamente sulla sedia e
sentenziò, galvanizzato: "Sono stati colpiti da un fulmine!"
Sconcertate dall'assurdità di quella deduzione, le due colleghe
lo fissarono con malcelato compatimento, il medesimo che si riserva ad
un anziano sconosciuto e un po' tocco, il quale, nei pressi di una
fermata dell'autobus o in coda all'ufficio postale, suole tediare
chiunque sia disposto a dargli ascolto con l'interminabile racconto
della propria partecipazione giovanile a qualche gloriosa impresa
bellica della storia patria.
Invece, Tyler assunse un atteggiamento meno condiscendente e
replicò, inflessibile: "Risposta sbagliata, agente, ma al
momento sei quello che si è avvicinato maggiormente alla
soluzione dell'enigma. Comunque, rimane il fatto che nessuno di voi ha
ancora focalizzato la sua attenzione sui particolari davvero
significativi della scena del crimine: coraggio, ragazzi, chi o che
cosa ha causato la morte di Romeo e Giulietta?"
In quel preciso istante, il vivace colorito che aveva ravvivato la
pelle altrimenti diafana del volto di Chris nel corso del suo fallace
momento di gloria si dissolse, lasciando il posto ad un'espressione di
limpido disagio, mentre mugolava a denti stretti: "Il boss!"
Sottovalutando la mimica allarmata del collega, Sam osservò in
tono sarcastico: "Ah, per quanto la sua sconfinata mania di
protagonismo possa essere pervasiva, dubito che quello sbracato
ciccione del nostro capo possa essere andato a far danni anche in un
indovin... ARGH!"
Una mano rude ed inconfondibile artigliò la sua scapola destra,
facendo scricchiolare dolorosamente, con percepibile gioia deviata,
ogni singolo osso e giuntura sotto di sè; quindi, lo sgradevole
soggetto della conversazione gli alitò a pochi millimetri
dall'orecchio, in una mefitica nuvola di fumo di sigaretta e scotch di
bassa qualità: "Lo prenderò come un complimento, Sammy
boy."
I tre sottoposti aggrottarono le sopracciglia in una smorfia
sofferente, la massima partecipazione empatica alle sue disgrazie che
potevano permettersi sotto lo sguardo vigile e minaccioso del boss.
Tuttavia, allo stesso tempo, non poterono impedirsi di convenire che,
in fondo, se l'era davvero cercata: dileggiare Gene il Genio in un
luogo in cui anche i muri avevano orecchie deste e lingue indiscrete,
beh, non era esattamente in cima al vademecum per sopravvivere, sani e salvi, in quel distretto.
A volte, l'ingenuità dell'ispettore sapeva essere davvero commovente.
Anzi, imbarazzante.
Senza allentare la presa dalla vittima prediletta, Gene Hunt
piantò i propri scintillanti occhi verdi su Chris, il quale, se
possibile, sbiancò ancora di più, e gli chiese, con
viscida bonomia: "Allora, Skelton, stavi per dire qualcosa?"
"Che la pausa-pranzo è finita?" azzardò l'agente,
incurvando appena le labbra in un sorriso tirato che avrebbe dovuto
ispirare un briciolo di indulgenza nell'interlocutore; Annie e Phyllis
annuirono all'unisono, con l'espressione tesa di chi preferirebbe di
gran lunga trovarsi nel bel mezzo di una rissa fra tifosi del City e
dello United piuttosto che attorno a quel tavolo, in balia dell'indole
urticante dell'ispettore capo.
"Esatto, agente": Gene digrignò i denti in una smorfia ferina,
prima di abbaiare contro i presenti: "Voi tre, evaporate; quanto a te,
proseguiremo questa adorabile schermaglia nel mio ufficio!"
Sentendosi afferrare energicamente per i fianchi snelli, Sam
tentò di divincolarsi dalla stretta del superiore, dimenando
braccia e gambe in una disperata quanto infruttuosa resistenza, mentre
protestava, indignato: "Che cosa hai intenzione di fare, dannato
dispotico grassone?"
Allora, incurante degli improperi del prigioniero e sotto gli sguardi
esterrefatti ed impotenti dei sottoposti, Hunt si gettò sulle
spalle a corpo morto un riottoso ispettore Tyler, con la stessa
disinvolta noncuranza con cui ci si carica di un bagaglio non troppo
pesante, per poi marciare a passo spedito verso il proprio angusto
feudo.
"Ehm, voi che ne dite?" balbettò Chris, non appena i due ebbero
voltato l'angolo, sparendo dalla loro visuale. "Credete che il boss lo
ucciderà come ha fatto con Giulietta e Romeo?"
*-*
"Smettila di farti le unghie sulla mia giacca stirata di fresco,
scassacazzi" ringhiò Hunt, senza tuttavia lasciar intendere di
volerlo rimettere a terra, "Tyler, perchè stamattina, invece di
svegliarti, non sei morto? Mi avresti reso l'uomo più
fottutamente felice di tutta Manchester."
Già, perchè non era morto?
Sam si stava ponendo proprio la medesima domanda, mentre continuava a
tempestare di pugni la colonna vertebrale del superiore, per rendergli
almeno disagevole l'operazione di trasporto coatto: perchè non
poteva essere soltanto l'ispettore capo Sam Tyler, l'ennesimo nome che
sarebbe andato ad allungare la tristemente fitta lista di vittime dei
pirati della strada, invece di essere catapultato in quel delirante
passato parallelo, in quel dipartimento di sfrontati nullafacenti, agli
ordini di quell'abominevole replicante in forma umana di Godzilla?
A volte, quando non era troppo impegnato a cercare di non farsi
ammazzare dai criminali autoctoni o a dare un senso alle voci familiari
che martellavano nel suo cervello confuso, aveva la netta, sgradevole
sensazione di essere l'inconsapevole protagonista di un rifacimento
dozzinale e diseducativo di "Quantum Leap".
"Sai quanto detesti accontentarti, boss" sospirò con simulata cordialità, ma non ricevette alcuna risposta.
Perchè, ogni fottuto momento in cui cercava di sentirsi parte di
quella disfunzionale cerchia di investigatori, la cosa più
simile ad una famiglia che avesse in quell'universo alla rovescia,
doveva arrivare Gene il Genio, Hunt il mastino ad abbattere con una
manata villana il fragile castello di carte che aveva così
faticosamente, pazientemente costruito?
Pareva che quell'uomo provasse un sinistro godimento nel concretizzare la sua dannazione terrena.
Pertanto, alquanto rassegnato a subire una sorta di becero contrappasso
per colpe delle quali era quasi certo di non essersi macchiato, non
emise un solo lamento, nel momento in cui il poco benevolo dittatore
del dipartimento di polizia lo scaricò di malagrazia sulla
soglia dell'ufficio; quindi, seguì con un'occhiata corrucciata
la corpulenta figura del superiore che lo dribblava sbrigativamente e
si accomodava dietro la scrivania, ingombra di carte.
Solo a quel punto, s'informò con aria svagata: "I miei malleoli
doloranti ti sono debitori per l'inattesa gentilezza: qualcuno ha
riscaldato la mogliettina freddolosa, stanotte?"
"Siediti" gli muggì contro Hunt, algido, prima di additargli l'unica sedia sgombra.
Per tutta risposta, Sam si appoggiò a braccia conserte contro la
parete, indicando lo schedario metallico al proprio fianco e
commentando, ironico: "Grazie dell'offerta, boss, ma credo che
resterò in piedi vicino al mio amico; se lo si guarda con
attenzione, si può ancora vedere la piccola ammaccatura lasciata
dalla mia schiena, dopo che mi ci hai sbattuto contro per darmi il
benvenuto al tuo servizio."
In quella caotica stanzetta, come peraltro nel resto dell'edificio,
erano pochi gli arredi, le suppellettili, i pavimenti e i muri che non
avevano mai avuto l'onore di entrare violentemente in contatto con
qualche parte del suo corpo, e Gene di certo non poteva ignorare la
questione, visto e considerato che, nella stragrande maggioranza dei
casi, era lui il manesco artefice della collisione.
"Sei una mocciosetta asfissiante e piagnucolosa nel corpo polveroso di
un quarantenne saccente" lo liquidò Gene in tono annoiato,
prima di aggiungere: "Soltanto quello scatolone di latta potrebbe
sopportare le tue lagne indecenti per più di cinque secondi, un
oggetto inanimato e pressochè informe... come quel mollusco del
tuo amichetto Skelton."
Oh, quale inatteso onore!
Un'impercettibile, gratificante inflessione gelosa nello sproloquio
astioso del capo: allora, anche il suo personale Mr Hyde era in grado
di provare sentimenti di umana bassezza; dinanzi ad un tale, inconsulto
slancio emotivo, sarebbe stato insensato non controbattere.
"Chris ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo poliziotto"
lo stuzzicò in maniera abbastanza spudorata, ma Hunt non parve
raccogliere la provocazione, poichè si limitò a soffiare
di rimando, scettico: "Già, quasi quanto le ho io per fottermi
il Principe di Galles."
Sam lo fulminò con uno sguardo di truce disapprovazione, che non
fece scomporre affatto il suo sboccato interlocutore: detestava quella
compiaciuta mancanza di rispetto per qualsiasi potere superiore
costituito, insieme ad una miriade di altri biasimevoli tratti della
sua raccapricciante personalità, tra i quali un posto di
disonore spettava alla crudele preferenza accordatagli in quanto
pupazzetto antistress.
"Passiamo ad argomenti seri" glissò l'ispettore capo,
fronteggiandolo con una delle proprie famigerate espressioni
inquisitorie, "Voglio sapere dove è successo, quando è
successo, chi ha trovato i corpi, quali sono i maggiori indiziati e,
soprattutto, perchè cazzo non mi hai avvisato che avevamo una
fottuta coppietta assassinata di teatranti hippie su cui indagare!"
La madornale cantonata presa dal quasi infallibile Hunt il mastino, che
doveva aver origliato solo metà della conversazione in sala
mensa, si palesò in tutta la sua esilarante magnificenza dinanzi
agli occhi e alle orecchie increduli del collega, indeciso se scoppiare
o no in una grassa risata vendicativa.
Unico punto a favore del tirannico panzone, l'aver dimostrato di sapere
che William Shakespeare non era solo lo stramaledetto ronzino che, lo
scorso venerdì, gli aveva fatto perdere quasi trenta sterline
contro quel deficiente dell'ispettore capo Litton, giù a Baker
Road.
Tuttavia, dal momento che riteneva più opportuno rimandare una
rivalsa, piuttosto che dire addio per sempre all'integrità del
proprio setto nasale, si contenne e rivelò, sardonicamente
serafico: "Boss, era un gioco."
Una smorfia d'incredulità contorse i lineamenti massicci del
superiore, il quale non esitò a tuonare: "Mi stai prendendo per
il culo, Tyler? Ti sei forse stancato di avere la faccia che non
somigli ad un fottuto Picasso?", prima di agguantarlo per il bavero
della giacca e dargli l'abituale, energico scossone ammonitore.
Dio, si ritrovò a pensare Sam, annaspando inerme fra la parete alle proprie spalle e il fisico nerboruto del capo, il copione di questa puntata sta diventando drammaticamente monotono.
"Non mi permetterei mai!" gnaulò con insolita docilità,
ottenendo il non scontato risultato di ripiombare a terra, incolume.
Pertanto, decise di approfittare della momentanea magnanimità
dell'interlocutore per dargli ulteriori spiegazioni: "E' un indovinello
logico, da risolvere usando soltanto il ragionamento deduttivo: Romeo e
Giulietta sono a terra senza vita, il pavimento è cosparso
d'acqua e cocci di vetro e la finestra è aperta. Con queste
premesse di partenza e rivolgendo le domande appropriate a me, Chris,
Annie e Phyllis avrebbero dovuto capire come sono morti, ma nessuno di
loro aveva ancora centrato il punto, quando ci hai aggr... raggiunti."
Gene si ritirò per qualche istante in un raccoglimento assorto,
senza tuttavia smettere di incombere su Sam, finchè, ad un
tratto, l'espressione cupa si stemperò in un ghigno lugubre e la
sua voce gl'intimò, con il tono accomodante di un rapinatore di
banche: "Ti conviene dirmi sedutastante quale è la soluzione, se
non vuoi che sparga i tuoi denti come molliche di pane da qui alla
macchinetta del caffè, Sammy boy."
No, non poteva perdersi la scena della rivelazione fatale, non con un
posto riservato al centro dell'occhio di bue e la battuta da primo
attore.
Quindi esitò ancora per qualche istante, necessario
perchè il vulcano Hunt giungesse alla soglia massima della
saturazione, e infine confessò con angelico candore: "Romeo e
Giulietta sono due pesciolini rossi."
"Guarda che l'opzione semina della dentatura vale anche nel caso in cui
tu cerchi di fregarmi con i tuoi trucchetti da surrogato avariato del
mago di Oz" lo mise in guardia Gene con un ringhio soffuso, non del
tutto convinto.
Dal canto proprio, Sam proseguì, spavaldo: "Un colpo di vento ha
aperto la finestra, che ha urtato la boccia di vetro che conteneva i
pesci, facendola infrangere sul pavimento e causando la morte dei due.
Se non ti fidi di me, puoi controllare su Wiki... Vabbè, come
non detto, lascia stare: comunque, questo è quanto."
"Bravo, il mio piccolo boy scout" si complimentò in tono
canzonatorio il superiore, ringraziandolo con un irruente buffetto
sulla guancia che gli lasciò lo zigomo paonazzo e pulsante per
alcuni lunghi attimi, necessari al capo per raggiungere l'ingresso,
spalancare la porta con uno schianto assordante e ululare nel suo
tronfio autocompiacimento: "Ehi, voi bifolchi, sappiate che solo e
soltanto io, Gene il Genio, sono riuscito a scoprire che Romeo e
Giulietta sono due fottuti pesci rossi!"
Nonostante quella grottesca pantomima, Sam non potè fare a meno
di sciogliersi in una sincera risata sommessa, mentre richiudeva la
porta dello studio dopo il rientro del collega: quell'incorreggibile
delinquente con il distintivo pareva non conoscere il significato
dell'espressione delirio di onnipotenza.
Tenendo fede alla propria nomea di parolaio da strapazzo, l'ispettore
continuò a spiegare, a beneficio dell'interlocutore: "Si tratta
di un enigma alquanto elementare, basato sul concetto-cardine delle
categorie aristoteliche...", ma si accorse di aver esagerato quando
sentì Gene brontolare, irritato: "Categorie aristochecazzostaidicendo?"
"A-r-i-s-t-o-t-e-l-i-c-h-e" sillabò con lentezza esasperante,
scimmiottando l'inflessione puntigliosa dell'allievo diligente. "Da
Aristotele, filosofo greco del IV secolo a.C., precettore di Alessandro
Magno e fondatore del..."
Troppa sofisticata erudizione concentrata in un così breve lasso
di tempo non poteva che causare una virulenta reazione allergica nello
schietto ispettore capo Gene Hunt, il quale zittì il monologo a
pappagallo del collega con un trionfante: "Ah-ha, lo sapevo io, che
questa stronzata dei pesci morti doveva essere stata partorita dalla
mente perversa di un vecchio pederasta bavoso!"
"Non è una definizione molto lusinghiera nei confronti del
fondatore del pensiero scientifico moderno" si accigliò Sam,
benchè da uno che aveva in cima alla lista delle proprie
inconfessabili fantasie sessuali membri ambosessi della famiglia reale
britannica si sarebbe aspettato, in effetti, ben di peggio.
"Questi particolari sono del tutto trascurabili: quello che è
certo è che tutti i Greci sono pederasti," sentenziò
Gene, prima di chiosare, lapidario, "e quelli stecchiti da un pezzo lo
sono ancora di più!"
"Ok, boss, lo ammetto: tu hai sempre ragione" capitolò
sbrigativamente l'ispettore, alzando le mani in un cenno di resa
incondizionata, prima di soggiungere, sibillino: "Del resto, lo sanno
anche i muri che tutti gli Inglesi sono bugiardi."
D'accordo, questa era una bastardata con i controfiocchi, degna del
proprio subdolo cervellino da intellettuale mancato; ma, a voler
considerare con occhio critico e disincantato la faccenda, anche
malmenarlo in ogni occasione in cui si azzardava a contestare i suoi
principi immorali era un comportamento altrettanto deprecabile:
l'ispettore capo Gene Hunt stava per raccogliere ciò che aveva
seminato.
Zizzania.
"Cos'è, un'altra delle tue buffonate da checca cervellotica?"
indagò Hunt, assai circospetto, mentre uno dei suoi sopraccigli
chiari si aggrottava in atteggiamento tutt'altro che conciliante.
"E' un paradosso, boss" lo
corresse Sam, dopo essersi tacitamente augurato che il proprio
imminente volo pindarico non si tramutasse nell'ingloriosa caduta di
Icaro. "E' una sentenza all'apparenza del tutto logica, ma che in
realtà non lo è affatto: infatti, se come afferma la
frase, tutti gli Inglesi sono bugiardi, allora io ho detto la
verità. Tuttavia, se dichiaro il vero sugli Inglesi, allora sto
mentendo, poichè io stesso sono originario dell'Inghilterra.
Comprendi?"
L'ispettore capo si lasciò sfuggire un brontolio seccato, gli
occhi ridotti a due fessure, ma niente di più, quasi che fosse
indeciso sul modo in cui reagire all'ennesimo prologo di una logomachia
fra loro. Forse, si sorprese a sperare il collega, era davvero
interessato a quegli involuti virtuosismi verbali.
Oppure, stava solo prendendo tempo per valutare l'angolazione migliore
da cui sferrargli una letale ginocchiata nello stomaco ed abbandonarlo,
agonizzante, sul pavimento dell'ufficio, allo spirito samaritano delle
donne delle pulizie.
"Boss, abbiamo un furto con scasso a Cannon Street..." interloquì
all'improvviso Chris, irrompendo a testa bassa nello studio dopo aver
socchiuso la porta; quindi, s'irrigidì, terreo, come se avesse
appena visto un fantasma, non appena il suo sguardo si fu posato su un
sorridente, illeso Tyler.
"Skelton, il tuo ingresso nel mio ufficio non è stato preceduto
da quel sonoro picchiettio delle nocche sul legno della porta, meglio
noto come bussare"
ringhiò Gene all'indirizzo del nuovo venuto, il quale, per tutta
risposta, pigolò con estremo sollievo: "Oh, capo, ci sei anche
tu... E sei... beh, come dire..."
"Vivo?" gli suggerì Sam, scoccando un'impertinente occhiata in
tralice all'indirizzo del superiore, adamantino nel suo uggioso
mutismo. "Sai, Chris, credo che il boss non volesse vedere macchie del
mio lurido sangue insozzare la sacra effige di Gary Cooper... Almeno,
non oggi."
"Qualcuno non doveva andare sul luogo di un furto? Allora, piantatela
di cinguettare come gaie comari di paese e sparite dalla mia vista!"
mugghiò Hunt, con l'espressione livida di chi non intende
nè ripetersi, nè essere disobbedito; pertanto, i due
sottoposti si affrettarono a lasciare l'ufficio con uno sbrigativo
cenno di congedo, senza replicare oltre. Poi, mentre si dirigevano
verso il parcheggio, Chris prese a saltellare attorno al collega alla
stregua di un cucciolo impaziente e s'informò, curioso: "Il boss
sembrava stranamente preso dalla vostra conversazione: di che stavate
parlando?"
"Cercavo di illuminarlo riguardo al significato filosofico della parola paradosso,
ma dubito che abbia afferrato il concetto" asserì l'ispettore,
prima che una bieca, allettante intuizione si facesse largo nella sua
mente pronta e contorta, dipingendogli sul volto un ghigno demoniaco
che non mancò di inquietare il malcapitato compagno: "Ehm, scusa
la franchezza, ma quando sorridi così mi metti paura, capo..."
"Non è nulla, Chris" si premurò di rassicurarlo, con
sardonica pacatezza. "Forse, ho soltanto bisogno di ricorrere ad un
esempio più perspicuo."
*-*
"No, secondo me stavolta è andato per davvero" decretò
Chris, laconico, mentre si alzava dalla sedia per andare a raccogliere
un paio di fogli appallottolati, che un lancio mal calcolato aveva
fatto rimbalzare sul bordo del cestino: a dirla tutta, era
moderatamente deluso, poichè aveva sempre sperato che il capo
riuscisse a resistere alla tentazione e a comportarsi come una persona
normale, almeno per qualche altra lezione di metodologie investigative
futuristiche.
"Ma che razza di poliziotto è, uno che da' di testa solo
perchè gli hanno sparato addosso durante una rapina?"
commentò a propria volta Ray, in tono critico: come soleva
ripetergli spesso la buonanima di sua madre, "Chi soffre il caldo, piccino mio, è meglio che non stia in cucina";
pertanto, se quella mezza sega di Tyler si cagava addosso davanti al
primo delinquente che cercava d'imbottirlo di piombo al punto di
ammattire completamente, forse avrebbe dovuto prendere in
considerazione la possibilità di fare, che so, il bibliotecario.
O il fiorista.
Qualsiasi lavoro da finocchio saputello, basta che lo portasse il
più lontano possibile dalla sua vita e dal suo distretto. E,
soprattutto, dalla sua promozione.
"Guarda che anche prima della sparatoria non era del tutto a posto...
Sì, sono un dio!" rettificò il collega, dopo aver
centrato il bersaglio con un elegante movimento del polso sottile.
"Cos'è questo fottuto brusio?"
Preceduto da quel ringhio insonnolito, Gene comparve nel vano della
porta del proprio ufficio, sbadigliando in maniera scomposta e
stropicciandosi stancamente gli occhi, quindi piantò
un'occhiataccia annichilatoria sui due sottoposti, rei di aver
chiacchierato a voce troppo alta durante il suo sacro sonnellino
postprandiale, e indagò, caustico: "Cosa cazzo ha combinato quel
piantagrane di Tyler, questa volta?"
Seppur intimorito dallo sguardo velenoso del superiore, Chris
ribattè, titubante e circospetto allo stesso tempo: "Tyler ha
fatto tilt, come il flipper quando lo si agita troppo. Però dubito che crederai davvero a quanto sto per riferirti, boss."
"Non fare lo sciocco poppante pudico, Skelton." fu la brusca risposta
del capo, il quale iniziava a dare segni inequivocabili di iracondo
nervosismo. "Sai benissimo che la mia fiducia nella capacità
dell'ispettore di rompere i coglioni pure ad un santo aureolato
è pressochè sconfinata..."
Annoiato dalla pervicace reticenza del collega, Ray intervenne nella
conversazione per dichiarare: "Circa un'ora fa, dopo aver steso il
rapporto sul furto a Cannon Steet, Tyler è andato a piazzarsi
davanti alla porta del bagno, sostenendo che avrebbe fatto entrare solo
e soltanto coloro che avrebbero risposto in modo esatto alla domanda
che lui avrebbe loro rivolto. In caso contrario, avrebbe baciato lo
sciagurato. Con la lingua."
A quelle parole Hunt strabuzzò gli occhi, sgomento ed inviperito
allo stesso tempo, senza tuttavia proferire una sola, irripetibile
bestemmia: i due sottoposti erano certi di non averlo visto così
pericolosamente controllato da quando quel buontempone di McLeod gli
aveva annunciato, in vena di scherzi idioti, che la sua Ford Cortina
era stata rimossa e demolita, in quanto parcheggiata in divieto di
sosta. L'incauto archivista scozzese aveva zoppicato per una settimana,
dopo il tormentato chiarimento.
"Il problema è che le risposte a quelle domande... beh, non esistono!"
protestò l'agente, dopo aver racimolato alcuni brandelli sparsi
della propria fiducia in sè, "A me ha chiesto quanti Oscar ha
vinto la trilogia de "Il Signore degli Anelli" e chi ha diretto i film..."
"Non mi risultano filmati porno di contrabbando con quel titolo,
Skelton" ironizzò l'ispettore capo, al limite della
sopportazione civile, quando il sergente aggiunse, tanto per
pregiudicare ancora di più le pessime condizioni del suo umore
tempestoso: "Invece, da me voleva sapere in che anno e contro quale
Stato è stata condotta l'operazione bellica Desert Storm da parte degli Stati Uniti... Quello è tutto scemo, mica li hanno ancora attaccati, i Russi!"
"Che intendi fare, boss?" concluse Chris, timido, in tono di
ovvietà, "Noi vorremmo poterlo usare ancora liberamente, il
bagno."
"Come minimo," sibilò Gene, traboccante di furia belluina, prima
di dirigersi a passo di marcia verso la scena dell'imminente crimine,
"gli sparo in faccia e poi piscio sul suo fottuto cadavere!"
*-*
"Alla buon'ora, boss: cominciavo ad annoiarmi."
Ed era vero: era trascorso un lungo, interminabile lasso di tempo da
quando l'ultimo curioso e coraggioso agente del distretto aveva provato
ad affrontare il suo arduo e sleale cimento, prima di battere in
un'assenata ritirata strategica, come tutti i suoi colleghi
precedentemente sfidati.
Pertanto, nell'attesa che si palesasse il reale e desiderato
destinatario dell'astruso piano di rivincita, l'ispettore si era
dapprima dedicato ad un toto-frattura, al termine del quale una
probabile mandibola maciullata aveva avuto di gran lunga la meglio
sulla riduzione in polvere delle vertebre cervicali, una soluzione
eccessivamente radicale, ma non del tutto campata in aria.
Poi, aveva stilato una lista mentale delle proprie ultime
volontà, non essendo riuscito a procurarsi alcun supporto
scrittorio valido nel momento di montare la guardia al bagno: a Chris
lasciava un bagaglio orale e, a malincuore, incompleto di nozioni sulle
scienze forensi, con l'augurio di un radioso avvenire investigativo.
A Ray concedeva la strada spianata per ottenere il grado di ispettore,
tanto per dimostrare di non essere un tipo che serba rancore.
A Phyllis ed Annie avrebbe destinato il proprio modesto monolocale,
perchè, in suo ricordo, lo migliorassero con il tocco di decoro
femminile di cui aveva assai bisogno.
Infine, a Gene affidava senza remore la sinistra bambina con il clown,
perchè quel violento grassone maleducato non meritava niente di
meglio da quell'ingiusta e prematura dipartita.
Finalmente, la sua funesta nemesi piombò nel bel mezzo del
corridoio deserto con andatura animalesca e tonfante, benchè Sam
si fosse immaginato piuttosto di vederlo vorticare al centro di una
nuvola di polvere, sbriciolando ogni singolo oggetto al proprio
passaggio, alla stregua di Taz, il pestifero diavoletto della Tasmania.
"Non struggerti, Tyler" lo tranquillizzò Hunt, in una lugubre
replica a denti stretti, "Le tue sofferenze terrene stanno per avere
fine: posso sapere che cosa cazzo ti sei messo in quella testaccia
bacata, questa volta?"
"Sto cercando di insegnare a quei bifolchi
dei nostri sottoposti- come li definisci tu- che cosa sia un
paradosso" dichiarò l'ispettore, con una naturalezza disinvolta
che non rispecchiava del tutto il suo stato d'animo in quel preciso
momento. "E, comunque, fino a prova contraria, le regole dicono che
sono io a fare le domande, e la domanda per te è la seguente: cosa sto per farti io adesso?"
Quando era ancora un liceale dalla cravatta impeccabilmente annodata e
dalle dita sempre macchiate d'inchiostro, Sam Tyler si era spesso
domandato, nel corso delle tediose lezioni di storia della filosofia,
perchè non ci fosse mai stato qualcuno che ribattesse per le
rime alle alate fandonie dei filosofi.
"Lo so!"
Senza mostrarsi per nulla pensieroso, o esitante, l'ispettore capo
ruppe il silenzio teso calato sulla scena, prima di rispondere,
gongolando con spiazzante sicumera: "Tu adesso mi bacerai con la lingua."
Ora lo sapeva: perchè nessuno di quegli antichi sapienti aveva
avuto la sfortuna di avere come avversario in una diatriba all'ultimo
sangue l'ispettore capo Gene Hunt.
Ascoltare la soluzione esatta, articolata dalla voce stentorea e
gutturale di quell'ottuso trippone, il quale avrebbe dovuto essere un
esperto di filosofia eristica greca quanto lui lo era di artigianato
vascolare tardomiceneo, ebbe sul malcapitato ispettore il medesimo,
devastante effetto di un gancio ben assestato sotto il mento:
impallidì, avvertendo tutta la propria garrula baldanza di poco
prima liquefarsi e scivolargli fin sotto la suola delle scarpe, si
addossò alla porta retrostante e borbottò, esterrefatto:
"Co... come cazzo ci sei arrivato, boss?"
"Vedi, Tyler, ogni tanto anche a quel somaro picchiaduro di Gene Hunt
viene voglia di fare i compiti, sebbene preferisca estorcere i
risultati ai secchioni mingherlini e pusillanimi come te, per mezzo di
una blanda coercizione fisica" ridacchiò il superiore, gonfio
della propria illimitata, e in quel caso meritata, boria, quindi
spiegò: "Nel caso io mentissi, tu dovresti baciarmi, ma allora
io avrei detto il vero, e pertanto saresti obbligato a lasciarmi
entrare, sebbene, se tu lo facessi, io avrei affermato il falso e
così via, in un circolo vizioso ed insensato che solo un
petulante invertito come te poteva escogitare. Dunque, cosa ti ha
insegnato tutto ciò?"
No, non era esattamente l'epilogo cui avrebbe voluto assistere, ma,
dopotutto, c'era stato anche un momento, ormai remoto e maledetto, in
cui quell'imbecillità gli era parsa un'idea brillante: possibile
che ogni espediente escogitato per metterlo metaforicamente in culo a
quel ciccione irresponsabile finisse per ritorcersi contro di lui, alla
maniera delle sofisticate e mirabolanti trappole di Wil E. Coyote?
"Ad esempio, che io sono il solito sputasentenze fulminato, buono
soltanto a combinare indicibili casini, mentre tu sei il fulgido Dio in
Terra, l'Uno e Trino che con la sua sfolgorante epifania salva la
situazione?" tentò Sam, una smorfia di isterica ironia che gli
contorceva i lineamenti gentili.
"Che parli troppo ed agisci poco, Sammy boy" fu la perentoria replica
dell'ispettore capo, il quale si affrettò poi a zittire ogni suo
ulteriore sproloquio, posandogli l'indice sulle labbra socchiuse. Quel
repentino contatto, così lieve, così intimo, lo fece
trasalire, un gelido fuoco sottile che gli percorreva la spina dorsale
ed incendiava ogni singola fibra sensibile del suo corpo; e non si
trattava di una reazione spaventata.
Affatto.
Quel pomeriggio si era sbagliato di grosso, Gene non aveva bisogno di
un brutale colpo di mano per radere al suolo sin dalle fondamenta ogni
sua esile, orgogliosa difesa, quando era sufficiente posargli un dito
tozzo e calloso sulla bocca per farlo capitolare in maniera rovinosa
all' implacabile assedio dei sensi. E, questa volta, neppure la sua
miagolante, inarrestabile eloquenza sarebbe riuscita a sottrarlo ad
un'inevitabile punizione, la quale, tuttavia, prometteva di essere
gradevolmente eccitante.
"Allora," tuonò Hunt, esasperato, prima di avventarsi su di lui
con la famelica cupidigia di un uccello da preda, "intendi baciarmi
oppure no, cialtrone?"
FINE
Ed ora, ci aspettano le (dolenti) note:
1) Al contrario di Gene Hunt e co., noi disponiamo di Wikipedia:
pertanto, invito chiunque non si fidi delle parole della sottoscritta a
verificare la soluzione del quesito su Giulietta e Romeo alla pagina Indovinelli di logica;
2) Davvero non riesco a ricordarmi come si chiami la cuoca della mensa
del distretto, la quale viene nominata nell'episodio 01x05; pertanto,
ho deciso d'ufficio di chiamarla "Martha". Appena Mamma Rai si degnerà di trasmettere l'episodio in questione, provvederò a correggere l'invenzione;
3) Quantum Leap è un
telefilm degli anni '80, in cui uno scienziato (interpretato
dall'attore Scott Bakula) si ritrova catapultato indietro nel tempo in
molteplici luoghi e tempi, costretto ad impersonare di volta in volta
una persona realmente esistita in quell'epoca ed aiutato da una
proiezione olografica di nome Al;
4) Baker Road, la via degli allibratori, viene nominata nel corso dell'episodio 01x02, così come la
rapina con sparatoria che ha condotto al ferimento di June, una ragazza
che lavora presso il distretto;
5) Tutti gli Inglesi sono bugiardi
è la versione made in Tyler del paradosso di Epimenide di Creta,
filosofo e sacerdote del VI secolo a. C., il quale afferma che Tutti i Cretesi sono bugiardi;
6) Anche il secondo paradosso citato in questa fiction è una traduzione tyleriana del Paradosso del mentitore, altro interessante lemma che potete consultare con profitto su Wikipedia;
7) L'anno delle undici statuette vinte dalla trilogia de "Il Signore degli Anelli" è il 2004, e il regista della saga è Peter Jackson;
8) L'operazione Desert Storm è stata condotta dagli Stati Uniti
d'America contro l'Iraq fra il 1990 e il 1991, nel corso della Prima
Guerra del Golfo;
9) Dai, Godzilla, Taz e Wil E. Coyote lo sapete chi sono, vero? Vero?
10) L'archivista scozzese McLeod è un'invenzione della sottoscritta.
Ok, anche questo mio secondo delirio slashoso è giunto al
termine, spero che abbiate apprezzato e che decidiate di
lodarmi/insultarmi/invitarmi a zappare patate piuttosto che scrivere,
lasciando una recensione nell'apposita sezione.
Alla prossima!^^
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