Un
paio di note, prima di iniziare ^^.
La storia
è
ambientata nell’aprile del 1945, anno, ovviamente, della
Liberazione d’Italia e della fine della Seconda Guerra
Mondiale.
L’ambientazione è quella delle Langhe, zona che
pullulava
di brigate partigiane. Tra tutte le loro precauzioni per non essere
scoperti, c'eraa anche quella di usare dei nomi in codice. Le
corrispendenze dei nomi io l'ho scritta - altrimenti non si sarebbe
giustamente capito niente. Però, forse, non si capisce molo
il
motivo: le spiegazioni le metto in fondo, almeno vi risparmio la
sorpresa XD. Quella dei soprannomi è stata la parte
più
divertente di tutto il lavoro che ho fatto XD.
Il titolo
della fanfiction l’ho preso dalla famosissima canzone dei The
Fray - pertanto, la canzone e il titolo appartengono a loro -,
perché,
secondo me, questa è una storia che parla di salvezza. Lo
so, la
fantasia non è il massimo, la spiegazione nemmeno, ma spero
almeno che voi gradiate la storia ^^.
Ogni canzone
citata appartiene ai rispettivi gruppi, segnati sotto i versi che ho
riportato.
La fanfiction, come ho detto prima, si è classificata prima
dal
contest NaruSaku in AU ^^. È stata una bella sorpresa,
perchè proprio non me l'aspettavo **.
Buona
lettura ^^.
How to save a Life
Capitolo 1
- How
you have gone into my life -
[Ho
sempre sognato di dedicare qualcosa a qualcuno
e ora ne ho l'occasione *_____*.
Il primo capitolo lo dedico a Zù, che mi ha
aiutato e sostenuto,
a
Frà, che giaceva malata e non gliene fregava niente,
e,
infine, a Cate e a Leti, che proprio non sanno che esiste
e
dubito lo sapranno mai XD
Vi voglio bene.]
[Lost and insecure,
You
found me, you found me
Lying
on the floor,
Surrounded,
surrounded.
Why’d
you have to wait?
Where
were you? Where were you?
Just
a little late
You
found me, you found me…
The Fray -
You Found Me]
Il ragazzo
camminava da
solo, lungo una strada che si inerpicava tra le vigne. Il sole
picchiava, nonostante fosse solo aprile, e aveva già
asciugato
la pioggia che era caduta nei giorni precedenti. Per il giovane, che
doveva compiere più volte al giorno lunghe camminate, era un
sollievo. Osservò i suoi vestiti, ancora intrisi di fango
non
ancora completamente secco.
“Faccio
schifo. Sembro appena uscito da un pantano.”
Erano
parecchie ore che
camminava. Ormai c’era abituato, ma, dopo due anni di quella
vita, era diventato snervante scattare ad ogni minimo movimento,
estraendo fulmineamente la pistola dalla fondina, per poi realizzare
che non c’era nessuno. Ma in fondo, ringraziando Dio,
ciò
accadeva sempre più spesso, dato che di fascisti se ne
incontravano sempre meno: anche Radio Londra, da quanto diceva Frog, il
capo della sua precedente brigata, affermava che la guerra non si
sarebbe protratta a lungo. I prati si stavano rinverdendo dopo
l’inverno, la temperatura si mitigava: la natura si rivestiva
a
festa dopo i conflitti, iniziati solo dal 1943 in Italia, ma che erano
parsi infiniti.
Attraversava
un esteso
vigneto e non incontrava nessuno da giorni: le persone erano troppo
spaventate dall’idea di incappare nei soldati e di essere
uccisi
per uscire di casa. Poco dopo, sarebbe iniziato un boschetto e
lì avrebbe raggiunto la sua meta.
Infatti,
eccola: la
cascina semidistrutta sembrava tutto fuorché abitata, ma lui
sapeva che i topi e i ragni non erano gli unici inquilini.
Era arrivato
a circa dieci
metri dalla porta, quando sentì un rumore alle spalle. Il
partigiano si girò di scatto: era un ragazzino, di circa
dieci
anni, che reggeva una carabina più grossa di lui.
Sogghignò, notando come le sue braccia esili tremavano per
lo
sforzo.
- Chi va
là? - gridò il bambino, con un tono di voce
più fermo della sua arma.
- Ma come?
Ora non
riconosci nemmeno gli amici, moccioso? - domandò beffardo il
ragazzo. L’interpellato aguzzò la vista e, quando
lo
riconobbe, spalancò gli occhi.
- Ma tu sei
Naru…
- Deficiente!
- lo riprese Naruto, arrabbiato - Secondo te perché ci diamo
dei nomi in codice? Per divertimento?
- Oh,
be’. Scusa,
Volpe - disse il ragazzino marcando l’ultima parola con
esagerata
attenzione. Fece spallucce, poi riprese:
- Allora,
vecchio bastardo? Sei riuscito a salvarti la pelle, eh?
Naruto
sospirò.
- Stare con i
partigiani ti fa male, Konohamaru. Impari tante cose che non dovresti
sapere.
- Se
è per questo,
le bestemmie le sentivo anche prima a casa. Avessi sentito mio zio,
quando i fascisti hanno riconquistato le Langhe!
Purtroppo,
suo zio Asuma,
il precedente capo della brigata, era mancato da appena un anno. I suoi
genitori erano morti da tempo e suo nonno li aveva seguiti quando
all’inizio della guerra. Le fortune tutte agli altri,
commentava
spesso il suo amico Shikamaru, quando i suoi attacchi di pigrizia
raggiungevano il culmine. Ma tutti sapevano che non diceva sul serio e
che il suo era solo uno sfogo per l’insofferenza dei continui
combattimenti.
Konohamaru lo
fece entrare
nel casale. Erano passati solo sei mesi, ma Naruto notò che
la
crepa dell’ingresso, che alla fine dello scorso anno era
appena
accennata, ora serpeggiava con mille diramazioni su tutta la parete,
come un fiume impetuoso con molti affluenti.
La stanza era
lurida,
sebbene il pavimento fosse stato stranamente spazzato di recente. Qua e
là erano sparse alcune sedie sgangherate; erano su queste
sedie
che erano seduti i vecchi compagni di Naruto. Quando essi sentirono la
porta aprirsi, si voltarono tutti e uno di loro, appena rivide
l’amico, esplose in grida selvagge.
- Volpe! -
esclamò Kiba, altrimenti conosciuto come Zanna Bianca - Non
hai resistito un anno con i Rossi, vero?
-
Macché -
negò il ragazzo, scuotendo la testa - È che non
mi
piaceva ciò che pensavano. Il comunismo non mi va tanto a
genio…
- Ma dillo
che ti hanno
cacciato loro! - lo sbeffeggiò di nuovo il ragazzo. Naruto
rimpianse di non avere né una padella né una
scarpa
libera da lanciargli.
- Come mai
sei tornato
qua? - domandò svogliatamente Shikamaru, o Leo, da
quell’uomo maledettamente geniale che era vissuto nel
Rinascimento, o giù di lì. Il tono strascicato
della sua
voce sembrava voler dire: “Perché non sei rimasto
là? Avresti risparmiato fatica”.
- Ci tenevo a
vedere la fine della guerra nel luogo in cui sono nato - rispose
semplicemente facendo spallucce - Tutto qua.
- La guerra,
quando
finisce, finisce dappertutto. Un posto vale l’altro -
sentenziò l’altro, a mo’ di risposta.
Poi si
disinteressò totalmente alla questione e tornò a
sonnecchiare sul suo letto improvvisato.
“È
sopravvissuto. Troppo pigro, anche per morire”
pensò,
ridacchiando tra sé. Si guardò intorno: tranne la
crepa e
l’intonaco un po’ più scrostato, tutto
sembrava
uguale a sei mesi prima. Notò in un angolo Neji, in silenzio
come sempre. Era per questo che lo avevano soprannominato Niet, da
Nietzshe o Nietche - non ricordava bene - che era stato un filosofo, o
qualcosa del genere. Visto che era l’unico disposto a dargli
ascolto, poiché Shikamaru, ormai, dormiva alla grossa, e
Kiba si
stava occupando del cane, si rivolse a lui.
- Allora?
Novità? - chiese.
- Non molte -
rispose, impassibile - Io ho compiuto diciotto anni, il cane di Kiba ha
avuto le zecche e cose così.
Pensò
un attimo, poi aggiunse:
- Anzi, no.
Purtroppo è morto anche il dottore.
- Oh, no -
mormorò Naruto, dispiaciuto - Come è morto?
- Ucciso. Dai
fascisti.
Calò
un silenzio grave e pesante.
- Per fortuna
è arrivata Tsunade - riprese Neji, dopo un po’ - E
per fortuna che lei è brava.
- Solo brava?
- esclamò Kiba, che aveva finito di pulire Akamaru - Ricordi
quando avevano beccato Konohamaru sulla gamba?
- Hanno
beccato Konohamaru
sulla gamba? Con un proiettile? - domandò con orrore il
ragazzo.
Konohamaru ascoltava orgoglioso, come se farsi colpire da un proiettile
fosse un’impresa eroica.
- Certo.
Lento com’è…
- Ehi! Non
è
assolutamente vero, sacco di pulci! - sbraitò il ragazzino.
Kiba
alzò gli occhi al cielo e non se ne curò.
- Dicevo, era
una ferita
abbastanza seria: il proiettile era passato da parte a parte e usciva
un mare di sangue. Be’, in poco tempo lo ha guarito, ha
suturato
la vena - perché aveva leso una vena, quel dannato
proiettile -
e lo ha rimesso a nuovo. Ora cammina meglio di prima.
-
Stupefacente. È un’infermiera?
- No, per la
verità
non è neanche un medico. Ha studiato sui libri del marito,
morto
anche lui da tanto tempo. Ma diavolo, se ha imparato! Probabilmente
cura le persone meglio di quel pover’uomo. E ha portato pure
un’apprendista.
- Si dice
“tirocinante” - rettificò Neji
flemmaticamente.
- Quello che
è,
tanto Volpe ha capito. È anche piuttosto carina!
Però non
toccarla, perché è di Leo.
- Idiota -
bofonchiò Shikamaru, riemergendo per un attimo dal mondo dei
sogni.
- Oh,
è vero… Tu fai il filo alla fornaia. Come si
chiama? Temari! Ecco, proprio lei.
- Ma chi,
quella strega? - fece l’interessato, ormai desto - Ma se
neanche la sopporto!
- Chi
disprezza compra,
caro mio. Ho i miei informatori, sai? Da fonti certe, so che passi ogni
giorno alla panetteria. Non dirmi che vai per rifornire noi di pane,
perché non ci credo - aggiunse maliziosamente.
-
Rompiscatole.
- Mi sbaglio,
o qui siete tutti più allegri? - domandò Naruto,
accennando a un sorriso.
- Ci puoi
giurare! Pochi
giorni or sono abbiamo beccato un’intera squadra! Stava
fuggendo
e avevano finito quasi tutte le munizioni. Però direi che
è comunque un bel colpo, no? - esultò Kiba
- Certo!
- Solo
questione di poco
tempo - concluse il ragazzo, stiracchiandosi sulla sedia, sorridendo
compiaciuto - Pochi giorni e la guerra finirà. Sono sicuro.
Scese di
nuovo il
silenzio, ma stavolta era molto più leggero, carico di
speranza.
Stavano ancora tutti zitti, quando si sentirono due colpi brevi alla
porta. Il battente si aprì e Konohamaru andò ad
aprire.
- Ehi,
è arrivato il medico - annunciò, quando ebbe
riconosciuto il misterioso arrivato.
- Ti prego,
non chiamarmi “medico”! Mi fai sentire vecchia! -
supplicò una voce femminile.
- Ma tu sei
vecchia. E
anche racchia - disse il ragazzino, mugugnando tra i denti. Un secondo
netto e giaceva sul pavimento, colpito violentemente alla testa da
un’indelicata mano di donna.
La sua
proprietaria varcò la porta. Tutti la salutarono
distrattamente.
Naruto,
invece, si pietrificò sul posto.
Era una
ragazza, doveva
avere più o meno la sua età. I capelli rosa,
intrisi
della polvere della guerra, ricadevano leggeri e lisci sulle spalle. La
sua pelle era pallida, dagli abiti spuntavano arti decisamente sottili:
si capiva subito che era denutrita, probabilmente a causa della
scarsezza del cibo. Tuttavia, a giudicare dai mugolii di dolore di
Konohamaru, quella debolezza era solo apparenza.
Una giovane
donna come
tante, insomma. Ma ciò che stregava Naruto erano i suoi
occhi:
limpidissimi, di un verde chiaro che cambiavano sfumatura con la luce,
come due smeraldi dalle mille sfaccettature, forti, decisi. Li fissava,
come un orafo osserva un diamante sotto una lampada, ammirando
affascinato le scintille che scaturivano da quelle pietre preziose. Gli
richiamavano qualcosa…
- Brutto
cretino! -
sbraitò la ragazza. Il suo sguardo scintillava
d’ira - e
se Naruto fosse stato tanto presente da notarlo, anche di un leggero
isterismo.
- Ciao,
Sakura! - la salutò tranquillamente Kiba.
- Ciao - lo
ricambiò sgarbatamente - Dov’è il
malato?
- Di
là. Sta aspettando impazientemente.
- Chi sta
male? - domandò Sakura, ancora imbronciata.
- Lee - la
informò
Neji laconicamente - Martello si è dato da fare come al
solito e
ha esagerato. Controlla la sua gamba: non ne sono convinto, ma credo
che abbia preso una brutta storta.
- Secondo me,
è rotta - proclamò il suo rozzo amico.
- No, non
ancora - replicò Niet, scuotendo la testa.
- Ragazzi, ma
che ha il
vostro amico? Sta male anche lui? - chiese Sakura, alzando un
sopracciglio. Solo ora, Kiba notò che Naruto era rimasto
imbambolato, lo sguardo fisso sulla ragazza. Sorrise con aria
d’intesa a Neji e Shikamaru, che però non
sembravano
interessati e non risposero all’amico.
- Volpe? - lo
chiamò con tono cantilenante. Il giovane ebbe un sussulto e
rispose con occhi spiritati:
-
Sì?
- Tutto bene?
Non sembri molto in te…
- No,
no… sto
bene… sto bene… - ripeteva. Si rese conto di
essere stato
parecchio ridicolo: Sakura lo stava guardando con una strana
espressione sul viso. Un lieve e impercettibile rossore si
impadronì delle sue guance.
-
Oh… Scusa…
Mi chiamo Naruto… Scusa se ti stavo
fissa…… Ehm,
no, in realtà non ti stavo fissando…
- Ok, va
bene, non fa
niente - lo fermò Sakura, anche lei leggermente rossa e
imbarazzata. Guardò male Kiba, che nel frattempo se la
rideva
sotto i baffi.
- Io vado da
Martello -
annunciò, desiderosa di cambiare stanza. Puntando lo sguardo
al
pavimento e arrossendo un po’ di più quando le
risate del
ragazzo aumentarono di volume, sparì nella camera vicina.
Nel silenzio
dei presenti, si alzò un gridò gioioso:
- Sakura!
Finalmente sei arrivata!
“
Un minuto di
silenzio, per i neuroni di quel povero ragazzo” pensarono
Kiba,
Neji e Shikamaru all’unisono, come se si fossero messi
d’accordo. Naruto, che era più o meno tornato in
sé, volendo cambiare discorso, domandò in fretta:
- Martello?
-
Sì - rispose
Shikamaru - È uno nuovo. Si chiama così
perché -
questa non la sapevo neanche io - in araldica, il martello è
simbolo di perseveranza e di duro lavoro. A quel ragazzo calza a
pennello.
- Al
contrario di te, direi - commentò Neji. Leo fece spallucce.
All’improvviso
si
aprì la porta. Vi entrò un giovane uomo dai folti
capelli
neri e dagli occhi luminosi, che si diresse con decisione verso una
delle sedie e vi si lasciò cadere di colpo. Anche lui era
totalmente coperto di fango secco.
- Salve a
tutti! - salutò lo sconosciuto.
- Salve,
Frank - risposero i tre in coro. Il nuovo arrivato si guardò
intorno e solo allora scorse Naruto.
- Ehi, tu
devi essere Volpe - commentò. Naruto fu sorpreso.
- Mi conosce?
-
Be’, le tue gesta
sono abbastanza famose - spiegò lui con un sorriso - Io sono
Yamato, nome in codice Frank. Piacere di averti qui.
- Ti
ringrazio, Frank.
- Visita di
piacere? So che questa era la tua vecchia brigata.
- No. Sono
tornato per restare.
- Perfetto,
allora! - gioì Yamato - Avevo proprio bisogno di un paio di
braccia in più.
Dalla bocca
di Shikamaru
trapelò quello che doveva essere un
“ingrato”, ma
tranne Kiba e Neji nessuno lo sentì.
- Ragazzi,
sto per darvi una missione. Ascoltatemi.
Alla parola
“missione”, tutti drizzarono le orecchie.
- I nazisti
stanno per
perdere la guerra. Le truppe fasciste, senza un appoggio, cercano di
fuggire oltre le Alpi. Il vostro compito è questo: a pochi
chilometri da qui, sul pendio di una collina, vi è una
stalla
abbandonata. Trasferitevi lì. E poi…
In quel
momento, rientrò Sakura.
- Aveva
ragione Niet, Zanna - annunciò, rivolgendosi a Kiba, che
spalancò gli occhi - La caviglia era solo storta.
- Ma no! Ne
sono sicuro, era rotta!
Neji si
permise un sorrisetto di superiorità.
- Certe cose
lasciale a chi le sa capire. I soldi, prego.
Kiba gli
tirò una
scarpa che il ragazzo, ovviamente, schivò. Poi, brontolando
come
un orso, fece cadere nel palmo del compagno alcune monete da venti lire.
- Avete
scommesso su un vostro amico? - esclamò Shikamaru,
scandalizzato.
- Lo so -
ammise Kiba - Avremmo dovuto far partecipare anche a te. Mi dispiace,
ci ho pensato solo dopo…
Sakura scosse
la testa rassegnata e, quando vide Yamato, agitò la mano in
segno di saluto.
- Ciao, Frank!
- Oh, Sakura!
Ascolta anche tu, ci sei dentro fino al collo.
- In cosa? -
domandò interessata.
- Una
missione. Bisogna
recuperare altre armi, perché qua abbiamo quasi finito le
munizioni e lo scorso assalto non ha dato molti frutti, purtroppo. So
per certo che in quella zona che vi ho detto prima dovrebbe passare una
squadra. Perciò andate in quella catapecchia, aspettate e,
quando quelli arrivano, gli fregate tutte le armi. Almeno se servono,
noi le abbiamo, anche se la guerra sta per finire. Domande?
-
Sì. Che ruolo ho, io? - chiese Sakura.
- Tu porterai
i
rifornimenti dal paese. Sei una tirocinante e puoi facilmente dire che
stai andando a visitare un contadino che sta male. Te la senti?
La ragazza
annuì con forza.
-
Ma… -
avanzò Shikamaru - Se ci porta lei il cibo e tutto il resto,
vuol dire che noi dobbiamo rimanere sempre lassù?
- Vedo che
capisci al
volo, Leo - confermò Yamato soddisfatto. Il giovane esplose
in
un “Come?!” parecchio sconvolto.
- Altre
domande?
- Vedi, che
gatta ci cova? - sghignazzò Kiba - Temari
soffrirà di solitudine, in questi giorni.
- E io dovrei
stare fino a tempo indefinito con questo elemento? - si
lagnò il ragazzo - Sparatemi.
- Bene.
Partirete
all’indomani - ordinò Yamato - E, Sakura, tu passa
alla
stalla tra due giorni per vedere se stanno bene. Tutto chiaro? Allora
preparatevi, domani mattina si parte presto.
- Io torno in
paese -
annunciò Sakura. Salutò tutti e uscì
in fretta
dalla porta. Shikamaru si accorse che Naruto evitava il suo sguardo,
come del resto la ragazza evitava il suo.
“Certo
che si sono
presi un bel colpo di fulmine” commentò
mentalmente. Ma se
ne fregò altamente e si appisolò di nuovo.
Era il dieci
aprile del 1945.
***
Note dell'autrice:
Ok.
Ora, come promesso, le spiegazioni dei nomi (sempre che ve ne freghi
qualcosa ^^).
Naruto: il
suo è Volpe, come rimando alla Volpe a Nove Code. Che
fantasia...
Jiraiya: Frog
è Frog, capite benissimo perchè. Anche qui, un
altro guizzo di fantasia...
Kiba:
è Zanna
Bianca, per ovvi motivi XD. Ho scelto questo nome anche
perché
si era soliti rifarsi a personaggi realmente esistenti/esistiti - nel
libro di Fenoglio, "Una questione privata", dal quale ho ricavato una
buona parte delle informazioni, il protagonista si chiama Milton, come
lo scrittore. Cavolo, se ho amato quell'uomo *____*.
Shikamaru:
lui invece è stato soprannominato
Leo, da Leonardo da Vinci. Occorre ricordare che questa brigata di
partigiani che ho creato è formata da uomini... non molto
dotti,
ecco XD. Poveretti, provate a capirli, a momenti neanche finivano la
terza media U.U.
Neji:
il suo appellativo è Niet, dal filosofo
Nietzsche - e qui ci sta benissimo l'accenno sulla cultura di sopra XD.
L’ho scelto perché richiamava il suo carattere
taciturno,
da "filosofo", e per la teoria dell’Oltreuomo, che
afferma che «l'Oltreuomo è colui che ha compreso
che
è lui stesso a
dare significato alla vita, e che fa sua la cosiddetta "morale
aristocratica" che dice "sì" alla vita e al
mondo». Non ho
ancora
studiato filosofia, non so se quello che ho scritto è
pienamente
corretto; correggetemi se sbaglio. La fonte, in ogni caso, è
Wikipedia ^^.
Rock Lee:
lui si chiama Martello, poiché
«in araldica il martello simboleggia la fatica, il lavoro
continuo l'
ingegno e la perseveranza». Quando batte sull'incudine denota
volontà
tenace e animo saldo». Non avrei mai immaginato qualcosa del
genere o.o. Ma calzava così tanto che mi sembrava un peccato
mortale non usarlo >3.
Yamato: lui
è Frank, da
«Frankenstein», per la sua graziosa abitudine di
incutere paura ai suoi
sottoposti e perché la forma della sua testa ricorda un
po’ quella
dell’omonimo mostro - ci avete mai fatto caso XD?.
Sakura non ha
il
soprannome, perchè il suo compito era di fare da corriere
tra il
covo di partigiani e il paese e quindi non sarebbe servito a niente.
I
Rossi erano i partigiani di orientamento comunista. Invece, la brigata
di cui fa parte Naruto è quella dei Badogliani, o degli
Azzurri, che
non appartenevano a nessuna corrente politica particolare.
Ok. Riporto il giudizio:
Prima
Classificata: 37,5
“How to save a life”
di DarkMartyx_93
Grammatica
e Stile: 8,5
Ci sono
alcuni punti che
non scorrono tanto bene, ma sono veramente pochi. Nel complesso non ci
sono errori e si legge con abbastanza scorrevolezza, senza problemi.
Originalità:
8,5
Mi
è molto
piaciuta, anche l’intreccio familiare con Sakura e Sasuke:
per me
è stata veramente una genialata, ha reso più
interessante
l’intera trama. Veramente notevole.
Attinenza:
8
C’era
tutto: il
NaruSaku e l’AU. Ti avrei messo un voto più alto
se non
fosse stato che mi sarebbe piaciuto vedere di più
l’evolversi dei sentimenti di Naruto e Sakura, ma alla fine
la
fic è bella anche così.
Caratterizzazione:
8
Sakura che
arrossisce
all’inizio davanti a Naruto e abbassa lo sguardo non mi ha
molto
convinto, ma poi con l’andare avanti della trama si delinea
meglio il suo carattere, diventando la Sakura manesca che tutti
conosciamo e amiamo.
Giudizio
Personale: 4,5
Questa fan
fiction
l’ho letteralmente amata. Veramente, mi è piaciuta
tanto
perché è ben strutturata,
c’è
l’azione, l’introspezione, l’amore, lo
ShikaIno e il
SasuHina (ebbene sì, mi piace anche questa coppia).
Veramente
bella, complimenti.
Ringrazio Coco Lee, per il giudizio dettagliato e per avermi ricordato
che devo migliorare nella grammatica e nella caratterizzazione dei
personaggi ^^. Effettivamente, quei due tendo sempre a vederli in
chiave sdolcinata... Cavolo, sempre quei due punti -.-''
Mi è dispiaciuto parecchio per quella discussione sul topic.
Ho espresso la mia opinione e spero che non si continui più,
perchè è triste quando succedono queste cose.
Saluto tutte le altre partecipanti, con le quali, nonostante tutto, ho
passato dei divertenti momenti di sclero di gruppo.
Bacioni!
Marti
|