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Titolo:
Noia
Fandom:
Axis Power Hetalia
Personaggio/Coppia:
Cina, Russia, Francia, Inghilterra, America (Yao Wang, Ivan Braginskij, Francis
Bonnefoy, Arthur Kirkland, Alfred F. Jones)
Prompt:
30. Noia
Rating:
Verde
Riassunto:
Doveva trovare un modo per passare il tempo.
Un qualsiasi modo per scacciare la noia.
Il fine giustificava i mezzi e quindi non gli importava che cosa avrebbe dovuto
fare: era stufo di quella situazione.
Avvertimenti:
Oneshot, What if? (E se...)
Note: 1.
Nessun background storico. Nella striscia temporale è però ambientata quando gli
Alleati sono nella stessa isola dell’Asse e decidono anche loro - per imitarli
come hanno tentato di fare con il mashmallow - di prendersi una breve vacanza.
2.
Fic abbastanza demenziale. Posso dire solo questo.
3.
Nantucket
e Texas sono rispettivamente il ciuffo e gli occhiali di
America. Inoltre, quando Cina parla direttamente a Inghilterra usa la parola ‘ahen’,
ovvero ‘oppio’, al posto del solito ‘aru’.
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{ Noia ~
Anche se Russia aveva sempre desiderato stare in un luogo soleggiato non poteva
di certo dire di amare quella breve vacanza che lui e gli Alleati si
erano concessi.
Per lui, e per la sua pelle fin troppo chiara, tutto quel sole in una sola volta
non era salutare, e di restare sotto un albero, all’ombra, senza far niente
proprio non ne aveva voglia.
Era assolutamente noioso.
Inoltre, nessuno pareva intenzionato a fargli compagnia.
Francia, prima di crollare colpito da uno stivale di Inghilterra, si era
divertito e mostrare con orgoglio il suo corpo nudo, con allusioni e
parecchie molestie.
Inghilterra, dalla sua, aveva non solo tentato di affogare America - che era
subito balzato in acqua, sguazzandovi dentro come un bambino - ma aveva anche
tramortito Francis. Iniziando, come se non bastasse, a scavargli la fossa: il
tutto con un inquietante sorrisetto compiaciuto in viso e una lugubre canzoncina
sulle labbra.
America invece, dopo essere scampato alla minaccia marina del suo ex
fratello maggiore, aveva trovato interessante l’idea dello stesso Arthur e si
era messo con lui a creare quella che doveva essere la tomba di Francia -
operazione intervallata da minacce e brevi guerre con palle di sabbia.
L’ultimo, ma non ovviamente per importanza agli occhi di Ivan, era Cina che
pacifico si era messo come un bambino a giocare con la sabbia.
Bambino
decisamente geniale visto che era riuscito a creare una fedele
riproduzione del Palazzo Imperiale Cinese fin nei minimi dettagli.
E, per quanto Russia gradisse vedere Yao con addosso solo i boxer, sudato e con
la fine e dorata sabbia che si attaccava al corpo, non poteva negare che, al
lungo andare, anche guardare il cinese era diventato noioso.
Infondo... tutti si divertivano tranne lui.
Come a solito rimaneva solo
e quello, nonostante l’allegra espressione facciale, gli faceva montare addosso
una certa rabbia.
Doveva trovare un modo per passare il tempo.
Un qualsiasi modo per scacciare la noia.
Il fine giustificava i mezzi e quindi non gli importava che cosa avrebbe dovuto
fare: era stufo di quella situazione.
“ Finito, aru!”, esclamò poco dopo Cina, lasciandosi cadere seduto
all’indietro.
Con soddisfazione guardava la sua opera e cercò, lanciando delle occhiate agli
alleati, conferme del suo ottimo lavoro.
Notò, quindi, subito lo sguardo di Ivan e, sorridendo, indicò con un gesto del
braccio il Palazzo.
“ È un capolavoro, vero?”, domandò.
Russia non rispose, limitandosi a inclinare un poco il capo assumendo
un’espressione inquietante.
“ Non fare quella faccia, aru!”, borbottò Yao. “ Fai paura. Cerca di
goderti la giornata, aru.”
Era semplice per lui parlare.
Non si stava annoiando sotto un albero.
Ivan, senza fiatare, lo osservò alzarsi e dirigersi verso la riva con la chiara
intenzione di rinfrescarsi - entrambi però lanciarono un’occhiata a Inghilterra
che aveva dato un’altra stivalata al francese che aveva dato segni di
ripresa.
Il russo lo tenne d’occhio per qualche istante poi, guardando l’opera di sabbia
perfettamente conclusa, sorrise malignamente.
Si alzò e, in pochi passi la raggiunse, scrutandola con attenzione quasi alla
ricerca di una qualche imperfezione mentre il suo proprietario si attardava con
il resto del gruppo.
“ Ma avete seriamente intenzione di farlo, ahen?”, domandò Yao,
osservando la fossa che i due stavano creando.
“ Certo. Altrimenti perché starei qui a scavare?”, ribatté secco Arthur.
“ Perché non hai nient’altro da fare, ahen?”, sorrise con fare affabile,
ma come chiara presa in giro all’inglese che gli rivolse un’occhiataccia poco
simpatica, pronto a una pungente risposta.
“ Ma torna nelle tue ris-UWA!”
Anche Ivan si volse a guardarli a quell’urletto, giusto il tempo di vedere
Inghilterra compiere un salto e America rotolarsi per le risate, tenendosi lo
stomaco.
“ Razza di idiota!”, esclamò l’inglese cercando di far uscire la sabbia
che Alfred aveva furbescamente infilato nelle sue mutande.
I risultati furono abbastanza scarsi e questo - in aggiunta al crescente
fastidio per la presenza di quei granellini dell’intimo - spinse Inghilterra ad
accantonare momentaneamente i propositi funerari verso Francia e a
tentare di spaccare il Texas di quel cretino che un tempo era il suo
fratellino.
Il tutto sotto lo sguardo sconsolato di Yao, richiamato poi da Russia.
“ Ci~na!”
“ Shi?”
Ivan sorrise.
“ Qui c’è un errore.”, rispose, indicando il castello.
Il cinese aggrottò le sopracciglia e borbottando un: “ Impossibile, aru.”,
si avvicinò all’alleato.
“ Dove?”, chiese.
“ Esattamente... qui.”, e così dicendo infilò un dito nella scultura
facendo emettere un gridolino a Yao.
“ Ma che hai combinato, Russia?!”, esclamò cercando subito di allontanare
l’uomo. “ Hai fatto un buco, aru!”
“ Faccio dei miglioramenti.”, parve rettificare il biondo con un ampio sorriso,
facendo penetrare una seconda falange nella sabbia.
“ Ivan! Piantala, aru! Lo stai distruggendo!”, gli saltò sulla schiena,
tentando ancora di portarlo lontano dal Palazzo.
Ma neanche quello sembrò placarlo, tant’è che continuò a praticare dei buchi in
tutta calma.
“ Sei un mostro, aru!”, piagnucolò Yao, ignaro però dell’effetto che
quella parola aveva su America.
Il ragionamento per il cervello di Alfred era semplice e schematico.
Un mostro equivaleva a un qualcuno in pericolo.
Un qualcuno in pericolo doveva essere salvato da un eroe.
E quell’eroe, di conseguenza, doveva sconfiggere il mostro.
“ Arrivo a salvarti!”, esclamò energico, correndo verso quello che ai suoi occhi
non era più Cina, ma bensì una tenera fanciulla alle prese con un
temibile gigante.
Si piazzò davanti a Russia ma, non appena aprì bocca per dichiarare tutta la sua
eroicità, Inghilterra lo colpì non molto gentilmente con una spallata
sullo stomaco che fece ruzzolare entrambi sul povero castello di sabbia di
Yao.
Fermo accanto a Ivan, il cinese, osservò il suo Palazzo crollare.
La bocca socchiusa. Occhi sgranati.
Espressione totalmente stupita e nessuno parve accorgersi di quel
terribile fatto.
Cina strinse forte i pugni, tremando, mentre America e Inghilterra avevano
ripreso a inseguirsi e a litigare su quello che un tempo era la sua opera.
Apparentemente calmo,
si diresse verso il suo zaino e, impugnato mestolo e wok lanciò uno
sguardo assassino agli alleati, subito bloccati da un brivido freddo.
Coraggiosamente, Alfred si piazzò davanti ad Arthur.
L’avrebbe difeso. Lui era un eroe, no?!
“ Ti proteg-”
“ Aiyah!”
E America, con un colpo ben assestato, stramazzò al suolo rintontito: lasciando
senza difese Inghilterra.
Il quale pensò bene si arretrare molto velocemente per non fare la fine
dell’altro, iniziando quasi subito a scappare inseguito da un Cina molto
arrabbiato.
Alfred, ancora mezzo tramortito, si rialzò e vedendo la scena scosse la testa
come per risvegliarsi.
Un grosso bernoccolo svettava vicino a Nantucket, ma lo ignorò: il
dovere veniva prima di tutto. E rialzandosi velocemente si mise
all’inseguimento di Yao per proteggere l’inglese.
Nel mentre, Ivan, che era tornato alla rassicurante ombra dell’albero, osservava
compiaciuto e divertito quello che accadeva davanti a lui.
Inghilterra che scappava, ma non mancava di calpestare Francia.
Il primo inseguito da Cina, che passò a sua volta sopra il francese.
A sua volta il moro era braccato da America che, preso da quella sua nuova
missione, attraversò anche lui quello che stava per diventare un paillasson
che, sorprendentemente, si destò in un grido portando entrambe le mani tra le
gambe.
“ Ahahhh! Le mie regioni vitali!”
Russia sorrise mettendosi più comodo.
Quello sì che era divertente.
Poteva finalmente dire addio alla noia.
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