Natale3
Un fidanzato di troppo
Prologo
Elizabeth
«Sarà un matrimonio da
favola.»
Sorrisi alle parole della mia amica e guardai il mio riflesso nel lungo
specchio. Avevo scelto un semplice modello impero color avorio, senza
altre decorazioni al di fuori della spilla a cuore della bisnonna,
appuntata al centro del corpetto.
«Ora che sono riuscita a…» Le parole di
Jessica rimasero in sospeso, quando bussarono alla porta.
«Oh, per l’amor del cielo! Ero appena riuscita a
mandare via tutti, tua madre compresa, per lasciarti cinque minuti di
tranquillità.» Si alzò a fatica dalla
poltroncina per dirigersi battagliera verso la porta, la mano posata
sul ventre rigonfio.
Nel vano apparve un mazzo enorme di fiori, sorretto dal marito di
Jessica. «Mi hanno detto di portarli alla sposa.»
Lei gli fece segno di posarli sul divanetto. «Non capisco
perché li hai portati qua, gli altri sono stati messi nella
saletta con i regali.»
«C’è anche una lettera, nel
centro» spiegò lui, con pazienza. Poi lo vidi
barcollare perché dalla porta rimasta aperta era entrata
Rose e si era gettata sulle gambe di suo padre.
Dietro la piccola spuntò, con qualche secondo di ritardo,
mia sorella Kimberly che spesso le faceva da babysitter.
Approfittai del trambusto per avvicinarmi ai fiori e aprire la busta.
Come vidi la firma in fondo, mi sentii gelare ma cercai di non far
trapelare il mio stato d’animo. «Posso avere
qualche minuto?»
«D’accordo, tutti fuori» li
istruì Jessica.
Mia sorella mi lanciò uno sguardo interrogativo e mi sforzai
di sorriderle.
Rimasta sola, mi sedetti e lessi la lettera.
Perdonami per averne
dubitato, ma non mi aspettavo l’invito. Avevo deciso subito
di accettare, purtroppo però non farò in tempo a
tornare dal viaggio.
C’è
una cosa che non ti ho mai raccontato e penso che sia arrivato il
momento di farlo. Una sera d’estate, diversi anni fa, stavo
giocando a scacchi con tuo padre quando lui mi ha sorpreso confidandomi
che non sarebbe mai stato davvero pronto a vederti sposata ma che
sarebbe comunque stato il suo giorno preferito, se lo fosse stato per
te.
Mi dispiace non vederti
bellissima e raggiante in questo momento per te importantissimo.
Sarai sempre la mia
Elizabeth, anche se oggi cambierai cognome.
«Stai piangendo?»
Non mi ero accorta del ritorno di Jessica. Dovevo aver riletto almeno
dieci volte quelle righe e poi ero rimasta a fissarle con la vista
sempre più appannata. «Va tutto bene, sono solo
gli…» Mi stavo ricomponendo, asciugandomi le
lacrime, quando Jessica imprecò di fronte alla firma.
«Vado a chiamare rinforzi.» Sparì prima
che potessi fermarla.
Sospirando, infilai la lettera nella mia valigia e mi sedetti per
sistemare il trucco.
Pochi minuti dopo, la porta si aprì di nuovo. «La
suite della sposa dovrebbe essere un regno di pace e qui
c’è stato un via vai continuo. Non va affatto
bene» borbottò Jess, entrando.
«Jessica, ci lasci soli un minuto?»
Sorrisi al nuovo arrivato. Adoravo la mia migliore amica, che
già di suo era abbastanza rigida nelle sue convinzioni, e la
gravidanza non la rendeva più accomodante,
tutt’altro.
«Vedi di riportarle il sorriso sulle labbra, conto su di
te» lo istruì perentoria, prima di chiudersi la
porta alle spalle.
«Io davvero non vorrei essere nei panni di quel povero
disgraziato. Da quando è incinta…»
«Fa davvero paura, lo so» concordai, con un debole
sorriso.
Si chinò di fronte a me e prese una mano tra le sue. Quel
gesto mi riportò improvvisamente indietro di anni.
«Parliamo di cosa ti ha fatta piangere?»
Scossi la testa. «Appartiene tutto al passato. Comunque, mi
sembra di averla già vista questa scena.»
«Il tuo vestito da sposa è più bello di
quello di Catherine. Sono passati otto anni e ricordo ancora come ti
stava, eri in ansia più di oggi.» Mi fece
l’occhiolino.
Scoppiai a ridere, sentendo sciogliersi la tensione. «Nessuna
crisi di panico stavolta, promesso.»
«Rimpianti? Ripensamenti? Vuoi scappare dal retro?»
Il suo sorriso era contagioso, come sempre.
«Sono pronta. Vai pure a controllare lo sposo.»
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