Clan Aburame
La palla, oggetto perfettamente sferico dai lati perfettamente lisci
atti ad un rotolamento perfetto, senza ostacoli o indugi, rotolava,
inspiegabilmente senza andare contro nessuna legge della fisica,
davanti alla bambina che, testarda e orgogliosa, la rincorreva senza
perderla di vista un solo istante.
Il bel visino piegato in un’espressione contrita, le gambette che
si muovevano velocemente avanti e indietro, decise a non badare al
dolore che iniziava a serpeggiare attraverso le fibre muscolari delle
cosce. Tendeva le braccina baffute, nel tentativo di avvicinarsi
ulteriormente all’oggetto rincorso.
Ancora qualche passo e la palla sarebbe stata finalmente sua.
Ma un sassolino non era d’accordo con lei, proprio per nulla. Si
contrappose alla sua marcia eroica, facendo d’ostacolo alla
scarpina scura, facendo in modo che l’intero corpo perdesse il
suo equilibrio naturale e rovinasse a terra come un sacco di patate. La
bimba si allungò per terra, finendo con la faccina tonda tonda
nella terra del proprio giardino.
Qualche secondo di silenzio, in cui l’istinto della bimba
decideva se dar retta al suo orgoglio spiccato e praticamente
onnipresente oppure al suo istinto da piccina che s’approfitta di
ogni minima occasione per ricevere le coccole dovute.
Optò per rivestire la figura della piccola infingarda, per una volta. Com’era suo lecito diritto.
Iniziò a strillare con quanto fiato aveva in gola, muovendo i piccoli arti e sbattendoli ripetutamente contro il terreno.
Il primo risultato che ottenne si rivelò sotto forma di una voce calda e penetrante, profonda e infinitamente seria.
-Karura, cosa ti è successo?-
La bimba piegò il collo, volgendo il visino
all’insù, gli occhi ancora pieni di lacrime fanciullesche.
Shino Aburame, nei suoi ventisei anni di uomo, guardava sua figlia
dritta negli occhi ancora privi di occhiali scuri. La sua enorme
preoccupazioni per la sorte della piccola era dimostrata da quel
sopracciglio così aspramente incurvato all’ingiù
che l’uomo palesava, con incredibile sfacciataggine, fuori da
ogni impermeabile o maglia a collo alto.
La bimba si lamentò prontamente, e con voce rotta chiamò il genitore.
-Papi…-
Il secondo risultato seguì immediatamente queste poche parole.
Le braccia dell’uomo raccolsero il piccolo fagotto ancora
singhiozzante e lo sollevarono da terra.
-Sei caduta…-
Non era una domanda, solo una semplice constatazione.
Tolse la polvere dai vestiti della piccola con una carezza un poco
pronunciata sulle gambe, poi strinse il corpicino della bimba al suo
petto e si diresse verso la propria casa.
-Devi cercare di stare più attenta…-
Un maschio.
Era abitudine, tradizione nel clan Aburame l’avere un solo figlio, maschio appunto.
Nel corso dei secoli gli uomini del clan avevano affinato i calcoli per
quanto riguardava lo stabilire con assoluta precisione il periodo
esatto in cui fecondare la propria donna, determinando così un
aumento esponenziale delle probabilità di avere la tanto
agognata prole del determinato sesso desiderato.
Ma quando ci si mette la sfiga di mezzo NULLA vale la volontà umana.
Due bimbe Temari gli aveva dato. Due bimbe meravigliose; una il
ritratto sputato della madre, con la piccola differenza di avere una
chioma crespa e particolarmente scura, simile a quella paterna;
l’altra un essere strano che non ricordava minimamente né
il padre né la madre. Aveva quella capacità innata di
inquietare le persone con un semplice sguardo che ricordava tanto lo
zio Gaara.
Ma a Shino questo importava relativamente.
Superato lo shock dell’essere padre non di una sola bimba ma
addirittura di due, il suo animo s’era particolarmente addolcito
e acquietato.
Il fatto di non avere alcun figlio maschio significava solamente una
cosa: il marito di una delle sue figlie avrebbe assunto il cognome
degli Aburame. Questo era fin troppo palese e chiaro.
Così come anche la sua rigidità su questo punto fondamentale.
L’Aburame arrivò al gazebo in legno dove, sedute al grande
tavolo di legno scuro, stavano la moglie e la figlia maggiore Miyako
davanti ad una bella coppa ripiena di fresco gelato. L’arsura
dell’estate non risparmiava proprio nessuno.
Gli occhietti vispi della bimba furono i primi ad accorgersi delle due
figure in avvicinamento. Liberi dagli occhiali dimenticati sulla
superficie lignea del tavolo, i due occhi azzurro cielo fissarono con
intensità la figura paterna, soprattutto le braccia che
avvolgevano la sorella minore.
Mise il broncio, immediatamente, e con uno scatto da perfetta neo-
allieva dell’accademia ninja finì tra le braccia di sua
madre onde pretendere le proprie coccole dovute.
Temari, presa un po’ alla sprovvista, sobbalzò sul posto.
-Miyako, che cavolo fai? Vuoi che il mio gelato finisca tutto per terra?-
Un mugugno si elevò dalla piccola bocca della giovane Aburame,
mentre il suo viso affondava tra le pieghe del largo vestito della
donna.
Finalmente, anche Temari volse lo sguardo verso il marito, e con aria
un poco perplessa indicò con un cenno della testa la bimba che
l’uomo teneva tra le braccia, in una domanda senza parole.
-E’ caduta per terra…-
Temari sospirò, per niente sorpresa e forse, forse, un poco intenerita.
La sua mano prese a ballozzolarle di fianco, nel tentativo di indicare la porta che dava all’interno della casa.
-In casa ci sono disinfettanti e cerotti…-
No, non si sarebbe alzata. Non con Miyako che la inchiodava alla sua
sedia, non con il gelato ancora in formato semi solido, non con Shino
che poteva tranquillamente occuparsi della figlia minore senza il suo
intervento.
Decisamente no.
Come s’erano uniti, quei due?
La sorella del Sabaku che l’Aburame tanto odiava, e l’Entomologo che tutto era tranne che appariscente?
Non lo sapeva neppure loro, ad essere sinceri. S’erano trovati,
forse, una sera, a festeggiare qualche vittoria militare ottenuta. Da
quando Konoha e Suna erano diventate alleate, questi continui scambi,
queste continue visite erano davvero frequenti.
-Forse rimarresti stupita da quanto un Aburame può nascondere sotto i propri occhiali…-
Lui era famoso per non cedere alle tentazioni, ad alcuna passione
apparente. Discreto, si rifugiava come un nomade timoroso dietro i suoi
pesanti abiti che nulla lasciavano intravedere, se non poche strisce di
pelle.
Codardia, viltà, imbarazzo, timidezza.
Temari non sapeva bene cosa spingesse Shino a nascondersi così all’occhio umano, non riusciva ad intenderlo.
Ma dopo quella sera, dopo quelle notti che, per un motivo o per
l’altro avevano passato assieme, quegli attimi indimenticabili
che li avevano spinti a intrecciare le loro mani in maniera così
tenace che sarebbe stato un doloroso peccato dividerle, la donna
capì l’importanza di celare la parte del proprio corpo che
più si ritiene cara.
Perché solo le persone degne di fiducia potessero bearsi della loro bellezza.
La bimba tornò in giardino, stufatasi ben presto delle mani calde e protettive del padre.
Con una nuova cicatrice sul ginocchio e il glorioso segno della sua
lotta contro il terreno, un cerotto color carne sulla congiunzione,
saltellò di nuovo tra l’erba e riprese i suoi giochi,
dimentica d’ogni cosa superflua.
Miyako presto la raggiunse, lasciando la vaschetta vuota a fin troppo linda del suo gelato sul tavolo.
-Oh, non sono così carine?-
Temari era particolarmente testarda, lo si poteva intuire dai suoi
continui tentativi di strappare una parola dolce al marito, di
punzecchiarlo ogni volta sul suo punto debole cercando di far leva su
quell’affetto innato che aveva nei confronti della sua prole.
Niente, nada, il nulla più totale.
Shino non riusciva a essere dolce neppure in quei momenti.
Come al solito la voce uscì dalle sua labbra come ovattata, quasi fredda.
-Si, davvero carine…-
Il sorriso della donna si spense un poco, ma tornò ben largo
quando un’altra idea balzana e alquanto pericolosa
illuminò la mente attiva della signora Aburame.
-Dato che le bimbe sono occupate, si potrebbe approfittare della cosa per andare un attimo in casa… noi, da soli…-
In quel momento Karura strillò di nuovo. Miyako le aveva
lanciato la palla in faccia, direttamente, senza alcuna esitazione di
sorta, alcun tentennamento di coscienza.
E questo solamente perché aveva trovato un insetto più grosso di quello che aveva trovato lei.
-Miyako…-
Nemmeno in questo caso la voce di Shino traballò, si
alterò, mutò di qualche decibel dal sussurro che era
solito usare in ogni singola circostanza.
Un semplice sguardo bastò per rimettere a posto ogni cosa,
perché come ogni persona anche Miyako aveva imparato ad avere
rispetto e timore allo stesso tempo di quei occhi nascosti
nell’ombra.
L’uomo si girò verso la moglie, con una noncuranza che dava quasi dell’impossibile.
-Stavi dicendo, Temari?-
La donna di Suna lo guardò davvero male e con un cipiglio scocciato rientrò in casa.
-Al diavolo Shino!-
Nulla, Shino con gli anni non era riuscito a soddisfare pienamente la vena romantica insita in sua moglie come in ogni donna.
Era un tipo pragmatico, preciso, integerrimo. Severo e rigoroso.
Ogni tanto assumeva un cipiglio contrariato, la sua voce cambiava di
tonalità nel momento delle offese, ma poco più poco meno.
Shino rimaneva sempre quello, davvero poche cose lo potevano smuovere.
Persino nel momento del matrimonio sembrava una persona qualunque presa dal pubblico e messa lì quasi per caso.
La pazienza di Temari era stata messa a dura prova parecchie volte.
Ma col tempo, sia Shino che Temari avevano imparato a comprendersi l’un con l’altra.
Il mondo di Shino era fatto di silenzi, ma v’erano silenzio e
silenzio, ogni tipo pregno di un particolare significato, come i ronzii
delle cicale che sembrano tutti uguali ma in realtà sono
miliardi di parole diverse. La femminilità, il bisogno di
Temari venne appagato nella maniera forse più consueta
possibile, forse la più banale e scontata del mondo, ma questa
unica certezza divenne fondamentale per il fabbisogno della donna.
Shino baciava, baciava spesso e volentieri, perché i baci non
hanno bisogno di alcuna parola.
-Sono incinta Shino... di nuovo...-
Così, nel bene e nel male, il clan Aburame continuava il suo cammino…
Hola, signori miei ^^
Ecco l'ennesima ff su Shino ^^ sarà una ShinoTemari, di pochi, pochissimi capitoli. Nulla di scabroso ^^
Spero vi possa piacere ^^
Volevo
precisare che questa piccola opera è dedicata a Ro (detta roro,
detta anche ro chan) che ha bisogno di sorridere un poco ^^
Alla prossima ^^
Bye bye
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