Momenti - Hawaian songs
Hawaiian songs
Misaki Yata si chiedeva, in tutta la
sua finezza, perché cazzo in quel bar stessero facendo sentire
canzoni hawaiane.
Non che avesse qualcosa contro le Hawaii, anzi,
era al primo punto nella sua lista di posti da visitare. Era solo
infastidito dal fatto che era quasi Natale, faceva freddo, e lui di
certo non aveva un ukulele in mano e un gonnellino di paglia per
cantare quelle ridicole canzoncine. Poi senza motivo immaginò tutti
i ragazzi dell'Homra vestiti con un gonnellino di paglia e un ukulele
in mano sullo sfondo delle Hawaii, e si mise a ridere da solo. Lo
divertiva parecchio quell'immagine buffa di quei ragazzi che nella
realtà invece del gonnellino di paglia avevano più macchie di
sangue che altro. Poi, senza volerlo, immaginò prima Tatara e poi
Mikoto, entrambi con un sorrisone stampato in faccia. A
quell'immagine si rattristò appena, ma il sorriso gli tornò sulle
labbra quando immaginò se stesso tutto contento con una collana di
fiori attorno al collo mentre ballava al ritmo della canzone che
stavano facendo sentire in quel bar.
Si sentiva proprio un idiota
a fare pensieri del genere a vent'anni, con la testa appoggiata sulle
braccia appoggiate a loro volta sul tavolino del bar. Era un po'
triste andare in giro senza Kamamoto, ma in sua presenza Yata non
avrebbe potuto prendere il suo regalo di Natale.
Aveva già
pensato a tutto l'avanguardia, tutti i regali erano pronti da
ritirare. Alcuni come il regalo di Kusanagi e quello di Anna li aveva
fatti fare da qualche giorno, trattandosi rispettivamente di una foto
su una cornice e di una bambola di pezza vestita di rosso.
Era
tutto pronto, doveva solo fare gli ultimi giri e poi sarebbe stato
libero di passare di nuovo tutte le sue giornate al bar Homra, invece
di stare ad ascoltare quelle maledette canzoncine hawaiane. Gli
mancava vedere Rikio ingozzarsi come se non ci fosse un domani e Anna
stare ad ascoltare Kusanagi in merito alla questione 're'.
–
Sei inquietante se ridi come un cretino da solo, Misaki.
Yata alzò
la testa di colpo, sgranando gli occhi alla vista di Saruhiko di
fronte a lui con due bicchieri colmi di caffè in mano. Stranamente
non era vestito con la divisa dello Scepter4, indossava un paio di
jeans e una camicia coperta da una felpa un po' più pesante, anche
se Yata pensò che la faccia era la stessa di quando stavano per
affrontarsi: sempre maledettamente irritante. Inoltre, si chiedeva
cosa diavolo ci faceva al suo tavolo in quel giorno vicino a Natale
con due bicchieri in mano. Quello inquietante era lui, decisamente.
– Non chiamarmi col mio nome, Scimmia.
– Anche la ragazza
al bancone è inquietata, – rispose allora Fushimi, sedendosi sulla
sedia di fronte a Yata. – Ti stava guardando strano, allora ho
detto che stavi aspettando me.
Le guance di Yata si colorarono di
rosso velocemente sapendo che quella ragazza lo stava guardando, e
Fushimi non poté perdere l'occasione di prenderlo in giro l'ennesima
volta. – Fai ancora il verginello, eh?
– E tu ti fai ancora i
cazzi degli altri, dannata scimmia. – Il castano guardò il suo ex
migliore amico avvicinargli il bicchiere di caffè. Così lo guardò
stranito, non capendo il perché di tutta quella gentilezza
improvvisa. Non gli sembrava di ricambiare lo stesso sentimento, in
ogni caso, sebbene non avesse la mazza a portata di mano, l'istinto
di rompergliela addosso era sempre lo stesso.
– L'hai
avvelenato? – gli chiese prima di prendere il bicchiere caldo tra
le mani, giusto per precauzione.
– Ci ho respirato sopra,
Misaki. – disse Saruhiko in tono annoiato. – Poi vedila come
vuoi.
– Non chiamarmi col mio nome, bastardo. – borbottò il
castano, sentendo il caffè caldo riscaldargli ulteriormente lo
stomaco. – Si può sapere cosa diavolo ci fai qui?
Saruhiko
schioccò la lingua: – Seri ha insistito per fare un regalo al capo
Munakata, e quindi ha mandato me. In realtà, non ho la minima idea
di cosa prendergli.
– Compragli un cd di musica hawaiana. –
rispose l'avanguardia della Homra senza pensarci molto. Solo dopo
qualche istante si rese conto di aver detto un'autentica cazzata, e
scosse la testa facendo un sorrisetto. – Ritiro quello che ho
detto, non darci peso.
– Potrebbe essere una buona idea, invece.
– Saruhiko fece un'espressione concentrata, annuendo tra sé e sé.
– E' la prima buona idea che tu abbia mai avuto.
– Fottiti. –
rispose tranquillamente Yata, finendo velocemente di bere il caffè.
– Non sapevo che a quel bastardo piacessero le canzoni hawaiane.
Il
ragazzo di fronte a lui sbuffò: – Visto che ti ho offerto il
caffè, tu mi accompagni al negozio di musica.
– Eh? – Yata
sgranò gli occhi, guardando veramente male Saruhiko, che invece
sembrava assolutamente a suo agio. – Te lo scordi.
– Io ti ho
salvato dallo sguardo inquietato di quella ragazza. – gli fece
presente il ragazzo dello Scepter4. – Non voglio andare al bancone
del negozio con un cd di musica hawaiana e chiedere pure che sia
impacchettato. Perciò lo farai tu e salderai il tuo debito, e così
farai anche pratica con le ragazze dato che, se non sbaglio, la
commessa del negozio di musica è una femmina.
– Te ne vai da
solo da qui o ti ci spedisco io a fiamme nel culo? – domandò
retoricamente il castano, facendo un sorrisetto isterico.
– Per
una volta che ti offro la tua adorata possibilità di farmi cambiare
idea e tornare nell'Homra senza armi tu la sprechi così,
Mi...sa...ki?
Yata strinse i pugni mentre si alzò da quel
tavolino, sentendo che avrebbe perso il controllo da lì a poco e che
era meglio andarsene. Peccato che quell'ultima frase che quella
scimmia aveva osato dire l'aveva mandato in tilt, e se non l'avesse
accontentato lui probabilmente sarebbe andato avanti facendogli
perdere anche l'ultimo briciolo di autocontrollo.
– Allora
muoviti, ho dell'altro da fare. – disse solamente il castano,
uscendo in fretta da quel bar maledettamente hawaiano. Saruhiko lo
seguì più lentamente e con un sorrisetto vittorioso stampato in
faccia che Yata avrebbe voluto far sparire semplicemente stampandogli
lo skateboard da una guancia all'altra.
Grazie al cielo però
riuscì a trattenersi, salì sulla tavola e diede una leggera spinta
col piede, stando al passo di Saruhiko, che camminava fin troppo
piano per farlo naturalmente. Questo diede non poso fastidio a Yata,
che però si trattenne ancora una volta e si limitò a sbuffare,
sperando di uscire al più presto da quella situazione
imbarazzante.
Quando arrivarono davanti al negozio di musica,
Misaki prese in mano lo skateboard e si diresse dentro evitando lo
sguardo della ragazza che stava dietro al bancone, mentre Saruhiko
esclamò un sonoro. – Buongiorno! – e poi diede anche un pugno
sulla spalla al castano, come se fossero amici da tanto tempo.
–
Toccami ancora e ti uccido. – sbottò l'avanguardia della Homra
senza nemmeno guardare in faccia Fushimi, dirigendosi direttamente al
reparto di cd di musica vecchia. – A sprangate sulle gengive! –
aggiunse poi in soprappensiero.
Saruhiko rise di gusto, seguendo
il ragazzo e fermandosi davanti al reparto di musica hawaiana. Si
sentivano entrambi due cretini, peccato che per Yata fosse ancora
peggio, dato che a lui spettava il compito di pagare e chiedere il
pacchetto. Oltre ai gonnellini di paglia, cominciava ad odiare anche
il Natale.
– Questo dici che va? – gli chiese Fushimi
mostrandogli un cd che sembrava tutto tranne che ascoltabile. Aveva
una copertina scrausa e sembrava essere già stato usato.
– Il
tuo capo ti sbatte fuori da quel cazzo di Clan se gli presenti questa
roba. – disse in tutta sincerità il più basso. – E comunque
sono cazzi tuoi, io devo solo andare alla cassa.
– Sbaglio o sei
diventato più noioso da quando Mikoto è morto?
Yata si sentì
una pugnalata al petto. Per il suo parere, quella scimmia non si
doveva nemmeno permettere di nominare il precedente Re Rosso, tanto
meno farci ironia su. Non poteva sopportare sentire la voce languida
di quel bastardo nominare Mikoto, e per quel motivo per poco non
perse la testa nel giro di qualche istante.
– Ho...detto
qualcosa che non va? – domandò Saruhiko con un sorrisetto che
stranamente non mirava a dar fastidio a Misaki, che invece pensò
esattamente quello.
– Senti, fottuta scimmia, se non vuoi che
fuori di qui ti pesti a sangue ti conviene chiudere ermeticamente
quella boccaccia che ti ritrovi. Chiaro?
Il più alto alzò le
mani all'aria: – Però sei aggressivo.
– Però me ne importa
poco. – rispose il castano con lo stesso tono. – Prendi questo
accidenti di cd e muoviti.
– Cosa ne pensi di...Elvis Presley?
–
Chi? – Yata sbuffò sonoramente, portandosi le mani alle tempie.
Non poteva credere di essere veramente in un negozio di musica a
consigliare al suo acerrimo nemico un cd per il suo capo.
–
Presley. – ripeté quindi Saruhiko, ovvio. – Non lo conosci? Lo
conoscono tutti!
– Non. Me. Ne. Frega. – Misaki fece finta di
strapparsi i capelli. – Non mi fa piacere condividere la tua stessa
aria, Scimmia, se non l'hai notato.
Fushimi sorrise sinceramente,
divertito dal disagio di quel nanerottolo troppo basso per la
cattiveria che portava dentro stava provando. In fondo, per la prima
volta, non aveva cattive intenzioni: si era imbattuto in Yata per
puro caso, non aveva di certo programmato che si sarebbe fatto un
giro con l'avanguardia della Homra per comprare un ridicolo cd.
–
Come sta andando da voi? – domandò il più alto, leggendo
distrattamente le tracce incise sul disco. – Come se la cava
Anna?
Il castano sospirò: – Va bene, si sta abituando. Izumo ed
io siamo sempre con lei.
– Già, ricordo quando l'abbiamo
portata via dal centro di ricerca del clan Blu che a quel tempo non
aveva un Re.
Yata ricordò quella battaglia che lui e Fushimi
avevano avuto contro i due gemelli del clan Blu come compagni di
squadra. Gli sembrava solo ieri che combatteva fianco a fianco con la
persona che odiava di più in quel momento, e che stava esattamente
accanto a lui.
– Ho sentito dire che è forte quasi come Suoh.
– continuò Fushimi. – Non lo so, mi fa strano che a capo della
temuta Homra ci sia una bambinetta di undici anni.
Misaki fece un
sorrisetto nervoso: – Non osare chiamarla bambinetta, Anna
sa il fatto suo, Scimmia. Pensa al tuo Re, ne hai già abbastanza.
–
E' inutile che ti scaldi, tanto lo sappiamo tutti e due che la Homra
ha perso ogni suo valore da quando Mikoto è morto, Misaki.
–
Senti, razza di bastardo, se mi hai fatto venire qui per prenderti
gioco del mio clan, allora puoi tranquillamente andare a farti
fottere nell'immediato futuro, prima che decida di mangiare scimmia
fritta per cena.
Il più alto sbuffò: – Non cambi mai, eh?
Mi...sa...ki.
Yata non ci vide più, così prese Saruhiko per il
colletto e se lo portò alla sua altezza, guardandolo con gli occhi
pieni di astio: – Ne ho abbastanza della tua voce irritante, Saru!
Sei solo un traditore che non ne sa nulla di lealtà verso un Re e
verso il proprio clan. Non puoi permetterti di dire una sola lettera
in merito all'Homra, chiaro?
– E' sempre stato questo il tuo
problema. – rispose con calma Saruhiko. – Vuoi cambiare il
pensiero delle altre persone urlandogli addosso, ma così non
risolverai mai ni...
– Scusate ragazzi. – la ragazza che stava
alla cassa li interruppe bruscamente, evidentemente infastidita. –
Potreste evitare di fare rissa nel negozio?
Yata divenne rosso in
un istante e mollò in fretta il colletto di Fushimi, sfilandogli poi
dalla mano il cd di Elvis. Saruhiko si divertì parecchio a vedere la
scena, ma si divertì ancora di più quando il castano si avvicinò
velocemente alla cassa con i soldi che prima lui gli aveva dato
seguito dalla ragazza che aveva uno sguardo decisamente incuriosito.
Per la prima volta una ragazza non era intimorita da lui.
–
Potresti...ecco, i-io vorrei un p-pacchetto. – Misaki diventò
ancora più rosso mentre passava il cd alla castana che gli stava di
fronte.
– Certo. Rosso va bene?
Yata sorrise: – Sì, grazie
s-signorina.
Saruhiko si andò a nascondere dietro un
reparto di vinili e rise di gusto, pensando a quanto idiota fosse
Misaki quando tentava di parlare con le ragazze. Aveva fatto proprio
bene ad obbligarlo ad andare in quel negozio di musica, così
finalmente aveva potuto stare con lui senza i clan tra i piedi e si
era pure divertito.
– Puoi chiamarmi Ren, non essere così
formale. – la castana ridacchiò appena mentre sfilava un foglio di
carta rossa dal pacchetto. – Io ti conosco. Conosco anche il tuo
amico che si è appena nascosto.
Yata si guardò attorno sommerso
dall'imbarazzo, ma appena notò che quello che aveva fatto la figura
peggiore era stato Saruhiko andandosi a nascondere, si fece forza e
cercò di non risultare un deficiente: – E come faresti a
conoscerci?
– Tu sei Yatagarasu della Homra, no?
Misaki
abbassò il colletto del maglione bianco, scoprendo il marchio: –
Esatto. Sono proprio io.
– Mentre lui è Fushimi dell'altro clan
che ora mi sfugge. – Ren posizionò lentamente il cd al centro del
foglio rosso. Per qualche motivo, voleva parlare ancora un po' con
quel ragazzo che al momento sembrava tutt'altro che pericoloso.
–
Clan Blu. – la corresse il castano facendo una smorfia disgustata.
– Mi dispiace se ti abbiamo dato fastidio, di solito, e-ecco...noi
non andiamo in giro insieme. E' un'eventualità.
Ren fece un
sorriso, poi guardò Misaki negli occhi facendolo arrossire
terribilmente: – Certo che quando ti ho visto in azione eri
totalmente diverso. Ora sembreresti anche un ragazzo tranquillo.
–
E-ehi, cos'è tutta questa confidenza? – Yata si grattò la testa,
imbarazzato. Poi però pensò che Saruhiko era ancora dietro lo
scaffale a cercare qualche sua mossa falsa per prenderlo in giro a
vita, quindi decise di prendere in mano la situazione sfruttando
l'interessamento della ragazza nei suoi confronti. – E comunque, è
ovvio: quando combatto è diverso, non posso andare in giro a
picchiare gente se non ne ho motivo. Anche se spesso finisce
così.
Ren prese un fiocco dal contenitore e lo attaccò alla
confezione pronta: – Dovrei avere paura di averti nel mio
negozio?
– Tranquilla. – la rassicurò l'avanguardia, notando
che sul bancone erano disposte tre candele rosse delle quali ne era
accesa solo una. Così fece un sorrisetto, fece apparire una fiamma
attorno alla sua mano e poi accese con facilità le candele spente.
–
Wow, è sbalorditivo! – Ren guardò meravgliata le fiamme
traballare appena. – Anche quando ti ho visto combattere, due mesi
fa, schizzavi da una parte all'altra della strada lasciando una scia
rossa dietro di te.
– Dov'eravamo? – chiese il castano,
cercando di ricordare i combattimenti di due mesi prima. In effetti
però era difficile considerando che combatteva un giorno sì e
l'altro pure.
Mentre pensava però spuntò fuori Saruhiko, che
raggiunse il bancone mentre si aggiustava gli occhiali sul naso: –
Stava combattendo contro di me, tanto per cambiare. Ecco
perché ti conosco, ci siamo visti quella volta. Eravamo al centro
commerciale.
Misaki borbottò qualcosa di incomprensibile mentre
passava i soldi a Ren, scoccando poi uno sguardo seccato verso
Fushimi che si era deciso finalmente a farsi vedere dopo tre minuti
che era andato a nascondersi per fare chissà che cosa.
–
Esatto, era lì! – Ren passò il cd a Yata, sorridendogli. – Mi
ricordo che hai rotto una vetrina con la tua mazza.
– Capita due
volte su tre, in effetti. – Misaki si grattò la nuca ridacchiando
con fare colpevole. – Allora noi andiamo, scusa ancora per la
confusione, ma la colpa è sua.
– Ehi! – Fushimi guardò male
il più basso attraverso le lenti degli occhiali. – Sei tu quello
violento tra i due.
Il castano roteò gli occhi al cielo: – Clan
Rosso, te lo ricordo, Scimmia.
– Questo non ti
autorizza a fare casini a destra e a manca. – puntualizzò
Saruhiko, facendo schioccare la lingua. – E' questione di
principio.
– Te lo do io il principio. – grugnì Misaki, e poi
sghignazzò appena. – In testa, però.
– Avete finito, voi
due? – Ren scoppiò a ridere e poi mise il resto sulla mano aperta
di Misaki. – Tornate a trovarmi, siete divertenti!
Misaki e
Saruhiko assunsero la stessa espressione allibita allo stesso tempo,
pensando che era la prima volta che qualcuno definiva i loro
battibecchi 'divertenti', considerando che il clan Rosso li definiva
'noiosi' e il clan Blu 'inutili'. Di sicuro per loro due erano una
delle cose più attese nella loro routine.
– Toneremo. –
promise Yata, battendo il palmo della mano sul bancone come saluto. –
Ci vediamo!
– Ciao ragazzi! – Ren agitò la mano mentre i due
si allontanavano standosi a debita distanza.
In quell'istante,
Misaki pensò a come sapere di essere in presenza di Saruhiko
cambiava il suo modo di agire sotto ogni punto di vista. Avrebbe
voluto cambiare questa sua debolezza nei confronti di quel ragazzo
che apparentemente odiava, ci aveva provato, eppure non ci era mai
riuscito. Se in giro c'era Fushimi, lui diventava qualcuno che non
era pur di tenergli testa, anche se andava completamente contro ogni
suo principio.
– Abbiamo finito? – domandò Misaki mentre
tornavano al punto di partenza in silenzio.
Fushimi schioccò la
lingua com'era solito a fare e poi guardò Yata di lato: – A quanto
pare.
– Bene. La prossima volta che ci scontreremo non parlare
di questo con i ragazzi. – ordinò il castano, appoggiando lo
skateboard a terra e portandovi un piede su.
– Ti vergogni a far
sapere che in fondo tieni ancora al tuo migliore amico? – domandò
retoricamente Saruhiko, anche se nel suo tono c'era una leggera nota
di amarezza. Si sentì un completo idiota per essersi lasciato
sfuggire ciò che pensava realmente, e sperò con tutto se stesso che
Yata non ci avesse dato peso. Conoscendolo però, la prima cosa che
avrebbe fatto sarebbe stata andare su tutte le furie.
In effetti,
Misaki aveva cambiato espressione quando Fushimi si girò per
guardarlo. Era un'espressione alquanto indecifrabile, ma forse
tendeva più di ogni cosa al malinconico.
– Non devono sapere
che ho perso tempo e basta. – mormorò infine il più
basso. – Non ci sono altre ragioni.
– Se ti fidi così tanto
dei tuoi compagni non dovresti nascondere loro certe cose. –
infierì ancora il moro, sistemandosi con nonchalance gli occhiali
sul naso. – Tutta questa grande famiglia e poi...
Il
discorso di Fushimi venne bruscamente interrotto da una fiammata che
arrivò improvvisamente allo stomaco del ragazzo, facendogli
terminare prematuramente il fiato. Saruhiko non ebbe nemmeno il tempo
di riprendersi che Misaki prese il colletto della sua camicia e lo
attaccò alla prima parete che vide, guardandolo dritto negli occhi:
– Non voglio sentire una sola parola in più uscire dalla tua
maledetta bocca, Scimmia, ti è chiaro? Tu ci hai traditi, non sai un
cazzo dell'Homra né di come si comportano i membri. Quindi pensa al
tuo misero Scepter4 e non osare dire un'altra singola sentenza sul
mio clan.
– Non sto parlando del tuo clan, in questo
momento. – borbottò Saruhiko sentendo il fiato corto. – Sto
parlando di te, Misaki. Del tuo non affrontare le cose.
Il castano
mollò improvvisamente la maglietta di Fushimi, lasciando riprendere
fiato al castano. Era vero, lo sapeva anche lui. Era il primo a dire
che non riusciva ad affrontare le cose come stavano, e che era più
facile ignorarle. Ma con Saruhiko lì davanti, quella concezione
aveva dato più fastidio del previsto.
– Anche se fosse, –
iniziò allora il castano sottovoce. – Tu saresti una cosa già
archiviata.
Il più alto sbuffò, proprio non capiva perché Yata
non volesse ammettere la sua debolezza che era già stata scoperta.
Era chiaro che non era ancora una questione archiviata, ma per
qualche motivo Misaki continuava a negare a se stesso che in fondo
teneva ancora al suo migliore amico.
– Fa' un po' come vuoi. –
borbottò Fushimi sistemandosi il cappuccio della felpa. – Grazie
per l'aiuto. Ci vediamo in giro.
Misaki tenne lo sguardo basso
mentre sentiva i passi di Saruhiko allontanarsi sempre di più, anche
se gli sembrava di vivere quel momento in slow-motion. Era davvero
come aveva detto Fushimi? Non si fidava abbastanza dell'Homra per
raccontare cosa realmente sentiva? Erano servite delle maledettissime
canzoni hawaiane per capirlo veramente?
Elvis Presley?
Sul
serio?
Misaki scoppiò a ridere così sgaiatamente che Fushimi
si girò di scatto, pensando che quel ragazzo avesse perso del tutto
la ragione - già messa male in precedenza. Così lo guardò storto
da dietro quella montatura nera sottile che portava da anni, ma
decise di continuare per la sua strada. Certo, avrebbe continuato
volentieri se non fosse stato per la voce di Yata che mormorò appena
il suo nome, ma abbastanza forte da essere sentito.
– Mi hai
chiamato? – domandò apposta Saruhiko, riponendo le mani nelle
tasche.
– Seguimi, Scimmia. – decretò allora Misaki,
camminando velocemente verso una stradina poco popolata. Avrebbe
preferito andare in skateboard ma conoscendo la calma pacata del
soggetto allora tanto valeva andare a piedi. Fushimi lo seguiva senza
fiatare, incuriosito dal cambiamento improvviso d'umore del più
basso. Certo, non era una novità ma era una novità invece che si
mettesse a ridere come un matto senza un'apparente ragione.
Quando
arrivarono davanti ad un negozio ormai in disuso, Yata spinse la
tavola da skate distante da loro e guardò il moro negli occhi: –
Okay, hai vinto. Non è il fatto che non mi fidi di loro, è il fatto
che sei un argomento di cui mi piace poco parlare. Probabilmente loro
mi capirebbero, ma non riuscirei mai a dire loro che questa giornata
mi è piaciuta, che volevo stare in tua compagnia, che ti vorrei di
nuovo nell'Homra. E' già abbastanza inquietante che io lo dica a me
stesso, non voglio di certo inquietare anche gli altri.
Saruhiko
serrò istintivamente i pugni e nell'istante successivo scagliò un
coltello sfilato dalla manica che andò a finire incastrato nel muro
dietro a Misaki, passando però solo di lato per la sua guancia,
provocandogli un taglio non molto profondo. Yata sgranò gli occhi,
portandosi istintivamente la mano alla guancia sula quale già
scorreva qualche goccia di sangue. Lanciò uno sguardo d'odio verso
Fushimi, anche se lo sguardo del più alto era chiaramente
infastidito. Infastidito per cosa, poi? Yata se lo chiese nella
mente, ma alla fine concluse che, qualsiasi fosse il motivo, non
avrebbe mai dovuto lanciare quel coltello.
– Che ti passa per
la testa? – gridò allora l'avanguardia, avanzando velocemente
verso Saruhiko.
– Adesso vedrai! – sbottò prima di scagliarsi
su di lui sollevando una fiammata rossa.
Fushimi si difese
lanciando un coltello a terra che alzò una barriera di luce blu,
facendo da contrasto contro Yata che si vide costretto a retrocedere.
Partì così una battaglia senza esclusione di colpi, e tutto senza
più parlare, anche se le loro espressioni parlavano già da
sole.
Saruhiko era arrabbiato come mai prima. Sentiva un
sentimento che gli rodevo lo stomaco che aveva provato pochissime
volte, ma comunque in tutte c'entrava Misaki. Era sempre lui a
provocargli quella reazione che non lo faceva più ragionare, che gli
faceva perdere ogni traccia di autocontrollo.
Soprattutto, non
aveva accettato che Misaki gli avesse rivelato che lo voleva ancora
nell'Homra solo dopo essersi sentito in un determinato modo che gli
aveva dato la situazione giusta per aprirsi. Insomma, Fushimi lo
vedeva ancora come il suo migliore amico, ed era sicuro che la cosa
era reciproca. Allora, perché tante storie per dire una cosa tanto
ovvia? Era mai possibile che solo due anni prima erano come fratelli
che passavano tutto il tempo insieme, e in quel momento erano come
due estranei?
Era vero che Saruhiko aveva fatto di tutto per
allontanarsi da Misaki, sia in battaglia che nella sua quotidianità,
ma non ci era riuscito. La prova era arrivata quando, quel
pomeriggio, l'aveva visto tutto solo in quel bar mentre rideva a suon
di canzoni hawaiane. Non gli era sembrato inquietante, anzi, l'aveva
reso felice. Vedere Misaki ridere era sempre stato qualcosa che gli
era piaciuto, aveva trovato la risata dell'avanguardia fin dai tempi
delle medie. Solo che, ovviamente, non poteva di certo avvicinarsi
senza un motivo, ed era riuscito ad usare quella risata proprio come
scusa.
Per quel motivo, in quel momento, l'idiota tra i due si
sentiva proprio lui.
Bastò un attimo perché Misaki si
distraesse, confuso dall'attimo di tregua di Fushimi, per colpirlo in
pieno con un'onda blu che lo buttò a terra. Il più alto fece una
smorfia, e subito dopo si mise a carponi sul corpo dell'amico disteso
sul pavimento, fissandolo dritto negli occhi.
Yata, prima
concentrato a non badare al dolore che stava provando, sgranò
completamente gli occhi quando vide il volto di Fushimi così vicino
al suo da respirare la stessa aria, diventando completamente rosso
sulle guance.
– S-Saru... – balbettò, ma aveva paura a
toccare il corpo del ragazzo per divincolarsi. – Se vuoi finirmi
dovresti farlo con un po' più di d-distanza.
– Non ti voglio
finire. – precisò allora Saruhiko, notando di aver fatto
un'emerita cazzata. La prima della sua vita, a suo parere. – Voglio
solo dirti che se è vero che mi rivorresti nell'Homra e che sei
stato bene oggi, dovresti fare anche tu qualcosa perché questo
riaccada. Vedo che vostro informatore Kusanagi e Awashima si
frequentano senza causare danni. Cosa ci sarebbe di diverso?
Yata
sentiva il cuore esplodergli in petto, non pensava che proprio
Fushimi Saruhiko poteva davvero aver detto qualcosa del genere.
– Ho sempre pensato che tu mi odiassi. – confessò allora
l'avanguardia. – Tutte quelle volte che ho cercato di parlarti mi
hai sempre detto che ero fastidioso. Come potevo venirti in cerca se
la pensavi così?
– Potevo lavorare nello Scepter4 e mostrare
che ero ancora legato a voi? A te?
Era un battibecco di
domande senza risposta, così Misaki si vide costretto a darci un
taglio se voleva uscire da quella situazione senza ulteriori danni.
–
Chiedilo a Elvis Presley.
– Sei un idiota. – concluse
Saruhiko, facendo un lieve sorriso. Dopo pochi istanti si alzarono
entrambi e senza più aggiungere una parola si allontanarono dalla
parte opposta, diretti ai loro rispettivi quartier generale. Non si
erano fatti alcun genere di cenno, né una pacca sulla spalla prima
di andare via. Ma sapevano entrambi che qualcosa era cambiato, e tra
di loro, non c'era alcun bisogno di ricordarlo.
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