ddlc
Intro:
Ciao
ragazzi! Qui è Monika che vi parla! Se avete cliccato sopra
il
titolo di questa fan-fiction significa che siete abbastanza interessati
a leggerla, vero? <3
Il punto
è... davvero siete pronti a leggerla?
Beh, qualsiasi
cosa vi state aspettando... almeno cercate di divertirvi, ok? :3
Note
d'Autrice: Spinta
da un'amica sono finita anche io a giocare a Doki Doki Literature Club;
avevo già sentito ottimi pareri su questa visual novel e,
per
quanto la tipologia di gioco non sia esattamente la mia preferita ho
finito lo stesso per adorarlo grazie agli elementi creepy.
Perciò
siete pronti a violare ancora la quarta parete?
Disclaimer:
Nulla
di tutto questo mi appartiene, se non quello che scrivo.
"..."
"..."
"Ehy, dico a te!"
"Sì,
proprio a te che ora stai leggendo queste righe."
"Oh, andiamo. Ora non penserai
mica di premere il comando Chiudi della tua schermata?"
"Voglio dire... non
sarebbe estremamente egoistico da parte tua chiudere la pagina
così, dopo averla aperta?"
"Hai la minima idea di
quanta cura può esserci anche dietro una cosa banale come
questa?"
"Oh, scusa... sto
divagando."
"In fondo non
è questo ciò che tu vuoi leggere, vero?
"Va bene, allora. Dammi
la mano. Lascia che sia io a condurti..."
"Lascia che sia io a
dirlo per te..."
-BENVENUTO NEL CLUB DI
LETTERATURA-
-Yuri-
La scuola
giapponese sa essere davvero una tortura.
Sono certa che tu sia abituato a fiondarti fuori da scuola non appena
la campana suona la fine dell'ultima ora, ma qui non funziona
così.
Gli studenti devono fermarsi dopo la fine delle lezioni e, vista
l'assenza di quella figura che voi chiamate "il bidello", siamo noi
alunni a mettere a posto le aule, pulirle, riordinare i banchi ecc...
Poi ci sono delle attività ancora più
extra-scolastiche,
sono sicura che tu ne sia al corrente: sono quelle attività
svolte in quei luoghi che, anche voi, chiamate club.
Secondo il sistema giapponese la socializzazione è la base
di
tutto per raggiungere il successo, soprattutto quello in ambito
lavorativo.
Per questo esistono i club scolastici!
Ma... per un'asociale come me anche un club scolastico può
diventare una tortura...
Forzare qualcuno a diventare parte integrante di una
comunità,
come fosse una pecora intrappolata nella cerchia di un branco di lupi e
da essi divorata.
Può esistere davvero qualcosa di così diabolico
come una società simile?
Se non sei capace di interagire con gli altri, se non sai come
rapportarti con gli altri... ha senso attenuarsi a un comportamento
così quotidiano?
Voglio dire... Se la realtà non rispecchia quello che
è
il tuo vero carattere, allora perché adeguarsi a quella
realtà?
Non è più facile rifugiarsi da qualche parte?
Facendo qualcosa di insospettabilmente normale?
Ad esempio, leggere un bel libro.
Un mix di fantasy e horror potrebbe andare bene.
Ad esempio c'è questo libro...
"Ah... Mmmmhhh..."
C'è questo libro che mi piace un sacco, non è
molto lungo
e si legge tranquillamente anche in un giorno. Ma la lunghezza di un
libro non è sinonimo compromettente della
qualità.
"Ohhhh... sìììì..."
Ma non è il tipo di libro che consiglierei a tutti,
probabilmente se fosse un film comparirebbe l'avvertimento: "non per
stomaci delicati."
"Ah... ah..."
La protagonista di quel libro ha un qualcosa che mi dà da
pensare: è consapevole di un lato di sé che non
può essere mostrato agli altri, è conscia che
nessuno
potrebbe mai capire perché lei sia così. Eppure,
anche
volendo fuggire a gambe levate da quella situazione, non riesce a fare
a meno di provare piacere nel sentire dolore.
"Uh... Uh..."
Per questo quando leggo determinati passaggi di quel libro...
...non posso che scoprire le braccia.
"Ne sei sicuro?"
Si tratta di qualcosa che va più in là della
semplice
libidine, più lontana dell'eccitazione. Questa sensazione
è estasi allo stato puro.
Lasciare che il coltello tagli via la mia carne, che il sangue goccioli
fino al pavimento come un rubinetto aperto, di modo che io possa
raccoglierlo con i miei polpastrelli... per poi tracciarne scie
scarlatte sul mio derma, come pomata sulle mie cicatrici.
Non c'è modo che qualcuno possa capire ciò che io
sento... perché per gli altri io resterò sempre
la schiva
ragazza che si rifugia nei libri.
E a me va bene così.
Perché solo leggendo questi libri io posso definirmi viva.
Nemmeno ricordo più quanti ne ho macchiati...
Va bene così.
Più ne rovino più posso leggerne.
Più posso leggerne più mondi posso esplorare.
Più mondi posso esplorare più riesco a conoscere
me stessa.
Più riesco a conoscere me stessa più mi comprendo
maggiormente.
"Anf..."
Ed è ad ogni ansito che capisco meglio chi sono e di cosa ho
bisogno.
Voglio qualcuno che mi capisca, qualcuno a cui io possa piacere per
come sono. Ti prego, non giudicarmi sulla base di ciò che
vedi
adesso: anche se ora ho i polsi mutilati e le gambe aperte io sono
esattamente uguale a te, desidero solo ciò che vuoi anche
tu.
Non vuoi anche tu un posto dove stare?
Dove poterti sentire te?
"Ma davvero stai
continuando a leggere?"
"..."
"Suvvia,
che c'è? "
"Pensavi che questo archivio fosse pieno solo di cose belle?
Ma hai capito dove ti trovi?"
"Lascia che te lo dica apertamente, allora: non hai compreso niente.
"Però ora non puoi più smettere, no? Non si
lascia un lavoro incompiuto.
"Oh, giusto per essere sicuri..."
"Puoi ancora chiudere la pagina, se vuoi."
Ma cosi precluderai a Yuri di porterti dire tutto su di lei."
"E tu non sei una persona così cattiva, vero?"
Non lo credevo possibile... in questa struttura che fa delle
interazioni umane le fondamenta del sistema.
Però sono arrivate alle mie orecchie quelle paroline
magiche; nessuno le aveva mai pronunciate per me.
Era quello un complimento? Ossia quella frase, parola o gesto destinato
all'apprezzamento di una persona o di una sua qualità.
L'espressione con cui si sottolinea un pregio o un elogio?
I complimenti non sono forse le funzioni tramite le quali si soddisfa
il bisogno di essere apprezzati?
Ah, ma allora esiste qualcuno a cui IO piaccio?
Se mi ha detto quella cosa significa che io vado bene così
come
sono, giusto? Che non c'è nulla di male nella mia passione a
collezionare coltelli, o nel mio isolarmi per leggere un buon libro
mentre sorseggio del té.
Anche se non parlo con nessuno ciò non fa di me una persona
strana, non è così?
E se di tanto in tanto mi piace usare la punta del compasso per
bucarmi, non significa solo che anche io sono viva come te?
Ripetendo mentalmente quelle parole non posso fare a meno di provare
una sorta di esaltazione.
Ah, ma se facessi vedere quanto quel turbamento possa diventare
evidente finirei per spaventarti, giusto?
E la maschera di
ragazza matura, generosa, timida, a tratti appassionata, che mi sono
cautamente costruita addosso verrebbe meno.
Ancora non posso permetterlo, non qui.
Ma con te andrebbe bene, perché in fondo tu mi hai detto
quelle parole.
"La protagonista di questo libro mi ricorda un po' te."
"Oh, uhm, io non credo..." Balbettai presa da una irrefrenabile paura,
i miei occhi che quasi schizzarono fuori dalle orbite e le mani che
diventarono improvvisamente sudaticce.
Vidi il mio interlocutore farsi più vicino e guardarmi
intensamente il volto, preso da chissà quale ragionamento su
di
me.
Per favore, non osservarmi così. Io non sono come pensi, non
lo sono. Sono una ragazza normale come tante altre.
"Ma sì, invece." Una sua mano afferrò la mia, nel
frattempo che le nostre spalle si toccarono appena, data la posizione
che ci pose alla stessa altezza. "Le sue incredibili
capacità e
il suo continuare a metterle in dubbio, non mostrando alcuna fiducia in
se stessa. La protagonista è sorprendentemente uguale a te."
Una risatina nervosa uscì fuori dalle mie labbra.
"Ah, è a questo che ti riferivi? No perché,
pensavo... non importa... non siamo ancora a quel punto del libro."
Senza sapere come mi trovai completamente girata dalla sua parte; i
nostri visi talmente vicini da poterci
guardare negli occhi.
Quello, probabilmente, era il primo contatto che ebbi con qualcuno, per
così dire, simile a me.
"Ho da poco fondato un club." Proseguì la voce con fermezza.
"E
ho bisogno di qualcuno per portarlo avanti. Tu sei la persona giusta,
lo sento. Vuoi farne parte?"
Abbassai il mento a disagio per colpa di quei occhi verde smeraldo.
"Uuhh.."
Mi sentii male improvvisamente, come se mille spini mi bucassero lo
stomaco nel medesimo istante.
Era impossibile per me, non ero adatta per quei luoghi.
La sua mano raggiunse una delle mie ciocche laterali, accarezzandola
dall'alto verso il basso. Mantenendo il contatto visivo il suo mento si
inclinò deciso e la sua bocca di rosa mi sorrise.
"Pensaci, ti darò un posto dove stare. Un luogo dove potrai
leggere senza che tu venga guardata male, un ambiente dove potrai
essere te stessa."
Nei suoi occhi notai un qualcosa di pericoloso. Io stessa non ero il
tipo di persona più raccomandabile a cui avvicinarsi, ma lei
era
differente da me: emanava un'aura nociva, pur mantenendo un
atteggiamento candido mascherato da un falso sorriso.
Del resto i libri mi avevano insegnato anche questo.
Eppure la sua proposta, alle mie orecchie, risultò fin
troppo invitante per essere ignorata.
"Benvenuta nel club di letteratura."
"Sciocco!"
"Credevi forse di essere stato tu il primo a fare un complimento a
Yuri?"
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