“D’ora in poi, noi due potremmo
non rivederci più”.
Parole che non potevano essere
vere. Non capivo, non riuscivo a capire. Perché? Perché così all’improvviso?
Perché proprio adesso... proprio adesso che io...?
Serrai i pugni e abbassai lo
sguardo, mentre gli occhi mi si facevano lucidi.
«Ti odio» sussurrai, a denti
stretti.
In silenzio, lui incassò il
colpo e il suo volto si oscurò. Probabilmente si era aspettato una reazione del genere fin
dall’inizio.
«Ti odio!» ripetei, alzando la
voce, e mi scagliai contro di lui con l’intenzione di dargli uno schiaffo.
Non lo feci. La mia mano esitò e
andò a stringere la stoffa sulla sua spalla, mentre appoggiavo la fronte sul
suo petto e le lacrime cominciavano a scorrere.
«Sei... sei la persona che odio
di più al mondo!» continuai, cercando di tenere a freno i singhiozzi «Mi
confondi, giochi con i miei sentimenti senza mai mostrarmi i tuoi. Fai sempre
tutto di testa tua, e non ti importa di quanto gli altri possano soffrire per
questo, se lo ritieni giusto. Mi stai vicino un giorno e quello dopo sei già
sparito. Per quanto mi sforzi, non riesco mai a capirti del tutto».
Non puoi, non puoi... Che coraggio hai, per lasciarmi qui da sola?
«Che cosa vuoi da me? Che resti
qui ad aspettare, mentre tu sparisci di nuovo chissà dove? Non ti importa
proprio niente di me? Dei miei sentimenti? Non ti importa di chi potrei
innamorarmi mentre tu non ci sei? Eh? »
Ero furiosa, non ne volevo
sapere più niente di lui. Voleva andarsene a cercare suo padre? Che facesse
pure. Eppure, nonostante ne fossi così convinta, rimanevo lì a piangere, e non
riuscivo a lasciarlo andare.
E’ davvero così divertente, distruggere le mie illusioni?
Sentii sulla testa il tocco
della sua mano.
«Amu» sospirò solamente, e il
suo mi parve quasi un tono di condiscendenza.
«Sta’ zitto» lo interruppi,
brusca.
Non volevo sentire una sola
parola di ciò che aveva da dire. Non una singola parola. Non un unico suono che
potesse farmi cambiare idea.
«Ora mi dirai che ho
frainteso tutto, vero? Che per te io sono solo una bambina e che, se anche
provassi qualcosa per me, sarebbe sbagliato, non è così? Tutto “per
proteggermi” o per il tuo stupido orgoglio. Probabilmente ti giustificherai con
te stesso dicendoti che è meglio che io non abbia a che fare con te. Ma è passato
il tempo in cui cadevo in questi tuoi giochetti, Ikuto. Prendermi in giro in
questo modo non ti servirà a nulla».
Se solo per una volta mi dicessi la verità... se per una volta mi
lasciassi capire cosa stai pensando...
«Perché ormai ce l’hai fatta,
sai» alzai lo sguardo con un mezzo sorriso, senza ancora riuscire a smettere di
piangere «Alla fine... mi hai fatta innamorare di te!»
Percepii distintamente il suo
corpo irrigidirsi, ma non m’importava. Dovevo finire quello che avevo iniziato.
«Quindi, per una volta, prenditi
le tue responsabilità. Se adesso sto male, è colpa tua» mi tremava la voce
«Avevi promesso che mi avresti protetta, ricordi? Una volta tanto, ci avevo
creduto. Intendi partire comunque?» chiesi, combattiva.
Ancora una volta, mi volterai le spalle e te ne andrai, portato via
dalla tua Luna incostante e bugiarda...
Non ce la facevo più, le gambe
mi tremavano e il cuore batteva troppo forte. Non riuscivo neanche più a
piangere.
Non mi interessava veramente una
risposta. Volevo solo tornare indietro a quell’istante di felicità, prima che
tutto si rovinasse così. Desideravo che lui non avesse mai pronunciato quelle
parole. Perché era così difficile capire che aveva mandato in frantumi il mio
unico, vero desiderio nel momento stesso in cui l’avevo scoperto?
«Amu» sospirò di nuovo Ikuto.
«Ho detto che non voglio
ascoltarti»
«E invece lo farai». Il suo tono
era perentorio, non riuscii ad oppormi.
Mi guardò negli occhi,
asciugandomi le lacrime dal viso con il dorso della mano.
Sorrise.
«Sai... beh, non so bene come
dirtelo, dopo tutte le cose carine che hai detto finora, però...»
Il suo sguardo vagò, incerto e
imbarazzato, per qualche secondo, per poi posarsi nuovamente sui miei occhi.
Quando si avvicinò, il mio cuore
prese a battere all’impazzata.
«Vedi, il fatto è che...»
In futuro, Ikuto mi disse che la
sua intenzione era stata di sussurrarmi all’orecchio ciò che aveva da dire, ma
non era riuscito proprio a resistere.
Così era volato via il mio primo
bacio, rimastomi impresso nella mente per sempre, grazie al sussurro che
l’aveva seguito, un attimo dopo.
«...io non ho mai detto che non
ti avrei portata con me».