Capitolo
6. Martingala
Parte
II
Il
giorno della gara era arrivato più in fretta del previsto.
Casa
Stilinski era ancora agghindata a festa per Natale, ci aveva pensato
Melissa, si era impegnata tanto... forse anche troppo. Persino la
soffitta di Stiles era piena di luci colorate e statuine di angeli.
Era
lì che Malia l'aveva raggiunto, in netto anticipo, mentre
lui si
stava vestendo.
I
loro genitori, che nel frattempo si erano conosciuti, brindavano di
sotto come vecchi amici, uniti dalla speranza comune di vedere Peter
finalmente sconfitto.
Stiles
non si mostrò affatto sorpreso di vederla.
«Mi aiuti a scegliere
la cravatta?» le chiese saltando tutti gli inutili
convenevoli.
E
così fece lei, annuendo e prendendo una cravatta scura dalla
scatola
sul letto.
Erano
così vicini che sentiva il suo respiro sul viso: sapeva di
menta
piperita. Le sarebbe bastato alzarsi in punta di piedi per baciarlo,
ma lui non era come gli altri e non poteva rischiare di rovinare
tutto. Si era ripromessa di aspettare, di non agire, di non parlare,
di non lasciarlo entrare.
Lui
però non le rendeva di certo facile il compito.
«Cosa
indossi là sotto?» domandò sfiorando il
cappotto nero che le
arrivava alle caviglie.
Malia
sentì un brivido un lungo la schiena e gli rivolse
un'occhiataccia,
continuando invece ad annodargli la cravatta. Le tremavano le mani e
al terzo tentativo si arrese e la gettò sul letto.
«Dannazione,
fa schifo!» esclamò nervosa.
«E
allora niente cravatta» disse lui mettendosi la giacca.
Stava
bene, il ballo lo aveva modellato, aveva le spalle più
larghe e la
vita più stretta di quando si erano conosciuti. La camicia
bianca e
il completo scuro gli cadevano a pennello. Per l'occasione aveva
anche tagliato i capelli e accorciato la barba, mettendo
così in
risalto il volto affilato.
Con
una ventiquattrore e un paio di occhiali lo avrebbe potuto scambiare
per un uomo d'affari di successo. Eppure lei sapeva che l'avrebbe
amato anche con trenta chili in più e la sua orrenda maglia
da
football di DeSean Jackson.
«Dai
sarà fantastico, ci sarà Lydia. Si
ricucirà tutto, è scritto nel
destino» disse con uno strano sorriso, lo stesso che aveva
stampato
in faccia da quando aveva accettato di prendere parte alla scommessa,
come se sapesse qualcosa che lei ignorava. O forse era solo la sua
immaginazione.
«Tutto
bene?» le mise le mani sulle spalle e la guardò
dritto negli occhi.
«Non avere le ginocchia molli, abbiamo un ballo da fare,
è una
martingala, concentrati».
«Sono
concentrata» strinse i pugni per non dare a vedere di essere
in
ansia, ma la nausea non voleva saperne di andare via.
«E
allora andiamo».
Il
Benjamin Franklin Hotel le sembrò più sontuoso e
imponente del
solito, la sua hall in marmo e stoffe pregiate erano lì per
ricordarle che non valeva abbastanza e avrebbe perso.
Avrebbe
perso tutto.
Gli
altri partecipanti alla gara erano già arrivati e stavano
ripassando
i passi nei loro abiti luccicanti e striminziti, i corpi scolpiti da
anni di duri allenamenti e i movimenti fluidi come l'acqua.
La
gola di Malia si chiuse in una morsa e d'istinto strinse la mano di
Stiles, mentre lui rassicurava suo padre e Derek e il dottor Deaton.
Erano tutti lì a sostenerli, mancavano solo sua sorella e
Scott.
«Stiles,
non dobbiamo far altro che avere un cinque. Dovresti restare qui con
me a guardare la partita» disse Noah a suo figlio e il sangue
le
andò subito alla testa.
«Per
gli Eagles è meglio quando Stiles è con me,
l'abbiamo già
chiarito» disse con asprezza.
Ci
pensò Stiles a raffreddare gli animi dicendo che sarebbe
andata
bene. Lei non riusciva a capire come facesse a mantenere la calma, ma
finché erano insieme aveva poca importanza, le bastava
averlo vicino
a infonderle sicurezza.
Si
allontanarono dal resto del gruppo per andare a iscriversi alla gara.
«E
questa cos'è?» le chiese lui sollevando le mani
ancora intrecciate.
«Credevo
fossi stato tu» rispose con lo sguardo fisso davanti a
sé.
«Io?
Credevo fossi stata tu, ma che diamine, tanto stiamo per ballare, chi
se ne frega».
Salirono
su per le scale e raggiunsero il corridoio dove si tenevano le
iscrizioni.
«Voglio
che ti ricordi di tutte le cose buone che abbiamo» disse
più a se
stessa che a lui.
«Certo
che mi ricordo. Sicura di stare bene?».
«Sì,
tu registraci, io vado a cercare Allison».
Fece
il giro del piano e guardò giù in cerca di sua
sorella, ma non
dovette cercare molto perché l'abito blu oceano e i capelli
rossi di
una certa persona catturarono la sua attenzione.
Lydia
era davvero lì, accompagnata da Allison, Scott e il
poliziotto
Whittemore, che per l'occasione aveva indossato lo smoking.
Al
solito si muoveva leggiadra, a due metri da terra, i lunghi capelli
rossi che ricadevano in morbidi boccoli sulle spalle e la pelle
bianca come il latte. Una sorta di creatura mitologica, di quelle che
che ammaliavano i poveri e ingenui viandanti, per poi mangiare loro
il cuore.
Malia
sentì le forze venire meno e le venne voglia di piangere e
correre
via, ma Allison la vide e indicò a Lydia l'entrata della
sala dove
si sarebbe tenuta la competizione, poi si diresse su per le scale
assieme a Scott. Era troppo tardi per scappare.
«Malia,
come stai? Ti senti pronta?» disse Allison con il suo solito
tono
stucchevole.
«Ma
che cazzo hai fatto?» sussurrò a denti stretti,
incapace di
trattenere le lacrime di rabbia.
«Tesoro
ti prego, calmati, devi restare calma» le mise una mano sulla
spalla.
«Tu
vuoi vedermi morta, vuoi vedermi morta» avrebbe urlato, ma
aveva la
gola chiusa e l'aria passava a stento, quindi quello che ne
uscì fu
un patetico suono strozzato.
«Malia,
ti prego non fare scenate. Se lei vede quanto sta migliorando, forse
ritira l'ingiunzione, lo sai bene».
«Me
l'ha detto anche Stiles,» intervenne Scott «non
bisogna mai gettare
un matrimonio dalla finestra».
«Oh
mio Dio, oh mio Dio... no, non l'ha detto, non l'ha detto»
scosse la
testa, troppo confusa per ragionare. Sapeva che Stiles pensava a
Lydia, ma sentirselo dire da altri era diverso, doloroso.
«Sì,
l'ha detto parecchie volte. Malia, questa è la sua
occasione, devi
dargli un'occasione».
Scansò
la coppia e scese giù per le scale. La porta principale
aveva una
certa attrattiva, ma vide Noah, Derek e Peter nella hall, davanti al
televisore che trasmetteva in diretta la partita degli Eagles.
Pensò
alla delusione nei loro occhi, alla felicità in quelli di
Peter per
aver vinto in modo così facile, pensò a quanti
avrebbero detto che
la pazza figlia di Henry aveva rovinato la vita dell'ex sceriffo e
allora si decise a entrare in sala.
La
gara era già iniziata, i ballerini erano più
bravi di quanto si
sarebbe mai aspettata. Aveva bisogno di un aiuto esterno per
affrontare quella serata di merda.
Ignorò
i tavoli, non voleva rischiare di vedere Lydia, e si diresse in
fondo, dritta verso il bar.
C'era
uno sgabello libero accanto a un damerino in smoking e farfallino,
chiese una vodka al barista. Il suo tono doveva essere davvero
disperato, perché il cretino al suo fianco la
guardò come un leone
guarda una gazzella nella savana. Non sapeva che era lei la
predatrice da quelle parti.
«Ne
vuoi un'altra?» le domandò leccandosi le labbra.
Era
pronta a rifiutare, ma Stiles entrò in sala proprio in quel
momento.
«Certo,
perché no?»
*
Aveva
perso di vista Malia e ora non riusciva più a trovarla.
Aveva
chiesto a suo padre, ma lui non l'aveva vista nemmeno passare,
così
dopo un giro veloce dei corridoi era entrato nella sala dove si stava
già svolgendo la competizione.
Era
tutto buio, fatta eccezione per le ghirlande di Natale appese in alto
e per i fari che illuminavano la pista. Due ballerini stavano dando
il meglio di sé in un vortice di lustrini neri e dorati.
I
tavoli erano quasi tutti al completo, Stiles si guardò
intorno alla
ricerca della sua compagna di ballo, si fece strada tra le persone in
piedi e poi la vide: Lydia era lì, seduta tra Allison e
Scott.
Guardava
lo spettacolo con interesse, attorcigliando una ciocca di capelli tra
le dita e sorseggiando un drink.
Ebbe
un leggero tuffo al cuore, come se una lama gelida gli avesse
attraversato il petto.
Era
bella come la ricordava, ma aveva immaginato per così tanto
tempo
quel momento che viverlo fu quasi deludente. Le sue intenzioni e i
suoi sentimenti erano cambiati, lui era cambiato.
Si
spostò per poterla guardare più da vicino, i loro
sguardi
s'incrociarono, lei però non lo riconobbe.
Stiles
sorrise con amarezza e riprese a perlustrare la sala, vide che
Melissa gli faceva cenno da uno dei tavoli. Accanto a lei erano
seduti il dottor Deaton e sua moglie e i genitori di Malia.
Melissa
lo tirò giù per una manica e gli parlò
all'orecchio per sovrastare
la musica.
«Dov'è
lei?»
«Non
lo so, la stavo cercando».
«Devi
trovarla! Gli Eagles sono in vantaggio».
«Cosa?
Davvero?!» chiese e in risposta Melissa gli mostrò
i risultati sul
cellulare.
Se
gli Eagles avessero vinto e lui e Malia avessero raggiunto un
punteggio di 5, suo padre avrebbe recuperato i soldi persi e avrebbe
potuto aprire finalmente il suo ristorante. Non poteva arrendersi.
Fece
un giro della sala, poi l'occhio gli cadde sul bar in fondo.
Lì,
sotto una luce violacea, c'era seduta Malia. Beveva e ciarlava con un
tizio in smoking, come una qualsiasi persona non coinvolta nella
gara.
Stiles
si fece spazio tra il piccolo gruppo di persone che facevano la fila
per prendere qualcosa da bere, era positivo, era una roccia, non
avrebbe spaccato la faccia al tizio se non l'avesse provocato.
«Ehi,
che stai facendo?» si rivolse a Malia, i nervi a fior di
pelle.
«Oh,
ciao Stiles».
«Sta
bene amico, è con me» s'intromise l'altro.
«Sta
bene? Senti, perché non provi a stare zitto?» lo
fulminò con lo
sguardo e quello indietreggiò alzando le mani in segno di
resa.
«Quanti
te ne sei scolati?»
«Ho
bevuto due vodka» disse sprezzante.
«Senti,
non so che scelte hai fatto, ma ci siamo».
«Siamo
in cosa?»
Stava
per rispondere, quando il presentatore annunciò che i
prossimi ad
esibirsi erano proprio loro.
«Sai,
pensavo fossi la cosa migliore che mi fosse mai capitata, ma ora
penso che potresti essere la peggiore invece, e mi pento di averti
mai incontrato» gli disse seria e arrabbiata.
Nonostante
il tono e la circostanza erano le parole più belle e sincere
che gli
avesse mai rivolto, però non c'era tempo restare a parlarne,
era il
loro turno.
«Buon
per te, forza balliamo» disse e le mise una mano dietro la
schiena
per accompagnarla.
Malia
non oppose resistenza - complice forse l'alcol -, si fece guidare
fino al centro della sala e lasciò che Stiles le sfilasse
via il
cappotto.
Aveva
comprato quell'abito da più di una settimana, ma si era
rifiutata di
farglielo vedere, come una sposa prima delle nozze. E in effetti era
bianco come un vestito nuziale, con pochi lustrini nei punti giusti e
composto da un pantalone aderente e un top. Stiles sentì
un'altra
fitta al cuore, diversa da quella causatagli da Lydia, era calda e
gli riempiva il petto.
Un
applauso accolse l'inizio della loro esibizione, Stiles
guardò Malia
e Malia guardò Stiles, per darsi forza e coraggio a vicenda.
Gli
altri ballerini avevano messo in scena uno stile di ballo, eseguendo
alla perfezione i passi, con poche sbavature. Loro due però
erano
diversi, erano lontani da qualunque canone e distanti dal concetto di
“normalità” e riuscirono ad esprimere
tutto in quei pochi
minuti: la rabbia, la frustrazione, la voglia di non lasciarsi
abbattere, la passione che provavano l'uno per l'altra.
Stiles
voleva ancora ballare per Lydia, non per riconquistarla, ma per
dimostrarle che non aveva più bisogno di lei, che era andato
avanti.
E voleva farlo anche per Malia, per dichiararle il proprio amore.
Lo
stile di ballo e la musica cambiarono quattro volte, dal merengue al
valzer lento, e alla fine giunsero al momento tanto temuto, il passo
forte, quello che non avevano finito di mettere a punto.
Stiles
si abbassò e si mise in posizione, Malia prese la rincorsa e
gli
andò incontro.
Era
riuscito a sollevarla quel tanto che bastava, ma lei era ancora
troppo rigida e le braccia di Stiles non erano abbastanza allenate,
così lei finì letteralmente seduta sulla sua
faccia.
Stiles
barcollò e fece qualche giravolta, il viso nascosto tra le
gambe di
Malia e mille pensieri poco casti per la testa, finché lei
non prese
l'iniziativa e, puntellandosi sulle sue spalle, scivolò
giù.
Sorrideva divertita e lui ricambiò, come se non ci fossero
persone
in imbarazzo attorno a loro, come se quella non fosse una pista da
ballo, ma la sala in cui si erano allenati per due mesi.
Fecero
qualche altro passo di tango e finirono l'esibizione uno tra le
braccia dell'altra.
Ci
fu silenzio e poi di nuovo applausi, ce l'avevano fatta, avevano
ballato fino alla fine e senza commettere troppi errori. Mancava solo
una cosa: il voto dei giudici.
Noah,
Derek e Peter li raggiunsero per ascoltare il verdetto finale.
«Bene,
passiamo ai voti» disse il presentatore al microfono.
«Abbiamo un
4.9, un 4.8, un 4.9 e infine un... 5.4, per una media finale di
5.0».
«Mi
dispiace ragazzi» disse uno dei concorrenti che aveva
già
gareggiato, vedendo i loro volti sotto shock.
«Gli Eagles hanno
battuto i Cowboys» disse Derek.
Avevano
vinto la martingala!
Le
urla di gioia esplosero come un fuoco d'artificio. Noah
abbracciò
Melissa e poi Derek e i genitori di Malia abbracciarono Scott e poi
il dottor Deaton. La loro reazione fu così esagerata che
persino il
presentatore si chiese cosa ci fosse da festeggiare per un misero 5.
Malia
nascose il viso nell'incavo del suo collo.
«Grazie,
sei fantastico» gli disse stringendolo forte.
Stiles
ricambiò la stretta, ma quando aprì gli occhi
vide Lydia
sorridergli, in piedi accanto al suo tavolo, con Jackson vicino che
lo fissava. Lei era indecisa sul da farsi e lui era stanco di essere
additato come il pazzo maniaco e violento con l'ingiunzione
restrittiva. A malincuore sciolse l'abbraccio di Malia e
andò verso
Lydia.
La
canzone del suo matrimonio non suonava più.
«Grazie
per essere venuta. Come stai?»
Lydia
s'irrigidì, sbatté un paio di volte i suoi grandi
occhi verdi e,
quando capì che lui non avrebbe dato di matto, si sciolse in
un
sorriso sollevato.
«Bene,
grazie. E tu?»
«Io
sto benissimo» si strinse nelle spalle.
«Si
vede, sembravi molto felice».
«Già,
chi l'avrebbe mai detto?»
«E
sei anche in forma, sei dimagrito molto» constatò
senza smettere di
sorridere.
Era
strano che quel sorriso non gli facesse più lo stesso
effetto, si
sentì disorientato.
«Ho
letto i tuoi libri, ho un atteggiamento positivo, prendo le medicine
e sono in terapia adesso».
Jackson
aveva seguito tutta la loro conversazione, era irritante,
così
Stiles fece una mossa azzardata.
Si avvicinò all'orecchio di
Lydia per sussurrarle le uniche parole che voleva dirle davvero.
«Noi
due non eravamo fatti per stare insieme. Lydia, voglio il
divorzio».
Non
aspettò di sentire la sua risposta, c'era una cosa che
doveva fare,
l'ultima parte del suo piano romantico da mettere in atto.
Tornò
indietro ma di Malia neanche l'ombra.
«Dov'è
Malia?» chiese a suo padre, senza smettere di cercarla con lo
sguardo.
Noah
scosse la testa contrariato.
«Se
n'è andata poco fa».
«Come
se n'è andata?! Dove?»
«Ti
dico una cosa. So che non vuoi ascoltare tuo padre, io non ascoltai
il mio, ma ti dico che devi dar retta ai segnali. Quando la vita ti
manda un momento come questo è un peccato se non l'afferri,
ti
perseguiterà sempre, come una maledizione. Hai una grande
sfida da
affrontare, proprio adesso, proprio qui! Quella ragazza ti ama, ti
ama davvero. Non so se Lydia ti abbia mai amato, ma certo come la
morte non ti ama ora! Quindi mi raccomando, Stiles, non fare
puttanate».
«Hai
finito?»
«Sì,
ma...»
«Grazie papà, ti voglio bene» gli diede
un bacio sulla
guancia e poi prese la giacca e scappò fuori.
*
Quando
Stiles aveva accettato di partecipare alla gara di ballo, pensava di
aver vinto.
Per
una volta nella sua vita avrebbe ottenuto qualcosa in cambio di un
favore, non ne sarebbe uscita a mani vuote.
In
realtà Stiles aveva preso ben più di quello che
le aveva chiesto e
non l'avrebbe mai saputo.
Avevano
vinto la scommessa, lui si stava riconciliando con sua moglie, il suo
compito era terminato. Malia doveva farsi da parte, anche se si
sentiva svuotata, anche se non vedeva alcuna luce alla fine di quel
tunnel.
Come
aveva potuto pensare, sperare, che qualcuno si sarebbe innamorato di
lei? Non valeva più di una notte, non era abbastanza per una
relazione. Era destinata al fallimento e ai rapporti usa e getta, lei
era la scala per raggiungere la cima.
Il
trucco le colava dentro gli occhi facendoli bruciare, si tolse le
ciglia finte e le gettò in strada.
La
sola idea di rivedere Stiles e Lydia insieme la uccideva, ma sapeva
già che sua sorella e sua madre avrebbero organizzato una
grande
festa, costringendola a partecipare.
E
la coppia di sposi l'avrebbe ringraziata, avrebbero fatto un brindisi
in suo onore... no, meglio farsi ricoverare lontano da quel triste
spettacolo.
Doveva
sfogarsi e poi andare in un bar a fare quello che le riusciva meglio:
autodistruggersi.
«EHI!»
urlò qualcuno a squarciagola proprio dietro di lei.
Si
voltò, nella speranza che fosse un tizio a caso per strada,
ma no,
quel “grazie” sarebbe arrivato prima del previsto.
E lei non
voleva sentirlo.
Corse
via da Stiles, nonostante le gambe non reggessero più.
Attraversò
due isolati, ma lui era sempre stato più veloce e la
raggiunse.
«Mi
vuoi lasciare in pace, per favore?» gridò
spingendolo via.
«Aspetta,
ho un'altra lettera» disse e tirò fuori una busta
dalla tasca.
«Ma
che cazzo ti è preso?! Dagliela tu stesso!»
«Senti,
non dovrai più rivedermi se la leggi, d'accordo?»
Ancora
quel sorriso strano, glielo avrebbe fatto sparire volentieri a suon
di pugni. E avrebbe distrutto quella lettera e tutte le lettere del
mondo, ma era ormai chiaro che non si sarebbe arreso facilmente, non
se c'era di mezzo proprio una dannata lettera.
Gliela
strappò di mano in malo modo. «Che grande
puttanata» disse
aprendola.
«Sì,
tu leggila».
«Cara
Malia...» la voce le morì in gola e
sentì le gambe tremare. Non
aveva il coraggio di andare oltre, ma il sorriso di Stiles, sempre
più ampio e gentile, la convinse a continuare.
«...so
che hai scritto tu la lettera. Il solo modo di assecondare la
mia...»
«...pazzia
era fare qualcosa di pazzo tu stessa. Grazie. Io ti amo»
finì lui
la frase.
«L'ho
saputo nel momento in cui ti ho conosciuto, mi dispiace che ci abbia
messo così tanto a capirlo, ero rimasto bloccato,
Stiles» continuò
a recitare quella lettera a memoria, come se l'avesse letta e riletta
centinaia di volte.
Malia
non seppe che dire, lo guardò smarrita, lasciando scorrere
le
lacrime.
«L'ho
scritta una settimana fa».
«L'hai
scritta una settimana fa?»
«Sì,
è così».
«E
mi hai fatto mentire per una settimana?»
«Cercavo
di essere romantico».
«E...
e mi ami?» gli chiese con diffidenza, come se si aspettasse
uno
schiaffo da un momento all'altro, ma Stiles annuì senza
smettere di
sorridere.
«Sì,
ti amo».
«D'accordo».
La
barriera che credeva li separasse si sbriciolò davanti a
sé, Malia
si aggrappò alle spalle di Stiles e incontrò le
sue labbra. Il
bacio più dolce e atteso di sempre, capace di scaldarle
l'anima e
mettere pace e ordine nel suo cuore.
*
“12
febbraio
Non
aggiorno questo diario da un po', ma sono successe diverse cose.
Lydia
ha ritirato l'ingiunzione e ora stiamo divorziando ufficialmente. Mio
padre continua a scommettere con Peter, ma senza esagerare, il
ristorante sta per essere aperto. E poi si è finalmente
deciso a
fare il grande passo con Melissa e lei si è trasferita a
casa
nostra. Scott non l'ha presa troppo bene all'inizio, ma l'idea di
avere un fratello non gli dispiace.
E
io e Malia? Be' non posso descriverlo a parole, non sono molto bravo
in questo.
Penso
però a tutto quello che gli altri hanno fatto per me e mi
sento tipo
molto fortunato.
Il
mondo ti spezza il cuore in ogni modo immaginabile, questo è
garantito. E io non so come fare a spiegare questa cosa, né
la
pazzia che è dentro di me e dentro gli altri, ma indovina un
po'?
Domenica
è di nuovo il mio giorno preferito.”
FINE.
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