1.No Roots
Ciao
a tutti/e. Dopo anni senza scrivere, rieccomi qui. Mi appresto a
cominciare una nuova avventura con protagonista Shannon.
L'uscita del nuovo album America è stato un uragano
d'ispirazioni, che mi ha portato a rileggere la mia precedente storia
"I'm a selfish bastard, but at least I'm not alone", nella quale i
protagonisti erano Shannon ed Evelyn.
Quella che inizio oggi vuole essere un'ipotetico spin-off, un finale,
un continuo, chissà...
Se non avete letto l'altra storia, forse alcune cose non saranno chiare
sin da subito. Vi consiglio di andare a darci un'occhiata, giusto per
capire meglio la storia fra questi due personaggi, così
diversi
e così uguali, anche se non è strettamente
necessario
aver letto l'altra per leggere questa.
Rating arancione.
Vi consiglio, durante la lettura, di
ascoltare la canzone che vi lascerò all'inizio di ogni
capitolo.
Spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere!
Buona
lettura!
Baci, Flychick
- Do You Believe You Could Walk
On Water? -
No Roots
Estate.
La più bella stagione dell'anno. Un'estate californiana,
calda e
colorata. Le spiagge brulicavano di persone, le strade del centro erano
colme di turisti e di tutti coloro che volessero vedere coi propri
occhi la magia di quella metropoli dalle mille risorse, dalle mille
sfaccettature.
Quante cose erano cambiate.
Quante cose erano successe.
Evelyn
sospirò guardando il cielo azzurro. Attendeva questo giorno
da
settimane. Era seduta al bordo della piscina nel giardino della loro
casa, con un grande cappello di paglia in testa a proteggerla dal sole.
La loro casa. Si, lo era sulla carta. Ma non era mai stata il loro
nido. Loro non avevano una casa, non avevano una dimora. La loro casa
non era mai stata sulla terraferma, non era mai stata un luogo fisso,
un punto preciso su di una mappa.
La loro casa era li, dentro alle
loro menti e ai loro sogni, dentro ai loro cuori, spesso costretti ad essere
lontani.
"Piano Jeremy, lascia stare tua
sorella!".
Jeremy.
Harper.
Quante
cose erano successe in pochissimi anni. L'uragano che Shannon aveva
originato nella sua testa e nella sua vita aveva trascinato con
sé molte cose, lasciandone alcune al passato e portando a
quelle
nuove un pizzico di follia. Era il suo tutto.
Evelyn non lavorava
più da Miranda e non abitava più con Natalia.
Quando
tutto il mondo venne a conoscenza del fatto che lei, proprio lei,
Evelyn Jones una semplice ragazza di Los Angeles aveva una relazione
con Shannon Leto, il negozio di
Miranda a Rodeo Drive era diventato un delirio.
Dove c'era Evelyn,
c'era Shannon. E magari Jared e Tomo, perché no. Questo
era il
ragionamento dei fans che avevano cominciato a presentarsi a Rodeo
Drive per riuscire ad avere una foto, un saluto o un autografo dei loro
beniamini. Inizialmente la cosa non sembrava un problema. La
curiosità della gente aveva apportato al fatturato dei due
negozi di Miranda una buona crescita, in particolare a quello del
negozio nel quale
lavorava Evelyn. Ma col tempo la situazione aveva cominciato a
diventare sempre più ingestibile, sempre più
caotica,
fino a raggiungere il punto di non ritorno: Evelyn scoprì di
essere incinta del suo primo figlio.
Lo sapevano le sue amiche,
Shannon, Miranda ed Emily. Nessun altro.
La
situazione era già di per sé stressante, il suo
lavoro la
faceva stare sempre in piedi, sempre di corsa, ed il caos che si andava
a creare giorno dopo giorno, mentre la sua pancia cresceva e tutta la
community ed i paparazzi si accorgevano che si, era incinta, Shannon
avrebbe avuto un erede, la rendeva ancora più debole, ancora
più vulnerabile. Non ce la faceva più.
Evelyn
si fece coraggio e decise di lasciare il lavoro. Miranda era spesso
dispotica e distaccata, ma dietro la sua maschera, Evelyn sapeva bene
che c'era una donna con un cuore grande. Una donna che, ancor prima che
Evelyn potesse parlare, sapeva già di che cosa voleva
parlarle.
Fu una scelta difficile lasciare le sue amiche e la sua vita, ma per la
sua salute e per il suo bambino, doveva farlo.
Non avrebbe mai creduto di
pensare e fare una cosa simile, ma seguire Shannon nei
suoi viaggi attorno al mondo sembrava forse la scelta migliore in quel
momento. Forse
con lui sarebbe stata più tranquilla.
Sempre
insieme. Sempre. Era troppo bello per essere vero. Ed infatti
Evelyn, dopo l'ennesimo viaggio, dopo l'ennesimo aereo preso di corsa,
non resse lo stress e fu necessario per lei essere ricoverata in un
ospedale di Barcellona, per poi ritornare a Los Angeles e restarci.
Shannon non era certo il tipo da lasciarsi abbattere, non era certo
quello che davanti ad un problema preferiva lavarsene le mani. Aveva
subito fatto in modo di trovare una casa, una casa bellissima, nella
quale lei avrebbe potuto vivere e presso la quale lui sarebbe potuto
tornare ogni volta che un leg del Love,
Lust, Faith + Dreams Tour
finiva.
Si, erano stati anni molto
intensi. Sempre vissuti in corsia di sorpasso. Sempre vissuti giorno
per giorno. Momento per momento.
Studio City non era male, era un
quartiere molto moderno, abitato da
moltissime celebrità, ma ciò che contava era il
fatto che
Evelyn fosse vicina a Constance, elettrizzata dal fatto di diventare
finalmente nonna, e alla casa che Shannon e Jared avevano condiviso per
tutti quegli anni.
Prendersi
cura del piccolo Jeremy, il regalo più bello che Shannon le
avesse mai fatto, le donava ogni giorno un'emozione nuova. Non aveva
mai avuto granché spirito materno, non aveva mai desiderato
figli a tutti i costi. Jeremy era semplicemente arrivato,
così,
da un momento all'altro. Aveva portato sgomento, gioia, stupore e
novità nella sua vita. La presenza discontinua di Shannon
nelle
loro vite era sicuramente la mancanza più grande per lei e
per
Jeremy, che poco dopo aver compiuto un anno, ricevette la notizia che
la pancia della mamma non era così grande perché
aveva
mangiato troppe fette della sua torta di compleanno, ma era
perché la cicogna stava per portare, di li a pochi mesi, la
piccola Harper. Era Luglio, un'estate calda, esattamente come quella
che sembrava incominciare in quel preciso istante.
Evelyn
prese l'iPhone, alzò il braccio puntando la fotocamera su
sé stessa cercando di trarre la luce migliore.
Scattò.
Fare la mamma non era il suo
unico lavoro. Dopo essersi licenziata aveva dovuto reinventarsi.
Indossava
un elegantissimo costume intero rosso, sgambato, come
dettava la moda per quell'estate. I due lembi di lucente lycra rossa
che le coprivano il seno allacciati dietro al collo. I fluenti capelli
rossi le cadevano sulle spalle ancora chiare.
Era meravigliosa.
Scelse
il filtro migliore da applicare alla foto, pronta per essere caricata
su Instagram. Qualche hashtag, il tag del brand del costume e del
cappello di paglia, una frase semplice.
Done
"Mamma, mamma."
"Dimmi Harper."
Evelyn distolse subito
l'attezione dall'iPhone.
"Leo non può fare il bagno in piscina?"
"Tesoro no, Leo è un
gatto. Non un pesce." e le baciò la testolina bagnata.
Harper
non sembrò delusa dalla risposta, aveva già in
mente a
cosa giocare in alternativa. Corse verso la piscina e con un salto
piuttosto goffo si tuffò in acqua.
Si,
si poteva dire che stesse facendo la bella vita. Sicuramente era la
vita che tante persone sognavano. Una casa meravigliosa. Un lavoro che
le dava indipendenza. Due figli bellissimi. Ma Shannon era sempre stato
la sua più grande mancanza nella vita di tutti i giorni. Si
vedevano poco, a volte una volta alla settimana, a volte una volta al
mese, o come in quel momento, dopo mesi. Non era sempre Shannon a
tornare da loro, a volte erano loro ad andare da lui, in qualunque
parte del mondo fosse, ma questo accadeva abbastanza di rado vista
l'età dei bambini.
Jeremy
e Harper erano cresciuti così. Con mamma Evelyn.
Papà
andava e veniva, gli portava regali, FaceTime era il loro canale di
comunicazione più frequente. Soltanto mentre Shannon era a
Los
Angeles per lavorare all'ultimo album, America, avevano
avuto modo di stare veramente col loro papà.
Il telefono tintinnò.
Posso chiamarti?
Era Nat. Evelyn rise.
Si certo.
Non ci volle molto, solo un nano
secondo.
Nat
calling
swipe to
answer
"Pronto?"
"Lo voglio assolutamente!"
"Oh, ciao Nat. Anche io sono
contenta di sentirti. In effetti, non ci sentivamo da stamattina."
"Voglio assolutamente quel
costume, quando esce??"
"Tranquilla Nat, da domani lo
trovi sul sito."
"Ti sta una favola!"
"Grazie, sono sicura che sulla
tua pelle abbronzata starà ancora meglio. Con Brandon tutto
ok?"
Eh
si. Natalia si era finalmente fidanzata. E con nientepopodimeno che...
Brandon! Il loro collega. Ed ora vivevano insieme in quello che era
stato, fino a qualche anno prima, l'appartamento di Nat e Evelyn, a
Westwood.
"Tutto ok, tutto solito. Andiamo
al lavoro, torniamo, ceniamo, scopiamo, dormiamo e via così
tutti i giorni."
Evelyn
scoppiò a ridere. Nat era rimasta la stessa di sempre.
L'animo
latino, la lingua biforcuta, il cuore grande. La loro amicizia era
perdurata negli anni, e mai e poi mai si sarebbe potuta sciogliere. Le
era sempre stata vicino, anche durante le due gravidanze.
"Hahaha, ok, ora che so che sei
sessualmente attiva sono molto più tranquilla."
"A proposito, Shannon quando
torna?"
Il cancello automatico si
aprì.
Una
lucidissima Range Rover nera entrò velocemente, percorrendo
il
sentiero che dava al garage e facendo girare le teste di Evelyn e dei
bambini.
I
30 Seconds to Mars erano nel bel mezzo del leg europeo. L'ultima data
era stata Colonia, in Germania, due giorni prima. Shannon aveva deciso
di tornare e di passare del tempo con Eve e i bambini. Sarebbe dovuto
ritornare in Europa entro il 26.
Harper e Jeremy uscirono dalla
piscina e corsero verso di lui.
"Piano Harper!" disse Evelyn
alzandosi, "E' arrivato ora Nat, ci sentiamo più tardi."
"Ok bambola, a dopo. Un bacio."
Shannon,
visivamente provato, scese dalla macchina, ma non appena si accorse che
i bimbi stavano correndo verso di lui la sua espressione
cambiò
immediatamente. Aprì le braccia e sorrise, inginocchiandosi
aspettando che lo abbracciassero. Non gli importava che fossero bagnati
fradici.
Evelyn osservò la
scena, scattando una bellissima foto.
-Quanto mi sei mancato, amore
mio.-
Eccoci.
Spero di avervi incuriositi. Vi lascio il link a qualche immagine qui
di seguito, in modo che le parole possano avere una forma
più
concreta.
Spero
di leggere presto la vostra opinione.
Baci, Flychick
Evelyn
Jeremy
Harper
|