Prima che
iniziate a leggere voglio fare una premessa:
questa storia, come potete vedere, appartiene a una serie,
“Deviant Team
-Madness is Everywhere”.
Questa
è una serie multifandom con storielle
cronologicamente scollegate, ambientate nei fandom di Transformers, di
Kinnikuman e ora anche di Dragon Ball, come vedete :’D
Ciò
che collega queste storie sono i personaggi, OC nate
come cybertroniane (Transformers) che in seguito ho
“umanizzato” ed esportato
qui e là, perché il disagio
da colore
rosa e da PDBDC che le accompagna sta bene un po’ovunque.
Cosa comporta
questo a livello di trama? Nulla di rilevante,
a parte età elevate delle quali verrà solo
accennato, così come in un’occasione
si parlerà di una guerra passata (ossia quella che nel canon
ha distrutto
Cybertron).
Desumo che
molti abbiano già chiuso tutto una volta arrivati
a leggere fin qui -e con queste premesse vi capisco :’D-
dunque niente, auguro
buona lettura ai coraggiosi che sono rimasti :’D
A questo <<< link
>>> trovate un'immagine di Deathstar e Mintaka
:)
Capitolo
1
(Ovvero:
di come una lista
della spesa abbia causato una serie di più o meno sfortunati
eventi)
«CORRIIIII! Corri
-corri -corri -corriiiiii!»
«Lo
sto facendo!»
Un vecchio
proverbio terrestre recita che “chi non ha buona
testa, ha buone gambe”: sebbene Deathstar e Mintaka non
fossero due donne
terrestri -l’aspetto umano traeva in inganno- era indubbio
che tale modo di
dire si confacesse perfettamente a quella coppia di amiche perennemente
in
corsa.
In corsa contro
il tempo perché spesso erano in ritardo, in
corsa verso un qualsiasi mezzo pubblico che rischiavano di perdere per
ragioni
più o meno assurde…
«FERMATEVI!»
O, come in quel
caso, “in corsa” per sfuggire a una banda di
contrabbandieri di scoiattoli intenzionati a catturarle per far loro la
pelle.
«Perché
dicono sempre “Fermatevi”?! Cioè,
pensano davvero
che se ci ordinano di fermarci noi ci metteremo qui buone a farci
massacrare?
Dove è il senso?!» gridò Deathstar,
continuando a stringere la
mano di Mintaka e a farsi trascinare lungo le vie di quel bel quartiere
residenziale «Dove diavlo è?!»
«Effettivamente
questa cosa è priva di ogni senso logico e
meriterebbe un’indagine, però ci penseremo dopo,
quelli si stanno avvicinando
sempre di più!» esclamò Mintaka
«Ecco! Prendiamo queste scale!»
Erano le scale
che portavano alla metropolitana, anche se
Mintaka aveva deciso di imboccare senza neppure saperlo: erano sul
pianeta da
un po’ ma non erano ancora molto pratiche del significato dei
cartelli, né
c’era molto tempo per guardarli!
«Mintà
non so se sia un buona idea perché sai che rapporto
abbiamo io e le scaleEEEEH!»
gridò
Deathstar, inciampando e finendo col volare giù dalle scale
trascinandosi
appresso Mintaka.
In tutto
ciò non smise mai di stringere la scatola che si
portava appresso da prima che si trovassero coinvolte in
quell’inseguimento con
i contrabbandieri di scoiattoli, come se fosse stata il contenitore di
chissà
quale tesoro.
«MORIREMOOOOO!»
urlarono le due, come sempre si ritrovavano a fare in situazioni
analoghe.
Un solo
pensiero attraversò la mente di Deathstar in quel
frangente: “Ma quei cosi chiamati
pinguini hanno le ginocchia oppure no?”.
Non era il
massimo come ultimo pensiero ma era quel che
passava in convento.
Poi
però rimbalzarono entrambe su un
“qualcosa” non meglio
definito, un qualcosa di grosso, morbido e rosa, che le
scagliò all’interno
della porta aperta del vagone.
«’Taka…
forse non moriamo» osservò Deathstar.
«Dov’è
che siamo rimbalzate di precis… oh!»
esclamò l’altra
donna «Mi sa che ho capito dove. Sì, la
consistenza che sembra avere il suo
corpo lo rende plausibile».
Trattavasi di
un passante anch’egli decisamente poco
terrestre, grande, grosso e rosa, con un mantello viola e dei larghi
pantaloni
bianchi, che le stava guardando con aria confusa e un principio di
nervosismo
sul volto paffuto.
«Scusa,
cocco, è stato un incidente! Toh!»
esclamò
Deathstar, lanciando la scatola al passante «E
grazie!»
La porta si
chiuse, il treno partì e Majin Bu
aprì la scatola che aveva afferrato al volo.
«Oooooh!»
esclamò con un grosso sorriso, per poi leccarsi le
labbra «Tanti muffin tutti rosa!»
E fu
così che l’incidente venne dimenticato.
Deathstar e
Mintaka intanto avevano raggiunto una carrozza
del treno vuota e si erano stravaccate entrambe sui sedili esattamente
nella
stessa posizione.
Molti erano gli
aspetti in cui quelle due donne si
somigliavano: erano entrambe piuttosto alte e magre, presentavano
entrambe
iridi rosse e capelli neri -un caschetto con frangia Deathstar e una
sottile
treccia laterale Mintaka- erano vestite su per giù con lo
stesso stile
piuttosto “sportivo” e avevano entrambe una cuffia
in testa.
A cambiare
erano solo i colori degli abiti -un insieme di
nero, bianco e rosso per Deathstar e un insieme di grigio, nero e blu
per Mintaka-
e il tipo di trucco, che nel caso di Mintaka era un
po’più leggero.
«Avremmo
dovuto immaginare una cosa del genere quando siamo
arrivate lì e ci siamo accorte che non avevamo preso la
lista della spesa. Già!
Quando scendiamo?» domandò Mintaka.
«
Tanto ormai ci possiamo considerare ufficialmente perse,
quindi scendiamo alla prima fermata che ci ispira e che sia abbastanza
lontana
da quei tizi che ci inseguivano» spallucciò
l’altra donna «Nonché da
Stylequeen».
«Guarda
che tanto dovremo affrontarla lo stess-»
«Ssssh!
Non dirlo!» la interruppe Deathstar «Ci penseremo
dopo. Magari domani, visto che è sera. Comunque la colpa
sua, poteva andare lei
a fare la spesa invece di starsene a casa a farsi le unghie, come se
non
sapesse benissimo che noi due sappiamo quando usciamo ma non quando
torniamo!»
«Sempre
se torniamo».
«Ecco.
‘Taka?»
«Dica».
Deathstar
aggrottò la fronte. «Come abbiamo a finire in un
inseguimento con una banda di contrabbandieri di scoiattoli?»
«Riflettendo
attentamente su cause ed effetti di tutto quel
che è capitato, credo di poter concludere che sia tutta
colpa della lista della
spesa!»
Mandate
dalla loro amica Stylequeen a fare la spesa,
Deathstar e Mintaka si erano accorte di non aver portato con loro la
lista solo
una volta giunte al supermercato.
Nessuna
delle due aveva avuto una gran voglia di tornare
indietro ed entrambe avevano ancora qualche problema a utilizzare
quegli arnesi
chiamati cellulari, motivo per cui avevano fatto spallucce e avevano
deciso di
comprare “qualcosa di rosa” -Stylequeen era
assolutamente fissata con quel
colore- al banco pasticceria, optando per una bella scatola piena di
muffin
rosa; a essa avevano aggiunto due pacchi di biscotti che poi avevano
divorato
lungo la strada del ritorno e delle mele riposte in una busta di carta.
Era
stato proprio mentre tornavano a casa lungo le strade
di quel quartiere pieno di case vacanza perlopiù vuote che
avevano notato i
movimenti inconsueti di un gruppo di uomini intenti a scaricare da un
furgone
una gabbia piena di scoiattoli.
Incuriosite
-“Mintà, ma che diavlo
stanno facendo quelli?”- si erano avvicinate un
po’,
riuscendo miracolosamente a non essere notate. Sembrava che i tizi
fossero
intenzionati a vendere quei poveri animaletti a gente che ne avrebbe
fatto pellicce:
una triste fine.
A
quel punto il sacco di carta ancora pieno di mele si
era rotto, una mela era rotolata accanto a un componente della banda
che stava
indietreggiando, lui era inciampato ed era piombato addosso alla
gabbia,
rompendone lo sportello.
Inutile
dire che gli scoiattoli si erano dati alla fuga…
e che Deathstar e Mintaka, la cui presenza purtroppo era stata
finalmente
notata, erano state costrette a fare lo stesso.
Se si
fossero portate appresso la lista della
spesa tutto questo non sarebbe mai successo, perché non
c’erano segnate delle
mele, però ormai il danno era fatto: la spesa era persa e
ormai si erano perse
anche loro.
Dagli
altoparlanti nel treno iniziò a uscire una musichetta
allegra per le due molto familiare.
«Adesso
siamo ancora più perse di quanto fossimo prima!»
esclamò Mintaka, avendo riconosciuto il Can-Can.
«Il
Can-Can ci perseguita!» concordò l’altra
donna,
scoppiando in una risata incredibilmente sonora «Si vede che
da sole non ci
perdevamo abbastanza bene e abbastanza spesso».
Era da diverso
tempo a quella parte che ascoltare il Can-Can
era diventato sinonimo di “dirigersi verso una destinazione
precisa e finire
invece con l’andare alla ricerca dell’Arca Perduta,
di solito con ostacoli e
casini degni dello stesso Indiana Jones”.
D’accordo,
le due donne erano sempre state tendenti a finire
nei guai e a perdersi, ma che adesso ci fosse quella canzone a fare da
sfondo
quasi ogni volta era particolarmente bizzarro.
Scesero dal
treno un paio di fermate prima del capolinea, e
una volta abbandonata la stazione della metro sbucarono in un quartiere
ben più
affollato di quello in cui si erano temporaneamente stabilite.
C’erano negozi e
locali lungo tutto il lato sinistro della via che stavano percorrendo,
mentre
l’altro lato era bagnato da un grosso fiume
dall’acqua limpida.
«Beh
dai, non è mica male» commentò
Deathstar.
«E
soprattutto non si vedono contrabbandieri di scoiattoli
in giro» aggiunse Mintaka.
«Ecco
sì, soprattutto quello…»
«Signorine!
Sì, dico proprio a voi!» le richiamò un
uomo con
la divisa del ristorante cui stava davanti «Siete una coppia
di sorelle, vero? Vi
faccio le mie congratulazioni, avete appena vinto la nostra famosa
super cena a
base di pesce!»
Non era la
prima volta che le scambiavano per sorelle, anche
se in realtà non avevano in comune neppure un parente di
quindicesimo grado, e
pur avendo divorato un pacco di biscotti a testa le due colsero al volo
l’occasione: un pasto gratis non si rifiutava mai.
Vennero fatte
accomodare in una saletta a parte con due soli
tavoli, occupata da soli tre commensali a parte loro…
«Lord
Beerus, ha già dimenticato come si fa? Per togliere la
carne dall’interno del crostaceo si utilizza questo
accessorio apposito… così»
disse Whis, facendo un esempio pratico «Visto?»
«Perché
un cibo così buono deve anche essere così scomodo
da
mangiare?» sospirò il dio «È
una seccatura».
«Però
ne vale la pena» sorrise Whis «Lady Bulma, anche il
cibo servito in questo locale è delizioso».
«Se
vi ho portati qui c’è una ragione»
replicò la donna,
sorridendo a sua volta «È un locale elegante, con
ottimo cibo e frequentato
solo da persone di un certo-»
«MA CHE DIAVLO È?!»
gridò una voce femminile, per poi scoppiare in una risata
assurda e ancor più
sonora del grido stesso «No, seriamente:
cos’è questo coso?»
Nessuno dei tre
prima di allora aveva fatto troppo caso alle
due donne che erano entrate nella sala, un
po’perché Beerus e Whis erano
occupati a mangiare -e Bulma a guardarli mangiare- e un
po’perché in un
ristorante il via vai di gente era perfettamente normale.
Quello che non
era normale era che una delle due donne fosse
salita sulla sedia per dare all’altra un’idea di
quanto fosse grande il pesce
che era stato portato loro.
«…
di un certo livello» borbottò Bulma, pensando di
aver
parlato troppo presto «Non immaginavo che potesse succedere
una cosa del
genere».
«Non
c’è problema, Lady Bulma, non è colpa
sua. Si ricordi
anche che io, nel tempo, mi sono abituato al signor Goku!»
disse l’angelo, facendo
spallucce «Possiamo continuare tranquillamente il nostro
pasto».
Beerus
però non era della stessa idea: aveva appena visto
qualcosa che lo intrigava molto, anzi, moltissimo.
“Quel
pesce arrosto è enorme, emana un odore squisito ed
è
sicuramente più facile da mangiare rispetto ai
crostacei!” pensò il Dio della
Distruzione, fissando il pesce con tanto d’occhi
“Dovrebbe essere sul mio
tavolo, non lì! Non è giusto!”
«Quando
hanno detto “super cena” io non pensavo che potesse
essere così» disse Mintaka «Chi ce la fa
a mangiare una cosa del
genere?»
Deathstar
saltò giù dalla sedia, si sedette e
iniziò a
dondolare. «Noi no di sicuro, nemmeno se non ci fossimo
strafogate di
biscotti!»
Si
voltò quasi per caso, e fu solo allora che notò
il
gattone viola con degli strani vestiti che era seduto al tavolo vicino
e che
stava divorando con gli occhi il loro pesce. Tipo bizzarro, ma non era
il
peggio che lei e Mintaka avessero visto e, soprattutto, sembrava molto
affamato.
«’Taka»
bisbigliò, indicandole Beerus con un’occhiata.
Mintaka rivolse
un attimo lo sguardo a Beerus, poi al pesce,
infine a Deathstar; dopo un’occhiata di intesa entrambe si
voltarono verso il
dio e sollevarono una mano, decise a richiamare la sua attenzione e
invitarlo
al proprio tavolo.
«Sì, accetto, grazie!»
urlò questi ancor prima che le due proferissero parola, e
dopo aver
letteralmente saltato il proprio tavolo con
un’agilità degna del testimonial di
Olio Cuore afferrò una sedia e raggiunse le due donne.
«Ma…
Lord Beerus…» allibì Bulma.
«Il
richiamo del pesce arrosto è stato troppo forte»
sospirò
Whis «O beh, vorrà dire che mangerò
anche la sua parte di crostacei».
«Ciao,
io sono Deathstar!» si presentò, tendendo la mano
a
Beerus.
«Io
Mintaka» disse l’altra, imitandola.
«Io
sono Lord Beerus» disse il dio, stringendo la mano a
entrambe. Aveva fretta di mangiare il pesce ma un minimo di buone
maniere era
doveroso «Fa piacere incontrare persone tanto gentili! Per lo
più questo è un
pianeta di rompiscatole, a salvarlo è il cibo».
«Sì,
e i rompiscatole peggiori sono i contrabbandieri di
scoiattoli» commentò Mintaka.
“Contrabbandieri
di… bah, meglio pensare al pesce” concluse
Beerus, dando l’assalto all’arrosto. «Voi
ragasHe…»
disse, con la bocca piena «Avreste dovuto pensarci bene rima
di ordinare una super cena. Non è per tutti!»
«Difatti
io e mia “sorella” l’abbiamo
vinta» ribatté
Deathstar, con una mezza risata.
«Un
bel colpo di fortuna!»
«Dopo
quel che è capitato stasera era il minimo! Siamo uscite
senza la lista della spesa e abbiamo comprato delle mele che poi hanno
fatto
cadere un contrabbandiere di scoiattoli sopra la gabbia, gli scoiattoli
sono
fuggiti, la banda ha iniziato a inseguirci, abbiamo preso le scale
della…
Mintaka, come si chiama?»
«Metropolitana,
‘Star».
«Ecco,
quella! Poi siamo inciampate, siamo volate giù dai
gradini, siamo rimbalzate su un tizio rosa gommoso grosso
così, siamo finite in
un vagone aperto e niente, alla fine ci siamo ritrovate qua!»
concluse
Deathstar.
Beerus, dopo un
attimo di immobilità completa, inghiottì un
grosso boccone di pesce arrosto. «Siete serie?»
Le due
annuirono.
«Per
noi comunque è normale, niente di preoccupante»
minimizzò Mintaka «Negli anni ci è
capitato di peggio».
«Peggio
di un torneo con annessa cancellazione degli
universi?» buttò lì Beerus.
«Peggio
di quello c’è già Stylequeen»
ribatté Deathstar.
«Io
parlavo sHul
serio» disse lui, mentre divorava un altro grosso pezzo di
pesce.
«Lei
pure!» disse Mintaka.
Deathstar
sentì qualcosa in tasca iniziare a vibrare.
Inizialmente non capì cosa fosse, poi ricordò che
lì c’era il cellulare, dunque
lo tirò fuori. «Eccola che chiama!»
esclamò, tenendo il telefono tra due dita
come se fosse infettivo «Nemmeno a farlo apposta!»
«Beh
è normale, eravamo in ritardo mostruoso già
mezz’ora
fa. Rispondile!» la esortò Mintaka.
«Non
mi ricordo come si fa» ribatté l’altra,
lanciandole il
cellulare «Quindi toh, rispondi tu!»
«Eh
no! Sta chiamando te, non me!» obiettò Mintaka,
ri-lanciando
il cellulare alla mittente «E comunque non mi ricordo bene
nemmeno io come si
fa!»
«Allora
facciamo la cosa più sensata: ignoriamo la
chiamata»
concluse Deathstar.
«Così
poi, se e quando torneremo a casa, i suoi strilli si
sentiranno in tutta la città e dintorni. Come
d’abitudine» aggiunse l’amica.
«Appunto,
quindi essendoci abituate non rispondiamo!... Ehi
voialtri, mi ero dimenticata di dirvi che se avete voglia potete unirvi
a noi,
non vi mangiamo» disse Deathstar «Preferiamo altra
roba!»
«Ho
giustappunto finito di mangiare i crostacei, un
pezzettino di quel pesce non mi dispiacerebbe, vi ringrazio!»
accettò Whis «Venga
anche lei, Lady Bulma. Credo che tutto sommato fare due chiacchiere con
delle
persone nuove possa essere divertente».
«A
questo punto credo sia l’unica cosa rimasta da
fare» si
rassegnò la scienziata.
I cinque si
trovarono tutti riuniti attorno allo stesso
tavolo e la serata passò in maniera abbastanza tranquilla.
«…
e comunque, io dico “ma che diavlo
è”, no? Però io in realtà
non ho idea di che cosa sia, il “diavlo”!
Lo ripeto solo perché l’ho sentito dire e non
ricordo neppure da chi» ammise Deathstar
«Pensate un po’come sto messa!»
Il telefono di
Mintaka iniziò a vibrare. «Stylequeen ora sta
chiamando me!»
«Immagino
che sapendovi uscite per andare a fare la spesa e non
vedendovi tornare la vostra amica Stylequeen si stia
preoccupando» disse Whis «Neppure
io sono molto pratico di cellulari, però sono certo che Lady
Bulma possa dirvi
come rispondere a una chiamata. In fin dei conti è la sua
azienda a produrre i
cellulari che avete in mano!»
«Devi
premere quell’icona al centro dello schermo e
trascinarla sull’icona a sinistra, quella con la cornetta
verde» spiegò Bulma a
Mintaka «Come vedi è molto semplic- oh…
chiamata persa».
«Dubito
che si arrenderà, è da prima che questa
Stylequeen
non fa che chiamare» disse Beerus, alzando gli occhi al
soffitto.
«Con
buoni motivi» aggiunse Whis.
Il gatto
sbuffò. «Io avrei buttato il cellulare fuori dalla
finestra da un pezzo».
«EH! Mica male
come idea! Lllà!...»
esclamò
Deathstar per poi, con un certo stupore degli altri, gettò
il cellulare fuori
dalla finestra «Ecco fatto».
«Questo
è stato… impulsivo» osservò
Bulma.
Di una cosa era
certa: non l’avevano detto chiaramente, ma
quelle due non erano più terrestri di quanto fosse Lord
Beerus. Si comportavano
in modo troppo strano per esserlo.
Ancora
più assurdo del loro comportamento però fu veder
rientrare dalla finestra il cellulare di Deathstar, rimbalzato
chissà dove -come
testimoniava la cover rovinata- e con una gomma da masticare a cui si
erano
appiccicate delle banconote.
«Non
mi libererò mai di questo coso»
borbottò la donna, per
nulla sorpresa dell’accaduto «E riecco Stylequeen
che chiama di nuovo!»
«Ora
può risponderle, Lady Deathstar. Sa come si fa» la
esortò Whis «Suvvia, la vostra amica non
può essere un tipo tanto terribile».
«Non
è terribile ma è il “tipo”
che è stata rapita
quarantadue volte» disse Mintaka «Ed è
stata sempre restituita dai rapitori per averli fatti
disperare!»
«Posso
arrivare a credere a quel che vi è successo nella
metropolitana ma non che una tizia possa essere stata rapita
quarantadue volte
e restituita! Questo è troppo!»
dichiarò Beerus «Ci state prendendo in
giro!»
Deathstar,
guardando Beerus, sollevò un sopracciglio, per
poi rispondere finalmente alla chiamata lasciando il cellulare sul
tavolo, a
distanza di sicurezza. «Ehi ‘Queen! St-»
- SI PUÒ SAPERE CHE
COSA DIAMINE STATE FACENDO?! VI AVEVO MANDATE A FARE LA SPESA! LA!... SPESA! DOVE SIETE FINITE?! DOVE?! D-O-V-E?!
«D’accordo,
inizio quasi a credervi» concesse il dio,
guardando il cellulare come “temendo” che
L’Urlatrice potesse spuntarne fuori
da un momento all’altro «Non avrei mai creduto che
potesse esistere qualcuno
peggio di Bulma».
«Ehi,
guardi che io sono qui!» protestò
quest’ultima.
«È
che non avendo la lista della spesa abbiamo comprato le
mele» riprese Deathstar «E poi abbiamo beccato dei
contrabbandieri di
scoiattoli che-»
-
NON VOGLIO SAPERLO!
Avete la spesa sì o no?!
«Nah…
ti ho detto che non avevamo la list-»
- Possibile?! Non vi
si può mandare neppure a fare una semplice commissione che
voi finite in qualche disastro! Io
lo sapevo che dovevo chiederlo solo a Mintaka, lo
sapevo!
«La
vostra amica è meno preoccupata di quanto
credessi»
commentò Whis.
«È
che ormai sa come funziona, quindi non si preoccupa, si
arrabbia e basta» disse Mintaka, facendo spallucce.
-
E va bene… va bene,
alla spesa penserò io domattina, tanto se voglio le cose
fatte per bene devo
farle da sola. Allora, dove siete finite stavolta?!
«Abbiamo
vinto una cena in un ristorante non so quanto
lontano da casa nostra e siamo ancora qui con un po’di gente
che ci fa
compagnia» disse Deathstar «Tra cui un micione
viola che è tanto caruccio!»
«Micione?!...
e tu cosa ridi, si può sapere?!» sbottò
Beerus, indispettito, all’indirizzo di Whis.
«Non
so neppure io se lo sto facendo per il “micione” o
per
il “caruccio”. Forse è più
per la seconda! Ohohohohoho!»
rise l’angelo.
«PIANTALA!» gli
intimò Beerus.
-
“non so quanto lontano
da casa nostra”, quindi deduco che vi siate perse
un’altra volta. Benissimo.
Cercate di tornare entro domattina e non infilatevi in altri guai,
perché io
non verrò a salvarvi, capito?! Ciao.
Detto
ciò, Stylequeen chiuse la comunicazione.
«Vi
siete perse sul serio?» domandò Bulma alle due
donne,
chiedendosi -tra le altre cose- quel che intendessero dire parlando di
“contrabbandieri
di scoiattoli” o della metropolitana. Si era persa tutta la
storia, aveva solo capito che erano andate a fare la spesa, ma da donna
curiosa qual era si ripromise di convincere Lord Beerus a
raccontargliela in seguito.
«Tendiamo
a perderci in generale, se a questo aggiungi che
non conosciamo bene la città capisci da te che il rischio di
perderci si aggira
attorno al novantaquattro per cento di possibilità,
arrotondando per difetto»
rispose Mintaka «A dire la verità non ricordo
neppure l’indirizzo di casa
nostra o il nome del quartiere».
«Io
men che meno» aggiunse Deathstar.
«Ma
allora come pretendete di tornare a casa?» chiese loro
Beerus, perplesso.
«Come
al solito: sperando che il PDBDC ci assista!»
«“PDBDC”?»
il Dio della Distruzione aggrottò la fronte «Cosa
sarebbe?»
«il
Potere Della Botta Di Culo, ovvio!»
«Oh
cielo» sospirò Whis, sia per il linguaggio della
risposta che per il contenuto.
«Sentite,
se volete posso pensarci io» disse Bulma, quasi mossa
a compassione «Datemi un qualsiasi punto di riferimento per
capire qual è il
quartiere in cui abitate e io, con una telefonata, farò
arrivare qui un’automobile
che vi porti a casa in sicurezza. Immagino che voi non abbiate poteri e
abilità
tipo, che so… superforza? Volo?» vide le due
scuotere il capo «Raggi energetici?
Raggi laser?»
«Eh…
non ora e non qui» disse Mintaka.
«L’unico
punto di riferimento che mi viene in mente per il
quartiere è una pasticceria dove vado spesso, dove fanno
pure la pizza. Hanno
della roba da mangiare che è una meraviglia! Si chiama
“Quasar”. Questo ti è
utile?» chiese Deathstar a Bulma.
«Assolutamente
sì, la conosco» annuì Bulma, per poi
avviare
una chiamate e portarsi all’orecchio il proprio cellulare
«Puoi far arrivare un’automobile
qui, da dove sto chiamando? Grazie!»
Tempo un minuto
e fuori dal ristorante arrivò una lussuosa decappottabile
volante di colore bianco.
«Ecco
fatto. Quando arriverete davanti alla pasticceria,
date all’autista le ultime indicazioni per farvi portare a
casa» si raccomandò
Bulma.
«Grazie!»
esclamarono in coro le due donne.
Due minuti dopo
uscirono tutti quanti dal ristorante.
Deathstar e Mintaka saltarono letteralmente all’interno della
decappottabile,
che si alzò in volo.
Mintaka
salutò Bulma, Beerus e Whis con un cenno della mano.
«Grazie ancora per il passaggio e per la compagnia».
«Magari
ci becchiamo in giro! Se un giorno ti senti affamato
come stasera fai un salto al Quasar, Micione, vale la pena»
aggiunse Deathstar
«Ciao ciao!»
L’automobile
partì, lasciando così da soli Bulma, Lord
Beerus e uno Whis ancora piuttosto divertito da quel
“Micione”.
«Ohohohoho!
Sembra che abbiano già capito bene
quant’è
goloso, Lord Beerus!»
«Non
ridere, Whis! Non c’è niente da ridere!»
brontolò il
dio «Chiamare in quel modo una divinità del mio
calibro!...»
«Non
mi sembra che lei l’abbia rimproverata,
però» gli fece
notare Bulma.
«Non
ho avuto tempo e modo!» ribatté lui.
«A
dire la verità ha avuto entrambi, prima, nel
ristorante!»
lo punzecchiò la donna, con un sorrisetto.
«Ah,
fatela finita tutti e due o è la volta buona che
distruggo il pianeta! Piuttosto, renditi utile e fammi avere uno di
quei cosi
che voi umani usate per comunicare, come si chiama,
cellulare» ordinò Beerus a
Bulma «Son Goku ne aveva uno, me lo mostrò tempo
fa quando eravamo qui sulla
Terra, c’era dentro un gioco in cui si rompeva la
frutta» alias “Fruit Ninja” «Lo
voglio anche io!»
«Curioso
che lo chieda adesso» osservò Whis
«Soprattutto
sapendo che sul nostro pianeta quegli oggetti non funzionano».
«Tu
lo farai funzionare, Whis, sappiamo tutti e due che puoi
fare questo e altro» ribatté Beerus.
«Le
farò avere il cellulare prima che lei e Whis torniate a
casa, Lord Beerus» cedette Bulma «Però
la avviso: per fare telefonate serve il
numero di cellulare delle persone che si vogliono chiamare!»
«Benissimo,
io non devo chiamare nessuno quindi sono a posto.
Voglio solo quel giochino della frutta. Ah, e dicci dove si trova
questo “Quasar”»
aggiunse il gatto «Hanno detto che c’è
del cibo buono, quindi sicuramente un
giorno di questi dovrò andare lì».
Era la regola:
se un posto aveva del buon cibo da offrire,
lui vi si recava.
Sperando,
magari, di non incontrare una banda di
contrabbandieri di scoiattoli che in ogni caso non avrebbe mai e poi
mai potuto
costituire un problema.
Non credo di
avere una giustificazione per tutto ciò… ma non
la sto neppure cercando :’D
Intanto ecco
qui il primo capitolo di questa cosuccia senza
pretese. Non ho pronti anche gli altri, però ho una
scaletta, quindi stay tuned
:)
Se avete voglia
di dirmi cosa pensate di quel che avete
letto sarò lieta di ascoltarvi, o meglio, di leggervi xD
Alla
prossima,
_Dracarys_
P.S.: nel caso
che ve lo stiate chiedendo, no, non mi drogo.
P.P.S.: la
maledizione del Can-Can è tratta da una storia
vera, ahimè :’D
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