Lui
Dressrosa, anno 3059
Kidd risaliva la collina verdeggiante senza dare il minimo segno di
cedimento, nonostante stesse camminando ormai da quaranta minuti
abbondanti.
Killer glielo diceva spesso che era pazzo ma lui non poteva capire. Era
vero che avrebbe potuto prendere la moto volante
e risparmiarsi la
fatica ma durante il tragitto avrebbe finito col ripensare per
l'ennesima volta proprio a quella cosa che voleva invece dimenticare.
Lo
sforzo fisico lo aiutava a rilassarsi e a distrarsi soprattutto.
I capelli, di un rosso intenso come il colore della lava incandescente,
svolazzavano al vento frustandogli la faccia ma non gliene importava
assolutamente nulla. Erano mesi che non li tagliava ed ormai erano
lunghi oltre le spalle e simili ad una cascata di fuoco liquido. Le
uniche cose che continuava a fare nonostante tutto erano radersi e
truccarsi come aveva sempre fatto anche prima di incontrarlo, anche
prima dell'inizio della fine.
Finalmente arrivò in cima alla collina dove la brezza era
più forte e i caldi raggi del sole colpivano i fiori facendo
risaltare i loro colori. Ma lui non era lì per quello.
Al riparo da occhi indiscreti vi era una grande croce metallica alta
più o meno quanto lui e perfettamente lucida. Lungo i bordi
vi
erano delle scritte in una lingua che nessuno parlava più ma
che
un tempo veniva usata in un piccolo regno chiamato Flevance. Quel
piccolo regno non esisteva più e sotto quella croce vi era
sepolta l'ultima persona nata lì.
O meglio l'ultimo cyborg costruito lì visto che Trafalgar
Law
non era stato un comune essere umano come Kidd ma era fatto di acciaio
ricoperto di un tessuto così simile alla pelle da farlo
sembrare
come tutti gli altri.
E per Kidd era stato tutto fuorché un cyborg.
Stappò una bottiglia di whisky e la rivolse verso la croce
in un
gesto simile ad un brindisi. Eustass Kidd non sapeva bene
perché
ogni fottuto giorno da un anno e mezzo ormai si recava lì.
Odiava quella croce e tutto quello che rappresentava ma quando la
guardava il colore grigio del metallo che la componeva gli
riportava alla mente gli occhi di Law e poteva fare finta che non fosse
successo niente, che lui fosse ancora al suo fianco e che l'incidente
non ci fosse mai stato.
Diciotto mesi
prima
-Ancora non capisco perché devo portarmi a casa uno di quei
rottami. Ho sentito che parlano davvero tanto.- disse scocciato Kidd
mentre entrava in un enorme negozio con le mani incrociate dietro la
nuca e l'aria infastidita.
Davanti a lui Killer sospirò rumorosamente. Era almeno la
decima
volta nell'arco degli ultimi cinque minuti che Kidd gli poneva la
stessa fottuta
domanda e sembrava deciso a non voler capire.
-Perché questo è l'unico modo affinché
tu non
finisca in carcere e ti giuro amico che è meglio sopportare
un
cyborg che parla troppo ma stare ai domiciliari piuttosto che marcire
in quel posto di merda.- gli disse il biondo.
Kidd scosse la testa. Aveva avuto ragione suo padre a dirgli che se non
avesse rigato dritto nella sua vita si sarebbe ritrovato in un mare di
guai.
E cosa poteva esserci di peggio che essere costretto a subire la
sorveglianza di un maledetto ammasso di ferraglia?
La cosa che odiava maggiormente era proprio il fatto che il cyborg si
fossero diffusi a macchia d'olio. Ormai avevano sostituito gli umani
nelle forze dell'ordine, nell'esercito, negli ospedali e perfino al
governo di ogni nazione esistente. Del resto loro non si sarebbero
fatti trascinare dall'egoismo o da altri sentimenti tipicamente umani,
facendo così le scelte migliori per la stesura delle leggi o
durante la loro applicazione.
Ma era forse sbagliato provare qualcosa anche se di negativo? La
soluzione
era veramente quella di mettere esseri senz'anima prima degli uomini?
No, Kidd non riusciva a fidarsi e di certo non lo avrebbe fatto solo
perché era costretto a tenersene uno in casa.
Percorsero in silenzio il corridoio fino a ritrovarsi davanti ad un
gabbiotto in cui un cyborg-donna di ultima generazione dai lunghi
capelli neri e gli occhi azzurri entrava nel
sistema di sorveglianza per monitorare tutto e contemporaneamente
organizzava il lavoro dei dipendenti per le settimane successive.
-Mister Eustass, Mister Killer, vi aspettavamo.- fece lei e Kidd
grugnì già irritato. Odiava il modo in cui i
robot si
rivolgevano agli uomini ed immaginò mentalmente di smontare
la
donna bullone dopo bullone con immensa soddisfazione.
-L'agente BX06446 è pronto e aspettavamo il vostro arrivo
per
metterlo in funzione. E' il nuovo modello di robot-guardia e con una
efficenza superiore del venti percento rispetto al modello precedente.-
-Ma falla finita.- disse Kidd. Il cyborg non si scompose minimamente ma
inviò un certo impulso all'automa di cui parlava.
Nella stanza affianco tale automa apriva per la prima volta i suoi
occhi grigi e si accingeva a compiere la sua prima missione. Quando
Kidd lo vide lo fissò per niente colpito dalla tanto
decantata
efficenza di questo ultimo modello. Per lui sarebbe stato solo un
fottuto carceriere e per questo lo odiava a morte a prescindere dalle
sue prestazioni.
-Il mio nome è Trafalgar Law e sono stato attualmente
assegnato all'umano chiamato Eustass Kidd.-
Nei primi giorni di quella convivenza forzata Kidd non
cambiò la
sua idea riguardo i cyborg, nonostante Trafalgar non fosse
come lo
aveva immaginato. Solitamente gli automi erano programmati per sembrare
esattamente umani e per questo erano ciarlieri, vivaci e con
un'intelligenza molto sviluppata.
Trafalgar era sicuramente molto intelligente ma parlava poco e
si limitava a studiare Kidd da lontano, nonché mandare i
suoi cazzo di
rapporti digitali alla centrale di polizia.
Dialogavano dunque poco e quando capitava generalmente il rosso finiva
per
andare via dalla stanza decisamente infuriato. Se aveva sempre
considerato i cyborg come altezzosi e rigidi, Trafalgar li batteva
decisamente tutti in quanto a stronzaggine.
Univa ad un modo di fare sempre calcolato una certa dose di arroganza
con cui gli diceva quello che poteva fare o meno e questo Kidd lo
detestava profondamente perché era uno spirito libero e
nessuno
poteva dargli ordini.
-Certo che sei veramente uno scassapalle! Sempre lì a
controllare quello che faccio.- aveva sbottato il rosso esasperato.
-Non sono stato programmato per controllare quello che fai, ma per
assicurare che tu sconti la tua pena in modo corretto.-
replicò
il
cyborg per niente intimorito.
-Mettila come ti pare, ammasso di ferraglia mal riuscito, ma trovo
dannatamente irritante avere qualcuno che mi sta sempre con il fiato
sul collo.-
-Avresti dovuto pensarci prima di commettere i reati per cui sei stato
punito allora.-
-Fai anche lo spiritoso adesso?-
-Io dico solo le cose come stanno. Se non volevi avermi tra i piedi
avresti dovuto semplicemente rifletterci per bene, oppure evitare
di farti beccare.-
A Kidd cadde di mano il pacco dei biscotti da cui stava mangiando per
la sorpresa. Era assolutamente impensabile che un fottuto cyborg lo
prendesse per il culo per quello che gli era successo.
Si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò al
cyborg
sovrastandolo in tutta la sua altezza. Diede un pugno al muro alle
spalle del moro senza staccare gli occhi da quelli dell'altro.
-Non ti azzardare mai più a prendermi per i fondelli,
maledetto
rottame! Non credere di essere migliore di me solo perché
hai un
cazzo di super cervello!- disse ringhiando.
-Non sono convinto di essere migliore di te: so di esserlo e di certo
non solo per la mia intelligenza superiore.- rispose il cyborg senza
scomporsi minimamente davanti alla furia omicida del rosso.
Kidd non aveva mai conosciuto nessuno che non lo temesse per via della
sua corporatura massiccia, la faccia truce e l'indole aggressiva ma
quell'automa sembrava convinto di potergli tenere testa.
-Ah si? Sai una cosa allora? Sei solo un ammasso di ferraglia e questo
ti rende automaticamente inferiore a me. La carne, il sangue e il cuore
non possono essere sostituiti da due fili del cazzo ed un computer nel
cervello. Tu vali meno di zero e lo stesso vale per tutti quelli come
te.- disse poi allontanandosi per andare nella sua stanza.
Law rimase lì accanto al muro a riflettere sulle sue parole
e si
chiese se fosse davvero così. Da quando era stato costruito
nessuno aveva mai fatto vacillare le sue certezze in quel modo.
Cercò di analizzare il comportamento di Kidd per capire come
mai
odiasse così tanto i robot, ma non riusciva a trovare una
risposta.
Com'era possibile che un essere praticamente perfetto come lui fosse
inferiore ad uno come Kidd? Il fatto di non provare emozioni umane
forse lo poneva più in basso degli uomini nella scala
evolutiva?
E poteva davvero far parte di quella stessa scala lui che non esisteva
in
natura ma era frutto della mente umana?
Non lo sapeva ed era sicuro che non era normale per un cyborg fare
certi pensieri.
Durante il mese successivo le cose rimasero in una situazione di
stallo,
e Kidd trascorreva le sue giornate cercando di stare il più
lontano possibile dal suo coinquilino-guardia. Non riusciva proprio
a farselo piacere, anche se qualche volta in cui si era ritrovato a
fissarlo, per noia o per tenerlo d'occhio perché non si
fidava,
aveva quasi finito per dimenticarsi che si trattava di un cyborg. Come
poteva una macchina avere quel profilo così elegante e
soprattutto quei fottutissimi occhi così chiari che quasi
Kidd ci si sarebbe potuto specchiare se avesse voluto?
Era colpa di quei due pozzi se Kidd si ritrovava a pensare un po'
troppo spesso a quell'automa. Averlo in casa ventiquattro ore su
ventiquattro, se non quando Law era costretto a recarsi alla centrale
per stilare dei rapporti più dettagliati di quelli che
inviava
quotidianamente, non aiutava di certo. Lo odiava ma si sentiva
stranamente attirato da lui e questo non era un bene.
Killer glielo aveva sempre detto che lui non era normale e che non era
in grado di instaurare rapporti normali, se non con un numero di
persone che si potevano veramente contare sulle dita di una mano, e
dopo un matrimonio fallito alle spalle e numerose amicizie troncate il
rosso era certo che Killer aveva sempre avuto ragione su quel punto;
allo stesso tempo
ritrovarsi a pensare troppo spesso ad un automa era qualcosa che non si
sarebbe mai aspettato.
Innanzitutto perché lui odiava quelli ammassi di metallo e
poi
perché... beh, ok che era un tipo particolare ma provare
quella strana
sensazione per un cyborg era davvero troppo perfino per i suoi standard!
Non poteva credere di essere arrivato fino a quel punto.
Trascorse un'altra settimana in cui Kidd cercò di ridurre ai
minimi termini i contatti con il cyborg. Mangiava in camera sua e
usciva solo per recarsi in bagno o quando Law non c'era.
Non era da lui fuggire, ma non sapeva come diavolo affrontare quello
che
gli stava capitando e quelle macchine in generale, e pensare di non
riuscire a schifarne uno come aveva sempre fatto lo mandava fuori di
testa.
Sentì Law bussare alla sua porta e grugnì un
-Cosa vuoi?- poco amichevole.
-Sto andando alla centrale. Hai bisogno di qualcosa?-
-No.- fu la sua laconica risposta.
-Hai intenzione di uscire da quella stanza o ci vuoi crepare
là
dentro?- gli chiese Law spazientito ed Kidd sbarrò gli occhi
per
la sorpresa. Cosa diavolo significava quel tono?!
-Sparisci se non vuoi che ti faccia arrivare alla stazione di polizia a
suon di calci.- replicò e Law si trattenne dal prendere a
pugni
la porta solo perché capì che non sarebbe servito
a nulla.
Si avviò verso la stazione con una fastidiosa pioggerellina
che
gli bagnava i capelli e se fosse stato umano probabilmente avrebbe
rabbrividito per i vestiti che si bagnavano e le gocce che gli colavano
sul viso. Ma la cosa non lo infastidiva minimamente, immaginava
però che
ad esempio uno come Eustass avrebbe imprecato ad ogni passo, e gli
avrebbe anche detto che era un coglione perché non aveva
preso
l'ombrello.
C'era da dire che per la sua prima missione lo avevano affiancato ad
un umano molto strano e di cui non comprendeva affatto i
comportamenti. Solitamente li capiva alla perfezione grazie alle
informazioni immagazzinate nel suo cervello, ma Kidd era totalmente
diverso da quelle centinaia di modelli di persone che aveva analizzato.
Era un tipo fuori dagli schemi e totalmente oltre il controllo sia suo
che di chicchessia.
Non aveva mai creduto che esistessero umani così schizzati,
sia
in senso cattivo che buono, ed anche così fottutamente
libero di
decidere cosa fare della sua vita. Aveva uno spirito avventuriero e
battagliero che avrebbe potuto assimilare solo ai pirati che erano
vissuti diverse centinaia di anni prima.
Forse era per quello che non riusciva a smettere di pensarci. Forse lo
invidiava? No, non era possibile che lui, un essere perfetto e
praticamente destinato a non morire mai, volesse essere come lui.
Perché avrebbe voluto essere di carne e sangue e destinato a
diventare cibo per vermi?
Forse perché sarebbe stato più simile a lui e
sarebbe
stato meno strano quello strano attaccamento irrazionale che stava
sviluppando nei suoi confronti?
Avvertì tramite il suo collegamento con la cavigliera
elettronica di Kidd che il rosso era uscito fuori di casa e si
fermò di colpo. Si chiese cosa diavolo stesse pensando di
fare
quel grosso imbecille se sapeva benissimo di non poter neppure sporgere
il naso fuori di casa senza un permesso speciale, e soprattutto non
senza una guardia.
Fece dietrofront mettendosi a correre per raggiungerlo prima della
pattuglia di polizia. Corse più veloce che poté
nonostante la pioggia si stese facendo più insistente e
rendessero scivoloso l'asfalto. Corse come non aveva fatto per cercare
di capire cosa avesse portato Eustass fuori di casa, chiedendosi se non
avesse bisogno di aiuto.
Corse fino a quando non vide una macchia rossa farsi sempre
più
nitida mano a mano che si avvicinava e lo vide dritto, con le braccia
che penzolavano mollemente lungo i fianchi, e il viso sollevato verso
il cielo con le gocce che cadevano pesantemente sugli occhi truccati e
le guance che parevano solcate da lacrime.
Law rallentò il suo passo e si avvicinò molto
lentamente
a quello spettacolo bellissimo a cui stava assistendo. Il rosso aveva i
vestiti zuppi che aderivano al suo corpo muscoloso e perfetto come
pochi e Law quasi fu tentato di non spezzare quel momento.
Ma Kidd si accorse della sua presenza e si voltò a fissarlo.
-E tu cosa ci fai qua?- gli chiese.
-Potrei farti la stessa domanda. Non puoi uscire qua da solo, lo sai?-
disse gelido come solo lui sapeva essere.
-Non avevo voglia di stare in casa. Troppi pensieri.- disse passandosi
una mano tra le ciocche di fuoco.
-Stare qua ad inzupparti in che modo ti aiuterebbe?- fece il cyborg
sarcastico e facendo qualche passo verso il rosso.
-Non avvicinarti.- ringhiò Kidd.
Law inclinò la testa da una lato non capendo il senso delle
sue
parole, o meglio la ragione e la logica dietro quella parole.
-Perché?-
-Perché è colpa tua se non riesco a smettere di
pensare.-
gli disse con la voce che somigliava ad un ringhio animalesco. Law
continuava a non capire e fece qualche altro passo.
-Che ti prende, Eustass?- gli domandò sperando in una
risposta più chiara.
Kidd smise di ringhiare e lo fissò come se fosse felice e
allo
stesso tempo triste di vederlo lì con lui e non seppe cosa
dire.
Cosa poteva dire che non lo facesse sembrare un pazzo?
Afferrò le spalle di Trafalgar e lo avvicinò a
sé
per dargli un bacio. Aveva sempre immaginato che Law sarebbe stato
freddo come il metallo di cui era fatto ed invece le labbra erano
calde, anche se non come le sue, e perfino il suo viso era
più
liscio di come se lo sarebbe aspettato mentre ne ripercorreva i
contorni.
Law dischiuse la bocca per accogliere la lingua dell'altro che
esplorò la sua cavità orale prima di intrecciare
la sua
lingua a quella del moro.
-Ecco cosa diavolo succede.- disse quando fu costretto a staccarsi per
respirare e per non rischiare di eccitarsi troppo là in
mezzo
alla strada in cui se fosse stata una bella giornata avrebbero
rischiato di dare spettacolo.
-E' questo che ti preoccupa?- gli chiese l'automa.
-Decisamente sì, visto che non è normale!-
-E credi che per me non sia lo stesso? Credi che anche io non mi senta
strano in questo momento? Credi che io sia stato progettato
per
provare qualcosa?- rispose Law ma Kidd non poté rispondere
che
un'intera squadra di poliziotti cyborg si avvicinò con fare
minaccioso.
Erano i membri della squadra speciale Vinsmoke conosciuta per essere
mandata solo in casi di soggetti estremamente pericolosi e ribelli.
-Eustass Kidd, hai violato i termini del tuo accordo oltrepassando il
perimetro della tua abitazione.- disse quello con i capelli rossi che
con tutta probabilità era il capo.
-Sai quanto me ne frega.- disse Kidd arrogante.
-Aspetta Ichiji Vinsmoke.- disse Law cercando di distogliere
l'attenzione della squadra dall'umano per evitare che dicesse altro di
compromettente.
-Il soggetto è uscito con me, non vedi?-
-E perché tu non hai richiesto l'autorizzazione allora?-
aveva
chiesto la donna con i capelli rosa perfettamente acconciati nonostante
la pioggia.
-Non ho potuto perché stavamo giusto venendo in centrale per
altre questioni che non vi riguardano.- disse il moro e Kidd si chiese
perché stesse mentendo per proteggerlo, visto che stava
mettendo
nei guai anche se stesso con quella storia.
-A me sembrano tutte una marea di cazzate.- disse quello con i capelli
verdi.
Law cercò di elaborare un piano che gli permettesse di
uscire da
quella situazione nel minor tempo possibile, ma era difficile trovare
qualcosa che non implicasse violenza ed un scontro fisico.
Entrò nel circuito della rete elettrica manomettendolo e
facendo
saltare in aria i pali della luce, che levitavano a circa tre metri da
terra, e l'onda d'urto spedì il cyborg contro la parete.
Controllando i cavi elettrici colpì quello con i capelli blu
facendolo sovraccaricare e andare in corto circuito, mentre altri cavi
andavano ad avvolgersi come serpenti attorno ai corpi di quello con i
capelli verdi e della donna.
Restava solo quello con i capelli rossi a sbarrargli la strada e Law
pregò di avere ancora abbastanza energia per metterlo al
tappeto. Il cyborg intanto aveva deciso di usare le maniere forti e di
non sottovalutare i suoi avversari. Il suo braccio destro si era
trasformato in una mitragliatrice mentre quello sinistro in una sega
elettrica che ruotava e lanciava scintille e sembrava pronta a colpire.
Kidd capì di ritrovarsi in una situazione di svantaggio e,
nonostante cercasse di far lavorare il suo cervello alla massima
velocità, era chiaro che non ne sarebbe uscito vivo arrivato
a
quel punto. Ma comunque non si sarebbe arreso e avrebbe fatto di tutto
per cercare di salvarsi il culo.
In altre circostanza probabilmente non avrebbe esitato nel darsela a
gambe e non certo per paura ma per puro e semplice istinto di
sopravvivenza e avrebbe abbandonato Trafalgar al suo destino, ma vedere
come il cyborg di Flevance si batteva anche per lui gli impediva di
abbandonarlo.
Si diede mille volte dell'idiota mentre richiamava a sé la
sua moto
volante tramite il comando inserito negli occhiali da aviatore che
indossava sempre quando usciva.
Un proiettile lo colpì di striscio alla guancia destra, e
solo
grazie alla sua prontezza di riflessi non lo centrò dritto
in
mezzo alla fronte.
Un altro proiettile era lanciato contro il suo petto e solo
l'intervento di Law stavolta lo salvò da morte certa.
-Ho chiamato la mia moto, ma è a casa di Killer e ci
metterà qualche minuto per arrivare, che cazzo facciamo?!-
chiese
a Law attraverso la pioggia scrosciante.
-Cerchiamo di liberarci di questo pagliaccio.-
-Ah si, e come conti di farlo? Glielo chiedi per favore?!- disse Kidd.
-No, ho in mente un piano ma mi serve il tuo aiuto e bada bene che non
so neanche se ci riusciremo.-
-Ok, le imprese folli sono il mio forte. Cosa devo fare?-
-Distrarlo per almeno quaranta secondi. Ce la fai?-
-Te ne posso dare al massimo trenta, fatteli bastare!- gli disse Kidd
prendendo un grande frammento metallico che era appartenuto ad uno dei
lampioni
ormai distrutti. Lo utilizzò come scudo mentre si avvicinava
al
cyborg rosso.
-Ehi butto ammasso di ferraglia arrugginita!- urlò attirando
l'attenzione del Vinsmoke -Non è me che vuoi? Vieni a
prendermi,
bastardo!- lo provocò.
Il cyborg attivò il turbo e gli diede un pugno sul ventre
che
però impattò contro lo scudo improvvisato. -Non
fai
più tanto lo spaccone ora che sei solo vero?-
continuò
per cercare di distrarlo.
-Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno per occuparmi di uno come te.-
disse Ichiji segando in due lo scudo e con esso anche il braccio di
Kidd.
L'urlo che lanciò Kidd sovrastò il rumore della
pioggia
battente ed arrivò come una stilettata alle orecchie di Law
che
ultimava il suo compito. Mentre il cyborg dai capelli rossi si
apprestava a giustiziare Kidd con le sue mani, le due parti dello scudo
improvvisato si sollevarono dall'asfalto e lo colpirono sul viso
così come gli altri frammenti dei pali della luce che
venivano
attirati da lui come una calamita. Si ritrovò sommerso da
frammenti metallici e perfino i corpi dei suoi fratelli cyborg gli
andarono addosso ricoprendolo insieme a qualsiasi oggetto
presente nella strada.
Law salì sulla moto volante di Kidd e recuperò il
corpo
privo di sensi del rosso prima di venire attirato dalla sua stessa
trappola. Quella di invertire la polarità del corpo di
Ichiji
per renderlo un'enorme calamita era stato un colpo di genio ma non
riusciva a congratularsi con se stesso, visto che Kidd era mortalmente
ferito.
Fu solo grazie alle conoscenze mediche presenti nel sistema di Law che
quella sera Eustass Kidd non morì. Era riuscito, grazie
anche
all'aiuto di un altro cyborg chiamato Penguin che aveva come mansioni
principali proprio quella di medico, a salvarlo anche se era privo di
un braccio.
Quando il rosso si era risvegliato, ormai fuori pericolo e al sicuro in
un'altra città, aveva scoperto la triste verità.
Non aveva preso bene la cosa e aveva dato di matto, accusando Law di
essere il solo ed unico responsabile della sua condizione anche se in
cuor suo sapeva che se non fosse stato per il cyborg non avrebbe perso
solo il braccio ma la vita stessa.
Era difficile però accettare la cosa e vedere in Law un
capro
espiatorio su cui sfogare la sua rabbia era l'unica cosa che lo faceva
stare meglio, meno furioso anche con se stesso.
-Puoi urlare quanto ti pare Eustass, ma sappiamo bene entrambi che non
è stata colpa mia. Anzi se tu non fossi uscito di casa senza
pensare alle conseguenze delle tue azioni ora non saremmo due
fuggitivi.-
-Vaffanculo Trafalgar!- fu l'unica risposta di Kidd.
-Quanto credi che ci metteranno per trovarmi tramite la rete? Credi
forse che sia il il tuo nemico? Verranno a prenderci entrambi.-
-Non me ne frega un cazzo! Così almeno è
più facile odiarti, e smettila di
dire che non è colpa tua! Io DEVO odiarti, non lo capisci?!-
urlò il rosso e Law fu colpito da quelle parole, al punto da
avvicinarsi a Kidd e mollargli un pugno.
-Non devi odiarmi, razza di bastardo.- disse e Kidd non
riusciva a staccare gli occhi da quei pozzi plumbei che lo guardavano
con severità e freddezza.
-Non posso fare altrimenti.- rispose Kidd mentre accarezzava le ciocche
corvine dell'automa prima di baciarlo. Anche se cercava di non mostrare
a parole ciò che sentiva i suoi gesti non potevano mentire.
Law gli restò accanto durante la sua convalescenza e lo
aiutava
quando erano costretti ad andare via di città in
città.
Riusciva ad anticipare sempre i loro inseguitori grazie al suo
super-cervello che poteva immettersi nella rete e scoprire molto prima
quando le guardie avrebbero fatto irruzione nei loro rifugi, e delle
volte riusciva perfino a depistarli mandandoli parecchio lontani da
dove
si trovavano loro.
Kidd si stupiva ogni volta e allo stesso tempo era segretamente
orgoglioso di quello che il suo cyrborg faceva.
Grazie a lui non li trovarono mai e il rosso poté rimettersi
perfettamente. Avere al suo fianco un cyborg con tali competenze
mediche aveva sicuramente agevolato la sua guarigione e contava anche
il fatto che, come amava dire lui, l'erba cattiva non moriva mai.
Vivevano una vita movimentata ed avventurosa che a loro piaceva e, per
quanto fosse strano, si sentivano quasi come una coppia. Avevano ormai
capito che il fatto che Law non fosse umano non era un ostacolo, e non
potevano farci niente se provavano quell'attrazione reciproca e quelle
sensazioni quando stavano insieme.
Visto che lui non poteva guidare era Law a condurli ovunque volessero a
bordo della moto rossa di Kidd. Il rosso si appoggiava alla sua schiena
e cercava di dimenticare che non era altro che un uomo a
metà senza alcun futuro e braccato da più parti.
Non avrebbe voluto trascinare anche il cyborg in quella situazione, ma
da una parte era segretamente contento che le loro strade non si
fossero separate e che avessero l'opportunità di stare
comunque insieme.
Per il primo periodo si rifugiarono in una cittadina di mare chiamata
Sabaody in cui però i cyborg venivano anche venduti come
schiavi e questo aveva finito per irritare terribilmente entrambi, Law
per via della sorte che spettava a quelli come lui, e Kidd per le
brutture che era costretto a vedere in quel posto in cui tutto coperto
da una fitta nebbia di omertà e si fingeva che andasse tutto
bene. Se pensava che anche Law sarebbe potuto essere venduto gli
ribolliva il sangue nelle vene e gli veniva una gran voglia di spaccare
tutto.
Dopo che Kidd fu fuori pericolo ed ebbero scongiurato il rischio di
infezioni alla spalla lasciarono infatti quel posto marcio e si
trasferirono per un breve periodo a Thriller Bark, una città
che praticamente non vedeva mai i raggi del sole perché
sempre coperta da una densa distesa di nuvole nere che davano
l'illusione di una notte perenne. Lì condussero una vita
molto riservata e cercando di evitare di farsi vedere troppo in giro
per non essere riconosciuti da nessuno.
Furono costretti ad andare via da lì dopo circa tre mesi
perché il fisico di Kidd aveva iniziato a risentire degli
effetti della mancanza del sole e nelle sue deboli condizioni non gli
faceva bene stare 24 ore al giorno nascosto nell'ombra.
Fu mentre si nascondevano a Wano, un paese in cui di certo nessuno si
sarebbe mai avventurato per cercarli vista la presenza del cyborg
più spaventoso mai creato ovvero Kaido, che a Law venne
l'idea di andare a visitare Flevance. Sapeva che era un posto ormai
quasi disabitato in cui comunque venivano creati i cyborg migliori.
Sapeva che la sua era una richiesta egoistica ma era anche consapevole
di doverlo fare per capire da dove che posto esattamente provenisse e
che razza di persone fossero i suoi creatori. Si stupì lui
stesso di quel desiderio così stupidamente umano ma
evidentemente l'influenza di Kidd lo aveva cambiato più di
quanto credesse.
Il rosso non fece storie quando glielo propose e capì che
era una cosa a cui Law teneva molto quindi non poteva negargli quel
piccolo favore, anche perché era ancora in debito con lui e
sarebbe stata la giusta occasione per saldarlo. Non che Law glielo
rinfacciasse, ma era per Kidd una questione di principio.
-Sei sicuro che ti vada bene?- gli aveva domandato Law -Come mai hai
accettato così facilmente?-
-Stai forse insinuando che sono un vecchio brontolone che non fa altro
che lamentarsi e fomentare discussioni inutili?-
-Ti stai dicendo tutto da solo, Eustass.- disse Law ridacchiando.
-Lo faccio perché mi va.- rispose il rosso anche se era
sottinteso che volesse dire che lo faceva per Law e per questo il
cyborg non aggiunse altro ma si limitò a dargli un bacio.
Fu mentre si recavano a Flevance che arrivò la fine
di quell'idillio, esattamente sette mesi dopo il loro scontro
con i Vinsmoke.
Stavano guardando una partita di football volante tra cyborg in
televisione, quando Law iniziò a capire che qualcosa non
andava.
La televisione aveva crepitato un paio di volte e la cosa gli era parsa
subito strana visto che la ricezione era perfetta, anche
perché
lui fungeva da maxi antenna quando di trovava nelle vicinanze di
televisori, radio o dispositivi che utilizzano quelle onde per captare
i segnali, ed anche la lampadina al neon aveva sfarfallato per qualche
secondo.
-Kidd, sento qualcosa di strano.- disse toccandosi il petto in cui
aveva il nucleo del suo essere posto esattamente dove gli uomini
avevano il cuore.
-Cosa ti prende?- gli chiese Kidd che non gli prestava molta attenzione.
-Non lo so, ma sta per succedere qualcosa.- disse il moro e la
televisione crepitò nuovamente. Il rosso si voltò
verso
di lui, trovando strano il comportamento del moro e nel momento in
cui i loro occhi si incrociarono le luci, la televisione ed ogni altro
dispositivo elettrico smise di funzionare.
-Che cazzo sta succedendo?!- ringhiò Kidd.
Afferrò il suo
cellulare per fare luce ma anche quello non funzionava. Kidd si
ritrovò così al buio e senza sapere dove andare.
Era
sicuro che in casa non ci fossero candele ed era impossibile farsi luce
con cellulari, torce e simili, quindi era nella merda più
totale.
Ma prima che potesse avere il tempo di pensare di andare nel panico,
cosa che comunque uno come lui non avrebbe mai fatto, la luce
sfarfallò di nuovo e si riaccese ma né la
televisione, il cellulare o
altri elettrodomestici quali frigo e congelatore diedero segni di
funzionamento.
Si voltò per chiedere a Law cosa cazzo fosse successo ma
vide
che i suoi occhi erano ancora chiusi ed un'orribile sensazione
iniziò ad impadronirsi di lui.
-Law, piantala con questo scherzo del cazzo! Svegliati!- disse
-Accenditi, cazzo!- ripeté scuotendolo, ma non successe
nulla.
Kidd si alzò e guardò fuori dalla finestra e vide
che
ogni fottuto cyborg presente nelle strada era spento. Le auto-volanti
che erano state in movimento si erano schiantate sulle facciate delle
abitazioni e i cyborg che le guidavano si erano schiantati con esse.
Kidd capì che Law non si sarebbe più
svegliato.
Quello fu il più breve blackout della storia.
Era durato
solo venti secondi ma aveva distrutto ogni sistema elettrico ed
elettronico del mondo, e l'umanità non si era ancora ripresa
del
tutto, tanto che solo le auto e le moto volanti venivano usate come
prima.
Negli ospedali e in ogni struttura in cui l'uomo era scomparso in
favore dei cyborg successe il finimondo e solo dopo mesi, in cui erano
stati
reinseriti gli uomini, la situazione tornò alla
normalità
anche se pareva ancora incredibile che fosse successo. Nessun automa
era stato più costruito da allora.
Erano stati tutti troppo sicuri che i cyborg e la tecnologia sarebbero
stati la salvezza dell'uomo ed invece avevano portato solo guai. Kidd
lo aveva sempre sospettato ed in certi casi odiava avere ragione.
Terminò di bere la sua bottiglia di whisky senza
mai smettere di fissare quella tomba che aveva costruito.
Anche lui si sentiva come un povero derelitto e non sapeva se si
sarebbe mai ripreso.
Da quando c'era stato il black-out non era più un ricercato
ed
era potuto tornare a Dressrosa senza problemi ma non gliene poteva
fregare di meno di quello. Avrebbe dato la sua anima per scappare
ancora con al suo fianco il suo cyborg, invece di ritrovarsi solo e
spaesato. Era arrabbiato con il mondo intero e detestava quel senso di
solitudine devastante che provava.
Aveva compiuto quel famoso viaggio a Flevance per onorare la promessa
fatta a Law di visitarla ma aveva trovato solo una città
vuota ed abbandonata che non aveva fatto che acuire il dolore della sua
perdita.
-Vaffanculo Trafalgar, vaffanculo.- disse mettendo in cima
alla croce il cappello maculato che Law era solito indossare.
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