ReggaeFamily
È
l'ORA DELLA MORTE!
Marta
si alzò per andare in bagno con una strana sensazione addosso.
La
notte era silenziosa e buia, in lontananza si udivano soltanto i
rumori della città e il mormorio del vento.
Era
abituata a destarsi nel cuore della notte, non aveva mai avuto timore
di farlo; l'atmosfera rilassata che si respirava era una sorta di
sedativo, riusciva a darle la sensazione di poter finalmente staccare
dalla sua solita vita frenetica.
Con
i piedi nudi sul pavimento si accostò alla porta del bagno e
poi superò la soglia, sentendosi stranamente inquieta.
Come
se qualcuno la stesse osservando.
Si
irrigidì e avanzò in fretta verso la tazza, la quale si
trovava proprio di fronte alla doccia. Si voltò di scatto e
notò che non c'era niente di strano: la tenda era spalancata e
tutti i prodotti erano al loro posto, spugne comprese.
Tuttavia,
Marta si sentiva strana al pensiero di dover fare pipì di
fronte a quella doccia. In un moto di irrazionalità, chiuse di
scatto la tenda e calò velocemente i pantaloni del pigiama e
le mutandine.
Stava
per sedersi sulla tazza quando udì chiaramente un rumore
proveniente dalla doccia.
Sobbalzò
e si immobilizzò, fissando dritto di fronte a sé.
Maledisse se stessa e il suo brutto vizio di non accendere la luce
quando si alzava nel cuore della notte.
Aggrottò
la fronte e si ricompose senza fare pipì: le era passata la
voglia, come se il suo corpo si rifiutasse di dar sfogo a quel
bisogno fisiologico.
Ricordava
di aver controllato all'interno del box doccia e di non aver scorto
niente di anormale; i prodotti erano perfettamente in equilibrio,
perciò non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo.
Con
il cuore in gola e il corpo completamente rigido, si accostò
alla tenda di plastica blu oltremare con sopra disegnati un sacco di
pesci colorati.
Non
aveva senso allarmarsi per un innocuo rumore, lo sapeva bene. A volte
era fin troppo paranoica, doveva smetterla.
Afferrò
il lembo della tenda e tirò un lungo sospiro, scostandola
piano. Mentre compieva quel gesto, un altro strano fracasso si
diffuse nell'aria.
Marta
gridò e indietreggiò, ritrovandosi a cozzare con le
caviglie contro la base del WC.
Rimase
a bocca aperta nel ritrovarsi di fronte agli occhi un disastro
infernale: tutti i prodotti che fino a poco prima erano stati
perfettamente allineati sulle mensole, ora giacevano sparpagliati per
terra; i flaconi si erano rotti e il liquido variopinto si spargeva
sul tappetino della doccia.
Marta
scosse il capo e sbatté le palpebre per un paio di volte, ma
fu costretta a rendersi conto che non stava sognando e che non stava
avendo un'allucinazione.
«Che
disastro» mormorò.
Fece
per accostarsi nuovamente alla doccia, quando un sinistro risucchio
proveniente dallo scarico la fece desistere. Si portò una mano
alla bocca per evitare di gridare ancora e avvertii il suo corpo che
prendeva a tremare copiosamente.
Si
accorse appena dei mugolii che fuoriuscivano dalla sua bocca.
Dallo
scarico stava spuntando qualcosa di simile a una cornetta per la
doccia, simile a quella che se ne stava appesa alla parete del box.
Questa però era bianca e in plastica, Marta non l'aveva mai
vista prima d'allora. Con essa, il risucchio si intensificò e
fu seguito da un inquietante fruscio.
A
Marta cedettero le gambe e fu costretta a sedersi sulla ciambella del
WC per non rovinare a terra.
C'era
qualcosa di familiare in quel fenomeno, ma in quel momento non
riusciva a capire cosa. Si limitò a fissare ancora la doccia,
incapace di reagire.
All'improvviso
udì una voce maschile e metallica espandersi dalla cornetta, e
l'effetto fu quello di un annuncio fatto al megafono.
Strinse
i pugni e se li portò alla bocca, mordendo convulsamente le
nocche.
«È
l'ora della morte! È l'ora della morte! È l'ora della
morte!» cantilenò quella voce in tono piatto.
Marta
rabbrividì profondamente e cercò di alzarsi per fuggire
di lì, ma il suo corpo era troppo debole e intorpidito dal
terrore per rispondere al suo volere.
«È
l'ora della morte! È l'ora della morte! È l'ora della
morte!»
Marta
cominciò a strisciare sul pavimento in direzione della porta,
sperando di riuscire a scappare via.
Non
sapeva cosa stesse succedendo e se fosse impazzita, ma si sentiva
terrorizzata e stremata da quello strano avvenimento. Avvertiva il
pericolo scorrerle nelle vene al posto del sangue.
La
voce non si fermava e proseguiva quel suo sinistro cantilenare.
Marta
lo sentiva ormai nella testa, non riusciva più a ignorarlo,
era più forte di lei. Anche mentre strisciava verso il lato
opposto della casa, anche mentre ruzzolava giù dalle scale,
anche mentre correva a perdifiato verso la cucina.
Avrebbe
voluto infilare la testa dentro il freezer e congelare la sua mente
perforata da quelle parole, da quella nenia che le stava quasi
mozzando il fiato.
Era
talmente agitata che cominciò a correre in tondo attorno al
tavolo della cucina, in preda a un panico che non aveva mai
conosciuto prima.
Si
arrestò solo nell'adocchiare il coltello del pane, incastrato
all'interno dello scola posate.
La
voce la perseguitava, la rincorreva, giocava con lei, si divertiva a
farla dannare.
Marta
si avventò sul coltello e lo afferrò saldamente per il
manico, capendo cosa doveva fare per salvarsi.
«Mi
taglio le orecchie, così non ti sento più, maledetto!
Maledetto! Sarai tu a morire!» inveì, guidando con
sicurezza la lama verso il suo viso.
Quando
essa affondò nella sua carne, Marta rantolò per il
dolore e perse l'equilibrio; si lasciò cadere in ginocchio sul
pavimento, ma non smise di recidere le sue orecchie.
Tuttavia,
la voce non cessò, anzi, parve addirittura intensificarsi,
facendosi sempre più assillante e potente.
Era
un incubo, Marta sentiva a malapena il dolore fisico provocato dal
suo gesto estremo; quello procurato dalla sua pazzia era decisamente
peggiore, la stava distruggendo attimo dopo attimo.
«È
l'ora della morte! È l'ora della morte! È l'ora della
morte!»
Marta
gridò in preda alla disperazione, poi portò la lama
piena di sangue all'altezza del petto e la affondò senza
pensarci due volte. Il freddo metallo perforò la casacca del
pigiama e raggiunse in fretta la sua tenera carne, facendola gemere
convulsamente per il dolore.
Marta
sorrise.
La
voce era svanita.
X
X X X X X
Ehm...
ciao, cari lettori! ^^”
Okay,
okay, me lo aspetto, quindi chiedetemi pure: Kim, sei impazzita o
cosa?
Be',
in effetti mi mancava scrivere un bell'horror, era da una vita che
non lo facevo!
E
per la prima volta, credo, ho creato qualcosa di totalmente
irrazionale; chi mi conosce sa perfettamente che cerco sempre di
trovare una logica anche negli horror, di attribuire a strani
fenomeni una spiegazione razionale e che si possa in qualche modo
spiegare attraverso un'analisi psicologica...
Bene,
stavolta non è stato così, e devo dire che mi ritengo
un po' più soddisfatta del solito! Voi che ne dite?
L'ispirazione
è nata da una cretinata assurda, ora vi racconto: ho trovato
in casa una vecchia cornetta per la doccia, di quelle in plastica, da
campeggio; allora l'ho mostrata a mia sorella e lei se n'è
uscita dicendo: «Sembra uno di quei megafoni che spuntavano a
caso nelle puntate dei Teletubbies». Be', avete presente quei
cosi inquietanti che fuoriuscivano random dal terreno e annunciavano
«il Tubby ciao ciao», «la Tubby pappa» e
balle varie? XD
Ecco,
io lì mi sono completamente illuminata, ve lo giuro! Quindi
devo ringraziare Soul per l'ispirazione involontaria che mi ha dato,
e le dedico quindi questo piccolo esperimento :'D
Grazie
a chiunque sia arrivato fin qui, spero vi faccia piacere lasciare un
vostro parere su questo scritto senza pretese, mi renderebbe davvero
felice avere dei commenti anche da chi è molto più
esperto di me in materia horror *_*
Alla
prossima e buon Ferragosto a tutti voi ♥
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