The
Story of Light
Before
spring comes
Before it gets warm,
shall we meet?
Before the day comes
When everyone else is
asleep, let’s met
É
inverno, c’è una casa grande e calda e qualcuno
legge queste parole, sempre, ogni sera.
È una
promessa? Forse.
L’aveva
sempre saputo, fin da subito, fin da bambina,
fin da quando la testa aveva iniziato a funzionarle e a formulare
pensieri di
senso compiuto, lo aveva sempre saputo che avrebbe dovuto aspettare
qualcuno
per tutta la vita. All’inizio era una sensazione, poi era
diventato un sospetto
e infine una certezza. Certo, nella vita si aspettano tutti, tutti
quelli che
devi incontrare, si aspettano a un punto fermo e prima o poi arrivano
tutti,
quasi tutti. Però ci sono persone che non arrivano mai, non
del tutto, come il
ragazzo della luna. Era passato tante volte vicino al punto
d’incontro ma non
si era mai fermato davvero perché qualcuno aveva deciso che
dovevano guardarsi
da lontano. E così avevano fatto, per tutta la sua vita.
Il ragazzo della
luna si chiama Jonghyun e ha i
capelli candidi, bianchi come la superficie lunare ma Shawol sapeva che
un
tempo erano stati di tanti colori: neri, castani, biondi,rosa. Jonghyun
ha i
denti candidi e il sorriso grande, ha gli occhi pieni di stelle e la
pelle ambrata
ed era inverno e faceva freddo quando ha iniziato a chiamarlo
così, ragazzo
della luna.
Era inverno e
c’era la neve il giorno in cui Shawol si
era fermata al punto d’incontro senza sapere che lui non si
sarebbe mai
presentato. Tuttavia Shawol aspetta ancora, aspetta a lungo, a volte
pensa che
aspetterà per sempre anche se sa che lui indietro non torna,
che lui sta
riposando adesso su quel tondo bellissimo, come lui, e lucente.
Shawol fissa il
muro per ore, per giorni, per mesi. Lo
fissa stringendo le ginocchia al petto, con gli occhi velati, a labbra
serrate,
con la testa che scoppia e il cuore che trema. Sente degli occhi sulla
schiena,
li sente sempre e sa che è lui, lo sa perché
all’inizio cerca di ignorarlo
perché il dolore è l’unica cosa che
vuole vedere e sentire ma poi Jonghyun
inizia a cambiare il colore delle luci, diventano di un forte e
luminoso verde
acqua. È questo il modo che utilizza per chiederle di
sorridere, ne accende
tantissime, in strada e in casa, come se soffiasse
all’interno dell’involucro
di vetro centinaia di fatine dalle ali luminose. Però non
basta, allora cambia
il colore alla luna, una perla brillante e verde acqua che emana una
potenza
straordinaria. Shawol la guarda con il naso
all’insù e sorride, poco ma lo fa.
Le notti che si susseguono sono sempre bellissime, il cielo
è di un blu immenso
e Shawol ha voglia di ridere e ballare sotto quelle fessure di
infinito,
chiamate stelle ma ci sono notti in cui piange rannicchiata fra le
lenzuola e
sussurra il suo nome, come una preghiera. Shawol avrebbe voluto
riempire il
cuore di Jonghyun di baci per non farlo più soffrire, lo
pensa ogni giorno e si
morde l’interno della guancia con gli occhi stanchi.
È una
notte d’estate e fa caldissimo, non c’è
un alito
di vento fuori e Shawol se ne sta sdraiata sul letto con il braccio a
coprirle
gli occhi. Lo pensa intensamente, vorrebbe scrivere il suo nome sui
muri, sul
pavimento, sulle finestre, urlarlo a pieni polmoni.
È una notte d’estate e fa caldissimo, non
c’è un alito
di vento quando lo scacciaspiriti della sua stanza inizia a tintinnare
prima
lievemente e poi sempre più forte ma non con violenza
piuttosto con una certa
grazia, eleganza. Shawol scosta con stupore e con il fiato sospeso il
braccio
dagli occhi e resta immobile sul letto, con lo sguardo puntato su
quello
strumento di vetro e improvvisamente, da quel momento, si sente meno
sola, meno
disperata.
Queste sono le cose che Shawol ricorda quando è
vecchia e stanca e, seduta in camera sua, fissa il suo vecchio
scacciaspiriti.
Queste sono le cose dolorose che
sono
accadute otto mesi dopo quell’agghiacciante dicembre di tanti
anni prima e
Shawol le ricorda tutte. Sorride ancora con un po' di amarezza quando
pensa a
quel numero, otto, otto come il giorno del suo compleanno, come uno dei
suoi
numeri preferiti.
Sospira Shawol.
Jonghyun,
Jonghyun, Jonghyun.
Shawol ha
pensato a lui per tutta la vita, non c’è
stato un giorno in cui non l’abbia pensato. L’ha
pensato il giorno della sua
laurea, il suo primo giorno di lavoro perfino il giorno in cui ha
incontrato
lui, l’uomo con cui ha condiviso sessant’anni e che
ha riempito il suo cuore di baci.
Aveva anche lui un
sorriso grande e candido, gli occhi comprensivi, che brillavano. Si
somigliavano un po', Shawol l’aveva sempre pensato.
Aveva pensato a lui quando erano nati i suoi figli –
che padre meraviglioso sarebbe stato – e i personaggi delle
storie che
raccontava loro, sapevano tutti un po' di lui. I re delle fiabe avevano
un po'
il suo volto, gli spiriti dei boschi il suo sorriso, i cantastorie la
sua voce
per raccontare e cantare.
Che voce
meravigliosa aveva Jonghyun, che voce
armoniosa, la sua voce era come l’oro, oro fuso e bollente.
Shawol
è vecchia e stanca, l’inverno è rigido
ma la
primavera è alle porte. Ora abita con sua figlia, la
più grande dei tre mentre
il suo adorato, amabile, dolcissimo marito è volato in cielo
qualche anno prima
e la sta aspettando, Shawol lo sa.
Shawol
è vecchia e stanca quando si abbandona sul
letto, con la testa sul cuscino candido come i suoi capelli e la luna
alta,
piena nel cielo. Chiude gli occhi e lo vede, come sempre. Anzi, da
qualche
tempo a quella parte lo vede più del solito, lo sente anche
ad occhi aperti mentre
lavora a maglia sulla sedia a dondolo. Vede Jonghyun distintamente
anche con le
palpebre calate. Jonghyun dai capelli bianchi e dalla pelle ambrata,
Jonghyun
leggero come la neve, Jonghyun dal sorriso sghembo, Jonghyun immortale,
Jonghyun
sempre giovane, Jonghyun dalla voce d’oro, Jonghyun della
luna, il loro moon
boy.
Shawol sorride
mentre sente il cuore farsi più
leggero. Non è andata affatto male – pensa
– più di novant’anni di gioie e
dolori, lacrime e risate, di rughe e ricordi. Più di
novant’anni di viaggi, di
amore, di baci, di Natali, di storie, di sorrisi dei suoi bambini, di
lui, di
SHINee, di musica.
Già la musica. Le sembra di sentirla entrare dalla
finestra socchiusa, è una voce armoniosa. È vento
che canta, che sfoglia le
pagine dei suoi vecchi libri abbandonati in poltrona.
Ormai è tutto vecchio in quella stanza, tutto datato
come lei.
Shawol non sente il bisogno di riaprire gli occhi come
fa dopo ogni volta che ripensa a lui intensamente. Sa che questa volta
non deve
riaprirli, il suo cuore lo sa, la sua testa lo sa, lo avverte nelle
vene. È
stata una bella vita la sua, con pochi rimpianti, se tornasse indietro
rifarebbe tutto o quasi. È calma e serena Shawol, come non
lo è mai stata in
vita sua.
Il vento cessa improvvisamente e la stanza è un po'
fredda nonostante il riscaldamento, poi lo sente, il tintinnio che non
sentiva
da anni, è il suo vecchio scacciaspiriti. Tintinna
lievemente con le sue lune
di vetro e argento mentre Jonghyun con il sorriso grande le porge la
mano e
Shawol la prende, l’accetta, si lascia andare. Jonghyun la
porterà sulla luna,
la porterà dal suo uomo con gli occhi comprensivi, la
porterà dai suoi cari,
lei lo sa.
Allora è questo il punto d’incontro –
pensa Shawol –
avevo sbagliato, mi ero fermata al punto d’incontro troppo
presto, è questo il
momento.
L’inverno
freddo, rigido, maestoso sta finendo, la primavera è alle
porte e Shawol non è
più stanca, non è più vecchia. Fuori
sta diventando caldo, gli alberi stanno
per fiorire e le giornate per allungarsi ma Jonghyun è
arrivato al punto
d’incontro, ha mantenuto la promessa. Il sole sta sorgendo,
la primavera sta
arrivando e va bene, va tutto bene.
Wendy’s
words <3
Questo
è un piccolo tributo a Jonghyun, l’ennesimo
magari ma il mio secondo per lui. Sono passati otto mesi da quel 18
dicembre e
Jonghyun manca, manca sempre, tantissimo.
È difficile ancora oggi affrontare il pensiero che lui
non sia più su questa terra ma dobbiamo farci i conti tutti
i giorni e personalmente
io cerco di affrontarlo scrivendo e leggendo, sembra una cosa da niente
ma è il
mio luogo sicuro, lo è da sempre. Immagino che siamo tutti,
noi shawol, sulla
stessa barca ed è per questo che la protagonista, se
così si può definire, di questa
storia si chiama così. Ho preferito darle questo nome
perché siamo tutte/i noi,
io, tu che stai leggendo, voi che leggerete e anche quella shawol
dall’altra
parte del mondo che non conosco.
Quando si torna sull’argomento è davvero difficile
dire qualcosa di significativo ma l’unica cosa che mi va di
scrivere qui è:
ricordatelo, ricordatelo sempre. Ricordatelo con l’outfit
più bello che ha
indossato, con il vostro hairstyle preferito, ricordatelo con la sua
canzone
migliore, con quella che vi ha colpito di più, ricordatelo
con il sorriso e la
sua risata contagiosa, ricordatelo sul palco a cantare. Conservate il
ricordo
più bello che avete di lui e Jonghyun vivrà per
sempre sotto la sua luce
migliore, che non è solo la sua ma anche la vostra che da
sempre si riflette su
di lui e sugli altri ragazzi.
Non so ora le condizioni di chi legge, non so se siete
credenti, se professate una qualche tipo di fede ma io so che gli
antichi
dicevano che l’arte rende immortali e Jonghyun era
un’Artista, come tale ha creato
dell’arte e ciò lo rende immortale.
Spero un giorno di tornare a scrivere attivamente
sugli SHINee, ci ho provato qualche tempo fa ma ho cancellato tutto,
credo non
sia ancora il momento.
Comunque una piccola delucidazione su quello che ho
scritto, gli scacciaspiriti, per chi non lo sapesse, sono degli oggetti
con
diverse forme e di svariato materiale che vengono solitamente appesi
fuori
dalla porta di casa o in casa stessa e un tempo si credeva scacciassero
gli
spiriti ma sono utilizzati anche come regali di buon auspicio,
ovviamente in
questa piccola piccola storia ha una funzione un pochino diversa.
Grazie dell’attenzione e grazie a chi leggerà, un
abbraccio fortissimo.
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