I'm Fine Danny
I'm
Fine Danny
“Sto
bene Danny”
Steve lo ripeteva ormai da una settimana. Ogni singola volta che
Danny lo guardava storto per aver fatto qualcosa di altamente
sconsiderato.
Ed era ormai di routine,Danny lo sapeva bene. Se c'era
una cosa di cui era assolutamente certo,era che lavorare con Steve
fosse la cosa più pericolosa e insana che si potesse fare. Ma lo
aveva accettato ormai da anni.
Steve infatti trovava sempre il modo per rendere anche
la giornata più noiosa,qualcosa di altamente rischioso.
-Una settimana fa,infatti,avrebbero dovuto semplicemente
parlare con un ragazzo del porto. Qualsiasi poliziotto avrebbe saputo
affrontare come da prassi la faccenda. Invece il tutto si era
trasformato in un inseguimento tra i container con successivo tuffo
nel mare. Non per Danny ovviamente,che se ne stava tranquillo con la
pistola in mano puntata contro l'acqua sperando che Steve e il
ricercato uscissero sani e salvi.
Alla fine erano riemersi e Steve gli aveva fatto quel
sorrisetto beffardo poco prima di raggiungere la scaletta per uscire
dall'acqua.
“Sto
bene Danny”
gli aveva detto una volta tornato sulla terra ferma. Inutile dire che
Danny,come al suo solito,aveva fatto fuoco e fiamme fino al ritorno
in centrale.
-Il giorno successivo,durante una raccolta fondi in
spiaggia,un tizio si era presentato con una pistola. Aveva preso in
ostaggio una bambina e Danny aveva pensato di affrontarlo come da
addestramento. Odiava il fatto che i cattivi riuscissero sempre a
trovare il modo per farsi scudo con della povera gente. Ma quando si
trattava di bambini,il suo corpo cominciava a produrre veleno puro.
Steve se ne doveva essere accorto,e in barba alle regole,si era tolto
il giubbotto antiproiettile,lasciando poi a Chin la sua arma e si era
avvicinato all'uomo.
Anche in quell'occasione Danny non aveva fatto altro che
inveirgli contro e ricalcare spesso il concetto che solo un idiota
come lui avrebbe potuto pensare di fare qualcosa del genere. Ma
sapeva bene che la bambina non poteva sperare in un poliziotto
migliore per uscire da quella situazione.
Alla fine Steve e il sequestratore erano finiti ad
azzuffarsi proprio in riva al mare. Steve era riuscito a
disarmarlo,ma questo non aveva fermato il criminale. Infatti ora lo
stava tenendo sott'acqua approfittando della sua superiorità di
peso. Grover era arrivato salvandolo proprio prima che perdesse i
sensi,sparando al nemico e trascinando Steve fuori dall'acqua.
Ancora una volta,in ambulanza verso l'ospedale,Danny
aveva guardato Steve in malo modo,ma con una punta di preoccupazione
per il sangue che gli colava dallo zigomo e per la spalla lussata.
“Sto
bene Danny”
gli aveva detto lui prima di chiudere gli occhi e lasciarsi andare
alla stanchezza.
-Il terzo giorno di quella lunga settimana era cominciato
come al solito. Uomo rapito e fatto a pezzi nel suo appartamento,e il
sospettato in fuga sulla Kalakaua Avenue.
Erano montati in macchina e si erano gettati
all'inseguimento,ma Danny aveva il sentore che qualcosa non andasse.
Si controllò le tasche,aprì e assicurò nuovamente il giubbotto
antiproiettile e controllò il caricatore della sua fidata pistola.
Steve si accorse del nervosismo del partner e sbuffò.
“Vuoi
controllare anche le mie tasche Danny? Mi spieghi perchè sei così
agitato?”
chiese Steve esasperato.
“Non
sono agitato,okay? Ho solo l'impressione che ci sia qualcosa che non
va...non voglio arrivare alla fine di questa giornata con un buco nel
petto perchè la mia arma era sporca. Lo sai qual'è la percentuale
di poliziotti morti per l'arma di servizio inceppata?”
disse lui brontolando al collega.
Steve roteò gli occhi al cielo,sentendosi d'un tratto
ancora più stanco di quanto si fosse svegliato quella mattina.
“Danny
non lo so e non mi importa. Andrà bene come al solito. Quando mai ti
si è inceppata la pistola poi? Praticamente non fai altro che
pulirle quando hai un attimo libero...sei forse più fissato di me
per questo genere di cose.”
rispose lui svoltando a destra per seguire il ricercato in un vicolo.
“Non
sono fissato! Sono previdente Steven. Dovresti essere contento che il
tuo partner presti così tanta attenzione alla pulizia delle sue
armi. E comunque “andrà bene come al solito” non si applica con
noi! No,perchè ci sei tu che fai andare le cose male!”
disse arpionando la maniglia della portiera per tenersi alla curva.
“Lo
dici come se ogni cosa che ci capita fosse colpa mia!”
rispose Steve scocciato.
In un attimo l'inseguimento terminò. Finirono in un
vicolo cieco e il ricercato scese dalla macchina cominciando a
sparare contro la Camaro Nera. Steve e Danny si accucciarono dentro
la macchina cercando di evitare i proiettili che stavano sfondando il
parabrezza.
Steve guardò Danny con aria decisa pensando che l'amico
avesse capito che stava per uscire e rispondere al fuoco. E il
collega sapeva cos'aveva in mente,ma avrebbe preferito aspettare Chin
e Kono per un supporto. Ma tanto con Steve era inutile. Contò fino a
tre e si lanciò fuori dalla macchina,pistola alla mano e cominciò a
rispondere al fuoco. Danny imprecò e lo seguì a ruota,cominciando a
sparare dal lato opposto a quello di Steve.
Alla fine riuscirono a fermare l'assassino,non senza
lievi ferite.
I due si ritrovarono nuovamente a litigare
sull'ambulanza mentre i poveri operatori sanitari cercavano di fare
il loro dovere fino all'arrivo in ospedale.
“Hai
visto? E' colpa tua! Dovevamo aspettare i rinforzi! Ma invece
lui,noooooo. Scendiamo dalla macchina stile G.I.Joe. Tanto che può
andare male?”
disse melodrammatico Danny.
“Ma
perchè te la stai prendendo tanto scusa? Sono io quello a cui hanno
sparato,non vedi?”
rispose lui indicandosi la coscia ferita.
Il proiettile lo aveva tagliato al lato della
gamba,facendogli perdere l'equilibrio e finire contro un secchione.
Era stato l'intervento tempestivo di Danny a salvarlo dal colpo
successivo,entrando in macchina e investendo il nemico.
Il detective alla fine lo aveva guardato male
incrociando le braccia al petto.
“Sto
bene Danny.”
gli aveva detto sorridendo Steve.
-Il quarto giorno,uno zoppicante Steve era entrato al
quartier generale della Five 0 lasciando tutti completamene di sasso.
Aveva occhiaie scure sotto gli occhi,le guance arrossate e gli occhi
lucidi. Chin fu il primo ad avvicinarglisi chiedendogli cosa gli
fosse successo. Ma Steve lo snobbò in un attimo dicendogli che la
gamba dolorante non lo aveva fatto dormire.
Danny lo seguì poi verso il suo ufficio e lo guardò
prendere delle pasticche di aspirina.
“Lo
sai che quella non aiuta per il dolore vero? Dovresti prendere le
medicine che ti hanno dato in ospedale.”
gli disse preoccupato.
“E
rischiare di non essere completamente lucido se ci fosse un nuovo
caso? No grazie.”
rispose lui stanco.
Danny annuì inarcando la bocca e sospirò. Cercare di
far ragionare quel Seal era praticamente impossibile.
Poi arrivò Kono,aprendo la porta dell'ufficio e
annunciando un nuovo caso.
“Il
sospettato è Rajii Amad,arrivato sull'isola un mese fa con un
passaporto falso. E' stato preso appena arrivato e consegnato alle
autorità. Questa mattina,in seguito ad un incendio nell'ala Est
della prigione di Halawa,i prigionieri sono stati spostati nell'ala
Ovest. Amad,insieme ad altri galeotti ha preso il controllo di quella
parte della prigione.”
disse Kono spostandosi verso il super computer.
“Fammi
capire. Questo tizio viene alle Hawaii con un passaporto falso e si
fa prendere come nulla fosse?”
disse Danny rimarcando l'ovvio.
“E
guarda caso scoppia un incendio proprio nella sua ala il giorno in
cui il governatore delle Hawaii decide di visitare la prigione.”
rispose Grover pigiando sulla tastiera e facendo comparire l'immagine
di un notiziario.
Steve si appoggiò al tavolo con le mani,cercando di non
sforzare la gamba ferita. Chin lo guardò nuovamente e si scambiò
una rapida occhiata con Danny.
“Per
prima cosa dobbiamo stabilire un perimetro attorno alla prigione. Se
il piano di Amad è quello di evadere,non ci metterà molto a trovare
un modo per farlo. Dobbiamo entrare e fermare la rivolta in atto.
Lou,tu e la Swat entrerete per primi. Kono,voglio sapere chi è
questo tizio e perchè è venuto alle Hawaii.”
disse Steve passandosi una mano sulla faccia.
“Daccordo
Capo.”
rispose Kono mettendosi subito a lavoro.
“Se
la prigione è in allarme si saranno attivati i protocolli di
sicurezza. In quel caso l'unico modo per entrare sarà dal cielo,e
non so te,ma a me le ali non le hanno date in dotazione.”
rispose Grover con una punta di divertimento nella voce.
“Oh,ma
quello non è mica un problema no? Non è la prima volta che entriamo
ad Halawa con un elicottero. E poi ormai Kamekona si è messo l'anima
in pace. Steve andrà lì e prenderemo il suo giocattolino in
prestito,giusto Steve?”
rispose Danny con aria afflitta e rassegnata.
Steve temporeggiò un paio di secondi. Sapeva che doveva
agire in quel modo,ma aveva come il sentore che non avrebbe dovuto
volare quel giorno.
Alla fine però,il suo senso del dovere prevalse sul suo
buonsenso,e una volta requisito il velivolo,partirono per la
prigione. Atterrarono con successo e cominciarono a farsi strada
nella prigione.
Dopo quella che sembrò un eternità,riuscirono ad
arrivare ad Amad,armi spianate e bombe fumogene alla mano.
“Steve!
Amad è dietro quelle porte. Dobbiamo trovare un modo per entrare!”
gridò Chin per farsi sentire dal collega.
Infatti tra l'allarme sonoro,le grida dei detenuti e i
colpi di pistola era quasi un miracolo che riuscissero a capirsi.
Danny avanzò portandosi al fianco di Steve,entrambi
qualche metro più indietro dalla posizione di Chin.
“Perchè
cavolo non abbiamo aspettato la Swat! Come facciamo ad avanzare in
tre? Ti rendi conto di quello che può succedere vero?”
gridò Danny.
“Andiamo
Danny,non mi dire che non ti stai divertendo nemmeno un po'.”
rispose ridacchiando Steve.
“Divert-Tu
non stai bene!”
rispose infuriato e incredulo Danny.
Quando poi Steve si lanciò nella mischia,tirando pugni
e calci a qualsiasi cosa si muovesse,Danny e Chin non poterono fare
altro che andargli dietro.
Con il tempestivo intervento della Swat,la situazione
riuscì a trovare un'apparente normalità. Grover,con l'aiuto
dell'incredibile hacker Toast,sbloccò i sistemi di lock down del
penitenziario riuscendo così ad entrare.
Amad venne fermato dai Five 0 un attimo prima di far
saltare per aria una delle pareti del penitenziario con del C-4. La
fuga comunque non sarebbe durata,visto lo schieramento di forze
dell'ordine predisposto tutto intorno alla struttura,ma il piano di
Amad non era mai stato quello di evadere.
Kono scoprì che le sue azioni non erano altro che un
espediente per coprire lo sbarco di altri soldati iracheni,il quale
unico obbiettivo era quello di uccidere il governatore delle Hawaii.
Rajii Amad altri non era che uno dei soldati della
milizia irachena,mandato sull'isola per fungere da diversivo.
Una volta scoperto il suo piano,per i Five 0 fu semplice
trovare il resto della sua squadra e porre fine alla loro missione
prima che uccidessero il Governatore.
Alla fine della giornata,come ormai di consueto,Danny e
Steve si ritrovarono a bere una birra a casa del Seal,sul lanai.
Danny continuava ad avere questa brutta sensazione,come
se qualcosa non andasse,ma non riusciva a capire da che parte doveva
guardare per trovare il problema. Si portò la bottiglia di birra
alla bocca prendendone un grosso sorso,e come niente fosse si voltò
a guardare il collega.
Steve non sembrava minimamente intenzionato a bere la
sua bevanda,ma anzi stava approfittando del suo refrigerio per
tamponarsi una tempia.
Danny aggrottò la fronte pronto a chiedergli se fosse
tutto okay,ma Steve lo precedette voltandosi a guardarlo.
“Sto
bene Danny.”
-Il quinto giorno fu uno dei più noiosi di quella
settimana. Steve era fuori per un compito speciale del Governatore.
Non aveva potuto dare dettagli maggiori ai suoi colleghi,ma tutti
sapevano che quando erano coinvolti i Marines,la CIA e Steve
McGarrett,probabilmente il nemico da affrontare era un osso duro.
Svolsero comunque il loro lavoro durante la
giornata,sventando un traffico di cocaina da parte della mafia russa.
Era andato tutto secondo i piani,anche se Chin e Kono erano finiti in
un imboscata rischiando di non tornare a casa.
Se c'era una cosa che Danny sapeva,era che mai e poi mai
si doveva minacciare la vita di uno dei due cugini di fronte
all'altro. Quei due erano riusciti a liberarsi da quella
situazione,mettendo a tappeto tutti gli uomini che li tenevano in
scacco. Poi dopo un breve scontro a fuoco,Andrea Ivanovich,la donna a
capo del traffico,era stata portata via assieme ai pochi scagnozzi
rimasti ancora vivi.
Di ritorno al quartier generale,Danny continuava a
pensare di dover chiamare Steve. C'era ancora qualcosa che non
andava,come se nella sua testa si fosse accesa una spia “Pericolo”
rossa e fastidiosa. Tamburellò un po' sul volante della Camaro con
le dita,mentre svoltava tra le strade di Ohau. Dopo un po' ricevette
una chiamata,e un onda di sollievo lo investì,pensando fosse Steve.
“Sono
solo le 20:00 e già mi chiami? Wow,nuovo record Steve...”
rispose lui con tono felice e spensierato.
Quello che non aveva messo in conto era che il suo
cellulare era silenzioso,quindi non avrebbe potuto riconoscere la
suoneria personalizzata che aveva dato alla sua ex moglie.
“Danny,sono
io.”
rispose acida Rachel.
“Oh,si
scusa,pensavo...”
provò a ribattere Danny.
“Steve,lo
so. Senti,devi passare da me a prendere Grace e Charlie. Stasera Stan
ha una cena con i suoi colleghi e...”
disse sbrigativa lei.
“E
ovviamente due bambini tranquilli ed educati non sono i benvenuti.”
la anticipò lui.
“Danny
per l'amor del cielo. Lo sai che di norma non te lo chiederei.”
rispose scocciata lei.
“Si,ho
capito. Sono da te tra dieci minuti.”
disse lui riattaccando senza salutarla.
Lanciò il cellulare sul sedile del passeggero e svoltò
per la via di casa di Crudelia Demon. Quella era la suoneria che le
aveva messo in quel periodo.
Arrivato lì,si sbrigò a scendere e buttare nel
bagagliaio il suo giubbotto antiproiettile e a darsi una sistemata
veloce. Quando richiuse lo sportello,il cancello della villa si aprì
e ne uscirono Grace e Charlie per mano.
Il suo viso si illuminò d'un tratto quando i suoi figli
corsero verso di lui abbracciandolo.
“Whoaaaaa!
Eccoci qui! Allora com'è andata la giornata ragazzi? Vi va una
pizza? O preferite che il vostro Danno vi prepari qualcosa di buono?”
prese in braccio il piccolo Charlie aprendo la portiera a Grace.
Salutò con un cenno della testa l'arpia che lo
controllava al cancello e fece salire in macchina le sue due gioie.
Ripartito con i figli a bordo,cominciarono a
chiacchierare di cosa avessero fatto a scuola e di com'era bello il
cane che Stan gli aveva regalato. Danny roteò gli occhi al cielo
sospirando. Se avesse potuto avrebbe regalato il mondo intero ai suoi
figli,ma sfortunatamente con lo stipendio da poliziotto poteva a
stento tirare su loro e dare una parte a Crudelia. Grace
e Charlie però erano bambini fantastici,e sebbene Stan non facesse
altro che ricoprirli di giocattoli e regali costosi,a loro non
interessava. Avevano Danno,e questo era qualcosa di inestimabile
valore per loro.
“Danno,dov'è
lo zio Steve?”
chiese d'un tratto il piccolo Charlie.
“Si,Danno,oggi
è venerdì. E il venerdì lo passiamo sempre con lo zio Steve.”
aggiunse Grace.
“Ecco....lo
zio Steve oggi non è a casa. Sta facendo una cosa e non credo possa
liberarsi.”
rispose vago Danny per non farli preoccupare.
I due,nei sedili posteriori,misero il broncio. Danny
poté vederli dallo specchietto retrovisore.
“Andiamo
ragazzi,lo sapete che se potessi andrei a prendere lo zio Steve e lo
porterei a casa con noi. Ma lui è una specie di super eroe,no? Lo
sapete. Quando lo chiamano,corre subito a salvare la situazione.”
cercò di riparare Danny.
Ma anche lui condivideva la stessa voglia dei figli di
passare una serata in santa pace con Steve. Più che altro,aveva il
bisogno di scollarsi quella brutta sensazione che lo stava opprimendo
da qualche giorno.
Rimuginando gli venne un'idea. Prese il cellulare e
compose il numero di Steve,poi se lo portò all'orecchio. Attese per
qualche secondo e alla fine Steve rispose.
“Danny...”
fu la prima cosa che Steve disse.
Ma il tono che utilizzò fu quasi un pugno nello stomaco
per il Detective,che d'un tratto sentì un senso di ansia improvvisa
attanagliarlo. Il suo collega sembrava distrutto. La sua voce era
rauca e bassa come se avesse un colossale mal di gola.
“Steve,ehi...ehm,sono
con i ragazzi. Ci chiedevamo se stessi tornando,sai oggi è venerdì
e...”
disse lui vago senza far trapelare il suo stato d'animo.
Sentì dall'altra parte del telefono un sospiro lungo e
disarmante. C'era qualcosa che non andava e lui lo sapeva.
“Cavolo,me
ne ero completamente dimenticato. Mi dispiace Danny...Siamo a buon
punto con la missione e se tutto va bene tornerò domani in
mattinata.”
rispose lui con tono afflitto.
“Oh
certo,la missione. Quella del recupero di dati,o di cattura,o
sorveglianza....qual'era la missione?”
disse Danny cercando di carpire quanti più dettagli possibili.
“Danny
lo sai che non posso dirti nulla. Per altro non è neanche una linea
sicura questa.”
rispose Steve.
“Lo
so,lo so. Daccordo,allora ci vediamo domani mattina,ti porto le
malasadas.”
concluse lui afflitto.
“Va
bene partner,ci vediamo domattina.”
rispose Steve sorridendo dall'altro capo del telefono.
“Ehi,Steve....”
questa volta il suo tono si fece preoccupato.
Qualcosa non andava e non riuscì a non farlo notare.
“Sto
bene Danny”
rispose Steve prima di riagganciare.
-Il sesto giorno,un sabato,cominciò lento e anomalo per
Danny. Steve non si era fatto ancora sentire ed era quasi
mezzogiorno. Era passato con Grace e Charlie verso le nove per
portargli la colazione,come stabilito la sera prima,ma casa di Steve
era completamente al buio. Tutto chiuso come ogni volta che partiva e
c'era un silenzio inquietante. L'ansia di Danny non aveva fatto altro
che accrescere,ma per il bene dei suoi figli aveva dovuto fingere
tranquillità.
Nel pomeriggio aveva portato Grace e Charlie a fare
compere al centro commerciale. I due con un subdolo stratagemma da
fratelli,lo avevano convinto ad entrare dentro un negozio di
giocattoli. Per quanto lui avesse cercato di dissuaderli,non c'era
stato verso e adesso si ritrovava a discutere con la cassiera su un
enorme pista di macchine elettriche in saldo,che però voleva fargli
pagare a prezzo pieno.
Alla fine era riuscito ad uscire da
quell'incubo,sfruttando il suo distintivo e facendo felici i suoi
figli. Si appuntò mentalmente di non passare mai più a quel piano
con loro.
Pacchi alla mano era salito in macchina con le due pesti
e aveva guardato il cellulare. Ancora nessuna notizia da Steve.
Sospirò e si avviò verso casa immettendosi nel traffico Hawaiiano.
Quando arrivò a casa erano le sei passate,prese i
pacchi dal porta bagagli e con una manovra alla Houdini,riuscì a
prendere le chiavi di casa per entrare.
“Grace,apri
la porta per favore...”
disse da dietro i pacchi mentre passava le chiavi alla figlia.
“Danno,perchè
non hai portato un pacco per volta?”
chiese Charlie salendo le scalette subito dopo Grace.
“Perché
a Danno non andava di fare più viaggi. E visto e considerato la
quantità delle cose che mi avete fatto comprare,direi che ne avrei
avuto fino all'ora di cena.”
rispose lui con tono ovvio.
“Non
ti verrà il mal di schiena? Stan dice sempre che portare troppi pesi
fa male,e che poi si finisce a letto con il mal di schiena.”
disse Grace spalancando la porta e facendo entrare il pacco umano.
“Si,bè,ha
ragione. Ma vedi,io non sono come Stan,sono molto più forte di lui.
Posso fare tante cose che lui non può fare. Non è bello vantarsi,ma
i papà hanno questa forza sovrumana in più rispetto alle persone
normali.” gongolò
lui chiudendo la porta con un piede.
Posò i pacchi a terra e mostrò i bicipiti come un vero
atleta,sorridendo beffardo.
“Allora
sei come lo zio Steve,un supereroe?” chiese
Charlie euforico.
“Come
lo zio Steve non lo so,io non lancerei una granata con un fucile come
stessi giocando a baseball. Ma per voi sarei capace di fare qualsiasi
cosa. Ora filate di sopra e scartate questi giocattoli. Io intanto
vado a sistemare la cucina per la cena.”
sorrise dando una carezza sulla testa ad entrambi.
Grace e Charlie si guardarono euforici e,presi i loro
giocattoli,si catapultarono nella loro cameretta al piano di sopra.
Danny li seguì con lo sguardo mentre salivano le scale
e quando non li vide più sospirò stanco e distrutto. Si portò le
mani dietro la schiena facendo stretcking.
“Maledetto
Stan. Tu e le tue stupide verità. Ma tienitele per te dico io,no?”
borbottò poi andando verso la cucina.
Mentre stava tirando fuori la spesa dalle buste,il suo
telefono cominciò a suonare. Fortunatamente non era la suoneria di
Crudelia,ma dal nome che lesse sopra un moto di preoccupazione lo
avvolse.
“Joe
White. L'ultima persona che pensavo potesse chiamarmi. Qual buon
vento?”
disse lui prendendo una confezione di pomodori e mettendola in frigo.
“Danny,dimmi
che Steve è con te.”
disse lui sbrigativo.
“Steve?
E' tornato? Che è successo?”
mollò tutto per concentrarsi completamente sulla voce dell'uomo.
Joe sospirò e cambiò tono,diventando preoccupato.
“Danny
siamo tornati un'oretta fa. Doveva aspettarmi in ospedale ma quando
sono arrivato non era lì.”
spiegò Joe.
“Come
all'ospedale? E' ferito?”
chiese andando poi diretto verso il corridoio e afferrando subito le
chiavi della Camaro.
Ovviamente non poteva lasciare Grace e Charlie da
soli,ma il suo primo pensiero fu quello di prendere la macchina e
andarlo a cercare.
“Ha
la febbre molto alta e anche se non lo dava a vedere so che la ferita
che aveva alla gamba lo stava destabilizzando. Danny se dovessi
sentirlo devi chiamarmi subito.”
disse Joe sperando che Danny avesse capito l'urgenza della cosa.
“Quell'incoscente.
Chiamo subito Chin e gli altri e vedo di capire dove si è andato a
cacciare.”
rispose lui passandosi una mano sulla faccia.
“Grazie
Danny.” detto
questo riagganciò.
Danny chiuse gli occhi portandosi il cellulare alla
bocca cercando di calmare il panico che lo stava minacciando. In un
moto di rabbia scaraventò il telefono sul divano e richiamò i suoi
figli.
“Ragazzi
scendete subito!”
gridò senza nemmeno cercare di mettere un filtro alla sua voce per
mascherare la preoccupazione.
Quando i bambini erano per le scale però,il campanello
della porta suonò. A Danny prese quasi un colpo. Andò di corsa ad
aprire e quando vide la figura di Steve,completamente distrutta,sentì
il sangue gelarsi nelle sue vene.
Non ebbe modo di dire nulla. Steve fece un passo verso
di lui e praticamente gli si abbandonò tra le braccia.
“Steve!”
gridò lui.
“D-Danny...”
disse Steve in un sussurro.
Quella notte fu una delle più tremende della sua vita.
Steve svenne tra le sue braccia,mentre i suoi bambini assistevano
alla scena atterriti e sull'orlo del pianto.
Il Seal era ovviamente provato da qualsiasi cosa avesse
dovuto sopportare lì fuori. La sua pelle bruciava e il suo corpo
tremava per un freddo che solo lui sentiva. Il clima delle Hawaii era
molto distante da quello del New Jersey,e avere freddo significava
solo una cosa.
Riuscì a portare Steve sul divano e a farlo sdraiare,il
tutto sotto gli occhi vigili e attoniti dei due bambini.
Quando sistemò meglio la testa di Steve sul cuscino del
divano,prese il cellulare che aveva lasciato lì e compose il numero
di emergenza.
Una mano però lo fermò.
“Niente...ospedale...”
disse Steve sforzandosi.
“NIENTE
OSPEDALE? Sei forse impazzito?”
gridò Danny sull'orlo di una crisi di nervi.
Ma quando vide Steve sobbalzare per le sue grida,e
chiudere gli occhi quasi come se lo avesse ferito,si preoccupò
ancora di più. Riagganciò la telefonata e posò il cellulare sul
tavolino.
“Steve...”
provò Danny con un tono molto più basso.
“Sto
bene Danny.”
fu la risposta del Seal.
Il Detective si passò una mano sulla faccia e solo in
quel momento sentì un suono molto familiare venire dalle sue spalle.
Il suo piccolo Charlie stava piangendo in silenzio,mentre
Grace,abbracciandolo,tirava su con il naso,anche lei con dei
lacrimoni agli occhi che lo fecero quasi crollare.
Andò diretto da loro e li strinse in un abbraccio.
“Ehi,ehi.
Su. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Lo zio Steve starà bene,ha
solo un po' di influenza. E noi sappiamo come mandarla via no? State
tranquilli. Ogni volta che avevate la febbre io mi sono preso cura di
voi,quindi ormai sono un esperto. Non c'è da preoccuparsi
credetemi.”
li rassicurò lui stringendoseli a se e baciandogli la testa.
“Danno...”
disse Grace cercando gli occhi del padre.
“Avanti,vai
di sopra e prendi il mio accappatoio. Mi serve anche la cassetta del
pronto soccorso Grace.”
disse lasciandoli andare.
“Va
bene Danno.”
rispose la bambina correndo per le scale.
“E
io che faccio?”
chiese Charlie.
“Tu?
Bè,tu caro mio hai il compito più importante di tutti. Ora voglio
che tu prenda il telefono e che chiami lo zio Chin. Poi devi
passarmelo daccordo?” indicò
il cordless sul mobile vicino alla porta di casa.
“Mh-mh...”
annuì Charlie.
“Molto
bene. Okay adesso occupiamoci di lui.”
disse scambiandosi il cinque con il bambino e voltandosi a guardare
Steve.
Appena Grace scese con il necessario,Danny disse alla
bambina di andare di sopra e aspettare che la zia Kono arrivasse con
lo zio Chin. Quella sera gli promise un pigiama party nella loro
cameretta. Inutile dire che i due bambini furono più che
contenti,anche se continuavano a guardare Steve con preoccupazione e
tristezza.
Quando Chin arrivò,Danny aprì la porta e si trovò
davanti tutta la squadra. Si scambiarono un saluto veloce e poi
decisero le varie mansioni.
“Certo
che McGarrett sa come fare un entrata trionfante,eh. Ma non poteva
andare all'ospedale come tutte le persone normali?”
borbottò Grover con la sua tenuta comoda da casa.
“No,lui
non è classificabile come persona normale. Lui è a se. Figurati che
per poco non mi strappava il cellulare di mano quando ho chiamato il
911. Ho dovuto farvi chiamare da mio figlio.”
rispose Danny sconsolato.
“Va
bene. Allora io e Lou ci occupiamo della cucina. Che ne dite ragazzi
vi va di cucinare con noi?”
disse Kono con un mega sorriso.
“Ragazza
hai dei gusti davvero raffinati. Con lo zio Lou mangerete delle vere
e proprio prelibatezze!”
disse Grover avviandosi verso la cucina.
“Ehi,quello
che ho comprato deve durarmi per tre giorni! Vedete di non cucinare
tutto quanto.”
gli disse Danny pregando di non aver fatto la scelta sbagliata.
Ma dai gridolini contenti dei suoi figli non poteva che
essere sollevato. Sospirò togliendosi le scarpe e i calzini sotto lo
sguardo incuriosito di Chin.
“Le
pezze di acqua fredda non serviranno. Ha la febbre troppo alta. Ho
pensato di fargli mandare giù qualcosa,ma dubito che mi darà retta.
Aspetteremo finché non sarà in grado di intendere e di
volere,sempre che sia possibile per lui.”
disse avvicinandosi a Steve e cominciando a spogliarlo.
Chin capì al volo e cominciò a ridacchiare.
“Sono
curioso di vedere la sua faccia quando gli racconteremo quello che ci
ha fatto passare.”
disse sfilandogli le scarpe.
Dopo aver spogliato Steve,lasciandolo rigorosamente con
i boxer,Chin e Danny se lo caricarono di peso per andare verso il
bagno al pian terreno.
“Sembra
di portare in spalla una stufa bollente.”
disse Chin stando attento a non far cadere Steve.
Danny annuì per non imprecare. Quello scherzo gli stava
costando preziosi anni di vita.
Arrivarono in doccia e si trovarono davanti ad un enorme
problema. La cabina doccia non era omologata per tre persone,né
tantomeno per due.
“E
adesso?”
chiese Chin.
“Vado
io...tu prendi il mio accappatoio in salone.”
rispose Danny cominciando ad infilarsi in doccia con Steve.
“Intendi
quello grigio che ho visto sulla poltrona?”
chiese ancora il tenente.
“Grigio?
Ahhh...Grace dev'essersi sbagliata. Il mio accappatoio è blu. Quello
grigio è di Rachel. E' venuta in spiaggia qualche mese fa e poi sono
passati a casa a fare la doccia. Deve averlo lasciato qui. Non
riusciremo a farci entrare Steve.”
rispose Danny.
“Immagino
che sia nel bagno di sopra allora.”
disse Chin avviandosi.
Da una parte avrebbe preferito che Chin restasse e si
occupasse lui di Steve. Averlo lì appiccicato addosso e mezzo nudo
non gli faceva capire nulla. Soprattutto dopo tutti quei piccoli
momenti di intimità che avevano avuto. Niente più di piccoli
sguardi fugaci e occhiate di apprezzamento. Non c'era mai stato nulla
di concreto tra di loro,anche se ogni volta che erano vicini,Danny
sentiva una scarica di elettricità pura attraversargli il corpo. E
Steve,bé era Steve. Lui non lasciava trasparire emozioni,anche se
una volta,non ricordava neppure come ci fossero arrivati,dopo un
abbraccio fraterno Steve non si era scostato da lui come il suo
solito. Anzi,aveva preso a fissargli le labbra quasi volesse
divorargliele. Ma quel momento era passato quasi subito,grazie anche
a Crudelia,arrivata appena in tempo per riportare a casa i suoi
figli.
Comunque neanche cercò di chiudere la porta della
doccia,visto che se lo avesse lasciato andare probabilmente lo
avrebbe poi dovuto raccogliere dal pavimento.
“Okay
Steve...”
disse pur sapendo che l'amico non poteva di certo sentirlo.
Aprì il getto dell'acqua fredda e cercò di restare
immobile il più possibile mentre l'acqua ghiacciata li inzuppava.
Dopo pochi secondi sentì Steve biascicare qualche
parola,ma non capì cosa stesse dicendo. Poi Steve,probabilmente
risvegliato dall'acqua gelida,sobbalzò e strinse le braccia attorno
a Danny.
“Calma,calma
Steve. Sono io. Tranquillo. Hai la febbre alta,dovevo farla scendere
in qualche modo.”
spiegò lui con calma e delicatezza.
“Danny...”
disse Steve battendo i denti.
“Lo
so,è fredda. Ma tu resisti okay? Facciamo scendere la febbre e poi
ti porto al calduccio.”
disse lui tristemente.
Steve resistette ancora un po',fino a che i suoi occhi
non riuscirono a mettere meglio a fuoco il posto in cui si trovava.
Alzò la testa e trovò gli occhi di Danny,zuppo come lui ma vestito.
Di nuovo quella sorta di elettricità attraversò il Detective,che
quasi si sciolse allo sguardo da cane bastonato che il suo Seal
aveva. Bagnato dall'acqua,con gli occhi gonfi e il viso arrossato
dalla febbre. Di certo non era l'occasione migliore per fare una
qualsiasi mossa. Anche perché sarebbe stato come approfittarsi di
lui,e questo Danny non lo avrebbe mai fatto. Però Steve continuava a
guardarlo in quel suo modo. Quello che gli faceva tremare le gambe
ogni volta. E per di più sembrava non voler staccare gli occhi dalle
sue labbra. Forse non era l'unico a provare quella specie di
tensione.
Alla fine Steve provò a dirgli qualcosa,ma Danny non
gliene diede modo. Si avvicinò a lui e lo baciò. Un bacio semplice
e a stampo,che serviva più a rassicurare lui che non Steve.
“Se
mi dici di nuovo che stai bene giuro che ti lascio in doccia fino a
domani!”
disse Danny arrabbiato.
Steve sorrise e fece per avvicinarsi di nuovo a lui,ma
in quel momento arrivò Chin.
“Non
era nel bagno,era in camera tua. Ci ho messo un po' a capire che
dovevo aprire l'armadio per trovarlo.”
si avvicinò e lo porse a Danny.
Il detective chiuse il getto dell'acqua e,sempre
sorreggendo Steve,lo aiutò ad uscire dalla doccia. Il
Seal batteva i denti per il freddo e non riusciva a tenersi in piedi
da solo,ma grazie a Chin,riuscirono ad infilargli l'accappatoio e a
riportarlo in salone.
-Il settimo giorno di quella lunga settimana,Danny lo
passò al capezzale di Steve. In realtà né lui né i suoi amici
avevano voluto lasciare il Comandante della Five 0 da solo. E alla
fine anche i bambini non ne avevano voluto sapere di dormire nella
loro cameretta.
Danny era lì,con delle occhiaie da record e i capelli
scompigliati,che sbadigliava vicino a Steve. Gettò sul tavolino le
garze che stava cambiando e prese il sacchetto nuovo aprendolo con un
po' di lentezza. Il sonno cominciava a farsi sentire,ma lui non aveva
intenzione di fermarsi.
Lui e Chin avevano passato la nottata in bianco,prima
rivestendo Steve e poi cercando di rattopparlo al meglio. Avevano
dovuto chiamare Max più di una volta,ma fortunatamente nessuna delle
ferite che aveva riportato,necessitava di punti di sutura.
Si erano dati il cambio più di una volta,perchè Grace
e Charlie chiedevano spesso la presenza del padre. Ma alla fine,non
volendo lasciare né Steve né i suoi bambini da soli,aveva optato di
spostare la loro camera da letto in salone.
Fortunatamente Danny aveva dei letti da campeggio pronti
all'uso. Praticamente erano gli unici a stare comodi su dei letti.
Loro e Grover. Lou infatti aveva subito approfittato di uno dei due
letti,appena aveva visto i bambini addormentarsi insieme. Aveva
blaterato qualcosa sulla vecchiaia e sul fatto che la sua schiena non
avrebbe retto alle poltrone di Danny e si era praticamente spiaggiato
vicino al letto dei bambini. Kono invece non aveva avuto problemi. A
detta sua riusciva a dormire ovunque. E così sembrava,visto che
divideva l'unica poltrona reclinabile con Chin.
Il tenente aveva cercato di restare sveglio il più a
lungo possibile,ma il sonno aveva avuto la meglio poco prima
dell'alba.
Adesso erano tutti lì che dormivano,mentre Danny
ricopriva con cura la ferita sulla coscia di Steve e faceva un paio
di giri di fascia elastica sopra la garza. Una volta terminato,si
stiracchiò la schiena,si allungò verso Steve e gli mise una mano
sulla fronte.
“Finalmente....”
disse notando che il calore era nettamente diminuito.
Prese dalla bacinella di acqua fredda sul pavimento una
pezza. La strizzò e gliela mise sulla fronte.
Poi si guardò intorno. Non aveva posti per mettersi a
dormire anche lui. In effetti aveva dovuto usare il tavolino del
salone come sedia,per evitare di aggiungere cose ingombranti in
quell'ambiente che era diventato ormai molto più piccolo di come lo
ricordava.
Così,sfilò un cuscino dai piedi di Steve e lo buttò
per terra. Poi si alzò e andò dai suoi figli rimboccandogli le
coperte. Gli diede un bacio sulla fronte e raccolse una coperta che
aveva lasciato piegata ai loro piedi. L'aprì e la mise a
Steve,rimboccandogliela con cura e tirandogliela su fino al petto.
Poi si fermò a guardarlo e si abbassò su di lui.
“Ecco
perchè sentivo che qualcosa non andava. Il tuo stupido orgoglio da
Super Seal mi ha fatto perdere almeno dieci anni di vita.”
disse stanco ma contento che il partner stesse finalmente meglio.
Alzò il panno umido e gli diede un bacio sulla fronte
fresca,come aveva fatto con i suoi figli poco prima.
Rimise la pezza a posto sulla sua fronte e si coricò
per terra voltato verso il divano,e finalmente chiuse gli occhi.
Qualche
ora dopo,Steve cominciò a svegliarsi. Sentiva un caldo atroce e
aveva una sete pazzesca. Aprì gli occhi e ci mise qualche secondo
per riconoscere il soffitto di casa di Danny. Alzò un braccio e lo
piegò sulla fronte,scostandolo appena avvertì il panno umido. Lo
prese e lo guardò storto. Non ricordava cosa fosse successo,ma capì
che ovviamente non era più in Iraq. L'obbiettivo di Rajii Amad non
era solo il Governatore delle Hawaii. Purtroppo lui e la sua gente
stavano organizzando uno degli atti terroristici più grandi che le
Hawaii avessero mai visto,e se lui non fosse partito,molto
probabilmente quella cellula terroristica non sarebbe mai stata
trovata. E la sua isola sarebbe stata il fulcro di una catastrofe.
Fortunatamente non aveva dovuto fare molto. I militari e le forze
speciali si erano occupati di quel problema da soli,com'era giusto
che fosse. Ma lui si era offerto volontario per essere testimone
della fine di quel caso,che era cominciato proprio lì sull'isola.
Tenne il pezzo di stoffa in mano e si voltò verso
l'interno della stanza.
Per un attimo gli si strinse il cuore. La sua Ohana era
lì. Dormivano tutti intorno a lui e tutti sembravano distrutti.
Sorrise al pensiero di ciò che aveva potuto fargli
passare,e da una parte si diede dell'idiota. Ma dopo quello che aveva
visto fare dagli uomini di Amad negli ospedali iracheni,forse per la
febbre,forse per le immagini di quelle persone,ricordava di aver
avuto una paura immane. Certo col senno di poi sapeva che non avrebbe
dovuto preoccuparsi. Joe non lo avrebbe mai lasciato in uno di quei
posti,ma al solo nominare l'ospedale,Steve aveva sentito una
sensazione di rifiuto che non aveva mai provato. E alla fine aveva
camminato dall'aeroporto fino alla casa di Danny. Ci aveva messo un
ora buona ad arrivare,ma alla fine era riuscito a trovare il suo
posto sicuro.
A pensarci,dov'era Danny? Spalancò gli occhi pensando
di non averlo visto,e lo cercò tra le figure dei suoi amici. Grace e
Charlie erano lì,non poteva non esserci anche lui. Che fosse andato
a dormire di sopra?
Buttò il panno umido in terra intenzionato ad
alzarsi,quando un grugnito infastidito lo sorprese.
Dal pavimento si alzò la figura assonnata di
Danny,intento a stropicciarsi un occhio e a togliersi la pezza
bagnata dalla testa.
Quando vide Steve sveglio,rimase per un attimo a
guardarlo senza dire una parola. Ma alla fine sorrise e gli mise una
mano sulla spalla,riaccompagnandolo a sdraiarsi.
“Ehi,non
ti muovere okay. Va tutto bene,sono qui.”
gli disse pensando che l'amico avesse avuto un qualche incubo.
E da quando era entrato in casa malconcio,lui e Chin
avevano avuto a che fare con i suoi incubi quasi tutta la notte.
Steve si rilassò sul cuscino e alla fine gli sorrise
anche lui,e Danny capì che finalmente il suo stupido Seal si stava
riprendendo.
“Come
ti senti Steve?”
chiese lui mettendogli una mano sulla fronte.
Steve chiuse gli occhi senza abbandonare mai il sorriso
che gli abbelliva la faccia.
“Sto
bene Danny.”
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