Questa oneshot
partecipa alla challenge #26promptchallenge indetta dal gruppo facebook
Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart
#26promptschallenge
- prompt 24/26
#MEMORIA
sostantivo
femminile
1.
La memoria può essere paragonata a un enorme magazzino
all’interno del quale l’individuo può
conservare
tracce della propria esperienza passata, cui attingere per riuscire ad
affrontare situazioni di vita presente e futura. Tale archivio non ha
caratteristiche statiche e passive ma può essere definito
come
un costruttore attivo di rappresentazioni sul mondo (Tomei, 2017).
2.“Anche
l'uomo con la più scarsa memoria ricorda tutto quello che
vorrebbe dimenticare.” (Badiale)
Titolo
opera:
Memoria
Fandom: Saint Seiya
Ship: nessuna
Parole: 819
Tags: #passato #memoria
#guerra
Warning: nessuna
*****
La
battaglia si stava approssimando. Kanon avvertiva sulla sua pelle
quella strana e pericolosa elettricità che scorreva
nell'aria statica che avvolgeva il Santuario quella notte. Ma lui,
straniero e nemico in terra di Atena, incurante di come avrebbero
potuto reagire i custodi dei Templi alla sua presenza, si era attardato
nel cimitero dei cavalieri.
Non
gli importava degli altri caduti. Non gli importava degli eroi del
passato che riposavano in quel fazzoletto di terra sacra. Per lui,
fermarsi a pensare al passato era come vivere con lo sguardo rivolto
indietro. Per lui, era una cosa inaccettabile; per lui c'era solo il
presente. E quel presente lo voleva vivere come avrebbe dovuto fare fin
dall'inizio, con la determinazione in se stesso e la benedizione di
Atena.
Eppure,
non poteva fare a meno di concedersi una piccola deroga ai suoi
convincimenti e dedicare un momento di raccoglimento sulla tomba di
Saga.
Del
resto, era suo fratello.
Camminava
fra quelle lapidi senza prestare loro attenzione se non per leggerne i
nomi e senza degnare di un pensiero i loro ospiti. Lì, fra
le altre, c'erano anche quelle di Camus, di Shura, di Aphrodite, di
DeathMask e... di Aiolos.
Nella
mente di Kanon, nel suo cuore, non c'erano parole di commiato per quei
giovani guerrieri. Tutto il suo rimpianto, il suo pentimento era
riservato all'unica persona che per lui lo meritava. Arrivò
alla tomba di Saga come guidato da una mano invisibile. Poteva pensare
fosse per quel legame speciale che hanno i gemelli e che non si spezza
neanche dopo la morte, ma sapeva che era stata Atena ad accompagnarlo
fino al giaciglio eterno di suo fratello.
Posò
un ginocchio a terra.
Avrebbe
voluto toccare quella pietra grezza conficcata nel terreno umido,
sfiorare con la punta delle dita il nome di Saga inciso sopra, ma
quella scritta appena lì sotto, la dicitura Cavaliere
di Gemini,
lo fece desistere.
Il
suo cuore era come un macigno, troppo carico delle colpe per le sue
azioni. Le sue mani grondavano del sangue di guerrieri valorosi e anche
di quello di suo fratello. Sulla sua coscienza pesava la consapevolezza
di essere stato il fautore indiretto della decimazione dell'esercito di
Atena, proprio quando era imminente la Guerra Sacra.
Cosa
avrebbe potuto dire per scusarsi? Come avrebbe potuto dimostrare il suo
pentimento?
Chiuse
gli occhi e rimase lì ad ascoltare quel silenzio freddo e
carico dello spirito dei cavalieri caduti. Forse, se si fosse
concentrato abbastanza, se fosse entrato in sintonia con il residuo del
cosmo di Saga che impregnava la tomba...
«Guarda,
Kanon! Un giorno anche noi saremo seppelliti qui, con tutti gli onori,
accanto ai nostri illustri predecessori. Un giorno, saremo ricordati
per le nostre eroiche gesta in battaglia e per il bene che avremo
fatto.»
La
voce di Saga bambino, dagli occhi limpidi e innocenti e dal cuore puro
che non aspettava altro che votarsi ad Atena, riempì il
silenzio del cimitero.
Kanon
si girò di scatto a cercare chi avesse parlato, ma
lì non c'era nessun altro oltre a lui. Nel sentire la voce
infantile di suo fratello, provenire direttamente dal suo passato, gli
si formò una lacrima e, con un rapido sbatter di ciglia, gli
scivolò lungo la guancia.
Fece
un respiro profondo e alzò lo sguardo verso il cielo, dove
le stelle brillavano più forti del solito, come inquiete per
l'imminente battaglia.
Rivolse
ancora uno sguardo alla tomba dinanzi a lui. Nel suo animo stava
nascendo una promessa, ossia quella di fare del suo meglio per rendersi
degno del ruolo che era stato di Saga.
Glielo
doveva. E lo doveva anche alla dèa bambina, che gli aveva
accordato il suo perdono e la sua fiducia.
«Dopo di
questa notte, i posteri non avranno più memoria di voi,
né delle vostre gesta! Per il mondo, per gli altri
cavalieri, voi sarete solo dei traditori e il vostro nome
sarà ricordato nell'infamia.»
La
voce del vecchio Gran Sacerdote infranse il rinnovato silenzio di quel
luogo. Quelle parole, così cariche di gravosa
serietà, alle orecchie di Kanon suonarono come un monito
definitivo ed ebbero su di lui l'effetto di una scossa. Quella era una
sentenza che faceva male.
Abbassò
la testa, prendendosi un ultimo attimo. Poi, un improvviso bagliore
avvolse la tomba di suo fratello. Scattò in piedi, turbato.
Non capiva cosa stava succedendo. Si guardò attorno, anche
altre tombe erano attorniate da quello stesso strano bagliore.
Strinse
i pugni.
Ora
non era più tempo di crogiolarsi nei sensi di colpa. Il
tempo della battaglia era arrivato.
Si
voltò verso il Monte dello Zodiaco, soffermandosi sulla sua
cima, dove risiedeva il Tredicesimo Tempio; scendendo infine fino alla
Terza Casa.
Non
aveva importanza ciò che avrebbero ricordato i posteri. La
Casa dei Gemelli avrebbe visto il riscatto di entrambi i suoi custodi,
perché Kanon avrebbe combattuto e – se necessario
– avrebbe perso la vita, pur di riscattare l'onore di suo
fratello e difendere la dèa Atena.
|