Pace, Frieden, Béke

di _Akimi
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Pace, Frieden, Béke

 
[4 novembre 2018 - Sacrario militare del Monte Grappa]

La montagna pare rimanere in silenzio per loro, per i cadaveri dispersi, per i ragazzi intrappolati in antichi ghiacci e, insieme, per tutti coloro che vogliono ricordare la ferita auto-inflitta del Vecchio continente.
Ora rimane una cicatrice bianca, un segno indelebile nella memoria dei popoli - un errore che potrebbe ripetersi, se la violenza dovesse ripresentarsi nella saggia Europa.
È già successo troppe volte, e le nuvole - le quali oscurano i prati al loro passaggio - sembrano non portare buone nuove; sono tempi difficili, questi.
Veneziano e Romano lo sanno, ma ora non riescono neppure a guardarsi negli occhi, a parlarsi, perché la disonestà di un tempo fiorisce di nuovo tra le vette e dà linfa ad un potenziale litigio tra fratelli.
Preferiscono pensare ai ragazzini, alle anime che hanno lasciato l’Italia troppo presto, e ogni nome scalfito sulla pietra è più doloroso di una baionetta che lacera la carne.
Sono nazioni, non possono morire - eppure, la sensazione che provano guardando il Sacrario si avvicina maledettamente ad un vuoto eterno.

Sono solo due ombre vaghe ad attirare la loro attenzione, i loro occhi convergono nel medesimo punto e ne incontrano altri, umidi e mesti.
Non è un’occasione di festa, ma Ungheria sforza un abbozzo di sorriso, è l’unica ad avvicinarsi e riscalda le mani di Romano - per primo - perché il suo solito broncio sembra essersi fatto più pesante.
Allora Veneziano copia i suoi movimenti, è un senso di compassione che lo pervade, e quando stringe in un buffo abbraccio Austria, non nota neppure come quest’ultimo tenti di ricambiare il gesto.
Non sono avvezzi al perdono perché si sono odiati per tanto tempo, hanno aizzato spade e fucili l’uno contro l’altro, ma ora i quattro cuori si stringono vicini, si supportano a vicenda senza alcun tentennamento.

Non è per formalità o indulgenza - per una volta vogliono crederci davvero, onorare chi non è più con loro - tutti i padri, i fratelli, i figli che sono sepolti nello stesso luogo.
Italiani, austriaci, ungheresi - un destino condiviso e, adesso, anche una casa in comune in cui riposare.
Glielo devono, sanno che avrebbero potuto fare di più, che la commemorazione non potrà mai più donar loro la vita sacrificata, ma possono combattere per una pace duratura.
Una promessa.


Il monte bisbiglia: e pace sia!



 




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