rey rey rey
L’universo
che ci gira intorno
Sette.
Dalle labbra di Hux sfugge un lamento strozzato, quando il Leader
Supremo lo schianta contro la parete dei suoi alloggi con il solo
movimento di una mano, ma non si scompone.
Nonostante il colpo appena incassato, Hux non piega la testa di fronte
al suo superiore e nemmeno perde il suo contegno. Fatica anzi a
nascondere un mezzo sorriso che nasce spontaneo e lo fa apparire folle.
Visto così, sembra quasi provi un gusto perverso a
farsi scaraventare da una parte all'altra della stanza, ma entrambi
sanno che non è questo il motivo. È un altro e, a conti fatti, probabilmente
è la soddisfazione di avere in pugno proprio Kylo Ren a
farlo gongolare.
L’uso della Forza, comunque, è chiaro che non gli
susciti più alcuna paura, così come diventa
improvvisamente trasparente che l’ufficiale si senta al
sicuro nonostante tutto: non considera che l’uomo che gli sta
di fronte possa schiacciarlo con un semplice movimento di dita e
nemmeno quanto possa essere suscettibile.
È qui che sbaglia.
“Non sei al
sicuro” vorrebbe ringhiargli addosso il giovane
Leader, ma si trattiene perché non è ancora il
momento di affrontare il suo interlocutore. È anche per questo,
perché non è ancora il momento di fronteggiare la
persona che sta preparando un golpe contro di lui, che la schiena del
Generale è ancora tutta di un pezzo.
Se lo uccidesse adesso, il Primo Ordine cadrebbe nel caos e Kylo, per
quanto sia il Leader Supremo, non avrebbe più alcun
ascendente. Si ritroverebbe una flotta in rivolta, e questo lo sa lui e
lo sa anche Hux, da qui il sorriso vittorioso del rosso.
“Ho detto che non attaccheremo la Resistenza ora”
Kylo ordina di nuovo con un’autorità che fatica a
riconoscersi. Negli ultimi giorni gli è mancato quasi del
tutto il mordente ed è straordinario come, adesso che
finalmente ha rivisto Rey, si senta rinvigorito.
“Non ha senso attendere oltre” ribatte Hux e lo
sfida una seconda volta, lo affronta come quando Snoke era ancora in
vita e le loro posizioni, di Cavaliere e di Generale, si eguagliavano
in quella che era la gerarchia del Primo Ordine. Ma ora è
Kylo in cima alla piramide e il nuovo Leader Supremo osserva passivo il
punto in cui il sangue del suo sottoposto potrebbe formare una pozza
carminia. Se solo volesse ucciderlo veramente, basaterebbe un niente,
ma “Non
adesso” gli suggerisce la testa, sebbene
l’istinto agogni d'agire diversamente. O è la
Forza?
“Esegua gli ordini, Hux, e non attacchi la Resistenza fino a
nuovo ordine, altrimenti prenderò provvedimenti”.
“Smettila con questi giochetti. Sappiamo entrambi che non
puoi uccidermi, Leader
Supremo” sibila l'uomo in divisa.
“Non tirare la corda”.
“Sono più utile da vivo, Ren” lo minaccia il
rosso. “Sono troppo utile per
morire e lo sai anche tu. Non puoi comandare il Primo Ordine da solo.
Il tuo balletto con Skywalker ti ha screditato. Non riesci nemmeno a
guardarti in uno specchio”. Ride a quel punto, Hux, prima di
avvicinarsi e fissare il suo avversario negli occhi. “Ti
ricordo, che hai bisogno di me che tu lo voglia o no. Sono io a controllare i
soldati, io
a gestire le spese, io
a coordinare le strategie: si fidano di me, non di te. Se mi uccidi sei
finito. Se mi uccidi il Primo Ordine è finito”.
Tutto ciò che il Generale dice è vero: se lo
ammazza è finita. Semplice, ma Kylo all’improvviso
ha dannatamente bisogno di una fine. Ha bisogno di rinascere e deve
farlo ora.
Nonostante i propositi, lo fa: stringe la sua spada laser, la alza
sopra la sua testa e la morte di Hux è già un
fatto.
Strappare vite non gli è mai sembrato così
semplice e Hux ha finalmente smesso di parlare. Questa volta per
sempre. Per un attimo la rabbia gli dà tregua, infine, ma
poi viene investito contemporaneamente dalla vergogna, dal rimorso,
dalla solitudine e, più forte di tutti, dal rifiuto.
Perché non ha più nessuno, non ha alleati, non ha
amici, non ha qualcuno a cui rivolgersi e questo è
solo l'ennesimo cadavere su cui camminerà.
Ma ucciderlo, uccidere Hux, non è stato solo un atto di
catarsi, si rende conto guardando il viso dell'uomo perdere colore,
è stato un atto di necessità.
E Ben, Ben sotto sotto è vivo, anche se ormai non
c’è più niente di innocente in lui, ma
non è questo ciò che conta. Ora l'importante
è il suo scacco matto.
La morte di Hux lascia la flotta senza un capo: il re è
caduto e assieme al Generale del Primo Ordine è morto anche
il Leader Supremo.
Kylo Ren, per come lo intendeva Snoke, non c’è
più. Adesso è finalmente senza
maschera.
Fa quasi male essere così a nudo.
Otto.
Le labbra di Rey sono inespressive quando sente la Forza vibrare
attorno a sé e lo vede comparire a pochi metri da lei.
È solo una proiezione, ma è come se le fosse
davanti e, se allungasse la mano, sa che potrebbe toccarlo. È come le
altre volte.
La
ragazza sospira, dubbiosa su chi stia guardando in questo momento, se
il mostro o l’uomo, mentre lui rimane immobile, quasi
pietrificato, come se avesse paura di spaventarla.
“Rey” si limita a sussurrare il nuovo Ben, mentre
lei ne osserva il volto sciupato, gli occhi rossi e tristi di chi sa
che ormai è troppo tardi per porre un freno agli errori del
passato. Degli schizzi di sangue gli colorano addirittura la guancia,
la dipingono di rosso, e la giovane cerca di ignorare quel dettaglio.
Non dice niente, non commenta e continua a guardarlo come se a sua
volta temesse di interrompere il momento con il semplice suono della
sua voce.
“Rey” la chiama di nuovo lui. Come a voler
attirare la sua attenzione, ma a chi dovrebbe prestare
attenzione se non a lui?
L'uomo sospira. “Non dovrai più preoccuparti di me
e nemmeno del Primo Ordine”.
Il silenzio s'intromette tra loro.
“Che cosa hai fatto?” domanda poi la ragazza,
incolore. Non sa nemmeno lei cosa provare, cosa fare: vorrebbe
ferirlo e salvarlo insieme.
“Vi avevamo trovato. Stavamo per attaccare, ma
ho...” Ben tentenna. “Ormai il Primo Ordine non ha
più un leader supremo né un generale
né ufficiali. La Resistenza non dovrà
preoccuparsi di un assalto immediato”.
“Cosa è cambiato?” lo incalza lei.
“Io”
sospira lui. “Ho capito che non sarò mai solo luce
o solo oscurità. Sono luce e sono ombra,
così come sono Ben e
sono Kylo, senza che l’uno escluda
l’altro”.
“Ti sei tolto la maschera infine”.
Annuisce e Rey, a quel punto, abbozza un sorriso e allunga la mano.
Vuole toccarlo per quello che è, un uomo che finalmente ha
accettato ogni parte di sè, ma lui si ritrae.
“Vieni da me. Unisciti alla Resistenza. Torna da tua
madre” lo implora, ma sa anche lei che è tutto
inutile e chiude gli occhi, non vuole vederlo mentre se ne va
e si chiede perché, preché alla fine la
abbandonino tutti.
“Non c’è spazio per me tra voi. Lo sai
anche tu”.
Quando li riapre, Ben non c’è più.
Nove.
Si è morso a sangue le labbra, Ben, quando la Forza ha
diviso lui e Rey, perché anche se la decisione di non unirsi
alla Resistenza è sua, fa ugualmente male dire addio
all'unica persona che l'ha veramente capito.
Rey è il suo tassello mancante, ma la mercante col sorriso
si merita di meglio, non un assassino, un codardo, un mostro. La cosa
terrificante, poi, è che nel suo momento
più buio è riuscita
a vedere la luce della sua anima. Nessuno potrà mai
eguagliarla, ma è meglio per lei non avere più a
che fare con lui.
E adesso, ora che Ben è a nudo e senza scusanti,
è arrivato il momento della verità. Delle
responsabilità. Ed è difficile
ignorare che sia colpa sua la morte di suo padre. Han Solo,
suo papà, il leggendario pilota del Falcon, è
morto per mano di Ben e
di Kylo. Lui l’ha ucciso. Han è stato annientato
dal suo unico figlio: non da una maschera o dal lato oscuro della
Forza. Solo da lui.
E finalmente, adesso che lo ammette, riesce a piangere la sua morte e
fa ancora più male.
Le lacrime gli rigano il volto mentre, seduto nel suo fighter, si
lascia alle spalle il cadavere di Hux e la flotta del Primo Ordine e
anche Rey, e ha il volto ancora bagnato quando un bagliore azzurro
attira il suo sguardo.
Ben quasi spera che sia la spia del motore, meriterebbe di esplodere
nel vuoto dello spazio, ma la sorte la pensa diversamente.
“Sai, ragazzino, piangere sul latte versato non è
mai utile” lo illumina il fantasma che ha appena preso forma
al suo fianco. “Oltretutto, se credi che risolverà i
tuoi problemi scappare o lasciarti
morire su un pianeta dimenticato da tutti, ti assicuro che
sbagli”. Il giovane che si è materializzato
nell’abitacolo della sua nave, accanto a lui, incrocia le
braccia. Ha i capelli lunghi, una cicatrice troppo simile alla sua e
gli stessi occhi di Luke.
“Vader...”
“Anakin” lo corregge l’apparizione con
uno sguardo indecifrabile e la cosa lo irrita. L’ha invocato
per così tanto tempo e arriva solo ora?
“Per anni hai risposto anche al nome di Vader”
puntualizza Ben.
“Così come tu a quello di Kylo” ribatte
il prescelto, mentre l'irritazione del giovane Solo continua a
crescere. Come si permette di parlargli così?
Il fantasma alza gli occhi al cielo. “Senti. Chiamami pure
come meglio credi, ma non sarà il modo in cui ti rivolgi a
me a cambiare la tua situazione” lo rimbecca.
“Perché sei qui?”
“Per aiutarti”.
Il fantasma si appoggia alle pareti della navicella, come se fosse
fisicamente davvero lì. “Voglio aiutarti anche se
hai ucciso mio figlio”.
“Luke se lo meritava”.
Lo sguardo di Anakin lo gela sul posto, gli fa abbassare lo sguardo e
girare la testa. Suo nonno non ribatte nemmeno all'affermazione,
così cala il silenzio e passano i minuti, e il
fantasma non vuole andarsene. Rimane lì, a fissarlo.
“L’ho sempre odiato perché ha saputo
vedere la luce in te, ma non in me” sussurra all'improvviso
Ben. “Mi stava per uccidere, non lo sai?”
Il fantasma, quando il giovane Solo rialza gli occhi, lo sta ancora
fissando con un cipiglio serio. Non c’è
più la noia e nemmeno la velata seccatura di poco prima.
“Luke non ti avrebbe ucciso. Non quella notte né
mai. Non sai quanto si è tormentato per quello che ti ha
fatto”.
A questo punto Ben vorrebbe solo piangere, ma ha finito le lacrime e si
limita a chiudere gli occhi e respirare, perché la
consapevolezza lo immobillizza: non ha ucciso solo suo padre, ma anche
suo zio. Luke, prima di essere un jedi, era innazitutto suo zio.
“Non credo tu possa aiutarmi. Non merito aiuto”.
Anakin scuote la testa e ride. Forse per il nervoso, forse
perché trova davvero divertente la situazione, Ben non
riesce a capirlo.
“Hanno proprio mandato la persona sbagliata. Non sono mai
stato bravo ad aiutare la gente a parole, mia moglie, lei
sì. Lei avrebbe saputo convincerti, ma visto che ci sono io
qui con te e tu non vuoi veramente ascoltarmi, mi limiterò a
dirti quello che la Forza sta cercando di comunicarti, ma che tu ti
ostini a ignorare. Vai
a casa, Ben Solo”.
“Come puoi non capire? Non ho più una
casa!”
“Oh, ma tu ce l’hai, ragazzino. Con tutta la fatica
che ho fatto per metterti in contatto lei, non puoi dirmi
di non avere una casa”. Il fantasma sospira. “E per
la cronaca, migliora le tue doti seduttive, dire alla persona che ami
'sei niente, ma non per me' non è una dichiarazione
d’amore. Non è nemmeno lontanamente romantico,
fidati”.
E con questo Anakin Skywalker svanisce come fumo davanti a lui.
Per questo
capitolo devo ringraziare i prompt che mi ha passato Shaara_2
(GRAZIE!). Sono stati i suoi prompt a sbloccarmi e chiedo scusa a tutti
i lettori per l'enorme ritardo di questo capitolo. Purtroppo avevo
perso l'ispirazione per questa raccolta. Adesso, grazie a Shaara,
è tornata.
Ci vediamo al prossimo capitolo (che sarà
anche l'ultimo).
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