cap.1
Un
enigma da risolvere
- In piedi, dearie! Ho un lavoro
urgente per te. -
Belle venne brutalmente strappata al
sonno leggero in cui era scivolata da poche ore e si destò di
soprassalto, spalancando gli occhi e ritrovandosi nella sua cella
sotterranea, distesa sul pagliericcio tra un involucro disordinato di
coperte. Una flebile lama di luce filtrava dalla porta che conduceva
al piano superiore e rischiarava la figura di Rumpelstiltskin che
torreggiava minaccioso su di lei.
- Non mi hai sentito, forse? Alzati
immediatamente, vestiti e raggiungimi di sopra. Devo parlarti...
subito! -
Belle, ancora mezzo intontita, realizzò
con orrore che, in quel momento, aveva addosso solo una leggera
camicia da notte che, per di più, le era scivolata lungo una spalla
durante il sonno. Afferrò la coperta e se la tirò fino al collo,
guardando in cagnesco il Signore Oscuro, che sembrava sempre più
impaziente: - Come avete osato presentarvi quaggiù senza neanche
bussare o chiedere il permesso?! -
- Sono il padrone del castello, dearie;
non mi serve nessun permesso e, se anche mi fossi preso la briga di
bussare, dubito molto che avresti sentito qualcosa visto che dormivi
come un ghiro... mi ci sono voluti tre tentativi prima di riuscire a
svegliarti. Ora giù dal letto! -
Lei non vacillò e gli piantò addosso
uno sguardo ostile. - Avete un bel coraggio a chiamare “letto”
questo mucchietto di paglia. E comunque che cosa c'è di così
importante da non poter neanche aspettare che sia mattina? -
- Il gallo sta cantando giusto in
questo momento, dearie, quindi tecnicamente è mattina. Adesso
fa' come ti ho detto o mi costringerai a usare le cattive maniere. -
- Be', se queste erano le buone, direi
che andiamo alla grande. - replicò la ragazza, ostinata.
Gli occhi ferini di Rumpelstiltskin
lampeggiarono pericolosamente. - Ti avverto, Belle: si tratta di una
faccenda molto seria e non è il caso di mettere ulteriormente alla
prova la mia pazienza a riguardo. Mettiti addosso qualcosa e vieni
nella sala dell'arcolaio. Hai cinque minuti, o verrò a prenderti di
persona e non sarà piacevole, te l'assicuro. -
Un freddo brivido di paura scese giù
per la schiena della giovane, che annuì controvoglia. - Va bene, ma
ora andatevene e lasciatemi vestire. Farò come mi avete detto. -
- Era ora! -
Il Signore Oscuro si voltò e uscì
dall'angusto stanzino sotterraneo, lasciando la porta aperta per lei.
Belle si affrettò a lavarsi con
l'acqua gelida del catino accanto al giaciglio e indossò il suo
abito celeste, senza smettere di arrovellarsi su cosa mai
Rumpelstiltskin potesse volere da lei a quell'ora, tanto da piombare
nella sua cella e buttarla giù dal letto con malagrazia e senza
tanti complimenti.
Aveva detto che era una faccenda seria
e, a conferma delle sue parole, Belle aveva notato una scintilla
febbrile nel suo sguardo che mai le era apparsa prima di quel
momento. In cuor suo, sperava davvero che non fosse nulla che
riguardasse la sua famiglia o il suo regno, ma qualcosa le diceva che
non si trattava di brutte notizie che la vedessero direttamente
coinvolta.
Aveva forse fatto qualcosa di male per
cui Rumpelstiltskin intendeva punirla? Eppure erano settimane che non
rompeva più niente durante le faccende e, anche in quelle occasioni,
il Signore Oscuro non era mai sceso nelle segrete a svegliarla solo
per sgridarla e rimproverarle la sua disattenzione.
No, doveva esserci ben altro dietro
quell'inaspettata incursione mattutina. Qualcosa che evidentemente
stava molto a cuore al folletto e, che lei sapesse, non esistevano
molte cose in grado di smuoverlo o turbarlo.
In fondo, Belle iniziava ad essere
vagamente intrigata da quel mistero e, in men che non si dica, si
ritrovò ad attraversare con passo svelto la sala dell'arcolaio per
raggiungere il Signore Oscuro, seduto al tavolo con una pergamena
dall'aria antica e logora distesa davanti a sé che, a quanto pareva,
aveva monopolizzato la sua attenzione, tanto che egli non sembrò
nemmeno accorgersi del suo arrivo.
Belle osservò la profonda ruga di
concentrazione che si era formata tra gli occhi spiritati di lui,
completamente assorto nella contemplazione di quel vecchio foglio
ingiallito e strappato in più punti che doveva aver visto giorni
migliori.
Alla fine, la giovane diede un leggero
colpo di tosse per annunciare la sua presenza e Rumpelstiltskin
sussultò lievemente, lanciandole un'occhiata di sbieco. - Alla
buon'ora! Credevo che mi avresti costretto a trascinarti quassù con
la forza. -
- Be', come potete vedere, non è stato
necessario. E ora mi dite cosa c'è di tanto grave da giustificare la
vostra irruzione in “camera” mia prima dell'alba? -
Rumpelstiltskin si morse la lingua per
frenare la replica tagliente che gli era salita alle labbra, invece
prese un lungo sospiro e fece cenno a Belle di accomodarsi sulla
sedia lì accanto.
Lei si sedette, sempre più curiosa di
scoprire cosa stesse succedendo. Aveva l'impressione che c'entrasse
quella vecchia pergamena, e infatti...
- Avrai notato che ieri sono stato via
dal castello per l'intera giornata. Be', ho fatto un piccolo viaggio
tra le montagne a nord della Foresta Infinita e in un antico
nascondiglio scavato nella roccia ho trovato un oggetto che cercavo
da molto, moltissimo tempo. - e, così dicendo, indicò proprio il
consunto rettangolo di pergamena disteso sul tavolo.
Belle si sporse in avanti per
esaminarla meglio e notò che, nonostante lo stato disastroso in cui
versava il sostegno materiale, le rune vergate chissà quanto tempo
prima erano ancora nitide e nere come la pece, perfettamente
leggibili, quasi che fossero state scritte solo il giorno precedente.
Rumpelstiltskin colse l'interrogativo
che stava sorgendo nella mente rapida della sua domestica e fece un
sorrisetto. - Ti starai chiedendo come mai l'inchiostro non sia
sbiadito e rovinato come il resto della pergamena... be', dearie,
questo particolare tipo di inchiostro non si consuma né è soggetto
all'usura del tempo o degli elementi naturali. Si tratta di un
manufatto magico scoperto dal popolo degli elfi millenni fa e che,
come vedi, ci permette di leggere queste rune ancora oggi e senza
alcuna difficoltà... o almeno, così speravo. -
Rumpelstiltskin strinse le labbra in
una smorfia di disappunto e serrò i pugni.
Belle era sempre più confusa. - Che
intendete dire? -
Il Signore Oscuro pronunciò le parole
seguenti a denti stretti, quasi ringhiando. - Intendo dire, dearie,
che... non sono in grado di tradurle! -
Rumpelstiltskin batté il pugno sul
tavolo e Belle sobbalzò sulla sedia per lo spavento. Quello scatto
d'ira l'aveva colta di sorpresa; non aveva mai visto il Signore
Oscuro perdere il controllo in quel modo. Di solito non permetteva
mai che le emozioni prendessero il sopravvento sul suo temperamento
freddo e calcolatore; in quel momento invece sembrava preda inerme di
una frustrazione a cui non riusciva a far fronte.
- Ero convinto che si trattasse
dell'antica lingua elfica, - continuò, più rivolto a se stesso che
alla sua domestica, - ma questi dannati segni non corrispondono a
nessuna delle rune usate in quell'alfabeto e sono assolutamente certo
di non averle mai viste prima d'ora in tutta la mia lunga vita. -
Belle provò un sincero moto di
dispiacere nel vedere Rumpelstiltskin così afflitto; qualunque
informazione fosse contenuta in quella pergamena misteriosa doveva
essere di vitale importanza per lui.
La ragazza dovette soffocare l'istinto
di prendere la mano del folletto nella propria e confortarlo, ma
sapeva che il Signore Oscuro si sarebbe sentito umiliato e offeso da
quel contatto e forse avrebbe finito per inveirle contro nuovamente,
senza considerare il fatto che una parte di lei fosse ancora molto
risentita a causa del brusco trattamento che egli le aveva appena
riservato; così desistette da quell'intento e diede voce alle
domande che le turbinavano nella mente: - Ma non capisco... cosa
c'entro io con questa storia? Perché mi state mostrando questo
foglio se è inutile? -
Rumpelstiltskin parve riprendere il
controllo di sé e le piantò addosso uno sguardo serissimo che, per
un attimo, fece mancare il respiro alla giovane. - Non è ovvio,
dearie? Qualche tempo fa hai tradotto per me l'incantesimo per
evocare la Fata Nera e ora voglio che tu faccia lo stesso con questa
maledetta pergamena. -
- Quella volta mi avete ingannata. -
puntualizzò Belle, stizzita. - Non intendevo affatto aiutarvi,
volevo solo sapere cosa aveste intenzione di fare con quel povero
bambino. -
- Ciononostante, dearie, hai fatto un
ottimo lavoro e mi aspetto che sia così anche stavolta, dato che te
lo sto chiedendo gentilmente. -
La ragazza sbuffò. - Più che altro,
direi che me lo state ordinando e assai poco gentilmente. -
Il Signore Oscuro agitò la mano con
impazienza. - Vedila come ti pare. Il punto è che non ti occuperai
d'altro fino a quando non sarai riuscita a capire il significato di
queste rune. Niente più faccende o pulizie per te. Passerai tutte le
tue ore da sveglia dedicandoti a questo compito. Consulta ogni libro
della biblioteca, se serve. -
Belle era sempre più basita. Davvero
Rumpelstiltskin si aspettava che lei riuscisse in quell'impresa nella
quale lui per primo aveva fallito?!
- Ma... ma come pensate che io possa
tradurre quei segni se non ci siete riuscito neanche voi che siete lo
stregone più potente di tutti i reami? -
Lui alzò le spalle. - Hai sempre
quella tua buffa testolina immersa in un qualche libro e conosci già
la lingua delle fate... dovrai pur trovare una soluzione a questo
enigma. Credevo che lo studio e le sfide intellettuali fossero il
pane per un topo di biblioteca come te. -
Belle abbassò lo sguardo e si morse il
labbro, titubante. Effettivamente, non poteva negare che quella
faccenda la intrigasse non poco; aveva letto molte volte di quel
genere di rompicapo nei suoi romanzi e l'eroe di turno finiva sempre
per risolverli con ingegno, astuzia e spesso anche un pizzico di
fortuna, proprio come piaceva a lei, inoltre si sentiva vagamente
lusingata all'idea di poter aiutare Rumpelstiltskin.
Si trattava di una situazione a suo
modo stimolante, che rappresentava un ottimo diversivo per rompere la
monotonia delle lunghe giornate al castello che la giovane
trascorreva per lo più spolverando la collezione del Signore Oscuro,
lucidando l'argenteria, cucinando e facendo il bucato: una piatta
vita da massaia quando lei aveva sempre desiderato vivere avventure,
essere intrepida e portare a termine grandi imprese. Eppure una
vocina insistente nella sua testa l'ammoniva severamente,
ricordandole il genere di affari biechi in cui solitamente il
folletto era coinvolto: e se quella pergamena avesse contenuto le
istruzioni per un terribile maleficio che sarebbe stato impiegato per
danneggiare qualcuno?
Le sue elucubrazioni vennero
bruscamente interrotte dalla voce di Rumpelstiltskin: - Puoi pensarci
su quanto vuoi, dearie, ma sappi che non accetterò un no come
risposta. Come hai giustamente osservato poco fa, la mia non è una
richiesta... è un ordine. -
Belle si sentì con le spalle al muro
ma trovò comunque il coraggio di esternare le proprie
preoccupazioni. - Se... se riuscirò a tradurre la pergamena, cosa di
cui dubito fortemente,... la userete per fare del male alle persone?
-
- L'uso che ne farò non ti riguarda.
Ho le mie ragioni, che non rivelerò certo a te. -
La giovane fece appello a tutto il
proprio coraggio e, anche se la sua voce suonò più acuta e tremula
di quanto avrebbe sperato, riuscì comunque a mantenere un contegno
abbastanza risoluto. - Allora non vi aiuterò. -
Rumpelstiltskin la trafisse con
un'occhiata glaciale, le pupille da rettile ridotte a due fessure. -
Che cos'hai detto, dearie? -
Belle deglutì, ormai certa di essersi
inoltrata ben oltre i confini della pazienza del Signore Oscuro. Ma
il suo temperamento fiero ebbe la meglio. - Ho detto, che non vi
aiuterò in questa impresa, se avrà come risultato la sofferenza di
un innocente. Non prenderò parte ai vostri piani loschi. -
Il ghiaccio di poco prima svanì dagli
occhi di Rumpelstiltskin, ora diventati di brace, che ardevano di
pura collera e mandavano lampi di indignazione. - Tu non sai niente,
ragazza! Non sai niente di me e di ciò che progetto ormai da secoli
e a cui ora sono così maledettamente vicino! Non sai cosa ho perso e
cosa ho sacrificato in tutti questi anni! Non capisci cosa c'è in
gioco! -
La sua voce tremava di rabbia, ma anche
di un'emozione diversa che Belle non seppe identificare. Dolore,
forse?
Senza alcun preavviso, il folletto si
portò una mano tremante al volto in un gesto così umano che Belle
intravide per un attimo l'uomo dietro il mostro: un uomo disperato e
stanco, preda di demoni e tormenti di cui lei non riusciva ad
immaginare la natura, ma dei quali avvertiva tutto il terribile
potere e la forza della presa ferrea che essi avevano su di lui. La
diffidenza e il sospetto di poco prima parvero allentarsi per cedere
il passo alla compassione.
- Mi dispiace. - disse con dolcezza, -
Mi sembra di capire che il contenuto di quella pergamena sia molto
prezioso per voi... -
Rumpelstiltskin prese qualche respiro
profondo per calmarsi e ritrovare il proprio contegno, poi fissò la
sua domestica con espressione stravolta, quasi di supplica. Era
irriconoscibile. - Te lo chiedo per favore, Belle. Solo per
questa volta, non fare domande, non obiettare, non cercare di
scoprire i miei segreti... sappi solo che si tratta di una questione
vitale per me e, ti prego, fa' tutto ciò che puoi per capire
cosa diamine significano quei simboli. -
Era evidente che rivolgerle quella
richiesta accorata gli fosse costato non poco. Il Signore Oscuro non
era abituato a supplicare, solitamente avveniva l'esatto contrario e
lui ne godeva parecchio... ma quella volta la posta in gioco era
decisamente troppo alta per badare alla reputazione o alla dignità,
e Rumpelstiltskin dovette mettere da parte una buona fetta del suo
orgoglio secolare.
Calò il silenzio, mentre Belle
soppesava la situazione e cercava di porre fine al conflitto
interiore che imperversava nel suo animo, combattuta tra il desiderio
di aiutare il Rumpelstiltskin-Uomo che le si era appena rivelato in
tutta la sua fragilità, e quello di non ricoprire un ruolo nei
disegni discutibili del Rumpelstiltskin-SignoreOscuro.
Alla fine, il suo altruismo e la sua
innata bontà ebbero la meglio e la giovane annuì. - D'accordo. Farò
il possibile per aiutarvi a scoprire cosa vogliano dire quei segni. E
non vi farò altre domande, promesso. -
Rumpelstiltskin parve rilassarsi un po'
e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, congiungendo le
dita delle mani davanti a sé e tornando ad impersonare il folletto
distaccato e imperturbabile di sempre. - Molto bene, dearie. Puoi
iniziare da adesso. Sta' solo attenta nel maneggiare la pergamena,
come vedi, è già abbastanza danneggiata. -
Belle la prese con delicatezza,
sfiorandola con il reverente timore che sempre provava nei confronti
degli oggetti antichi. Era talmente sottile e decrepita che avrebbe
potuto sgretolarsi tra le sue dita da un momento all'altro, ma la
giovane usò tutta l'attenzione possibile e riuscì ad evitare quella
sciagurata eventualità, avviandosi fuori dalla sala dell'arcolaio,
diretta in biblioteca.
Rumpelstiltskin la osservò
allontanarsi e scosse la testa, restio a credere di essersi appena
ridotto a pregare la sua domestica di aiutarlo in quel compito che
lui stesso non era riuscito a portare a termine. Com'era caduto in
basso! E, per giunta, quella ragazzina insolente gli aveva anche dato
filo da torcere e aveva avuto l'ardire di provare a tenergli testa!
Percepiva uno sgradevole senso di
disagio, il Signore Oscuro: non era avvezzo a dover riporre la
propria fiducia in altri all'infuori di se stesso e dei suoi poteri,
ma in quel frangente avrebbe dovuto fare un'eccezione e confidare che
la sua giovane domestica, così piena di risorse, trovasse la
soluzione a quello spinoso problema.
Secondo le informazioni che si era
procurato, quella vecchia pergamena conteneva le indicazioni per
l'esatta ubicazione del Sortilegio Oscuro, e lui non poteva
permettersi di fallire nella sua missione a causa di un impedimento
tanto stupido come una barriera linguistica.
Belle si mise subito al lavoro. Distese
il foglio di pergamena sul tavolo della biblioteca e iniziò a
passare in rassegna le rune una per una, in cerca di qualche indizio
che potesse metterla sulla giusta strada almeno per avere un punto di
partenza da cui avviare la sua ricerca, ma nessuna di esse le risultò
anche solo vagamente famigliare.
Non si trattava della lingua delle
fate, non era elfico, né nanico né, tanto meno, goblinese o
gigantese... inoltre, il fatto che quelle parole avessero migliaia di
anni non contribuiva certo a facilitare l'indagine.
Ad ogni modo, Belle non si perse
d'animo e radunò tutti i libri che riuscì a trovare in materia di
linguaggi antichi e runologia; li impilò sul tavolo e cominciò a
sfogliarne le pagine ingiallite e irrigidite dagli anni, che
scricchiolavano e protestavano al suo tocco.
La ragazza perse presto la cognizione
del tempo, totalmente assorbita dal compito che Rumpelstiltskin le
aveva affidato e nemmeno si rese conto di quando il Signore Oscuro
fece il suo ingresso nella biblioteca reggendo tra le mani un vassoio
sul quale troneggiava una fumante scodella di stufato.
- Mi fa piacere vederti tanto ligia al
tuo dovere, dearie. Ma credo che il cervello lavori meglio quando lo
stomaco è pieno. -
Solo in quel momento Belle alzò lo
sguardo dal manuale runico che stava consultando e ci mise un paio di
secondi a mettere a fuoco il folletto.
- Oh, Rumpelstiltskin... vi ringrazio.
- fece, sorpresa da quell'atto di inconsueta gentilezza. - Ma è già
ora di pranzo? -
Lui sogghignò: - Ora di pranzo?
Dearie, è passata da un pezzo... l'ora di cena! -
Belle strabuzzò gli occhi e guardò
fuori dalla finestra, notando con stupore che il sole era tramontato
e uno splendido cielo limpido e trapuntato di stelle faceva bella
mostra di sé fuori dalla vetrata.
Non mangiava né beveva nulla da tutto
il giorno e, a conferma di quel fatto, il suo stomaco si esibì in un
brontolio di protesta decisamente poco regale che la fece avvampare.
Il sorrisetto beffardo di
Rumpelstiltskin si fece ancora più marcato: - Sì, direi che
qualcuno qui è decisamente affamato. -
Belle afferrò la ciotola da cui si
levava un profumino invitante e si mise a mangiare con gusto,
rendendosi conto solo in quel momento di quanto appetito avesse.
Rumpelstiltskin prese posto su una
sedia lì accanto e rimase a tenerle compagnia durante il pasto,
sfogliando distrattamente i tomi che la giovane aveva riunito. - Hai
scoperto qualcosa di utile fino ad ora? -
Belle mandò giù l'ultimo boccone e
scosse la testa mestamente. - Purtroppo no. Si tratta di una lingua
del tutto sconosciuta. Non ho ritrovato tracce in nessuno dei volumi
che ho consultato oggi, ma non temete, non ho intenzione di
arrendermi. Ormai si tratta di una sfida personale. - asserì con un
sorriso stanco ma determinato.
Rumpelstiltskin si sentì pungere dalle
spine insidiose del senso di colpa. Dopo le maniere brutali che aveva
usato con lei quella mattina, Belle si stava prodigando senza
risparmiarsi pur di fargli ottenere ciò che gli serviva, e senza
neppure mettere il broncio o rinfacciargli il suo atteggiamento rude.
Più imparava a conoscerla, e più la
sua domestica lo spiazzava regalandogli sorrisi laddove normalmente
riceveva solo occhiatacce, parole gentili e sincere quando tutti gli
altri maledivano il suo nome, ricercava la sua presenza mentre il
resto del mondo sperava di non incrociare la sua strada per nessun
motivo: quella ragazza era una continua sorpresa per lui.
- Ehm... credo che questa sera potrei
restare qui e aiutarti un po'. - si sentì dire, come se le sue
labbra si fossero mosse in autonomia, senza il previo consenso della
ragione.
Belle gli scoccò uno sguardo a metà
tra lo stupore e la riconoscenza.
- Insomma, - si affrettò a precisare
Rumpelstiltskin, - penso che tu possa essere più motivata a lavorare
in fretta se rimango a tenerti d'occhio. Non vorrei che trascurassi
il tuo compito per leggere uno dei tuoi romanzetti. -
Ovviamente sapeva che Belle non si
sarebbe mai sottratta al suo dovere, né avrebbe lavorato meno
alacremente in sua assenza, ma già quella mattina aveva smesso la
maschera del malvagio folletto senza scrupoli davanti a lei e ora
doveva tentare di riguadagnare un minimo di dignità ai suoi occhi.
Tuttavia non era certo di aver ottenuto
il risultato sperato, poiché la ragazza non parve affatto intimidita
da quelle insinuazioni, anzi gli rivolse un caldo sorriso e si scostò
un poco per fargli spazio al tavolo.
Belle e Rumpelstiltskin lavorarono
fianco a fianco per buona parte della serata e della notte.
Lessero e rilessero intere pagine
vergate in caratteri minuscoli, esaminarono più volte la pergamena
ipotizzando teorie che si facevano sempre meno probabili: dagli
anagrammi ai metodi di codificazione più sottili e ingegnosi; il
Signore Oscuro acconsentì perfino a rimuovere un drappo di stoffa da
uno specchio per verificare che non si trattasse di quel genere di
scrittura che diventa leggibile solo se riflessa.
Ma nessuno dei loro tentativi ebbe
successo e quando dalla pendola si levò un unico possente rintocco e
Belle non poté trattenere un sonoro sbadiglio, Rumpelstiltskin la
congedò.
- È tardi, va' a dormire, dearie.
Riprenderai domattina ma temo che non potrai contare sul mio aiuto
dato che partirò all'alba per recarmi in un reame molto lontano da
qui. Non so quando farò ritorno, quindi non aspettarmi, non
gingillarti e pensa solo a come risolvere questo problema. -
Belle, troppo assonnata per ribattere
alle sue raccomandazioni, fece un cenno d'assenso, gli diede
rapidamente la buonanotte e si avviò fuori dalla stanza sbadigliando
di nuovo.
Rumpelstiltskin rimase per qualche
istante ad osservare il punto in cui la ragazza era svanita,
dopodiché spense con un soffio le candele che illuminavano
fiocamente la biblioteca e se ne andò a sua volta.
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