La
notte aveva sempre una nota differente nella vita degli uomini.
Potevano accadere le
stramberie più singolari e solo la luce delle stelle
conservava il misfatto avvenuto. Ma quella sera poteva essere l'ultima
volta che il suo corpo o la sua mente potessero vivere quella notte.
Vide il scintillante manto della via lattea sopra di lui e poi chiuse
gli occhi. Una voce, due, tre voci lo esortavano a restare e a
resistere. Ma lui non riusciva più a reggere quel ritmo, non
a quelle condizioni... E batte, batte, batte, batte un cuore che
è pieno di tutto, ma che sta perdendo la strada. Sta
perdendo il flusso, sta perdendo quello che per lui era diventato
importante.
Poi il freddo. Un rumore
di sottofondo fa sussultare qualcosa all'interno del suo corpo, della
sua coscienza, della sua anima. Intanto si sente circondato da quelle
voci, lo toccano, forse? Sente caldo e freddo, caldo freddo, ma
più freddo che caldo, così inspira
inavvertitamente l'ultima riserva d'aria che i polmoni vanno reclamando
e poi il silenzio.
Le sue palpebre si
muovevano convulse a causa delle grandi gocce di pioggia che gli
colpivano la pelle, come tante dita che tamburellavano su un tavolo.
Non riusciva a muoversi.
I muscoli erano completamente inutili se pensava di comandarli solo
tramite il suo sistema nervoso. E non volevano affatto rispondere
all'appello. I suoi vestiti diventavano una trappola al suo intento, ma
più si bagnavano, più i suoi sensi si acuivano.
Sembrava assurdo che il senso di allerta non riuscisse a capire cosa
stesse accadendo, ma allo stesso tempo cominciava a realizzare che era
svenuto, e che poteva sentire ogni cosa?
La pioggia era come una
canzone ripetuta da un giradischi, e ora si era semplicemente impallato
su una nota, un motivo. A dire il vero, non voleva sentire tutto quel
trambusto di gocce, pesanti come il piombo che gli picchiavano la pelle
in modo rude e casuale.
Quindi, giusto per fare
un pò d'ironia, si disse che il cielo stesse piangendo per
lui. Come Rebecca stava facendo. Per la prima volta dopo Lucy, versava
calde lacrime, aggrappandosi a Shaun con tutte le sue forze. Bill
tratteneva le sue lacrime e singhiozzi. Suo figlio, dopo
tanto cercare l'aveva trovato e ora era lì, disteso a terra,
assolutamente inerme, difficile da credere che avesse così
tanto disprezzato il fatto che fosse scappato da casa, ma adesso non
riusciva ad accettare la sua morte. Bill si disse forse che aveva
qualcosa di sbagliato in sè, ma era pur sempre qualcosa che
non poteva spiegare, così come non poteva spiegare il
carattere, la persona, l'intelligenza di Desmond. Perchè
aveva deciso di agire a quel modo, perchè aveva deciso di
fare tutto da solo... Si avvicinò al suo corpo, coprendolo
con una coperta che avevano usato per trattenere il suo calore
corporeo, senza successo. E fu lì che Bill vide qualcosa di
strano.
Ora era ufficiale:
Desmond non riusciva più a muoversi. Solo le palpebre erano
rimaste così sensibili a quelle gocce gelide?
nda
Da come avete potuto
notare è da ieri che pubblico storie che non hanno una
conclusione e un pò mi dispiace, ma è meglio
pubblicarle così invece che crucciarmi nel trovare loro una
fine. L'ultima volta che ho messo mano a queste fic/racconti ecc sono
passati 5 anni ed è meglio pubblicarle invece di lasciarle
come file inutilizzati, quindi le ho recuperate per poter dare loro
libertà.
Grazie se avete letto
sino alla fine!
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